AVALON E L’ETÀ DEL FERRO: L’EVOLUZIONE DI UN MITO


di Claudio Cordella

“Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi: sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina. Ora, in verità, sono una maga e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute. Ma credo che saranno i cristiani a narrare l’ultima storia. Il mondo della Magia si allontana sempre di più dal mondo dove regna il Cristo”. MARION ZIMMER BRADLEY, The Mists of Avalon, 1982; tr. it. Le nebbie di Avalon, TEA, Milano 1993, p. 7.

“«Sapete tutti che la nostra comunità deriva dalla fusione di due popoli», disse Belkacem. «Le antiche tribù di questa terra e gli adepti venuti qui dalle terre perdute al di là del mare. Si dice che uno di loro fosse non solo un sacerdote, ma anche il Figlio di Cento Re, il principe di un’isola chiamata Ahtarrath. Micail era il capo degli adepti il cui canto sollevò le grandi pietre dell’Henge, e il marito della prima Signora di Avalon.»”.  MARION ZIMMER BRADLEY & DIANE L. PAXSON, Sword of Avalon, 2009; tr. it. La spada di Avalon, Longanesi, Milano 2011, p. 101.

Marion Eleanor Zimmer, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Marion Zimmer Bradley (1930 – 1999), è senz’altro una delle figure di maggior spicco della letteratura fantastica del Novecento; nota presso i suoi fans con l’appellativo di regina del fantasy. Nel ’49 si sposa con Robert Alden Bradley e si trasferisce con lui da Albany (stato di New York) al Texas; non si tratta però di un matrimonio molto felice, la giovane sposa è dotata di una mente vivace e intelligente, interessata all’arte, alla letteratura e alla cultura. Il marito al contrario, un telegrafista delle ferrovie texane, da quel che ci dice di lui la stessa Bradley, doveva essere molto diverso da lei. Un uomo comprensivo verso le “stranezze” della consorte ma nient’affatto partecipe delle sue passioni: “Non ho niente di male da dire circa il mio primo matrimonio: la solitudine forzata mi costrinse a far conto sulle mie risorse personali e mi lasciò il tempo per scrivere. Secondo Brad spendevo troppo in carta e francobolli, ma se preferivo, così diceva, avere quella roba invece di vestiti e cianfrusaglie alla moda, per lui andava bene; non aveva obiezioni. […] Alla fine i polpettoni sfornati per la Monarch [N. D. R. casa editrice presso la quale pubblicava sotto pseudonimo] mi permisero d’iscrivermi a una piccola scuola locale: ufficialmente per ottenere un diploma d’insegnamento e mantenere la famiglia dopo che Brad avesse lasciato l’impiego alla ferrovia. Invece andai via dal Texas, mi trasferii a Berkley e mi risposai; dal mio secondo marito ebbi altri due figli, e una volta di più scopersi che scrivere era un modo per starmene a casa con i bambini pur lavorando”. MARION ZIMMER BRADLEY, The Best of Marion Zimmer Bradley, 1985; tr. it. Le più belle storie di Marion Zimmer Bradley, Edizione CDE, Milano 1990, pp. 9-10.

