Recensione di ARMAGEDDON RAG di George R.R. Martin


a cura di Stefano Sacchini

 

Uccidi il tuo fratello, OH SÌ!

Quel fottuto che ti ha fatto torto

Uccidi il tuo amico, dannato traditore

Ascolta la canzone

Stanno intonando il ritmo dell’armageddon!

Uccidi il tuo fratello, uccidi il tuo amico, uccidi te stesso!

Perché sei un assassino anche tu

Tutti i morti sono proprio uguali a te

Quando intonano il ritmo dell’armageddon!

OH SÌ! Intonano il ritmo dell’armageddon!

Dalla seconda di copertina:

Sandy Blair, ex giornalista underground, conduce una vita monotona a New York fino a quando non subisce una svolta improvvisa. Dalla vecchia rivista Hedgehog gli chiedono un articolo su un misterioso e raccapricciante omicidio di cui è rimasto vittima Jamie Lynch, ex promoter dei Nazgûl, un gruppo rock simbolo degli anni Sessanta.

La ricerca degli indizi per la stesura del pezzo diventa per Sandy l’occasione di un lungo viaggio per gli Stati Uniti, un viaggio alla riscoperta di sé e di un mondo estinto, sullo sfondo della musica dei Nazgûl, chiamati a riunirsi per un ultimo, letale concerto.

Sandy deve impedire il compiersi di un altro tremendo sacrificio e combattere contro i fantasmi di un’intera generazione, poiché dalle misteriose e demoniache profondità di quegli ambienti underground sta risorgendo il lato più oscuro dell’Era dell’Acquario…

ARMAGEDDON RAG è un romanzo che si distingue dal resto della produzione di George R.R. Martin. Dopo essersi cimentato con la fantascienza, ovvero “In fondo il buio” (Dying of the Light, 1977), con l’horror, “Il battello del delirio” (Fevre Dream, 1982), e prima di cominciare la colossale impresa fantasy delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, Martin nel 1983 diede alla luce una storia con molti elementi noir, in cui l’aspetto fantastico è decisamente secondario. Il romanzo si rivelò dal punto di vista commerciale un passo falso, tale da mettere in pericolo la carriera di scrittore di Martin. Insuccesso immeritato dato che ARMAGEDDON RAG è una storia ottima, senza pecche, che dimostra, a coloro che ancora non dovessero saperlo o nutrissero dei dubbi a proposito, che Martin è uno scrittore talentuoso che raramente delude il lettore.

Nell’universo creato con ARMAGEDDON RAG, i Nazgul sono stati una rock band degli anni Sessanta, capace di rivaleggiare con Doors, Jefferson Airplane, Jimi Hendrix. Sandy Blair, nello stesso periodo, era un giornalista radicale che si è poi trasformato, negli anni Ottanta, in un romanziere di moderato successo e soprattutto grandi frustrazioni. Patrick Henry “Hobbit” Hobbins, il cantante dei Nazgul, è stato ucciso in un concerto nel Texas nel 1971, e dieci anni dopo questo evento, che ha determinato lo scioglimento del gruppo, il loro manager viene crudelmente assassinato. Sandy, rispolverando le vecchie doti di giornalista, inizia a indagare sull’omicidio e si ritrova coinvolto in un’odissea durante la quale scopre cosa ne è stato degli amici di un tempo. Nella seconda parte, i Nazgul superstiti, con un’aggiunta inquietante, si riuniscono grazie alle manovre del misterioso Edan Morse e Sandy diventa, pur tra mille dubbi, il loro addetto stampa. In queste vesti, il protagonista assisterà a un concerto che, nelle intenzioni degli organizzatori, dovrebbe sconvolgere il mondo.
Il romanzo non è solo un viaggio nostalgico negli anni Sessanta e la sua musica. Con un’operazione simile a quella condotta dallo scrittore Robert McCammon nel romanzo “Mary Terror” (Mine, 1990), Martin mette in evidenza i valori significativi per la gioventù di quel periodo. Il fine è di mostrare al lettore perché alcuni personaggi siano disposte a tutto pur di far tornare i tempi passati e, con essi, la rivoluzione che i giovani d’allora volevano fare, ma che era fallita ancora prima di iniziare. E questi fautori del ritorno al passato, con un’ambiguità frequente nei romanzi di Martin, si rivelano non essere affatto dalla parte del Bene. Proprio per la mancanza di certezze e l’abbondanza di dubbi esistenziali, Sandy è il punto fermo su cui è costruito l’intero romanzo. L’elemento fantastico, assente per gran parte del libro, affiora in un finale ad alto contenuto psichedelico: la magia del sangue sarà lo strumento per realizzare l’armageddon finale.

George R.R. MARTIN, ARMAGEDDON RAG (Armageddon Rag, 1983), trad. di Benedetta Tavani, Gargoyle, 478 pp., 2010.

 

 


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