Ricreare il passato, immaginare il futuro – Parte Seconda: Asimov & Heinlein


di Claudio Cordella

Heinlein in particolar modo, come già aveva fatto Stapledon, elabora delle precise tavole cronologiche per il suo ciclo della Future History; racconti che nel Dopoguerra vengono raccolti nei due volumi dell’antologia The Past Through TomorrowBook One & Book Two (La storia futura, La storia futura: ancora più lontano). Il termine Future History non è coniato da Heinlein ma è inventato da John W. Campbell (1910 – 1971), allora direttore della rivista Astounding Science-Fiction; il quale incoraggia questo scrittore a sviluppare nel dettaglio la cornice “fantastorica” all’interno della quale egli fa muovere i suoi protagonisti.

Robert Heinlein a una convention di fantascienza nel 1976.

Nel febbraio del 1941, nel presentare il racconto Logic of Empire (Logica dell’impero), fu lo stesso Campbell a sottolineare la caratteristica peculiare della narrativa heinleniana: “A proposito di Heinlein vorrei osservare una cosa che i lettori di Astounding possono aver notato oppure no, e cioè che la sua fantascienza si svolge su uno sfondo comune che è rappresenta una possibile storia futura del mondo e degli Stati Uniti. Heinlein ha elaborato questo artificio con una minuziosità che risulta più evidente ad ogni racconto: ha preparato addirittura uno schema in cui è compendiata la storia del futuro e in cui i personaggi, date e scopertes significative sono tutti al posto giusto. Sto cercando di persuaderlo a farmene avere una fotocopia: se riesco a metterci sopra le mani, lo pubblicherò senz’altro”. Introduzione di DAMON KNIGHT, in La storia futura, Mondadori, Milano 1987, p. VI; traduzione italiana dall’originale inglese The Past Through Tomorrow – Book One di ROBERT A. HEINLEIN. Tre mesi più tardi questa cronologia, che parte dalla seconda metà del ventesimo secolo per arrivare sino al ventiduesimo secolo, viene pubblicata sulle pagine della rivista Astounding. A tali esempi di narrativa breve, in molti casi di un livello  qualitativo assai alto, come per la novella The Man Who Sold the Moon (L’uomo che vendette la Luna) e il suo seguito Requiem, dobbiamo aggiungere anche diversi romanzi; in particolare quelli aventi come protagonista l’immortale Lazarus Long quali ad esempio Methuselah’s Children (I figli di Matusalemme) del ’41 e il monumentale libro-collage Time Enough For Love (Lazarus Long, l’immortale) del ’73.

Anche Orphans of the Sky (tradotto in italiano come Universo o come Orfani nel Cielo), uscito in volume nel ’63 ma originariamente apparso in due parti nel ’41 sulle pagine di Astounding, incentrato sulle peripezie della nave generazionale Vanguard, è collocabile all’interno del quadro cronologico della Future History. In buona sostanza possiamo considerare quest’ultima come uno dei filoni narrativi principali di Heinlein; anche se naturalmente non l’unico. Ad esempio, due suoi celebri romanzi, commentati, amati e odiati, da generazioni di critici come Starship Troopers (Fanteria dello spazio) del ’59 e Stranger in a Strange Land (Straniero in terra straniera) del ’61 non ne fanno parte. Dobbiamo anche precisare come i limiti cronologici di questa “storia futura” siano decisamente sfumati;  si può affermare che più ci si allontana dal 22° secolo, che come si ricorderà era il termine ultimo della tavola cronologica pubblicata negli anni ’40, Heinlein diventa impreciso e lacunoso nelle sue descrizioni. Lazarus Long, un uomo dalla vita lunghissima appartenente alle Howard Families (Famiglie Howard), fa la sua comparsa per la prima volta ne I figli di Matusalemme che è ambientato nel periodo 2136-2210; in esso ci viene racconto di come gli appartenenti a questo esteso clan famigliare, invidiati e odiati proprio a causa della sua loro longevità, vengano discriminati. Per evitare un pogrom su scala planetaria, guidati dall’audace Lazarus, questi “matusalemme” fuggono verso le stelle e fanno ritorno verso la Terra solo dopo aver scoperto, grazie all’aiuto di una specie aliena, un innovativo motore interstellare che permette di attraversare il “paraspazio”.

