MARY TERROR – Di Robert R. McCammon


MARY TERROR

Di Robert R. McCammon

A cura di Stefano Sacchini

Mi chiamo Mary Terror” gli disse mentre annaspava nel sangue. “Soldato dello Storm Front. Combattente per la libertà dei cittadini e dei loro diritti contro lo Stato stupratore di coscienze. Giusti

ziera dei poliziotti servi del potere“.

Dalla seconda di copertina:

Mary è una sopravvissuta. Negli anni Sessanta apparteneva al gruppo terroristico d’ispirazione radicale noto come lo Storm Front. Oggi, latitante e segnata duramente dalla vita, Mary “viaggia” nel tempo sulle ali psichedeliche dell’acido, rivivendo di continuo i giorni di un passato che non tornerà più. Chiusa nella sua allucinata solitudine, si lascia divorare dalla rabbia, mentre intorno a lei avanza l’edonismo materialista degli anni Ottanta. Un giorno, casualmente, Mary si imbatte in un’inserzione pubblicata sulla rivista Rolling Stone e si convince del fatto che Lord Jack, l’allora leader del gruppo terroristico, anch’egli tuttora latitante, la sta chiamando a sé per ricostituire lo Storm Front. Ma per Mary, Jack è anche l’uomo che non ha mai smesso di amare. L’uomo che sarebbe stato il padre di suo figlio, se solo lei, ferita gravemente in seguito a uno scontro a fuoco con l’FBI, non avesse perso il bambino che portava in grembo. Quando Mary rapisce il figlio neonato di Laura Clayborne, per portarlo in dono al suo amato Jack, il destino delle due donne si unirà; e un passato fatto di armi, odio e morte tornerà a imperversare per le strade, da Atlanta fino alla California, insanguinando la scia lasciata dalla furia omicida di Mary Terror…

Ci sono romanzi dei quali è bene ricordare l’esistenza, anche anni dopo l’ultima uscita italiana. Questo è il caso di MARY TERROR (Mine, 1990) di Robert McCammon, pubblicato nel 2010 dalla Gargoyle, dopo la precedente edizione Mondadori del 1991.

McCammon, nato nel 1952 a Birmingham (Alabama), è stato spesso paragonato al miglior Stephen King, e la lettura di MARY TERROR conferma pienamente l’associazione. Come scrive Antonella Beccaria nell’ottima introduzione al volume della Gargoyle: “se un racconto deve essere una rasoiata, sappiate che questo romanzo lo è appieno. Provocherà dolore fisico leggere le pagine che seguono. Susciterà paura e ansia. Metterà alla prova la resistenza del lettore…”.

Nel romanzo non entrano in gioco componenti paranormali o minimamente fantastiche, a differenza di altre produzioni di McCammon, mentre l’aspetto horror domina incontrastato fin dalla prima pagina, probabilmente tra le più agghiaccianti, per non dire disturbanti, dell’intero libro.

Senza entrare nei dettagli della trama, si può dire che la tensione rimane alta sino alla fine, le pause durante le quali il lettore può tirare il fiato sono rarissime e non si può non rimanere sconvolti dal percorso di morte e violenza che Mary, protagonista in negativo, imbocca con lucida follia. Come non si può non condividere l’angoscia e il dolore che Laura, eroina suo malgrado, è costretta a sopportare a causa di un assurdo capriccio del destino.

In molte opere nordamericane, nella letteratura come nel cinema, dietro l’apparenza del puro intrattenimento si cela un messaggio più profondo. La figura di Mary Terror è la dimostrazione che nel Sogno Americano non c’è posto per la ribellione all’ordine costituito che, nonostante i suoi difetti, deve essere accettato da tutte le persone oneste e di buon senso. Si finisce inevitabilmente per pentirsi della propria contestazione giovanile, come succede agli altri sopravvissuti dello Storm Front che cercano faticosamente di costruirsi delle vite normali, oppure ci si trasforma in mostri cechi e sanguinari. E’ il caso di Mary che rimane fedele fino in fondo ai propri ideali rivoluzionari, distorti da anni di solitudine, amarezza e abuso di sostanze stupefacenti.

A contrapporsi alla follia allucinata dell’irriducibile terrorista c’è la tenacia di una madre. Sola anche lei come Mary, con un marito distratto e fedifrago e la polizia incapace, Susan non si arrende, non trascura alcun indizio e si mette sulle tracce della rapitrice del figlio appena nato. Il coraggio e la determinazione di Susan saranno tali che, nonostante la ferocia e l’abilità assassina di Mary, si arriverà al lieto fine, mai come in questo caso liberatorio e catartico per il provato lettore.

Robert R. McCAMMON, MARY TERROR (Mine, 1990), trad. di Simone De Crescenzo, Gargoyle, 410 pp., 2010, horror.

 

 


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