George R.R. Martin – Tuf: clonazioni dallo spazio profondo


Il Viaggio di TufChi ci trovi a vivere nello spazio interstellare di George R.R. Martin?Ovviamente non un viaggiatore qualunque ma Havilland Tuf, il più originale e improbabile fra i cosmonauti. Forse starebbe meglio in una vecchia e comoda poltrona a sorseggiare birra davanti alla TV, circondato dai suoi gatti.  E invece eccolo lì, a bordo dell’Arca, la più enorme astronave esistente, retaggio di un passato tremendo dell’umanità, a manipolare DNA per ricreare ogni sorta di bestie e piante da vendere ai pianeti. Introverso e a tratti ingenuo, amante del buon cibo più che delle relazioni sociali, sembrerebbe destinato a soccombere ogni momento in un universo popolato di gente decisa a tutto. Eppure, la sua lenta riflessività, la sua profonda intelligenza (e il suo gatto psionico) gli consentono sempre di vincere le sfide, lasciandoci alla fine di ognuno dei sette racconti in cui il viaggio è suddiviso, un piccolo spunto di meditazione: integrità morale, altruismo, ecologia, OGM, animalismo, controllo demografico… Il tutto unito all’ormai noto stile della penna di Martin, fluido e piacevole, dalla sottile ironia (e anche autoironia) che ti lascia incollato alle pagine con un perenne sorriso sulle labbra.TUF

Ma non è solo piacevolezze e gatti che fanno le fusa; c’è un filo più profondo che attraversa il libro. Tuf, presentato come una sorta di emblema dell’uomo incorruttibile ed equilibrato, avulso da qualunque forma di eccesso, sebbene inizialmente sembri l’unico adatto a detenere il terrificante potenziale dell’Arca, (un potere che si avvicina a quello di Dio) nel corso del suo peregrinare fra le stelle compie anche un viaggio interiore. Trascinato dalla sua indole solitaria, nell’umile geniere ecologico lentamente emergono i tratti del tiranno, in ultima analisi disposto a decidere della vita di miliardi di individui, in base alla sua personale idea di bene superiore.

Insomma, dall’unione di questi splendidi episodi scritti fra il ’76 e l’85, esce fuori un tema caro a Martin, ovvero il rapporto fra uomini e potere. La sua idea è che nessuno, per quanto integerrimo, ha la capacità di gestire adeguatamente questo binomio, in quanto, per dirla con le parole di Ma’ Ragno, secondo personaggio per importanza del libro, il potere corrompe, il potere assoluto corrompe in maniera assoluta.

Per finire solo una piccola considerazione personale. Ritengo che la copertina (tanto l’immagine quanto il fatto che sia disponibile solo in brossura) non faccia minimamente giustizia a questa raccolta di racconti, a differenza di quanto la Mondatori ci ha proposto con altre entusiasmanti collezioni, come Le torri di Cenere o I re di Sabbia.