Intanto la possibilità di effettuare delle terapie di ringiovanimento, attraverso la trasfusione di sangue giovane prodotto artificialmente dal Servizio di Salute Pubblica e Longevità, smorza le possibilità d’attrito esistenti tra le Famiglie Howard e il resto dell’umanità. Al tempo stesso la pressione demografica è diventata una grave emergenza di ordine planetario, quindi la possibilità di compiere viaggi interstellari offre una necessaria valvola di sfogo all’eccesso di popolazione. La colonizzazione di molti mondi, grazie all’emigrazione terrestre, può avere inizio. Dunque è grazie a Lazarus e ai suoi simili se il genere umano inizia a diffondersi attraverso la Via Lattea. Questo personaggio però, proprio a causa della sua peculiare natura di immortale, finirà con il diventare una sorta di eroe-chiave per la comprensione dei secoli successivi al 22° dell’universo heinleniano. In Lazarus Long, l’immortale ci viene descritto come un anziano patriarca, stufo della sua esistenza plurisecolare e desideroso solo di morire; i suoi più lontani discendenti però cercheranno in tutti i modi, riuscendoci alla fine, di fargli ritornare la voglia di vivere e a convincerlo a ritornare giovane. Tutto ciò viene narrato al lettore attraverso tutta una serie di racconti e da un romanzo, presentati come le memorie dello stesso Lazarus; un’incredibile scorribanda nello spazio e nel tempo che parte dall’anno 4272 per arrivare sino ai primi anni del Novecento. Il nostro eroe, una volta sottoposto a un’opportuna terapia di ringiovanimento, decide di fare sperimentare i viaggi nel tempo; finendo così non solo per incontrare sé stesso bambino ma anche per combattere nella Prima guerra mondiale a fianco del padre e sopratutto per innamorarsi della sua stessa madre. Ugualmente celebre è il Ciclo della Fondazione (Foundation) di Asimov, saga che con l’andar tempo il nostro collegò con altre opera della sua produzione; sia con quelle relative Impero (in cui appare il pianeta-capitale Trantor e l’Impero galattico non è ancora caduto) che con i racconti e i romanzi del famosissimo Ciclo dei Robot.

I, robot. Copertina.

I, robot (Io, robot). Copertina.

Lo schema “fantastorico” di Asimov abbraccia diversi millenni, i primordi della colonizzazione galattica con i primi tentativi di volo iperperspaziale li ritroviamo all’interno della leggendaria antologia I, robot (Io, robot) del ’50; per l’esattezza nel racconto Paradoxical Escape (noto anche come Escape!, apparso per la prima volta su Astounding nel ’45). Se le avventure della robopiscologa zitella Susan Calvin e dei due collaudatori Gregory Powell e Mike Donovan, impiegati della  ditta costruttrice di robot United States Robots and Mechanical Men Corporation (o più semplicemente U.S. Robots), sono temporalmente collocabili nel 21° secolo invece le indagini del poliziotto umano Elijah “Lije” Baley e del robot umanoide R. Daneel Olivaw sono ambientate nella seconda metà del V° millennio. Elijah infatti nasce nel 4679 sulla Terra per poi morire nel 4762 su Baleyworld, un pianeta così chiamato in onore del figlio Baley. Dai primi collaudi della propulsione interstellare a opera di Powell e Donovan molte cose sono cambiate, l’umanità ha colonizzato lo spazio interstellare circostante creando una società separata da quella terrestre. La popolazione dei 50 Mondi Spaziali (Spacers worlds) è costituita da individui estremamente longevi, l’economia e l’industria è interamente basata sul lavoro dei robot, addirittura sul pianeta di Solaria gli umani son in numero nettamente inferiore rispetto agli automi.

