I nuovi mostri- Perche’ non fanno piu’ paura?


Uno spezzone dalla Couch Gag dell’episodio Treehouse XXIV de “I Simpson”.

Uno spezzone dalla Couch Gag dell’episodio Treehouse XXIV de “I Simpson”.

 

 

“Sola, distesa sul letto, al buio. Una pelle bianca come l’avorio e pura come la sua anima. E lui, il mostro, dietro la finestra, che la guarda dormire e ne brama il sangue.”

Questo non è l’incipit di una nuova saga sui vampiri, ma è proprio la scena topica entrata nell’immaginario collettivo mondiale grazie alla letteratura horror e fantastica e soprattutto a quei film un po’ datati ispirati alle vicende del conte Dracula che oggi ci appaiono improbabili, se non ridicoli, per gli effetti speciali dell’epoca, ma che in alcuni casi mantengono ancora quel fascino magnetico e nello stesso tempo agghiacciante che li ha resi leggendari.

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Perché ci sono state tramandate fin dalla notte dei tempi una serie infinita di miti, racconti e leggende sui cosiddetti mostri, quelle creature nate dalla nostra fantasia col nome di demoni, o vampiri, licantropi, sirene e chimere? Perché come diceva H. P. Lovecraft “Il sentimento più antico dell’animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell’ignoto”.

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Il sabba, secondo la tradizione, era il cerimoniale secondo cui il diavolo si univa con le sue adepte, le streghe.

Ma la paura si sa, crea un sentimento strano, lontano dalla ripugnanza: la venerazione. E così il fascino del male la sa lunga: non è un caso se il mostro, la creatura bestiale e ferina delle religioni arcaiche, incarnazione della sofferenza e della morte, rivestiva solitamente una duplice funzione: da un lato rappresentava una forza dirompente tale da essere distruttrice, e dall’altro questa stessa forza era in grado di proteggere qualsiasi cosa. Ciò spiegherebbe la volontà delle religioni primitive di ingraziarsi questi mostri, sentiti come divinità, con sacrifici e riti propiziatori per ottenerne la protezione. Spesso, tuttavia, le due funzioni si escludevano a vicenda; un mostro o si combatteva o si rispettava. Ma prima che la mia indagine si dilunghi e diventi dispersiva, devo precisare che si potrebbe a lungo discorrere su come sia iniziata la genesi di queste creature fantastiche, ma emblemi di un male ben radicato nella psiche umana. L’esempio lampante è rappresentato dalla figura più illustre e rappresentativa del genere, come quella del vampiro, la cui esistenza era data per scontata nei secoli più remoti e oscuri, non solo nell’Europa orientale, ma persino nel resto del mondo (miti e leggende sui vampiri sono presenti anche in altri continenti, ognuno con una particolare variante, vedasi il vampiro africano, o sudamericano o il vampiro nella cultura dell’Oceania). Per millenni culture molto antiche come quella mesopotamica, egiziana, ebraica, greca e asiatica concepirono demoni e spiriti che possono essere considerati precursori dei vampiri e degli zombie moderni: quasi tutti loro avevano in comune il fatto di essere creature malvagie redivive, persone assassinate, perlopiù accusate di stregoneria durante la loro tormentata esistenza, ma potevano anche essere cadaveri posseduti da spiriti malevoli o umani trasformati dopo essere stati morsi.  La credenza sulla reale presenza di questi mostri divenne così persuasiva da causare isteria di massa e pubbliche esecuzioni di persone credute vampire, anche se già morte e sepolte (non era raro nel Medioevo intentare un processo ad una persona già morta, decapitarne il cadavere e scempiarlo per “purificare” il morto, la sua famiglia e la comunità intera).

The Walking Dead- serie evento di questi ultimi anni, che rielabora in maniera originale la tematica dell'apocalisse zombie, dove in una lotta per la sopravvivenza, affianca il dramma di mantenere delle regole morali in un mondo senza legge e senza dio.

The Walking Dead- serie evento di questi ultimi anni, che rielabora in maniera originale la tematica dell’apocalisse zombie, dove in una lotta per la sopravvivenza, affianca il dramma di mantenere delle regole morali in un mondo senza legge e senza dio.

