I MUTANTI SULL’ORLO DELL’ESTINZIONE? CI PENSA BRYAN SINGER


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Dopo i primi due esaltanti capitoli, gli X-Men hanno preso strade diverse, spesso in contrapposizione, come bambini lasciati scorrazzare in giardino. Un giardino pieno di interessanti deviazioni, sia chiaro, gli albi dei mutanti hanno fornito spunti eccezionali per lo spin-off di Wolverine, per il reboot di First Class e perfino per il caotico terzo capitolo diretto da Brett Ratner.
Ma ci voleva lui, Bryan Singer, il maestrino dalla penna mutante per rimettere tutto a posto e rigenerare il corpo dei supereroi più intriganti del grande schermo.
Brian Singer ha rimesso ordine e ha dato un senso a tutto quello che abbiamo visto, aprendoci una nuova prospettiva e soprattutto una nuova strada fatta di altri emozionanti capitoli – il prossimo, previsto nel 2016 e già in lavorazione sarà X-Men Apocalypse, anticipato da una succulenta anteprima al termine dei titoli di coda… per chi ha la pazienza di aspettare fino alla fine – sempre tratti dalla fortunata serie ideata da Stan Lee.
Sullo schermo vediamo, da una parte un futuro post-apocalittico, risultato degli eventi di X-Men Conflitto finale e, dall’altra, un passato ambientato negli anni settanta, successivo a X-Men – L’inizio.
La storia del film è ispirata a quella del fumetto omonimo X- Men – Giorni di un futuro passato scritto da Chris Claremont e John Byrne pubblicata negli anni ‘80.
Viene introdotto un elemento di viaggio nel tempo, portando due generazioni di razza mutante insieme in una storia che alterna sapientemente il 1973 a un futuro distopico non troppo lontano.
x men posterI mutanti si trovano sull’orlo dell’estinzione, dopo che un esercito governativo di robot killer, noto come Sentinelle, è quasi riuscito a spazzarli via insieme ai loro sostenitori umani. Il Professor Charles Xavier (Patrick Stewart) e Erik Lensher alias Magneto (Ian McKellen) si rifugiano insieme ai loro pochi alleati rimasti per mettere in atto un piano. La loro ultima speranza è Kitty Pryde (Ellen Page), eccezionalmente in grado – per il film – di trasportare la coscienza di una persona attraverso il tempo. Il prescelto per il viaggio nel tempo, grazie alla sua capacità di rigenerarsi è Logan/Wolverine (Hugh Jackman). La missione è giungere nell’anno 1973, convincere la versione più giovane del Professor Xavier che un futuro oscuro li attende e insieme annullare un evento chiave del “passato” e in tal modo cancellare il programma Sentinella dalla storia che coinvolge Mystica, diventata una pasionaria del movimento mutante, un cane sciolto con la missione di salvare la sua razza dal visionario Bolivar Trask, interpretato da Peter Dinklage, già celebre Tyrion Lannister televisivo di “Game of Thrones”.
Tornano sullo schermo mutanti nuovi, vecchi e versioni passate e future di eroi nuovi o già visti. La sceneggiatura è ben scritta, solida ed equilibrata, nessun personaggio viene privato di un adeguato approfondimento psicologico e una scena d’azione nella quale mettere bene in evidenza i suoi poteri. Su tutte, il personaggio – mio preferito – di Quicksilver, al secolo Pietro Maximoff, interpretato da Evan Peters, conosciuto per i diversi ruoli di American Horror Story.
La sua sequenza è forse la più divertente e intrigante del film. Realizzata a regola d’arte, mette insieme musica, montaggio, effetti speciali e umorismo in modo impeccabile. Rimane nel cuore e fa sperare che questo personaggio abbia più spazio in altri film, se non un suo spin-off.
Molto ben realizzati, in generale, tutti gli effetti speciali. Mai come in questo film gli oltre 200 milioni di dollari di budget sono stati ben impiegati. La computer graphic da il meglio di sé grazie anche al godibile 3D di ripresa e proiezione.
Il personaggio di Wolverine spicca come tramite fra le due epoche e tira fuori un lato saggio e responsabile che non si era mai visto prima, simbolo di una maturazione finalmente effettiva dell’eroe e dell’uomo in esso racchiuso.
Bryan Singer ha saputo confezionare un film appassionante e stratificato, con un ottimo equilibrio tra azione e introspezione, spettacolarità e recitazione pura. Il regista si è dimostrato anche un’ottima guida per tutti i reparti artistici (alla fine dei titoli di coda si contano circa 15.000 persone che hanno contribuito alla realizzazione) in particolar modo scenografie e costumi. Le location, quasi tutte canadesi, sono state plasmate per restituire una perfetta ricostruzione dei caldi e sabbiosi colori degli anni ’70 e i freddi e polverosi anni del futuro, dominati dal terrore e dal buio.
Un cast d’eccezione è stato in grado di dare vita a un universo così sfaccettato da risultare realistico pur nella sua eccezionale fantasia, dove i paradossi temporali e i tormenti umani convivono con naturalezza, portando spesso a riflettere – attraverso accurati parallelismi – sulle reali intenzioni degli esseri umani, sui loro timori nei confronti dell’estinzione e sull’incombenza dell’evoluzione associata alla diversità, da sempre vista come un male inevitabile.
Possono razze diverse convivere nel rispetto l’una dell’altra?
La risposta, come sempre, è data non dagli esiti delle battaglie o dai confronti su cosa rende uomini di specie e mentalità opposte, ma da ciò che li rende umanamente e interiormente uguali.

sceneggiatura e dialoghi
fotografia ed effetti speciali
cast - attori e personaggi
regia
Scenografia
voto personale
Final Thoughts

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