Francesca Angelinelli – Kizu no kuma


KIZU NO KUMA
Francesca Angelinelli
Casini , 2010
Pag: 184 Prezzo: 16,90 €
Giudizio:

 

L’ORIENTE NELL’ANIMA

Francesca Angelinelli e l’Oriente si appartengono. Con la maestria che fu di Salgari, l’autrice è in grado di affrescare la nostra immaginazione con illustrazioni semplici e leggiadre, a china e su carta di riso. Questa ambientazione esotica, a me del tutto sconosciuta prima della lettura del romanzo, accompagna i personaggi frusciando pagina dopo pagina, perfino nei momenti in cui il candore del foglio si macchia di rosso, il pennello scivola su scene forti, crude, sbavate e taglienti senza dimenticare il lettore che guarda l’illustrazione.

Non avrei potuto iniziare questa recensione in maniera diversa. Lo stile della Angelinelli è questo, è pittura con le parole, è il segno indelebile che tratteggia le emozioni umane. Molto spesso non si fa che parlare di scrittura evocativa, riferendosi a immagini filmiche al posto di scene descritte; il ritmo serrato e la nitidezza con cui molti scrittori (me compreso) raccontano le loro storie richiamano il linguaggio ultramoderno dei film in 3D, delle panoramiche fotografate con luci taglienti e zoom improvvisi sui volti, sulle battute dei personaggi, sui dettagli della scena. Anche i combattimenti si nutrono della linfa vitale degli effetti speciali visti nelle grandi produzioni cinematografiche.
Sono abituato a vedere un film, complice la laurea in Dams Cinema, per me è naturale immaginare le scene che leggo su uno schermo.

Con Francesca Angelinelli ho riscoperto il gusto retrò di ammirare una incisione all’acquaforte, un disegno a china punteggiato di note colorate nette e audaci. 
La storia di Kizu No Kuma è quella di una redenzione. Gaiko, in seguito all’uccisione da parte di una moglie gelosa, di sua sorella, in preda a una collera furente compie una strage che travolge anche i corpi innocenti di bambini, donne e serve. Rabbia distillata, che lo satura e guida i suoi colpi di morte, senza pietà.
Ma, come sempre succede quando la rabbia sparisce, dietro di sè lascia solo un grande vuoto. E’ in quell’enorme voragine che il grido di redenzione rimbomba in Gaiko.
Può un eroe essere un feroce assassino? Possiamo ancora chiamarlo a proteggerci dopo che che si è macchiato di sangue?
E’ nella risposta a questa domanda che alberga la redenzione di Gaiko.
Lui cerca il perdono nella vendetta, affoga l’oblio in cui le sue bassezze l’hanno trascinato nell’amore, prima immaginato poi, infine trovato.
Gaiko è un animaletto ferito che viene riportato alla vita da un maestro sovrannaturale, viene dotato di nuove armi e gli viene mostrata la strada verso la verità e la pace. 
Non è il solo a dover percorrere questa impervia strada, assieme a lui c’è Mai-Mai, che custodisce uno scomodo segreto e le fa agognare una redenzione tutta sua.

Come dicevo prima la trama di questo romanzo non può essere raccontata, può soltanto essere pennellata con leggerezza e lasciare che la nostra mente riempia le figure dello spessore che meritano, quello stesso spessore che non può essere rappresentato, che parla il linguaggio universale delle emozioni umane e ha la non-forma delle nuvole.

Francesca Angelinelli non è nuova a questo stile, con la saga di Chariza ci ha già portato nello Si-hai-pai, ne conosce ogni anfratto e sa come svelarlo al lettore. 
Tutto quello che ho detto fin ora si può racchiudere in un semplice pensiero: l’autrice non racconta una storia ambientata in Oriente, ma ci descrive una vicenda con uno stile orientale, in cui la vita scorre come le acque di un fiume, a volte in piena, a volte lento e sereno, subito prima di una cascata scrosciante e a picco su rocce appuntite.

Mi vengono in mente romanzi come “Memorie di una geisha” in cui l’autore – americano – usa la tecnica narrativa della scuola statunitense per raccontare una storia ambientata in Oriente. La stessa cosa che in seguito Rob Marshall ha fatto nel film tratto dal libro: ha utilizzato mezzi e tecniche hollywoodiane per evocare il mondo orientale. Operazione riuscitissima, sia chiaro, ma leggendo Kizu no Kuma mi sono accorto che ci sono modi anche più fedeli di raccontare certe storie.
Ecco, la chiave è questa: ci si può fidare di Francesca Angelinelli, perchè lei si prenderà cura della nostra immaginazione e ci porterà in un mondo in cui il linguaggio è la zattera per navigare nelle sue storie.

Fabio Cicolani

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