ALBION E LE SCUOLE DI MAGIA


di Claudio Cordella

«Non era una candela ormai consumata, vulnerabile alle carezze del vento; era un drago, che valeva per cinque […]». BIANCA MARCONERO, Albion, Limited Edition Books, Padova 2013, p. 10.

Oggi come oggi se nell’ambito della narrativa fantastica si parla di scuole di magia, alla maggior parte dei lettori vengono senz’altro in mente le avventure del maghetto Harry Potter, l’occhialuto personaggio inventato dalla scrittrice inglese J. K. Rowling. Eppure, nonostante il successo planetario del giovane Potter e degli altri allievi della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, questo tema non è stato inventato dalla Rowling e non è stato di certo inventato da lei.

La celebre romanziera statunitense Ursula K. Le Guin, una delle voci più autorevoli e culturalmente significative del fantasy e della sci-fi di lingua inglese, aveva già ambientato il primo romanzo della pentalogia di Earthsea (Terramare) all’interno di una scuola per maghi. In A Wizard of Earthsea (Il mago di Earthsea), pubblicato nel 1968, un ragazzo che dimostra di possedere poteri magici, una capacità che nel mondo – arcipelago della Le Guin è strettamente legata alla conoscenza delle parole della Vera Lingua della Creazione, lascia l’isola natia per giungere a Roke. Qui, nella locale scuola di magia, il promettete Ged, noto a tutti come Sparviero, viene introdotto in un ambiente dal carattere monacale, infatti solo i maschi possono accedervi e una volta diplomati dovranno fare voto di celibato. Abilissimo ma arrogante, il nostro finirà con l’evocare un’ombra soprannaturale che lo inseguirà senza lasciarli tregua e che minaccerà di distruggerlo. Il tema del discepolo immaturo, dotato di conoscenze tecniche ma del tutto privo della saggezza necessaria a farne uso, emergeva anche all’interno del classico di animazione di Walt Disney, Fantasia (1940). L’episodio L’apprendista stregone, con il suo caos cacofonico di scope moltiplicatisi all’infinito e di distruzione, rimane ancor oggi un’allegoria allo stato dell’arte del duro apprendistato necessario per arrivare all’autentico sapere e di come non esistano scorciatoie. Rimanendo ancora negli Stati Uniti, non si può non pensare alla grande Marion Zimmer Bradley (1930 – 1999), autrice della saga science-fantasy di Darkover nonché della riscrittura, in chiave romanzesca e femminista, sia dei poemi omerici (The Firebrand, La Torcia, 1987) sia del ciclo arturiano (The Mists of Avalon, Le nebbie di Avalon, 1983).

Le nebbie di Avalon viene considerato all’unanimità come uno dei capolavori della Bradley, la quale scrisse diversi romanzi ambientati in quello stesso universo letterario, nel quale storia e magia si fondano tra loro, arricchito dopo la sua scomparsa dalle opere di Diana L. Paxton (http://www.fantasyplanet.it/2012/01/13/laspadadiavalo/). Quel che a noi ci preme sottolineare è come la leggendaria Isola Sacra di Avalon, qui presentata come una sorta di terra tra i mondi a cui non tutti possono accedere, sia il luogo in cui i drudi, a giovani ambosessi dotati delle qualità necessarie, impartivano degli insegnamenti di carattere esoterico. Questo per far sì che adulti essi siano in grado di diventare delle guide spirituali, dei guaritori o dei condottieri. La stessa Morgana, presentatici dalla Bradley in maniera assai diversa dalla crudele fattucchiera della tradizione, esattamente come il fratello Artù, sono entrambi legati ad Avalon.

