Z Nation: recensione NO SPOILER


3Z Nation: indovinate per cosa sta la Z?

Parto con una piccola riflessione: sono anni ormai che gli zombie rivestono un ruolo vitale (sì, lo so, non è l’aggettivo adatto ai nostri cari amici mangiacervelli) nello show business: diverse congiunture astrali e meno astrali (c’è crisi, amici!) hanno fatto sì che gran parte delle frustrazioni moderne si siano incanalate nella voglia di una bella apocalisse zombie. Perché?

1)   Perché il 90% degli amanti di Zombie Movies si è allenato una vita con Resident Evil et similia e non vede l’ora di mettere in pratica ciò che ha imparato.

2)   Perché l’apocalisse cavalca i bisogni primari (e più squisitamente selvaggi) degli uomini: fare gruppo, lottare per la propria sopravvivenza, un bel po’ di violenza latente.

3)   Perché in un’apocalisse zombie anche l’ultimo degli impiegati del catasto può trasformarsi in un motociclista badass con balestra (n.d.a. ad oggi ancora non sappiamo quale sia stato il lavoro di Daryl Dixon – The Walking Dead – prima dell’apocalisse, ma sicuramente non era così figo)

4)   Perché è sempre bello definirsi dei “sopravvissuti”.

Z_nation_63271Detto ciò, passiamo a Z Nation (la serie è ancora inedita in Italia): Z Nation, come già The Walking Dead, fa leva su tutti i punti di cui sopra, ma mentre nella serie basata sui fumetti di  Robert Kirkman si insiste particolarmente sulle labili relazioni umane e sulla follia latente in ognuno di noi (morti e vivi: nessuno ha davvero il cervello apposto!), nello show-videogioco creato da Karl Schaefer e Craig Engler si insiste più prosaicamente sui cervelli che esplodono.

La storia è semplice: ci troviamo sulla terra, tre anni dopo la terribile apocalisse zombie che ha trasformato gran parte del genere umano in mostri affamati di cervelli. Un gruppo di persone ha il compito di portare in California l’unico essere umano sopravvissuto ai morsi degli zombie, grazie al vaccino sperimentale che gli è stato iniettato.

znation4Il gruppo è formato da Garnett (Tom Everett Scott) e Warren (Kellita Smith), ex membri della Guardia Nazionale, Murphy, il “vaccino” vivente (Keith Allan), Addy (Anastasia Baranova), Mack (Michael Welch), Doc (Russell Hodgkinson), Cassandra (Pisay Pao) e il cecchino “10.000” (Nat Zang), guidati dalla voce di Simon Culler “Cittadino Z” (Dj Qualls), operatore di sistema dell’NSA al Campo Luce del Nord.

Ho letto diverse recensioni delle prime puntate mandate in onda finora (sono in totale 13, siamo a 8 e la serie è stata confermata – hip hip urrà! – per una seconda stagione) e le critiche sono state tante: sceneggiatura scarsa, caratterizzazione dei personaggi grossolana, trucco, costumi, effetti speciali di basso livello e via discorrendo. Beh, è vero, ma il fatto è che Z Nation parte da premesse completamente diverse rispetto The Walking Dead (a cui è stata più volte paragonata).

z-nation-img_0703-1940x1244In Z Nation non ci si preoccupa minimamente delle interpretazioni socio-politiche del fenomeno “zombie”, né della cura dei dettagli: niente critiche al sistema in putrefazione o metafore sull’inconsistenza del “sogno americano” (i temi portanti dei film di Romero e in The Walking Dead, appunto) e non c’è l’ampollosità verbale e i lunghi dialoghi pieni di sottintesi cui ci hanno abituato gli autori di The Walking Dead.

Z Nation è puro intrattenimento, cervelli che saltano, scene-madri, spacconate e citazioni per amanti di zombie movies con una orgogliosissima regia da b-movie (close-up, zoomate e sangue finto a go-go!).

Insomma, è una serie che sembra fatta dai fan per i fan e il fatto gli autori non si preoccupino minimamente di scadere nel trash (anzi! sembra lo facciano con consapevolezza e autoironia) fa ben sperare!

Siate pronti a realizzare tutti i vostri più malati sogni da “zombie-fan”!