Joe Abercrombie: L’Alba del nuovo Fantasy.


Manca poco ormai all’arrivo nelle librerie di “L’Ultima Ragione dei Re”, capitolo conclusivo dell’avvincente trilogia epic fantasy, “La Prima Legge”, scritta dall’inglese Joe Abercrombie ed edita in Italia da Gargoyle Books. Nei precedenti romanzi della saga abbiamo imparato a conoscere Logen Novedita, l’inquisitore Glotka e tutti gli altri fantastici personaggi creati da Abercrombie. Il talentuoso autore britannico si è affacciato sulla scena italiana con The Heroes, romanzo autoconclusivo ambientato proprio nel mondo de “La Prima Legge”. Abercrombie è uno scrittore sorprendente, il suo stile è moderno e serrato, la caratterizzazione dei personaggi è impeccabile. Il primo romanzo della sua saga, “Il richiamo delle Spade”, gli è valso la candidatura al John Campbell Award. Joe Abercrombie è una forza di propulsione del nuovo fantasy, una corrente che guarda con rispetto agli insegnamenti del Prof. Tolkien ma che, allo stesso tempo, si pone l’obiettivo d’innovare. Noi di Fantasy Planet abbiamo avuto il piacere di parlare con lui, di comprendere il suo approccio alla scrittura.Joe Abercrombie

 1. )  Joe, in Italia abbiamo imparato a conoscerti grazie alla Gargoyle Books che ha pubblicato prima il romanzo autoconclusivo The Heroes e poi la saga La Prima Legge, con i suoi due primi capitoli “Il Richiamo delle Spade” e “Non prima che siano impiccati”. Manca poco ormai all’arrivo nelle nostre librerie del terzo episodio della trilogia, “L’Ultima Ragione dei Re”: i lettori italiani non stanno più nella pelle, vogliono sapere cosa accadrà a Logen e ai suoi amici. La stampa dice che sei l’erede di George R.R. Martin. L’incipit de “Il Richiamo delle Spade” è un capolavoro: dritto nel cuore dell’azione, senza lasciare respiro. Quali sono gli elementi principali su cui basi la forza del tuo scrivere fantasy?

Beh, è un grande complimento essere paragonato a Martin, naturalmente. Lui è davvero al top del genere fantasy in questo momento, è uno scrittore che mi ha influenzato molto e che ammiro. Quello che cerco di fare nella mia scrittura è proporre il tipo di avventura, mistero e magia, che la gente si aspetta dal fantasy epico, arricchendo il tutto con un focus stretto sui personaggi, un approccio duro, viscerale, tutto indirizzato all’azione, con colpi di scena e sorprese lungo la strada, e, auspicabilmente, un’ampia vena di umorismo nella nebbia delle tenebre e del cinismo.

2. )  Mentre in The Heroes hai catapultato i lettori nel cuore della battaglia, raccontando tre giorni di sangue, violenza e atti eroici, con La Prima Legge parti dalle origini, approfondendo la politica e i meccanismi che regolano il mondo in cui sono ambientate le tue storie. Mi sbaglio, o questo mondo non è affatto diverso dal nostro?

Penso che ci sia un livello a cui tutta la buona finzione, per quanto strana o magica ne sia l’impostazione, tende a riprodurre il nostro mondo. Pensiamo alle persone e a come interagiscono gli uni con gli altri. Guardiamo a noi e a cosa significa essere umani. Quindi credo che un mondo di fantasia credibile debba avere molto in comune con la nostra realtà. In “La Prima Legge” mi sono interessato alla natura del potere, all’effetto corruttore del denaro, al glamour contemporaneo, all’orrore della violenza: in pratica, ogni genere di cose che infettano il  mondo reale. In The Heroes volevo presentare una storia di guerra che ha qualcosa da dire sulla guerra in generale, sulla natura dell’eroismo. Ma il tema è sempre secondario per me. Penso che se si inizia a scrivere, impegnandosi nel creare storie e personaggi interessanti, vividi, un certo livello di profondità emerge sempre. O, almeno, lo spero.

L'ULTIMA RAGIONE DEI RE_Web3. ) La caratterizzazione dei personaggi è magistrale. Rischio d’essere fazioso, ma Logen è in assoluto il mio preferito. Ero al suo fianco in ogni scontro, ho condiviso le sue ferite e riso per le sue battute. Il suo conflitto interiore è stato anche il mio e questo mi ha tenuto incollato alle pagine dei tuoi libri. Mi piace il modo in cui presenti gli uomini violenti, come metti a nudo le loro debolezze. Qual è il tuo segreto per rendere tutto così realistico?