In generale comunque i Mondi Spaziali sono sottopopolati mentre al contrario la Terra è sovrappopolata, senza contare che le sue risorse sono ormai prossime a esaurirsi. Non ci si deve quindi stupire che la  durata media della vita dei Terrestri sia nettamente inferiore a quella degli Spaziali (Spacers); questi ultimi grazie ai benefici di una medicina avanzata, e di un ambiente privo di virus e batteri pericolosi per l’Uomo, riescono a vivere per secoli e secoli. Alla ricchezza e all’agiatezza dei Mondi Spaziali si contrappongono lo spettacolo desolante della miseria e dello squallore della Terra. Le metropoli del nostro mondo, come New York ad esempio, sono diventate degli immensi alveari, le cosiddette Città; queste mega-strutture a cupola sono chiuse al mondo esterno, dove si trovano le fattorie e i campi in cui lavorano dei robot. I cittadini, abituati a vivere in alloggi microscopici, mangiare cibi derivati dal lievito e a mille ristrettezze, sono diventati agorafobici e odiano gli spazi aperti. La struttura sociale è rigida, un formale sistema gerarchico-burocratico che assegna a ciascuno, in maniera pignola, diritti e privilegi a seconda del rango. Persino avere un lavandino in casa, che permette di evitare di andare nei bagni pubblici, il cosiddetto Personale, per lavarsi le mani e radersi, è un lusso per pochi. In fondo a questa struttura sociale piramidale vivono moltissime persone, i cosiddetti declassati, coloro che per qualche motivo vengono privati del loro lavoro e vivono con appena quel minimo di calorie bastanti a non morire di fame.

The Caves of Steel (Abissi d'acciaio), copertina.

Questo scenario, mescolando abilmente fantascienza sociologica e le tematiche tipiche di una detective story, viene presentato per la prima volta da Asimov nel romanzo del ’54 The Caves of Steel (Abissi d’acciaio). Elijah e il robot Daneel, come narrato in quest’opera così come nei relativi seguiti, The Naked Sun (Il Sole nudo) e The Robots of Dawn (I robot dell’alba), porranno le basi per un nuovo futuro del genere umano. I Terrestri riescono a vincere la loro agorafobia, fuggire dalle loro cupe Città e iniziare un nuovo movimento colonizzatore; questi Coloni finiscono per superare in numero gli Spaziali e per dominare la galassia. Sono questi ultimi a porre le fondamenta di quello che diventerà  l’Impero galattico; la Terra però finirà per diventare radioattiva, trasformandosi lentamente in un vuoto deserto. In Robots and Empire (I robot e l’impero) del 1985 Coloni e Spaziali sono ormai ai ferri corti, mentre Daneel e il suo amico R. Giskard Reventlov, un robot dotato di poteri telepatici, cercano di ostacolare un complotto ordito contro la patria del genere umano. Quest’ultimo elabora una nuova Legge della Robotica che si va ad aggiungere alle tre preesistenti (01), la Legge Zero: “Un robot non può recare danno all’umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità riceva danno”. Daneel, per devozione alla memoria dell’amico Elijah e in ossequio ai dettami della Legga Zero ideata da Giskard, diventa una sorta di guardiano dell’umanità; la distruzione del nostro mondo a causa di un progressivo aumento delle radiazioni, viene permessa proprio da quest’ultimo. Il robot Giskard si convince che la scomparsa della Terra, quale ulteriore incentivo alla colonizzazione galattica, sia necessaria. Una decisione che arrecherà grandi sofferenze ma al tempo stesso moltissimi benefici: “La scomparsa della Terra porterà alla scomparsa di una mistica che in passato avevo già giudicato pericolosa, e aiuterà i Coloni. Si riverseranno nella Galassia a ritmo sempre maggiore e, senza più doversi basare sulla Terra, senza avere alle spalle questa specie di divinità del passato, fonderanno un Impero Galattico. Era necessario che noi contribuissimo a questa realizzazione”. ISAAC ASIMOV,  Robots and Empire, 1985; tr. it.  I robot e l’impero, Mondadori, Milano 1992, p. 386.

