Distopia e storie d’amore – Ally Condie, Matched


DISTOPIE E STORIE D’AMORE

di Claudio Cordella

Matched. Copertina.

“Rubo un pezzo di legno carbonizzato da uno dei falò che ardono nei campi e lo uso per scrivere su un tovagliolo. Poi, accanto a un altro falò, sfioro le fiamme con il tovagliolo in mano e le parole muoiono. Diventano cenere, non resta più nulla. Le mie parole hanno vita brevissima”. ALLY CONDIE, Matched, 2010; tr. it. Matched – La scelta, Fazi Editore, Roma 2011, p. 349.

Nella storia della letteratura anglosassone non spicca solo un filone utopico ancor oggi vivissimo, basti pensare ai romanzi del ciclo della Cultura dello scozzese Iain M. Banks,  la maggior parte dei quali incentrati su di una super-civilità benevola governata da Intelligenze Artificiali chiamate Menti, ma per converso una ugualmente ricca corrente distopica. La distopia, o utopia negativa, inizia a prendere piede in Occidente quando i successi della scienza, della tecnica e dell’industria, iniziano a esser messi in discussione. Ad esempio, a inizio Novecento il poeta e scrittore E. M. Foster (1879 – 1970) con il suo The Machine Stops (La Macchina si ferma) regala nel 1909 ai suoi lettori il ritratto di un mondo iper-tecnologico ma al tempo stesso arido e destinato alla distruzione. Riletto con gli occhi di oggi, in cui internet e la realtà virtuale minacciano di spersonalizzare i rapporti umani e di stravolgerli, il racconto di Foster assume l’aspetto di una lucida profezia. La grande ondata, se così possiamo dire, delle distopie ha però inizio a partire dalla fine della Prima Guerra Mondiale, epoca a cui risale Brave New World (Il mondo nuovo) di Aldous Huxley (1894 – 1963), diventando alla fine del secondo conflitto mondiale un autentico diluvio. Alla paura per una tecnologia senza controllo, capace di plasmare a proprio piacimento l’ambiente e la natura umana, nella mente e nel corpo, si associa mano a mano sempre più la preoccupazione per l’ascesa dei regimi totalitari, sia di destra che di sinistra. Il premio Nobel Sinclair Lewis (1885 – 1951) con il suo It Can’t Happen Here (Qui non può accadere) nel ’35 ammoniva i suoi concittadini americani sul pericolo che il nazifascismo potesse attecchire anche negli Stati Uniti. L’opera di Lewis ispirò negli anni ’80 le miniserie televisive V e V: The Final Battle (V-Visitors), di cui è stato recentemente creato un remake, in cui un totalitarismo di matrice nazista viene importato in America da alcuni rettili alieni che camuffano le loro reali sembianze. Questi spietati conquistatori sono a loro volta sottoposti a una dittatura diretta da un misterioso Superiore; il loro scopo è quello di rapinare il nostro pianeta delle sue risorse naturali ed impiegare la popolazione della Terra come fonte alimentare. Molti però, anche tra coloro che hanno intuito la verità sui cosiddetti Visitatori, preferiscono collaborare con questi “nazisti extraterrestri” che iniziano a compiere rastrellamenti e ad inquadrare in truppe speciali gli umani loro fedeli. Il risultato, al di là degli elementi fantascientifici impiegati, rimanda all’Europa occupata dalle forze nazifasciste dell’Asse, con tanto di collaborazionisti e partigiani. La distopia per eccellenza di tutta la prima metà del Novecento è però senz’altro 1984 di George Orwell (1903 – 1950); questo grande romanzo, scritto nel 1948, prendeva spunto dalla dittatura stalinista per creare un mondo impoverito, devastato dalla guerra e privato della libertà.

George Orwell.

La morte del dittatore Stalin (1879 – 1953), e la scomparsa della stessa Unione Sovietica, non hanno però svuotato di senso il romanzo di Orwell. Quest’ultimo rimane un eccellente atto d’accusa nei confronti di qualsivoglia regime totalitario disumanizzante, nonché un ottima rappresentazione di quanto la tecnologia possa essere impiegata per schiavizzare l’umanità. I televisori, con telecamera incorporata, dislocate nelle case dei cittadini dell’infelice stato di Oceania, rendono l’idea di  una realtà dominata dallo strapotere dei moderni mass-media iper-tecnologici. Privati di qualsiasi diritto, sottoposti giorno e notte a una spietata sorveglianza, ai cittadini vengono costantemente propinate bugie relative alla loro economia e allo stato di guerra permanente in cui sono costretti a vivere. Persino la storia viene continuamente riscritta per venire incontro alle esigenze del partito che domina l’Oceania; gli alti funzionari caduti in disgrazia non vengono semplicemente uccisi ma spariscono da quei filmati, da quei libri e da quelle riviste che un attimo prima magnificavano le loro imprese. Solo l’amore incondizionato per l’onnipotente e infallibile leader dell’Oceania, il misterioso Grande Fratello, è permess0.