Questa è una domanda cui è difficile rispondere. Allora, per quanto mi riguarda, i personaggi ben caratterizzati sono davvero l’essenza della scrittura. Se avessi un trucco per farli funzionare, non avrei mai dovuto preoccuparmi di creare nuovi personaggi efficaci, cosa che invece faccio con ogni libro che scrivo. Quello che certamente aiuta è scrivere in terza persona, tenendo il focus puntato sui personaggi. Narrando l’azione dal punto di vista di un soggetto alla volta, il lettore riesce a entrare in empatia, ne percepisce e condivide i pensieri più intimi e i sentimenti, sperimentando cosa vuol dire “essere” quel personaggio. Credo che in questo modo si riesca a creare un collegamento più viscerale e immediato tra lettore e personaggio, rispetto invece allo stile più “so-tutto-io” di quando si scrive in prima persona. L’autocritica è certamente importante. Bisogna chiedersi, come scrittore, per ogni parola, pensiero o azione: un personaggio si comporterebbe davvero in questo modo in questa situazione? Oppure sto seguendo la strada più facile dei cliché? Infine, il senso dell’umorismo è molto importante. Il fantasy a volte può essere un po’ pomposo e un aiuto, sotto questo aspetto, può esserci dato sicuramente dall’umorismo. I lettori reagiscono fortemente a un personaggio che può farli ridere. La gente perdona molto in un protagonista che affronta le avversità con umorismo.

4. ) In Italia The Heroes ha fatto storcere il naso ai puristi del genere, ho letto su qualche social networks di lamentele per il ruolo marginale della magia. È triste ammetterlo, ma penso che molti lettori siano ancora fermi agli archetipi di Tolkien. Si parla della letteratura fantasy che non sa più stupire, eppure non si fa nulla per innovarla. Cosa ne pensi?

 C’è stato un tempo in cui ero molto più attento ai gusti del pubblico, ma oggi sono molto più rilassato riguardo quello che la gente sceglie di leggere. In realtà è solo una questione di preferenze. Chi può dire chi ha torto o ragione? Ad alcune persone piace leggere le cose che sono molto tradizionali, molto in stampo Tolkien, e questo è assolutamente bene: ci sono molti romanzi in questo stile, se ci guardiamo intorno. Ma si ha la sensazione che negli ultimi anni ci sia stata una proliferazione di altri stili di fantasy epico: le tonalità più dark, più colpi di scena, più varietà nei personaggi e ambientazioni. Tale ampiezza e diversità rispetto ai canoni classici ha apportato, secondo me, dei miglioramenti a questo genere letterario.

 

5. ) Sul tuo sito ufficiale è possibile leggere la graphic novel de “The Blade Itself”. È bello guardare in faccia i personaggi. Da dove nasce l’idea di creare una sinergia con un disegnatore, una connessione tra romanzo e fumetto? Pensi di continuare la collaborazione anche per gli altri romanzi della tua saga?

The First Law Graphic NovelÈ stato un suggerimento di Blind Ferret, una società che realizza graphic novels, quello di adattare la Prima Legge in un fumetto. Un paio di persone mi avevano proposto qualcosa di simile prima, ma mi è piaciuto l’approccio di Blind Ferret, perché mirano a pubblicarlo gratuitamente su internet, aprendo le porte il più possibile ai lettori, per così dire, e realizzando le collezioni stampate solo successivamente. È stato molto divertente lavorare alla graphic novel e, soprattutto, una grande emozione vedere il modo in cui l’artista, Andie Tong, ha interpretato i personaggi e il loro aspetto. Non è chiaro al momento se andremo avanti oltre i quattro numeri esistenti (riguardano circa un quarto di Il Richiamo delle Spade). Ci vogliono un sacco di tempo, denaro ed energia per produrre. La graphic novel può essere letta sul sito ufficiale:  http://www.firstlawcomic.com/

6. )  Molti dei tuoi lettori saranno sicuramente anche scrittori, magari autori alle prime armi. Cosa ti senti di consigliare a quelle persone che sono animate dal sogno di scrivere la propria storia?

 Direi di lanciarsi e vedere cosa succede. Che cosa si ha da perdere? Cercate di essere onesti, cercate di essere sinceri, ma non aspettatevi di guadagnare milioni. Più della metà di coloro che sono pubblicati guadagnano meno di 1.000 dollari l’anno dalla scrittura. Quindi scrivere per passione e amore per la letteratura. Poi, chi lo sa …?

Sito ufficiale dell’autore: Joe Abercrombie.