L’esito di questa scelta però è incerto, Giskard non sa in anticipo se l’umanità potrà realmente colonizzare la Via Lattea; questa incertezza provoca la sua “morte”. Prima di morire però egli dona i suoi poteri telepatici a Daneel, affidandogli il compito di badare all’intera galassia. In Pebble in the Sky (Paria dei cieli) del ’50 l’Impero galattico, con il mondo di Trantor quale capitale, è una realtà consolidata; i terrestri superstiti sono solo dei provinciali ghettizzati, emarginati e discriminati, sottoposti al rigido controllo di una teocrazia che impone delle usanze disumane (come l’eutanasia degli anziani, il cosiddetto Sessagesimo). Grazie all’intervento del vigile Daneel i rimasugli della popolazione terrestre, come narrato in Foundation and Earth (Fondazione e Terra) del 1986, riescono a emigrare su Nuova Terra, un pianeta privo di terre emerse, tranne una grande isola creata artificialmente, ma almeno non contaminato. Anche gli Spaziali, sconfitti dai Coloni che hanno creato l’Impero, devono arrangiarsi per sopravvivere. Gli abitanti di Aurora, ad esempio, un tempo uno dei più potenti Mondi Spaziali, emigrano su Trantor, la stessa capitale dell’Impero, stabilendosi nel settore Micogeno.

Prelude to Foundation (Preludio alla Fondazione), copertina.

Il loro mondo natale diventa una landa desolata, in progressivo degrado ecologico, coperta di rovine e abitata da cani e gatti rinselvatichiti. Qui, come apprendiamo dalla lettura del romanzo del 1988 Prelude to Foundation (Preludio alla Fondazione), gli Spaziali vivono separati dal resto della popolazione che guardano con sospetto perché discendente di Coloni. Dato che nell’Impero, come già prima nelle Colonie, non si fa uso dei lavoro dei robot i discendenti degli Aurorani venerano come una sacra reliquia un antico robot, conservato in un apposito sacrario. D’altra parte anche l’Impero, come già prima i Mondi Spaziali e la stessa Terra, è destinato a decadere e a svanire. È lo stesso Daneel, mimetizzatosi assieme ad altri robot umanoidi tra la popolazione galattica, che a questo punto cerca di elaborare delle soluzioni efficaci per contrastare l’avvento di un imminente medioevo interstellare. Come narrato in Preludio alla Fondazione e in Forward the Foundation (Fondazione anno zero), pubblicato dopo la scomparsa dell’autore nel ’93, Daneel aiuta il matematico Hari Seldon a sviluppare la scienza della psychohystory (psicostoria). Grazie a questo nuovo tipo di sapere, che permette di prevedere i comportamenti delle masse, Seldon può escogitare delle opportune contromisure; il Primo Impero Galattico inevitabilmente cadrà ma la Prima e la Seconda Fondazione che egli crea permetteranno all’interregno barbarico che si verrà a creare di durare solo lo spazio di un millennio e non 30mila anni. La Prima Fondazione, o semplicemente Fondazione, nasce sul remoto pianeta Terminus sotto la singolare copertura della Fondazione Enciclopedica Numero Uno; con lo sfaldarsi dell’autorità imperiale però essa diventa un’autonoma entità politica che dapprima salvaguarda sé stessa dai regni barbarici che la circonda e in seguito inizia addirittura a dominarli uno dopo l’altro. La Fondazione, in una galassia che ha iniziato a dimenticare l’uso dell’energia atomica, possiede un sapere, e in seguito una forza militare, che la rendono una forza inarrestabile. Tutti gli abitanti di Terminus hanno una cieca fiducia nel Piano Seldon e nella psicostoria di cui però essi ignorano completamente le leggi fondamentali; di tale scienza avanzata essi conoscono solo i presupposti di base. Quest’ultima è per loro una sorta di “religione civile” diffusa su Terminus.  Al contrario, la scienza diviene la base per un nuovo culto religioso che serve a controllare le popolazioni superstiziose della Periferia galattica sprofondate nella barbarie. Solo in seguito la Fondazione si affiderà al coraggio di alcuni mercanti e al commercio per continuare la propria irresistibile avanzata; essa finirà con il diventare una potenza economica e politico-militare di prima grandezza. Alla fine Terminus sarà addirittura in grado di sconfiggere le truppe di quel che resta dell’Impero, ancora forte nelle regioni centrali della Via Lattea, nel momento in cui il generale imperiale Bel Riose decide di muovere contro questo pianeta.