Persino i pochi ribelli all’ordine costituito una volta catturati, prima di essere giustiziati, vengono condotti nelle segrete del Ministero dell’Amore affinché subiscano il lavaggio del cervello. Infatti solo dopo che costoro avranno ricominciato ad amare il Grande Fratello potranno venire uccisi. L’influenza del romanzo di Orwell, sia in ambito letterario, fumettistico che cinematografico, è stata immensa; valga per tutti la celebre graphic-novel V for Vendetta (V per Vendetta), dei britannici Alan Moore e David Lloyd. Un altro grande esempio di distopia, tra i più famosi e i più rappresentativi del Dopoguerra, possiamo senz’altro annoverare Fahrenheit 451 (1953) di Ray Bradbury. Qui in un futuro non molto lontano i libri, considerati fonte di disordine e pericolosi, saranno banditi e i pompieri saranno trasformati in un corpo incendiario incaricato di scovare gli ultimi libri superstiti e di distruggerli. Il regista francese François Truffaut (1932 – 1984) ne trasse nel ’66 un’ottima trasposizione filmica che, pur con alcune inevitabili differenze rispetto alla versione cartacea di Bradbury, portava sugli schermi la storia di un’umanità dove i rapporti interpersonali sono stati stravolti e svuotati di senso, dove il dominio della televisione, impiegata per narcotizzare le coscienze, è assoluto. A quest’azzeramento di qualsiasi valore e della cultura si oppongono solo un pugno di persone, uomini e donne dotati ancora di una coscienza libera e indipendente, non offuscata dall’uso di droghe o dai programmi televisivi, che decidono di tramandare ai posteri i libri del passato attraverso la loro memoria: sono le persone-libro, unici fari di luce in un ben altrimenti oscuro medioevo tecnologico. Ricordare tutte le opere di carattere distopico pubblicate dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi sarebbe un compito assai arduo e difficile, degno di trovar spazio in un apposita monografia, non di un semplice saggio.

Ray Bradbury

Si consideri poi che i pericoli della Guerra Fredda hanno contribuito a generare un’infinità di romanzi e racconti apocalittici e post-apocalittici, spessissimo incentrati sull’olocausto nucleare. Si pensi solo a The Lord of the Flies (Il Signore delle mosche) di William Golding, qui il terribile scenario di un ipotetica Terza guerra mondiale viene usato come scusa per dar vita a una moderna “favola nera”. Un gruppo di ragazzini, evacuati a causa dei combattimenti, si ritrova su un isola deserta dando vita a una società da incubo, barbarica e violenta. Quest’ultimo genere di narrazione finì dunque inevitabilmente con l’intrecciarsi con la tradizionale utopia negativa, sempre con il medesimo scopo di plasmare dei futuri cupi, terrorizzanti e niente affatto desiderabili. Ad alimentare un simile fermento letterario, generalmente mosso da preoccupazioni di carattere etico, dobbiamo pure aggiungere il contributo offerto dalla fantascienza sociologica, sviluppata dagli anni ’50 in poi da romanzieri come Robert Schekley, Frederick Pohl e Cyril M. Kornbluth, spesso concentrata anch’essa nella descrizione di futuri “neri”, dominati da spietati dittatori, corporazioni senza scrupoli, network televisivi che hanno in spregio totale la vita umana. Anche lo scrittore Kurt Vonnegut diede il suo contributo nel ’52 con Player Piano (Distruggete le macchine), feroce satira anti-militarista e anti-industriale. Lo stesso Isaac Asimov (1920 – 1992), vero maestro della sci-fi, si cimentò con questo genere; basti pensare al cupo fanta-thriller The Caves of Steel (Abissi d’acciaio), interamente ambientato in una cupa New York, evolutasi in megalopoli tecnologizzata e sovrappopolata. Qui mangiare della vera frutta è un autentico lusso, la maggior parte delle persone si nutre di derivati del lievito, persino uscire all’aperto è diventato inconsueto e in molti soffrono di un’acuta agorafobia. Lo status di ciascun cittadino è rigidamente stabilito da un’accurata classificazione che assegna il loro posto nella società, tutti vivono nel perenne terrore di essere “declassati” e di finire così con il perdere quei pochi privilegi che sono riusciti ad ottenere. Persino il possesso di un semplice lavandino, o il permesso di poter consumare i propri pasti in casa e non nelle mense comuni, sono degli autentici lussi per l’immiserita popolazione newyorkese che è costretta ad affrontare una nuova minaccia: l’introduzione di robot lavoratori che potrebbero causare il declassamento di molti di loro.