Va menzionata anche la credenza popolare molto diffusa aHaiti, secondo cui alcuni sacerdoti detti bokor erano ritenuti in grado di catturare una parte dell’anima di una persona, portandola in uno stato di morte apparente, e che anche anni dopo la susepoltura, fossero in grado di riesumarne il corpo rendendolo loro schiavo. Gli bastava agitare sotto il naso del morto una bottiglietta contenente quella parte speciale dell’anima che farebbe risvegliare e controllare a piacimento il defunto. Secondo la tradizione magica del vudù delle religioni animiste, alcuni potenti stregoni sarebbero in grado di riportare alla vita i morti, creando i cosiddetti zombie. Ma anche sugli zombie, il discorso da farne sarebbe lungo e a volte inconcludente, come tutti quegli studi antropologici che formulano soltanto affascinanti quanto non sempre verificabili ipotesi; secondo un’opinione diffusa e accreditata dalla filmografia del genere, nella figura dello zombie si potrebbe intravedere un’immagine speculare, anche se di carattere diabolico, del concetto cristiano di resurrezione finale: “Quando non ci sarà più posto all’Inferno i corpi corrotti risorgeranno dandosi al cannibalismo” , insomma una sorta di “eucarestia pagana” , un disperato tentativo di catturare l’anima, l’energia vitale delle proprie vittime ( ma anche qui le tracce risalgono a tempi remoti, dove le popolazioni barbare tendevano a sottrarre dal corpo del nemico delle parti del corpo, come cuore o cervello, per cibarsene, assorbendo in sé quella determinata caratteristica che rendeva forte il rivale). La nascita di queste creature della notte, (guarda caso il momento in cui tutto era buio, dove non si riusciva a distinguere ciò che era legale da ciò che non lo era, e che quindi rendeva quell’ignoto, di cui parlava Lovecraft, così pericoloso e terrificante sempre più vicino) ha di solito un minimo denominatore comune: l’ignoranza. La conoscenze mediche rozze e inefficaci non sempre riuscivano a interpretare in tempo i sintomi di una malattia e curarla. Spesso casi di malattie rare e particolari come la porfiria, o una comune infezione polmonare dell’epoca, come la tubercolosi, facevano spesso gridare in una comunità superstiziosa e grezza al “vampiro”; una persona schizofrenica, affetta da rabbia, o come nel caso celebre di Salem, colpita da allucinazioni dovute a intossicazione alimentare, appariva indubbiamente posseduta dal demonio; e se la mandria di vacche moriva e i bambini si ammalavano di chi poteva essere mai la colpa? Sicuramente di quella povera vecchiaccia rimasta vedova e che non usciva mai dalla sua casa, perché si prendeva cura del suo vecchio e grasso gatto nero. 

 

A sinistra: scena dal film “Dracula di Bram Stoker” di Francis Ford Coppola, con Gary Oldman e Winona Ryder. A destra: “Intervista col Vampiro” di Neil Jordan e con Tom Cruise e Brad Pitt.

A sinistra: scena dal film “Dracula di Bram Stoker” di Francis Ford Coppola, con Gary Oldman e Winona Ryder. A destra: “Intervista col Vampiro” di Neil Jordan e con Tom Cruise e Brad Pitt.

 

 