Passando al mondo del fantasy del Sol Levante, ci imbattiamo in apprendisti di magia nel bellissimo OAV in tredici episodi Rōdosu-tō Senki (Record of Lodoss War), nati dalle novelle dello scrittore Ryo Mizuno. Qui non è solo Eto, sacerdote della dea Phalis e capace di risanare le ferite con il solo ausilio delle sue preghiere, a ricoprire il ruolo di inesperto. Anche l’abile mago Slayn, che conduce una vita piuttosto ritirata e dedita allo studio della stregoneria, ripete spesso e volentieri di dover migliore ancora, di aver bisogno di apprendere gli arcani segreti della sua scienza. Persino l’eccentrica maga Rina Inbāsu (Lina/Rina Inverse), protagonista indiscussa della saga multimediale The Slayers, costituita dai romanzi di Hajime Kanzaka, fumetti e anime, pur non avendo apparentemente frequentato alcuna scuola deve occasionalmente imparare degli incantesimi particolarmente complicati quando è costretta a misurarsi con avversari di inconsueta potenza. Se però The Slayers, pur comprendendo scene drammatiche e toni apocalittici, privilegia i toni dell’ironia, della satira e del viaggio picaresco, Rina/Lina è una maga che usa i suoi poteri per i propri comodi con smodate passioni gastronomiche, altri universi immaginari sottolineano maggiormente la necessità di impadronirsi di adeguati saperi esoterici per poter sopravvivere. Nell’anime del 2006 Feito/sutei naito (Fate/stay night), facente parte di un più ampio universo multimediale, il classico studente delle superiori Emiya Shirō, coinvolto suo malgrado in una lotta tra maghi (detti Master), assistiti da altrettanti spiriti di eroi leggendari (i Servant), deve colmare rapidamente le sue vaste lacune (il nostro è solo in grado di riparare degli oggetti). In palio infatti non c’è unicamente la reliquia del Santo Graal, ma anche la sua stessa vita.

images

Nel nostro paese invece, Bianca Marconero ha recentemente dato alle stampe il suo Albion, romanzo paranormal fantasy per “giovani adulti” in cui l’autrice offre la sua personale visione del tema delle scuole di magia. Il titolo, quantomeno a chi scrive, porta alla memoria Le querce di Albion, ovverosia The Forest House, sorta di prequel del 1993 di quel notissimo Le nebbie di Avalon di cui si è parlato prima. Qui non vogliamo aggiungere altro per non farvi troppi spoiler sulla trama, diciamo però subito una cosa: effettivamente un legame con le isole britanniche e con le sue leggende emergerà con prepotenza in Albion.

Il protagonista, Marco Cinquedraghi, è un tipico esemplare maschile da young adult, nonché di molti anime e manga aggiungerei: un diciassettenne bellissimo e ricchissimo, appartenente a una famiglia con mega – ville e politicamente influente. Dietro questa dorata facciata di sfarzo, degna della più roboante soap – opera traboccante di lustrini, glamour e status symbol ultra-costosi, qui però si celano oscure quanto arcane verità da scoprire. Dopo il funerale in pompa magna del nonno, celebrato addirittura nel Pantheon di Roma, il destino porterà Marco sino al prestigioso collegio svizzero Albion College, a cui il padre Tommaso ha deciso che deve iscriversi, dove molti segreti saranno infine rivelati. Come la scomparsa del fratello maggiore del nostro eroe, Riccardo, dato per morto in seguito a un incidente a cavallo avvenuto proprio all’Albion. Non una mera scuola per super – privilegiati, dato che gli unici allievi accolti sono tali solo per diritto ereditario. Un aspetto assai curioso che al lettore meno sprovveduto, ovverosia non digiuno di opere fantasy, porterà subito alla memoria i romanzi della Bradley, della Rowling e della Le Guin. Insomma, delle grandi autrici nel cui filone la Marconero si inserisce a pieno titolo con la sua opera.

Albion presenta un linguaggio scorrevole e un ritmo narrativo sostenuto, con alcuni guizzi di genuina poesia, il suo target è quello dei giovani, se non dei giovanissimi. Il che non è certamente né un male, né un motivo di penalizzazione, purtroppo in questo caso mi sembra che il romanzo sia uno young adult allo “stato dell’arte”. Ovverosia che sia impossibile a un lettore più grande, dunque meno smaliziato, accettare certi presupposti relativi ad ambientazioni e personaggi: i Cinquedraghi sono un clan così ultra-potente ed illustre al cui confronto i Lannister delle Song of Ice and Fire (Cronache del ghiaccio e del fuoco) sembrano dei miserabili pezzenti, mentre pure gli Atredeis di Dune di Frank Herbert dinnanzi a loro apparirebbero poco più che delle nullità.