Foundation and empire (Fondazione e Impero, Il crollo della Galassia Centrale).

Nel corso dei secoli l’ologramma del creatore della psicostoria appare in concomitanza di una crisi di una qualche entità, una cosiddetta Crisi Seldon; ai suoi seguaci egli ha lasciato solo dei messaggi di carattere generico, poco più che vaghe indicazioni. Al contrario la Seconda Fondazione è un’autentica organizzazione segreta che si nasconde sullo stesso pianeta Trantor, tra gli edifici dell’Università e della Biblioteca Galattica, scampati ai saccheggi successivi alla caduta dell’Impero e alla devastazione della sua capitale. All’interno della Biblioteca non solo la psicostoria continua a esser coltivata come sapere ma vengono anche studiate la psicologia un’avanzata scienza della mente (la mentalica); anzi tutti i membri della Seconda Fondazione possiedono poteri mentali. Gli esordi della Fondazione come forza politico-militare, i suoi contrasti con la sua subdola “sorella”, la Seconda Fondazione, sono stati narrati nell’originale ciclo di racconti e romanzi che Asimov iniziò a pubblicare su rivista a partire dagli anni ’40, in seguito raccolti su volume nel Dopoguerra: Foundation del 1951 (tradotto nel nostro paese come Fondazione, Cronache della galassia, Prima Fondazione); Foundation and Empire  del 1952 (Il crollo della galassia centrale, Fondazione e Impero); Second Foundation del ’53 (L’altra faccia della spirale, Seconda Fondazione). Il problema più grande per le due Fondazioni, oltre la rivalità che le divide, è rappresentato dall’ascesa di un dittatore dotato di poteri telepatici, il Mule (Mulo), che riesce addirittura a conquistare Terminus. Solo il provvidenziale intervento della Seconda Fondazione riesce a fermare una volta per tutte l’avanzata di un conquistatore, la cui venuta non era stata prevista nemmeno dallo stesso Seldon. Il Mule, come viene ipotizzato ne Il crollo della galassia centrale e L’altra faccia della spirale, è molto probabilmente il risultato di una mutazione accidentale che non poteva in alcun modo essere calcolata dalle equazioni della psicostoria. Negli ultimi due libri del Ciclo della Fondazione, Foundation’s Edge (L’orlo della Fondazione) del 1982 e Fondazione e Terra, Asimov introduce la figura del pianeta-vivente Gaia; quest’ultimo non è nient’altro che l’ennesimo progetto concepito da Daneel per la salvezza del genere umano. Assieme alle Fondazioni egli ha concepito un piano che non porterà semplicemente a un Secondo Impero ma a Galaxia, una Via Lattea trasformata in superorganismo.

Foundation's Edge (L'orlo della Fondazione).