Dal punto di vista sociologico è assai interessante anche il seguito di Abissi d’acciaio: The Naked Sun (Il sole nudo); se il primo è il ritratto di una grigia distopia che si proclama immediatamente come tale invece quest’ultimo romanzo è una sorta di lenta discesa nell’orrore. Il mondo di Solaria, ricco, pacifico e verdeggiante, ha finito con lo snaturare completamente ogni e qualsiasi comportamento umano; i bambini nascono in provetta e vengono allevati in apposite fattorie, l’eugenetica è applicata a tutti gli abitanti a cui viene imposto sin da bambini a odiare la presenza del prossimo. Quasi tutti i contatti personali avvengono elettronicamente e i matrimoni, per venire incontro alle spietate leggi di miglioramento genetico, nascono da abbinamenti scelti dal governo che stabilisce persino i periodi degli “incontri coniugali”. I figli vengono allevati dallo Stato e i genitori, che generalmente non provano né affetto né interesse per loro, non sanno nemmeno chi siano. Ecco, in questo caso Asimov ci mostra di aver appreso la lezione di Huxley: una distopia non dev’essere necessariamente una società povera e irregimentata, così come accade nell’orwelliano 1984. Essa infatti può presentarsi con un volto apparentemente sereno, razionale e rassicurante quando invece essa si prefigge di distruggere completamente l’intima natura dell’essere umano. A simili preoccupazioni, legate agli sviluppi della società, della politica e dello sviluppo tecnologico, con il tempo vengono ad aggiungersi anche delle paure legate all’inquinamento, all’esaurimento delle risorse e al degrado ambientale. Lo scrittore inglese John Brunner, a partire dagli anni ’60, scrisse a riguardo delle autentiche opere di denuncia, quasi si trattasse di reportage, sia con romanzi post-moderni e sperimentali di difficile lettura come il complesso Stand to Zanzibar (Tutti a Zanzibar). Un ottimo esempio di sci-fi sociologica a questo proposito, dal punto di vista letterario a livello de Il mondo nuovo, di 1984 e di Fahrenheit 451, ci viene offerto da Make Room! Make Room! (Largo! Largo!), romanzo del ’66 di Harry Harrison che con la scusa di un brutale omicidio, che inserisce un elemento poliziesco nella trama, ci porta attraverso una New York sovrappopolata e affamata. Da questo romanzo scioccante venne tratto nel ’73 un film crudo e inquietante: Soylent Green (2022: i sopravvissuti); un gioiellino della cinematografia fantascientifica che si segnala per l’interpretazione di Charlton Heston e di Edward G. Robinson.

Harry Harrison.

