Intervista a Luca Centi


di Caterina Armentano

Il giovane scrittore aquilano torna alla ribalta con il romanzo “Il sogno della Bella addormentata” dopo il grande successo avuto con “Il silenzio di Lenth”, entrambi editi dalla Piemme. Una nuova avventura letteraria che ha avuto un ottimo riscontro di pubblico e che ha dato vita, nella blogosfera, a una serie di recensioni positive ed entusiasmanti.

Ma andiamo con ordine, conosciamo più da vicino Luca Centi

Note Biografiche (tratte dal sito http://www.lucacenti.it/)

Sono nato a L’Aquila il 29 luglio. Il 26 aprile 2010 mi sono laureato in Lettere e Filosofia, Culture per la Comunicazione e nel 2012 in Teorie dei Processi Comunicativi. Nel 2009 è uscito il mio primo romanzo, il fantasy” Il Silenzio di Lenth” (Piemme), seguito nel 2011 dal mio primo chick lit, il Club dei Disoccupati (ARPAnet). Nel 2012 è stato pubblicato un mio racconto nell’antologia “Stirpe Infernale” (GDS Edizioni). Nel febbraio 2013 è stato pubblicato il mio ultimo romanzo “Il sogno della Bella Addormentata” (Piemme).

La Bella nel sonno di cristallo.

Giace Bella su petali di rosa,

chi la disprezza e chi la cerca senza posa,

Dal passato un uomo, dai Sette Peccati,

che attendono solo di essere mondati.

Giace Bella nel sonno eterno,

Tra il Paradiso e il mortale Inferno,

Un padre attende il suo futuro destarsi,

Stesa su una teca dai mille intarsi.

Spera in un principe di bell’aspetto,

Che vinca il drago per giungere al suo cospetto.

Non immagina, poverina,

Che è solo il sogno di una bambina.

Il tempo di crescere le è stato negato,

I Sette Peccati han deviato il suo fato.

Incide la pelle il volgar suono,

Di un bacio qualcuno le farà dono.

(Tratto da “Il sogno della Bella addormentata” Piemme 2013)

Luca Centi

Ciao Luca, grazie per aver accettato di rispondere a quest’intervista.

Ci racconti com’è nata la tua passione per la scrittura? Se essa è legata ad altre passioni (esempio la musica, il disegno, altro) oppure è un amore unico e viscerale senza termini di paragone?

In realtà ho sempre amato scrivere, fin da bambino. Così come amo ascoltare musica e disegnare. Diciamo che mi piace tutto ciò che ha a che fare con la creatività!

Nel 2009 è uscito per Piemme “Il silenzio di Lenth” un romanzo corale dove non esiste l’esclusiva del bianco o del nero ma, la storia gira intorno a varie sfumature tra cui il grigio. Come mai questa scelta? È il tuo modo di percepire il mondo o solo la necessità di portare avanti una trama differente dai “soliti” classici?

Entrambe le cose. Da una parte cerco sempre di trovare storie nuove e in qualche modo coraggiose, poco scontate; dall’altra mi piace imprimere su carta quella è che la mia concezione di bianco e nero. Semplicemente non credo che esistano, secondo me esistono solamente sfumature di grigio. Colori che ho cercato di trasmettere anche ne Il sogno della Bella Addormentata.

Un punto cardine di Lenth è il destino. Tu in cosa credi? In esso o nel libero arbitrio? Sei un predestinato o un temerario che si costruisce l’avvenire da sé, giorno per giorno senza interventi “divini”?

Io sono del parere che ognuno di noi costruisca da sé il suo destino. Bisogna solo avere coraggio. Coraggio di prendere le decisioni, giuste o sbagliate che siano, coraggio di provare.

Nel costruire la trama e i personaggi di un romanzo preferisci l’ambiguità, l’incertezza o segui un ordine ben prestabilito? Preferisci una coerenza perenne (ad esempio negli atteggiamenti e nelle scelte che fai compiere ai personaggi) o invece spazi in possibilità infinite?