Il Mule in questi romanzi viene presentato come un gaiano ribelle, criminale e malvagio. Daneel, che ormai ha ben 20mila anni di vita, fa in modo che un politico caduto in disgrazia di Terminus, Golan Trevize, dotato di un speciale sesto senso che gli fa scegliere ciò che è giusto, decida che il futuro della galassia sarà rappresentato da Galaxia; scartando in tal modo qualsiasi opzione imperiale legata alle Fondazioni. In definitiva, dopo questo veloce excursus della narrativa asimoviana, possiamo concludere che Asimov, alla stessa stregua di Heinlein, pare essere prigioniero del mito della Frontiera tipico della cultura americana. Anzi il “Buon Dottore”, come veniva soprannominato in vita, forse in quanto figlio di ebrei russi emigrati dal piccolo villaggio di Petroviči per andare a vivere nel quartiere di Brooklyn a New York, sembra parlarne con maggiore consapevolezza di Heinlein, nato a Butler nel Missouri, in cui l’elegia della figura del pioniere andava di pari passo con un nazionalismo “stelle e strisce” quasi idolatrico. Asimov a dire il vero va forse anche oltre il suo collega nell’elogio dei fenomeni migratori; razionalista convinto nei suoi romanzi pare infondere l’idea, chiaramente mutuata dal filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770 – 1831), che la Ragione si manifesti nella Storia. Le civiltà si avvicendano tra loro ondata dopo ondata e nuove realtà si vengono a creare proprio grazie alle migrazioni; i Mondi Spaziali per molti aspetti superano la civiltà terrestre ma ben presto la loro capacità di innovazione cessa. Gli Spaziali non colonizzano nuovi mondi, né creano alcunché di nuovo; la fiaccola della civiltà per così dire passa ai Coloni i quali creeranno l’Impero, le due Fondazioni e infine anche Galaxia. Nonostante l’importanza che oggi si da agli spostamenti dei popoli in ambito storico, il farne il motore unico degli eventi storici appare come decisamente riduttivo. Senza contare che la visione storica hegeliana che sottende è assolutamente indimostrabile. Forse però è ingeneroso ridurre Asimov a uno schema semplicistico, i Mondi Spaziali sono cinquanta, così come le nazioni riunite all’interno dell’organismo federale Stati Uniti. Allora forse la Terra impoverita dell’epoca di Elijah rappresenta il Vecchio Continente che ha contribuito alla nascita degli Usa, quell’Europa da cui anche Asimov era partito da bambino? In  tal caso una simile metafora potrebbe voler dire che per questo scrittore le civiltà-madri possono generare, tramite emigrazione e colonizzazione, anche più di una cultura-figlia prima dell’inevitabile declino.

Foundation and Earth (Fondazione e Terra).

Rimane inoltre assai interessante la sua idea di psicostoria, una delle sue trovate più innovative per la sci-fi assieme alle Leggi della Robotica, egli stesso affermo che: “Nel lontano 1941 scrissi il primo di una serie di racconti che finirono poi per costituire la saga della Fondazione. In esso inventavo una scienza -da me chiamata psychohystory, psicostoria– che consisteva nello studio che impiegava tecniche matematiche estremamente più progredite di quelle dell’epoca in cui scrivevo. Infatti il racconto era ambientato a parecchi millenni di distanza da noi, nel futuro. Come la descrivevo allora, la psicostoria riusciva a prevedere, con un elevato grado di precisione, i movimenti dell’intera società che avrebbero avuto luogo nel futuro, anche se il comportamento del singolo individuo sarebbe rimasto imprevedibile. Il concetto non me l’ero inventato di sana pianta. Avevo in mente la teoria cinetica dei gas: un qualsiasi campione di gas è costituito di trilioni di molecole. Ciascuna di queste molecole si muove in direzione casuale, con velocità casuale, e colpisce in modo casuale le altre. Se però analizziamo matematicamente il moto casuale delle molecole, vediamo che il gas obbedisce a un determinismo pressoché assoluto”. ISAAC ASIMOV, Change!, 1982; Domani!, Mondadori, Milano 1994, p. 9. Il difetto principale di un’idea come la psicostoria, almeno a parere di chi scrive, è l’eccesso di semplificazione e un basilare ottimismo; l’idea insomma che pochi bene intenzionati, come Hari Seldon, una volta conosciute le leggi che guidano la società umana essi possano guidare i processi storici verso un futuro migliore. Il che però corrisponde appieno alla piena fiducia nella Ragione e nel Progresso di Asimov; per quest’ultimo delle forze inarrestabili pur se ostacolate da barbarie, violenza e irrazionalità. Per quanto riguarda invece Galaxia, nata dall’ipotesi Gaia di James Lovelock che descrive il nostro pianeta come un solo superorganismo, sembra una trovata ad hoc; escogitata per evitare ad Asimov di descrivere realmente quel Secondo Impero di cui vagheggiava sin dagli anni ’40. D’altra parte egli non da nemmeno delle serie motivazioni relativamente alla caduta del Primo Impero Galattico; tradizionalmente si afferma che questo romanziere si ispirò ai sei volumi della The History of the Decline and Fall of the Roman Empire (Storia del declino e della caduta dell’Impero romano), monumentale opera di Edward Gibbon (1734 – 1794). Negli anni ’70 critico italiano Alex Voglino scrisse che Asimov da quest’imponente lavoro storiografico “[…]si limitò nel ricavarne una serie di frasi fatte e di luoghi comuni, giusto per fare un pò di «colore» […]”. ALEX VOGLINO, Il concetto di Impero nella fantascienza, in Galactic Empires volumes I and II, a cura di BRIAN ALDISS, 1976; tr. it. Imperi Galattici. Epica spaziale 1923/1978, Fanucci, Roma 1978, p. 609.