Nel Dopoguerra dobbiamo segnalare anche una crescente presenza di scrittrici che affrontano il tema della distopia da un’angolazione inedita e originale; valga per tutti l’eccellente produzione letteraria di Ursula K. Le Guin, oppure  romanzi di scrittrici “mainstream” come ad esempio, Angela Carter e Margaret Artwood. Di recente la fiaccola della letteratura distopica è stata ripresa dal cyberpunk, al cui interno trovarono posto tutte le preoccupazioni degli autori sinora citati: basti pensare a Neuromancer (Neuromante) di William Gibson, vero romanzo cult, e all’altrettanto celebre Blade Runner di Ridley Scott. Dopo questa nostra veloce carrellata, tra utopie negative, visioni catastrofiste e incubi sociologici, possiamo indicare dei punti comuni tra tutte queste visioni? All’interno di tali affreschi più il sistema descritto è liberticida, soffocante e disumano più gli stessi sentimenti umani vengono sradicati, vilipesi e soffocati in ogni maniera. Si pensi solo all’esordio in grandi stile di Philip José Farmer, avvenuto negli anni ’50 con il drammatico The Lovers (Gli amanti di Siddo); storia di un uomo che vive sotto il giogo di una spietata teocrazia sessuofoba, dedita al culto di un messia chiamato Precursore. Il protagonista si innamorerà di un aliena, che si spaccia per umana, finendo così per trasgredire le severissime leggi che regolano il suo mondo. Farmer qui intuisce chiaramente che l’accettazione dell’amore, negato dai tiranni, racchiude già in sé “in nuce” la volontà di rovesciare i dispotici sistemi totalitari. Anche in 1984 la ribellione del protagonista andava di pari passo con la sua scoperta dell’amore: un sentimento che il regime del Grande Fratello non può tollerare e dovrà distruggere in tutti i modi. Ne Il mondo nuovo di Huxley e più recentemente in Walter S. Tevis, nel suo capolavoro Mockingbird (Futuro in trance) del ’80, sono le droghe e il sesso effimero, appositamente propagandate tra la popolazione, ad impedire che tra due persone possa instaurarsi un rapporto stabile e duraturo. In questi casi l’autorità costituita impiega il piacere e non il dolore per controllare le masse. Tevis in particolare ci offre una storia poetica, imperniata su un uomo che riprende consapevolezza di sé, impara a leggere, recuperando quella che nel suo mondo è un arte perduta, e finisce per l’innamorarsi dell’ultima donna fertile esistente.

Ally Condie, autrice del brillante Matched – La scelta, condensa e frulla tra loro tutte queste suggestioni per dar vita a un romanzo unico e indimenticabile. La Cnodie, insegnante di liceo passata alla scrittura proprio con Matched, è riuscita a scrivere un’utopia negativa di grande impatto, raccogliendo l’eredità di Huxley, Orwell e Bradbury, mescolandola con le più tipiche tematiche del romance. Un autentico successo commerciale, capace di scalare la Bestseller list del New York Times e la Best Selling Books top 150 di USA Today, nonchè di attirare su di sè le attenzioni della Disney che ne ha comprato i diritti per farne un film. Per prima cosa dobbiamo dire che Matched ripercorre al suo interno, nella trama, nei personaggi e nelle situazioni, le orme del meglio di quella tradizione distopica di cui abbiamo sinora parlato. In un futuro imprecisato, nei confini dell’altrettanto non ben definita Provincia di Oria, il dominio della Società, così come nelle altre Province sottoposte alla sua autorità, è assoluto. Nessuno può decidere nè dove vivere, nè che lavoro fare, nè con chi sposarsi; i cittadini, dalla nascita al momento della loro morte, sono sottoposti a un controllo pressoché capillare e assoluto. Nulla è lasciato al caso è il comportamento dei membri della Società viene costantemente monitorato: parole, azioni, pensieri vengono classificati, analizzati statisticamente e messi a disposizione di Funzionari e Ufficiali. Da questo punto di vista la Società descritta dalla Condie è di pura matrice orwelliana; se le telecamere del Grande Fratello spiavano ventiquattr’ore su ventiquattro gli abitanti dell’Oceania qui non solo i solerti agenti governativi sorvegliano perennemente le attività della popolazione, sia che si tratti di attività di lavoro che di svago, ma persino i sogni dei sudditi delle Province vengono tenuti sotto controllo. La dittatura della Società però non ama affatto mostrare il suo volto crudele, pur essendo perfettamente in grado di uccidere spietatamente, ma al contrario, come il regime mondiale descritto da Huxley ne il suo Il mondo nuovo, preferisce di gran lunga presentarsi come un benevolo regime paternalistico. La Società elargisce ai suoi cittadini una casa, cibo, vestiario e un lavoro ma pretende in contraccambio una cieca obbedienza assoluta; classifica le persone elargendo a ciascuno premi e punizioni, un pò come abbiamo già visto accadere nella New York di Asimov. Il governo dunque controlla le masse senza dover esser costretto ad usare sempre la forza.