Ma perché oggi il mostro delle leggende non ci fa più paura? La risposta me la potrebbe dare anche un bambino di sette anni: “Semplice! Adesso la scienza ci spiega qualsiasi cosa”. Per quanto ci siano ancora quei casi che sconvolgano l’opinione pubblica come gli esorcismi, si tende ad affrontare il paranormale con uno spirito più critico e scettico, e indubbiamente molti seguono programmi televisivi che trattano di tematiche soprannaturali con un sorriso sulle labbra. Le arti, dalla pittura, alla letteratura per finire al cinema e alla televisione affrontano molto diversamente le materie dell’orrore, attingendo ad un’inesauribile fonte di notizie e leggende da tutto il mondo. E il cambiamento è avvenuto nel corso del tempo in maniera direttamente proporzionale all’ ampliarsi delle conoscenze e sul perfezionarsi di uno studio critico e scientifico sempre più consolidato. Questo guardare in maniera asettica le profondità del proprio inconscio e delle più nascoste fobie, ha spinto a razionalizzare il fantastico, rendendolo una metafora di un orrore non ancora dimenticato per l’ignoto. Questa tendenza ha spinto il pubblico di adesso a non provare più terrore e repulsione verso le creature del male, ma al contrario ha spinto a simpatizzarne con loro, finendo spesso con l’immedesimarsi nei loro caratteri sempre più umanizzati e sempre meno luciferini, fino al diventarne affascinate e succubi; tanto che spesso il pubblico, soprattutto femminile, ha dato vita a casi di deliranti professioni di amore incondizionato verso di loro. Ma il passaggio è lento e graduale, ripeto: già dall’Ottocento si passa a un antieroe romantico, come il vampiro Dracula di Bram Stoker, (ispirato ad un sovrano realmente esistito, Vlad III principe di Valacchia, più noto come Vlad l’Impalatore), creatura della notte per scelta, dopo aver rinnegato quel Dio per cui aveva combattuto e che gli aveva portato via l’amatissima moglie, e che ha avuto così tanto successo da risultare davvero inutile contare le opere cinematografiche e televisive a lui dedicate.

 Frame dal “Sweeney Todd- il diabolico barbiere di Fleet Street” di Tim Burton, con uno splendido cast: Johnny Depp, Helena Bonham- Carter, Alan Rickman, Timothy Spall , Sasha Baron Cohen e Jamie Campbell Bower.

Frame dal “Sweeney Todd- il diabolico barbiere di Fleet Street” di Tim Burton, con uno splendido cast: Johnny Depp, Helena Bonham- Carter, Alan Rickman, Timothy Spall , Sasha Baron Cohen e Jamie Campbell Bower.

 

Non va dimenticata neanche la “simpatia” che spesso alcuni dei più feroci e seriali killer della storia del passato hanno suscitato nell’opinione pubblica, rimasta profondamente scossa e ineluttabilmente attratta dai loro atroci crimini, e tra loro cito brevemente i più famosi quanto inquietanti: la sadica contessa ungherese Erzsébet Bàthory, la donna che ha letteralmente fatto il bagno nel sangue delle sue innumerabili vittime, credendo di aver così trovato l’elisir dell’eterna giovinezza. Sweeney Todd, il diabolico quanto leggendario barbiere inglese che ha ispirato l’omonimo musical di Brooklyn e il conseguente film di successo girato da Tim Burton, con gli immancabili Johnny Depp e Helena Bonham- Carter. E tra questi non può mancare Jack lo Squartatore, di cui tuttora adesso non si conosce l’identità, avvolta nel più intrigante e macabro mistero. Queste persone appena citate hanno ispirato, con l’orrore dei loro crimini, innumerevoli romanzi, film, canzoni, e sono stati presi a modello per altrettanti personaggi inquietanti, sempre lì ad oscillare tra un fantastico percepito come lontano e un reale, purtroppo, spaventosamente vicino.

Una fantastica interpretazione della diabolica contessa Bathory secondo la celebre illustratrice spagnola, Victoria Francés

Una fantastica interpretazione della diabolica contessa Bathory secondo la celebre illustratrice spagnola, Victoria Francés

Oggi si tende ad esorcizzare il male della propria società in un libro o in un film, come in una catarsi di massa, come a ricordarci che ciò di cui abbiamo paura e che non vogliamo vedere è sempre lì, che può essere sconfitto, come dimostra il reduce di una carneficina nel film splatter del momento o che in fondo il mostro che temiamo non è da nessuna parte se non dentro di noi. Il male non è più rappresentato dal vampiro, anzi si può dire che il vampiro da combattere, quello cattivo, lasci ora il posto ad un mostro pienamente cosciente della propria natura, disgustato da sé stesso e pronta a rinunciare ad uccidere come dimostra il protagonista di Intervista col Vampiro, Louis de Pointe du Lac, incantevole personaggio della scrittrice Anne Rice. Ma questa consapevolezza, questo tormento interiore che lo spinge a sentirsi un emarginato della società umana, sempre più un rinnegato che un’arrogante superuomo, lo porta a far breccia nella sua preda, che se ne innamora. E il vampiro diventa così una sorta di principe azzurro, colui che dona l’ambita immortalità e una forza sovrumana, ma più di tutto, un alleato in un società che rende sempre più estraniante il diverso, l’insolito.  E così dal vampiro da sposare al licantropo sexy e palestrato, (sempre un uomo bandito, emarginato, come all’inizio veniva tramandato nella leggenda) o allo zombie capace di innamorarsi, come il protagonista di Warm Bodies, il passo è breve, e già compiuto. Ormai, fa più paura un malato di cancro che vuole insegnarti cosa sia la vita, come non sprecarne neanche un attimo, così come fa il sadico carnefice di Saw- L’enigmista.