Preferisco la coerenza, tanto che prima di mettermi a scrivere stilo sempre una scaletta con la trama. Una scaletta di più di venti pagine, con tutte le descrizioni che intendo inserire e la costruzione dei personaggi. Il lettore deve percepirli come reali e il solo modo per renderlo possibile è fare in modo che tutti “gli attori in scena” siano credibili (con i loro difetti e pregi).

Alessandro Magno disse “Si resta soli quando si diventa miti” credi sia questo uno dei motivi per cui il rapporto scrittore – lettore sia cambiato negli ultimi decenni o credi sia un naturale cambiamento sociale, di costume dovuto soprattutto all’avvento di internet? Tu che rapporto hai con i tuoi lettori?

Io cerco sempre di essere disponibile, nei limiti del possibile. Anche perché sono io per primo un lettore, quindi non è difficile calarsi nei panni di chi si appassiona a una storia e vorrebbe saperne di più!

Se un lettore dovesse forviare completamente il messaggio che intendi inviare con una delle tue opere come reagiresti?

Non reagirei, nel senso che io cerco di trasmettere un messaggio ma poi sta al lettore elaborarlo come preferisce. Ci sarà chi la penserà come me ma anche chi si dirà contrario. Io stesso, da lettore, interpreto di continuo i messaggi degli altri autori.

Quanto la scrittura ha cambiato la tua vita? E quanto pubblicare, soprattutto con una casa editrice major da esordiente, ha cambiato la tua quotidianità? Il rapporto con il tuo tempo, con i tuoi sogni e con te stesso?

Di sicuro la pubblicazione è stata una grandissima soddisfazione. Mi ha spinto a cercare di fare sempre del mio meglio per non deludere le aspettative dei miei “editor” e dei lettori. Difatti, anche col “Sogno della Bella Addormentata”, ho cercato di farlo. Di creare una storia lontana dal solito ma legata ai canoni della narrativa classica. Io stesso non saprei dire a quale genere appartiene. Storico? Fantasy? Steampunk? Forse a tutti e tre.

Il sogno della bella addormentata” uscito il 12 febbraio per Piemme è un romanzo ispirato dalla fiaba “La bella addormentata”, com’è nata la storia? I lettori devono aspettarsi una rivisitazione “moderna” della fiaba o essa è solo la scintilla che dà vita a una storia del tutto diversa? Raccontaci un po’: dobbiamo aspettarci un romanzo vibrante e avventuroso o tutto e il contrario di tutto? Hai intenzione di spezzare il cuore dei lettore senza il consueto “bacio del risveglio?

In realtà il romanzo è nato leggendo la fiaba di Charles Perrault, “Talia, il Sole e la Luna”, una fiaba niente affatto “dolce”, ma al contrario crudele e amara. Ho cercato di trasferire le tematiche nella Londra vittoriana, senza perdere di vista il fulcro della fiaba originale. Riguardo al lieto fine non posso pronunciarmi!

Scrivere per te è una passione o un mestiere? Scrivi nel tempo libero, seguendo dei rituali, l’ispirazione o scrivi tutti i giorni, in maniera sistematica?

Io scrivo di continuo, in tutti i momenti. Certe volte sto passeggiando e mi viene in mente un’immagine o una frase. Prendo allora il cellulare, o un foglio di carta, e annoto tutto. Spero che la scrittura non diventi mai un mestiere; il mestiere per definizione è qualcosa di “obbligato”, che “va fatto”. La scrittura nasce invece dall’ispirazione. Sono stato per mesi lontano dalle mie storie, non avendo idee, e poi anni senza mai staccarmi dal pc. La scrittura vive di momenti.

In un’Italia disastrata da un punto di vista socio – economico ci dici che valore hanno per te i sogni e cosa consigli ai giovani come te che si affacciano al mondo del lavoro?

Ho scritto il mio pensiero nel romanzo, un pensiero che trapela anche dal finale. Grigio, per tornare al discorso precedente. C’è sempre bisogno di sognare, ma anche di sognare nei limiti del reale. “I sogni son desideri” diceva la canzone, ma non valgono nulla se restano tali.

Grazie tante per la disponibilità.

Grazie a te.


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