Al tempo stesso, onde evitare il diffondersi di pensieri pericolosi, l’arte, la letteratura e la poesia del passato sono state azzerate, annichilite: “Sono state create commissioni incaricate di selezionare le cento opere migliori in ogni ambito: Cento Canzoni, Cento Dipinti, Cento Racconti, Cento Poesie. Il resto è stato eliminato. Sparito per sempre. Giustamente, ha affermato la Società e ci hanno creduto tutti, visto che si trattava di una decisione sensata”. CONDIE, Matched, p. 30. La cultura imbavagliata, insterilita e totalmente asservita al regime, ricorda direttamente l’opera di Bradbury; anzi anche qui, ogni qualvolta viene scoperta una  vecchia biblioteca, la Società prevede dei grandi roghi dei libri considerati inutili. Un ulteriore fonte di controllo della popolazione è offerta da un ben determinato tipo di pillole, il che invece ci riporta alla memoria il soma di Huxley, la droga usata nella sua distopia per mantenere felice una popolazione nata per clonazione e assolutamente impossibilitata a scegliere il proprio destino. Le pillole assegnate a ciascun membro della Società sono tre e ogni singolo cittadino ne è responsabile: una di colore verde, un calmante; un’altra di color blue, delle sostanze nutritive solubili; una terza di colore rossa, un composto misterioso di cui nessuno conosce gli effetti. Tranne naturalmente i vertici del regime, i soli che ne possono autorizzare l’uso e che ne conoscono il reale impiego. Si tratta in realtà di una droga capace di cancellare la memoria, in tal modo la capacità di definire che cosa sia vero e reale per i sostenitori della dittatura è pressoché assoluta: gli eventi giudicati sgradevoli dalla Società possono essere rimossi dalle menti dei sudditi e sostituiti con dei falsi ricordi. In un mondo simile l’amore libero e incondizionato tra due persone non può esistere, è proibito e represso con il massimo rigore.

Eppure la giovane Cassie Maria Reyes, la protagonista di Matched, inizia a provare dei dubbi riguardanti il suo futuro e all’amore che dovrebbe provare per promesso sposo che le è stato assegnato. Personalmente ritengo che il valore di questo romanzo, oltre che nella riproposizione del tema della distopia, recentemente un po’ andato in secondo piano, non stia tanto nel triangolo amoroso tra Cassia, Xander Thomas Carrow, il suo Promesso a cui è stata abbinata , e l’infelice Ky Markham, ma nella vena poetica di cui è intrisa quest’opera. Le pagine di Matched grondano effettivamente di un lirismo malinconico che non si scorda facilmente, ben descritti sono anche i sentimenti provati dalla giovane Cassia nel corso delle vicende che la vedono protagonista. La Condie, attraverso continue citazioni e rimandi, dimostra di essere una scrittrice dotata di un sincero amore per la poesia e il suo lavoro ne risente in una maniera complessivamente positiva. Si noti poi come in Matched l’amore venga trattato con estrema delicatezza, qui non è una torbida passione ma piuttosto un tenero sentimento. Di sesso, naturalmente, neanche a parlarne: come in un romanzo ottocentesco l’autrice ci parla di baci rubati, amorevoli carezze e mani che si sfiorano. È difficile dire quanto ciò sia dovuto a una precisa scelta stilistica della Condie, a causa della fedeltà a precisi canoni della poesia romantica e dell’idea di amore che trasmette, o piuttosto a una forma di riguardo per la giovane età dei protagonisti e dei potenziali lettori di Matched, un romanzo pur sempre appartenente al genere young adults. Comunque non solo l’amore romantico ma anche i legami affettivi di carattere familiare vengono analizzati e presi in considerazione nella trama: anche i rapporti che Cassia instaura con i genitori, con il fratellino Bram e con il nonno paterno hanno un ruolo centrale. Nella Società tutti i cittadini, tranne alcune eccezioni, muoiono al compimento degli 80 anni di età, l’affetto che Cassia mostra nei riguardi del nonno, la cui scomparsa e il mistero che la circonda, sono determinanti per la comprensione dell’evoluzione psicologica della protagonista.