L’influsso dell’opera del grande storico inglese Gibbon su Asimov, sarebbe allora più formale che sostanziale. A l’onor del vero Voglino si lamentò pure del fatto che Asimov non desse alcuna spiegazione del perché, dopo il medioevo, al Primo Impero Galattico dovesse per forza di cose dovuto far seguito un’altra struttura imperiale. Una domanda che forse pure lo stesso autore, nel corso degli ultimi anni della sua vita, deve essersi posto, contribuendo alla scelta di optare per la soluzione Galaxia. Quest’ultima d’altra parte non è tanto un particolare regime politico quanto una nuova forma di vita che coinvolge uomini, animali, piante, montagne, oceani e interi mondi. Prima di lasciare l’universo asimoviano soffermiamoci brevemente su due aspetti relativi alla galassia dei robot e della Fondazione: l’assenza di alieni e di un qualsiasi tipo di evoluzione umana. Nel primo caso, la totale mancanza di extraterrestri è motivata all’interno dello stesso Ciclo della Fondazione con la leggenda degli Eterni; costoro avrebbero in passato manipolato la realtà creando un universo ad hoc adatto alla colonizzazione umana e privo di competitori per la nostra specie.

The End of Eternity (La fine dell'eternità).

In tal senso il romanzo del 1956 The End of Eternity (La fine dell’eternità), incentrato sugli Eterni, uomini capaci di viaggiare nel tempo e di scegliere il futuro che di volta in volta essi giudichino come desiderabile, sarebbe collegato agli altri cicli narrativi asimoviani. Niente affatto giustificabile invece è il fatto che l’umanità della Via Lattea della Fondazione, a più di ventimila anni dal nostro presente, sia sostanzialmente uguale a quella tutt’ora esistente e che parli una lingua simile all’inglese! In Paria dei cieli il protagonista, un viaggiatore del tempo che acquisisce doti telepatiche dopo un esperimento, si differenzia dagli abitanti dell’Impero solo per il diverso numero dei denti, nonché per il fatto che gli imperiali e i terrestri non hanno appendice. Solo i Solariani, che sin dall’inizio della loro storia conducevano un singolare stile di vita, preferendo la realtà virtuale ai contatti personali, e portando avanti una severa politica eugenetica, si evolvono in qualcosa di diverso dal comune Homo sapiens. Come narrato in I robot e l’impero il pianeta Solaria, con il declino dei Mondi Spaziali, ha deciso di isolarsi dal resto della Via Lattea; diversi millenni dopo essi, come possiamo dedurre dalla lettura di Fondazione e Terra, sono mutati in creature androgine dai grandi poteri mentali permessi da appositi lobi trasduttori. I Solariani però sono isolazionisti e ripiegati su sé stessi, essi non rappresentano un futuro; quantomeno non uno desiderabile. Dunque solo attraverso Galaxia l’umanità avrà la chance di cambiare una volta per tutte; rappresentando quest’ultima il culmine evolutivo della nostra specie.

Note

(01) Prima Legge: “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno”. Seconda Legge: “Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge”. Terza Legge: “Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge”.


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