La Bradley riesce in effetti a conseguire nel ’64 il Bachelor of Arts in Lettere presso la texana Hardin Simmons University di Abilene, per poi partirsene in direzione della prestigiosa Università di Berkley, in California. Intanto sin dai primi anni ’50, dopo la lettura casuale di una rivista pulp, Startling Stories, acquistata nell’edicola di una stazione ferroviaria, la nostra inizia già a pubblicare fantascienza: il suo primo racconto in assoluto a esser pubblicato è Women Only, uscito sulle pagine del magazine Vortex Science Fiction nel 1953. Sempre durante gli anni ’50 la Bradley si avvicina alle Daugthers of Bilitis, un gruppo di cultura e politica lesbica che finirà per lo sciogliersi, a causa di contrasti interni, durante il decennio successivo. La Bradley, impiegando talvolta lo pseudonimo di Miriam Gardnere, scrive anche sulla loro rivista; senza contare i diversi romanzi a tematica lesbica, firmati con quello o altro nome fittizio pubblicati nel corso degli anni ’60. Il 19 maggio del ’64 divorzia dal marito ma conserva il cognome, ormai noto negli ambienti fantascientifici; risale al ’57 la pubblicazione sulla rivista Other Worlds di Falcons of Narabedla  (I falconi di Narabedla), uscito poi in volume per la Ace Books nel ’64. L’anno seguente, sempre a puntate, esce The Planet Saver (Le foreste di Darkover), ristampato come libro nel ’62 si tratta del primo romanzo della lunga e fortunata Ciclo di Darkover; una delle serie più importanti di questa scrittrice, un insolito planetary romance (“romanzo planetario”) che mescola tra loro sci-fi e fantasy. Lo stesso anno del suo divorzio, il 3 giugno, si risposa con un numismatico, Walter Breen, da cui ebbe in seguito due figli. Questa volta il matrimonio dura più a lungo, terminando il 9 giugno 1990, ma ha un esito decisamente più drammatico; il suo secondo marito viene accusato di molestie sessuali ai danni di un minore e anche la scrittrice finisce con l’essere coinvolta, seppur marginalmente, in questa brutta storia.

La Bradley muore a Berkley nel ’99, a causa di un attacco cardiaco; due mesi più tardi le sue ceneri vengono sparse sulla collina del Glastonbury Tor, nel Somerset in Inghilterra, un luogo legato alla leggenda di Avalon e al mito di re Artù. Nel corso degli anni questa scrittrice continua non solo ad arricchire il mirabile affresco relativo al pianeta Darkover, praticamente sino al momento della sua scomparsa, ma ha anche riscritto, in chiave moderna e femminista, le leggende arturiane. Uscito nel  1982 The Mists of Avalon (Le nebbie di Avalon) si rivela sin da subito un grande successo; scala la classifica dei best-sellers del New York Times, aggiudicandosi poi nel ’84 il Locus Poll Award. Questo romanzo diventò in seguito il capitolo fondante di una vera saga, proseguita dopo la scomparsa della Bradley da Diana L. Paxton. Persino un successivo romanzo doppio, edito nel 1983 in due volumi (Web of Light e Web of Darkness) poi riuniti in The Fall of Atlantis (Le luci di Atlantide) del 1987, pur se ambientato in una colonia di Atlantide chiamata città del Serpente Ricurvo, verrà collegato con il Ciclo di Avalon. Quest’ultimo, assieme alle storie legate al pianeta semi-ghiacciato e pseudo-medievale di Darkover, costituisce dunque una delle creazioni letterarie più celebri di quest’autrice. Si pensi solo che nel 2001 Le nebbie di Avalon divenne una miniserie televisiva di ottima fattura, con l’attrice Julianna Margulies (già tra gli interpreti del serial ospedaliero E. R.) nel ruolo di Morgana, distantisi l’anno dopo da nove nomination agli Emmy Awards e da una ai Golden Globe.

Persino The Firebrand (La Torcia) del ’87, riscrittura dell’epopea dell’Iliade di Omero, segue in una qual misura l’esempio del fortunatissimo romanzo arturiano di qualche anno prima. Anche in questo caso, un mito della tradizione occidentale viene riscritto alla luce di una sensibilità contemporanea, privilegiando in questo caso la prospettiva femminile offertaci dallo sguardo di Cassandra, la sfortunata figlia del re Priamo condannata a far profezie a cui nessuno crede. Ma se La Torcia non beneficiò però di alcun seguito, invece la Bradley ritornò più di una volta a ripercorrere i sentieri che portano ad Avalon. Prima con The Forest House (Le querce di Albion) del ’93, in cui ci narra del tragico amore tra una sacerdotessa britanna e un soldato romano, ambientando la vicenda molti secoli prima del collasso dell’Impero romano d’Occidente e delle imprese di re Artù. Questo prequel ha un suo seguito diretto nelle avventure narrate ne Lady of Avalon (La signora di Avalon) del ’97; in quest’ultimo inoltre è presente il personaggio di Viviana, già apparso a suo tempo ne Le nebbie di Avalon. Durante la sua carriera pluridecennale la Bradley curò diverse raccolte antologiche, aiutando in tal modo molti giovani talenti ad emergere; tra questi segnaliamo l’ormai celebre Laurell K. Hamilton (la creatrice del personaggio di Anita Blake) e la stessa Paxton. Quest’ultima è una scrittrice ma al tempo stesso esponente di spicco di un culto neopagano, essendo una seguace dell’etenismo (heathenism cioè pagano) di confessione teodista, un culto legato alle religioni tribali pre-cristiani. La Paxton, nata a Detroit il 20 febbraio del ’43, consegue un master in Letteratura Medievale all’Università di Berkeley, e in questi ultimi anni ha continuato a espandere l’universo narrativo avaloniano della sua “maestra”. Costei da prima alle stampe nel 2000 Priestess of Avalon (La sacerdotessa di Avalon), ideale prosecuzione dei prequel già citati, il quale ricostruisce la vita di Elena, la madre dell’imperatore Costantino I (274 – 313); colui che mise fine alle persecuzioni contro i cristiani.