Essa capirà che è possibile opporsi al sistema; infatti il nonno, pur non evitando la morte che è stata programmata per lui dalla Società, riuscirà ugualmente a compiere un gesto di ribellione. Invece la crescente consapevolezza di Cassia di sé stessa e dei propri sentimenti passa attraverso la scoperta della scrittura, l’arte dello scrivere a mano è un’arte perduta, sostituita dalla videoscrittura digitale. Anche la poesia, ben al di là delle poche poesie di cui il regime permette la lettura, verrà in pratica riscoperta da quet’eroina in erba. Lo stesso Ky, un ragazzo emarginato e classificato dal sistema dittatoriale come un’Aberrazione, quindi per legge impossibilitato a sposarsi, racconterà a Cassia la sua storia proprio attraverso la scrittura: brevi messaggi vergati su tovaglioli, o altri pezzi di carta rimediati alla bene e meglio, per raccontare una storia intrisa di sofferenze e lacrime. Amore, riscoperta del valore della scrittura e della letteratura, genesi della ribellione all’oppressione: questi sentimenti sembrano andare di pari passo nelle distopie anglosassoni. Anche il rapporto con il passato attraverso oggetti intrisi di ricordi, permessi dal regime solo a ben determinate condizioni, assume una grande importanza nella narrazione: si pensi al portacipria posseduto da Cassia o alla bussola di Ky. Oggetti antichi che, parimenti alle poesie scritte in altre epoche, raccontano agli infelici oppressi l’esistenza di un’altra realtà.

Cassia, esattamente come i protagonisti delle altre distopie sin qui analizzate, va oltre le convinzioni impostale dal suo ambiente oppressivo, al di là dei riti del regime che scaglionano ogni momento importante delle vite programmate dei membri della Società, nel suo caso i diversi tipi di Banchetti previsti, essa straccia il menzognero “velo di Maya” che le offusca la vista. La nostra eroina arriva alla verità che si nasconde oltre le bugie che le vengono raccontate, da quel momento in poi ogni suo singolo gesto, anche il più insignificante, sarà dedicato a contrastare lo strapotere di Ufficiali e Funzionari. Il geniale ed eccentrico Harlan Ellison, autore del racconto distopico “Repent, Harlequin!” Said the Ticktockman” (“Pentiti, Arlecchino!” disse L’Uomo del Tic-Tac”), vincitore nel ’66 del Premio Hugo, ci offriva già quarant’anni fa il ritratto di un mondo in cui l’esistenza di ciascun cittadino veniva cronometrata, arrivando a prevedere la condanna a morte per chi fosse stato accusato di sprecare il proprio tempo. L’eroe ribelle di Ellison, indossato un pagliaccesco costume da Arlecchino, inizia a sabotare gli ingranaggi di questa “dittatura dell’orologio” provocando ritardi e buffi ritardi. La sua ribellione, purtroppo destinata al fallimento così come quella del sfortunato Winston Smith di 1984, che Ellison cita esplicitamente, è non-violenta, volta a smascherare le fallaci menzogne degli oppressori dell’umanità. Analogamente tale sarà anche l’agire di Cassie, volto a trovare per sé stessa un minimo spazio di libertà all’interno della prigione in cui è costretta a vivere, e a cercare di  minare, seppur di poco, i pilastri su cui si basa la Società. Amare, ricordare cioè che è stato, pensare con la propria testa, leggere e scrivere: ecco quali saranno le uniche armi della lotta pacifica che verrà portata avanti da questa giovane. Per lei le parole scritte sono diventante fonte di vita e di speranza perché: “E, da cenere e nulla, le parole si faranno carne e ossa”. CONDIE, Matched, p. 349.

Sinossi del romanzo

E’ il quindici del mese e, come è consuetudine, la Società celebra i Banchetti di Abbinamento. Cassia Maria Reyes ha 17 anni ed è arrivato per lei il momento di partecipare finalmente al suo Banchetto. Curiosa di sapere chi le verrà assegnato, Cassia ripone grande fiducia nelle scelte della Società: sa che il suo sarà il compagno perfetto. Quando i Funzionari chiamano il suo nome si alza e si dirige verso lo schermo dell’Abbinamento. Pochi secondi di attesa prima di scoprire che il suo compagno è un caro amico, un ragazzo che conosce da tutta la vita, Xander. Ma non è il volto di Xander quella che compare sullo schermo di casa sua, una volta inserita la micro card in dotazione a ogni ragazzo appena abbinato. Il volto appartiene a un altro ragazzo, Ky. Cassia si trova ora a un bivio, divisa tra due scelte impossibili: tra Xander e Ky, tra un’esistenza preordinata e un percorso che nessuno ha mai avuto il coraggio di seguire. Divisa tra due vite. Una pianificata e controllata e una illegale, pericolosa ma libera. Non più un quadro dove gli unici colori siano il bianco e il nero, ma un arcobaleno di tonalità, scelte da lei e non da chi ha sempre deciso al suo posto.

 

 


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