Tre famosi triangoli vampireschi che hanno appassionato il pubblico di oggi: i telefilm del momento “True Blood” e “The Vampire Diaries”, e il film amatissimo dai giovanissimi “Twilight”.

Tre famosi triangoli vampireschi che hanno appassionato il pubblico di oggi: i telefilm del momento “True Blood” e “The Vampire Diaries”, e il film amatissimo dai giovanissimi “Twilight”.

 

In alcuni casi, come nel telefilm cult Supernatural (ormai giunto alla IX stagione) il male, perfettamente allineato nella realtà, come se il fantastico fosse perfettamente di casa in quelle splendide villette a schiera americane, è radicato persino nella propria famiglia, come un peccato originale, sempre lì sospeso in una battaglia senza fine fra angeli e demoni, e che può essere sconfitto soltanto se la famiglia resta saldamente unita; e infatti per i due fratelli, Sam e Dean Winchester non ci sono demoni, vampiri, shapeshifters, licantropi, sirene, angeli, draghi o fantasmi che reggano al loro affetto fraterno, pronti anche a frenare l’apocalisse biblica. E la famiglia è anche il perno su cui ruota un altro telefilm evento come The Walking Dead, dove in seguito a un’apocalisse, in questo caso, zombie, si deve temere non solo di finire divorati da qualche “walker”, ovvero un non morto errante, ma soprattutto i vivi, (il tagline della serie è proprio “Fear the living, fight the dead”) dal perfido e inutilmente sadico Governatore ai predoni, ovvero tutto coloro che sono ancora vivi, in continua lotta per la sopravvivenza, anche loro pronti a difendere la propria famiglia. La famiglia è sempre il perno di altre storie di mostri, dall’ironica quanto stravagante e gotica famiglia di Dark Shadows, dove non se ne salva nessuno, dal capostipite vampiro alla pro pronipote licantropa e in piena crisi adolescenziale.

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Le complicate famiglie dello schermo mediatico: i fratelli Dean e Sam Winchester di Supernatural; e la famiglia Collins di “Dark Shadows”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mostro di oggi, che sia un vampiro, un demone o una strega, non fa più paura, anzi in alcuni casi diventa un protettore, proprio come succede al personaggio di Frankenstein, creatura della scrittrice Mary Shelley, che da mostro simbolo della solitudine e dell’ineluttabilità della morte diventa un eroe nel nuovo film in uscita, “I, Frankenstein” con Aaron Eckart.

A confronto: Frankenstein nella versione cinematografica anni ’50 e nella versione attuale.

A confronto: Frankenstein nella versione cinematografica anni ’50 e nella versione attuale.

Come sostiene Stephen King nel suo saggio Danse Macabre, il terrore viene continuamente ad adattarsi alla realtà in cui si vive, è l’emblema della società in cui si vive. Non è un caso che il vampiro appaia un principe azzurro se confrontato ad un adolescente americano, pienamente capace di compiere una strage nel proprio liceo. Sappiamo dove il male si annida e conosciamo tutte le sue sfaccettature per quanto restino sempre imprevedibili, sempre ignote. Non possiamo dimenticare la forza, il coraggio per affrontarlo e sconfiggerlo, proprio come la protagonista di un film horror che decapita l’assassino prima che l’uccida. Ma, in alcuni casi, tutto quello che possiamo fare e che abbiamo imparato a fare è proprio il lasciarsi sedurre dal male, soccombere alla sua morsa.

 

 

In fondo le storie cambiano, ma le paure rimangono sempre le stesse.