Inoltre i character, non solo Marco, sembrano esser sin troppo idealizzati, ricolmi sin all’eccesso di qualità positive: fisiche, intellettuali e morali che siano. Ad esempio, ecco come appare Helena a Marco la prima volta che la vede in treno:«La prima cosa che notò fu che era bella, la seconda che lo era in modo diverso. Aveva la pelle chiara come la porcellana e le ciocche di capelli che le accarezzavano le guance erano di un nero assoluto, così denso da stupirlo. I lineamenti erano marcati e allo stesso tempo ingentiliti da una grazia morbida e quasi invitante. Aveva ciglia così folte e un taglio degli occhi così ampio da farlo fantasticare per un istante su quanto dovesse essere dolce il suo sguardo». MARCONERO, Albion, pp. 23 – 24.

La forte impressione che se ne ricava è quella di essere catapultati all’interno di una classica storia romantica, oppure in qualche splendido quadro d’epoca, ben realizzato seppur sin troppo manieristico. Anzi, data la bravura della Marconero nelle descrizioni, bisogna riconoscere che dal punto di vista visivo il romanzo è splendido, quasi fosse una sceneggiatura già pronta per diventare un fumetto di successo. L’ideale a tal proposito sarebbe uno stile manga: però non simile a quello di Tsutomu Nihei (Blame!, Biomega, Knigths of Sidonia), caratterizzato da un tratto sporco ispirato dal franco-serbo Enki Bilal, quanto piuttosto a quello di Mamoru Nagano (The Five Star Stories). Le tavole di quest’ultimo, barocche, estetizzanti e maniacali nel dettaglio, evocano un’atmosfera assai simile a quella dalla suggestiva prosa di Albion.

Siamo quindi difronte a un romanzo dedicato agli adolescenti e perfettamente adatto a loro, con la giusta dose di personaggi affascinanti e di quest da risolvere, con tanto di opportuni elementi omerici: un viaggio sia fisico che spirituale, compiuto da Marco e dai suoi amici, che rappresenta quel percorso di crescita interiore che ognuno di noi deve fare all’interno della propria anima. In conclusione, segnaliamo qui anche una bella postfazione, Le leggende non muoiono mai, scritta dalla nota autrice di narrativa gotica Barbara Baraldi; un’interessante chiosa ad Albion che si conclude in un inno alla fantasia e al piacere di leggere.

Bianca Marconero

(Profilo autrice dalla quarta di copertina).

Laureata in Lettere con un misconosciuto poema cavalleresco in ottave, non ha mai superato l’infatuazione per la lirica cortese. Dal 2008 lavora come redattrice di riviste per teenagers, legate a popolari brand. Nel 2012 ha ideato e scritto i testi di una serie di libri per la prima infanzia. Vive in una casa minuscola con una fatina, un folletto dispettoso e il principe azzurro.

Sinossi di Albion.

Cresciuto senza madre, e dopo aver perduto il fratello maggiore – morto in circostanze misteriose -, nel giorno del funerale dell’amatissimo nonno, Marco Cinquedraghi riceve la notizia che gli cambierà la vita: deve lasciare Roma e partire per la Svizzera. È infatti giunto il momento di iscriversi all’Albion College, la scuola in cui, da sempre, si diplomano i membri della sua famiglia. Ma il blasonato collegio riserva molte sorprese. Tra duelli di spade e lezioni di filologia romanza, mistici poteri che riaffiorano e verità sepolte dal tempo che riemergono, Marco scoprirà il valore dell’amicizia e capirà che l’amore, quello vero, non si ottiene senza sacrificio. Nelle trame ordite dal più grande dei maghi e nell’eco di un amore indimenticabile si ridestano legami immortali, scritti nel sangue. Fino all’epilogo, tra le mura di un’antica abbazia, dove Marco conoscerà la strada che le stelle hanno in serbo per lui. Il destino di un re il cui nome è leggenda.

 


Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *