Intervista a Joe Abercrombie


Intervista a Joe Abercrombie

A cura di Maurizio Vicedomini

Alla fine di Novembre Fantasy Planet ha recensito il romanzo The Heroes di Joe Abercrombie, portato in Italia dalla Gargoyle Books. Oggi vi presento un’intervista esclusiva con l’autore, che gentilmente si è messo a disposizione per le mie domande.

Prima di partire, però, due cenni biografici:

Joe Abercrombie nasce in Lancaster (Inghilterra), nel 1974. È stato educato pressola Lancaster Royal Grammar School ela Manchester University, dove ha studiato psicologia.

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Abercrombie si spostò nella produzione televisiva, prima di intraprendere una carriera come film editor freelance. In una pausa fra i lavori, cominciò a scrivere The Blade Itself (Il richiamo delle spade), nel 2002, completandolo nel 2004, nel nostro paese uscirà nel mese di marzo per Gargoyle. È stato pubblicato da Gollancz nel 2006 e seguito da altri due libri nella trilogia The First Law: Bifore They Are Hanged e Last Argument of Kings. Nel primo 2008 Abercrombie fu uno dei collaboratori per la serie della BBC Worlds of Fantasy, al fianco di altri collaboratori come Michael Moorcock, Terry Pratchett e China Miéville. Nel 2009, Abercrombie ha pubblicato il romanzo Best Served Cold. È ambientato nello stesso mondo di The First Law, ma come romanzo stand-alone. Ha proseguito con The Heroes (2011), ambientato ancora una volta nel mondo di The First Law.

Abercrombie vive in Bath (Somerset) con la moglie e i suoi tre figli.

Nel 2011, Abercrombie ha firmato un contratto con Gollancz per altri quattro libri ambientati nel mondo di The First Law.

 Vi ricordiamo la recensione: http://www.fantasyplanet.it/2012/11/29/recensione-the-heroes-%E2%80%93-joe-abercrombie/ 

Passiamo quindi all’intervista

Qui, se volete leggerla in originale: http://www.fantasyplanet.it/2013/01/25/joe-abercrombie-interview/

  1. Benvenuto su Fantasy Planet, signor Abercrombie. I nostri lettori conoscono già il suo romanzo, quindi saltiamo i preliminari e veniamo subito al sodo: Quando e come è nata l’idea di The Heroes?

È un piacere essere qui.  Per farla semplice, The Heroes è un libro sulla guerra. Molti Epic Fantasy hanno la guerra come sfondo, ma spesso è un’immagine piuttosto idealizzata di conflitto, che si focalizza sull’eroismo, la gloria e l’acciaio brillante. Volevo presentare qualcosa sulla falsariga di quei grandi film di guerra come A Bridge Too Far, Waterloo o Gettysburg, che mostrano lo sviluppo di una battaglia, e fanno riflessioni più ampie sulla guerra, presentando una varietà di storie diverse su entrambi i fronti, e su diversi livelli della catena di comando. Ho cercato di mostrare un’immagine di guerra più realistica possibile, non solo il sangue, il terrore e la grinta – di cui è comunque piena – ma anche le sfide dell’organizzazione e della logistica, la dimensione politica, il caos, le difficoltà e le banalità, il modo in cui piccole sfumature di personalità e del caso possono emergere per avere effetti profondi.

  1. Il tuo stile è particolare. Unisci sangue a una sorta di umorismo: cosa volevi trasmettere?

Sangue e umorismo, credo… Ho letto molti fantasy da ragazzo, e ho notato che sebbene ci fosse spesso molta violenza, era appena accennata, descritta, raccontata tutta insieme. Non era sempre viscerale e coinvolgente com’è di solito la violenza nei thriller e nelle fiction noir. Si può avere una descrizione tecnica di un combattimento, ma non necessariamente il senso di essere lì. Volevo che l’azione nei miei libri fosse sentita personale, coinvolgente, terrificante, se possibile. Ho notato anche che il fantasy commerciale spesso si prendeva troppo sul serio, con il rischio di diventare un po’ pomposo e auto-referenziale, oppure vere e proprie satire e commedie. Io volevo un tono fra i due, qualcosa di più simile ai film di Mike Leigh o alle opere teatrali di Alan Ayckbourn, dove i personaggi hanno humour, spesso in alcune situazioni terribili. L’umorismo della vita reale, se preferisci. Voglio davvero che il lettore passi attraverso l’intero spettro delle emozioni, se possibile.

  1. Fra tutti i personaggi, ho sentito un legame con Bremer dan Gorst. Quanto di Joe Abercrombie è in Bremer? E negli altri personaggi?

La cosa un po’ angosciante dell’essere uno scrittore è che in un certo modo, sei tutti i tuoi personaggi, e quando scrivi un dialogo fra due di loro, sei tu che parli con te stesso. Quindi credo che Bremer, per non menzionare tutti gli altri, molti dei quali sono questa o quella feccia, rappresentano tutti qualche aspetto di me stesso, o tendenzialmente in me stesso, esagerato e amplificato al punto di essere irriconoscibile, forse…

  1. Qualcuno ha detto che non ci sono eroi nel tuo romanzo. Io credo che ce ne siano, soltanto in un’accezione diversa del termine. Curden, forse anche Beck. Cosa ne pensi? Qual è la tua idea di eroe?

Penso che l’idea di eroe sia davvero mutevole, ed è ciò che realmente puntavo ad analizzare in The Heroes. Il titolo è un gioco di parole, in un certo senso, poiché può essere riferito all’anello di pietre che costituisce il centro della battaglia, anziché necessariamente ai personaggi, nessuno dei quali è un eroe vero e proprio, con nobili motivazioni, azioni nobili e nobili risultati che forse eravamo soliti vedere nell’Epic Fantasy. Sono partito dal presupposto che davvero in pochi – nella vita reale – sono eroici in ogni cosa e da ogni punto di vista, ma che più o meno tutti sono capaci di essere nobili, altruisti, o indomiti nelle giuste circostanze. Quindi i personaggi in The Heroes sono tutti differenti miscugli di caratteristiche eroiche e non eroiche. Gorst è eroico nell’accezione di un classico guerriero senza paura, che si lancia nel combattimento e cambia le sorti della battaglia, ma le sue motivazioni sono del tutto egoiste, ed è completamente sperduto fuori dalla lotta. Le tattiche di Calder sono subdole, ma i risultati sono positivi. Lo Strozzato vive secondo uno stretto codice d’onore, che lo forza a fare cose che sa essere sbagliate. Beck è un ragazzo inesperto che sogna di essere un eroe, ma scopre che la realtà della guerra è assai differente dalle ballate. Quali sono gli eroi, e quali i cattivi? Credo che il lettore possa deciderlo…

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  1. Cosa pensi della letteratura fantasy moderna? Quali scrittori contemporanei leggi con piacere?

Penso che se stiamo parlando, in particolare, di Epic Fantasy, goda di ottima salute in questo momento, con tutta una serie di giovani scrittori (e alcuni più vecchi) che portano avanti approcci alla forma impegnativi, realistici e imprevedibili. Devo confessare che in realtà io stesso non leggo molto fantasy – cerco di trovare la mia ispirazione altrove.

  1. Ultima domanda, ringraziandoti per questa intervista: cos’è “scrivere” per te?

Creazione, distruzione, tortura, gioia, onore, vergogna, una buona scusa per bere whisky e un modo complicato di farsi una vita…