Questa donna, concubina dell’imperatore Costanzo Cloro e santa dalla Chiesa cattolica, viene qui presentata come una Somma Sacerdotessa dell’isola di Avalon; in questo caso la Bradley non riuscì a dare alle stampe quest’opera prima della morte e la Paxton si assunse il compito di terminare il manoscritto. Al contrario sia Ancestors of Avalon (L’alba di Avalon) del 2005, collocato temporalmente subito dopo l’inabissamento di Atlantide e incentrato sulle peripezie degli scampati alla catastrofe, destinati a dar vita al mito di Avalon, sia Ravens of Avalon (La dea della guerra) del 2007, ambientato agli inizi dell’epoca romana in Britannia, sono da considerarsi come opera della sola Paxton, pur se basati su appunti scritti in precedenza dalla Bradley. Interamente farina del sacco della Paxton è così pure il recente Sword of Avalon (La spada di Avalon) del 2009; una storia dai toni epici che trascina il lettore in una Età del Ferro posta a metà tra storia e leggenda, fantasia e realtà. Un’Inghilterra primordiale, antecedente non solo all’arrivo dei Romani ma anche degli stessi Celti, un’Europa ancora primitiva che conserva ancora vivo il ricordo della catastrofe di Atlantide e i contatti con la realtà magica di Avalon, una Grecia parimenti all’alba della sua storia, ai tempi di Micene e delle invasioni dei popoli nordici (visti come i vendicativi Figli di Eracle). Dunque la Paxton porta i suoi lettori, molti dei quali supponiamo essere degli “orfani” della Bradley che in questi anni devono aver seguito con un certo interesse a questi nuovi sviluppi della saga avaloniana, in un’era che si preannuncia foriera di grandi cambiamenti e di inaudita violenza; e al centro di questo collasso epocale troviamo un giovane eroe con un destino da compiere e una spada formidabile.

Sinossi de La spada di Avalon dalla quarta di copertina.

Allertata da una delle sue visioni, Anderle, somma sacerdotessa e Signora di Avalon, riesce a mettere in salvo il piccolo Mikantor, figlio di sua cugina, da un incendio scatenato dagli uomini di Galid, l’usurpatore del trono della loro tribù. Mikantor è infatti colui che le profezie acclamano come il Figlio di Cento Re, il guerriero che riunirà le tribù per guidarle nella battaglia contro le forze della disgregazione e del caos in cui il mondo sembra destinato a sprofondare.
Perché ciò si avveri, però, Mikantor dovrà prendere coscienza del proprio destino e affrontare un percorso irto di ostacoli e rinunce, in un viaggio che lo priverà dell’affetto dei compagni e della dolce e caparbia Tirilan e che lo vedrà approdare, come schiavo, sulle lontane sponde del Mare di Mezzo. Qui le sue sorti si intrecceranno a quelle del nuovo padrone, Velantos, cui gli dei hanno riservato il compito di forgiare una spada di un materiale venuto dalle stelle, una spada invincibile che chiuderà un’era, giungendo intatta fino alle mani di re Artù…

Copertina La spada di Avalon.

 

 


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