Speciale James Barclay – Estratto da “Il sortilegio del Corvo”


Per gentile concessione della Casa Editrice Nord

I membri del Corvo stavano in silenzio nella piazza centrale di Parve. La battaglia era vinta. Il Ruba Aurora era stato lanciato, i Lord stregoni erano stati distrutti e la città era tornata a essere un luogo di morti. Sopra di loro, gli effetti secondari dell’incantesimo fluttuavano ancora nel cielo, bruni e mutevoli: una chiazza aliena e malevola sospesa come una bestia predatrice sulla terra di Balaia. Era uno squarcio dimensionale aperto sul nulla.

Lontano, dall’altra parte della piazza, Darrick e i resti della cavalleria avevano annientato ogni resistenza residua e ormai stavano ammucchiando i corpi su pire improvvisate: i propri caduti, in una zona; seguaci dei Lord stregoni e guerrieri dell’Ovest, in un’altra. Il rispetto con cui maneggiavano i propri commilitoni caduti contrastava nettamente col modo in cui trascinavano e gettavano sulle pire i cadaveri dei nemici. Styliann e i Protettori erano nella piramide, impegnati a perlustrare fra le macerie in cerca di qualsiasi cosa indicasse un breve ma catastrofico ritorno al potere degli Antichi.

Il silenzio nella piazza era tangibile. Nessuno degli uomini di Darrick parlò mentre svolgeva il mesto compito. Il cielo sotto lo squarcio era privo di uccelli e il vento che spazzava a folate lo spazio aperto sembrava ridursi a un sussurro quando spirava intorno agli edifici di Parve.

Per il Corvo, la vittoria era di nuovo minata da una perdita.

Denser si appoggiava pesantemente a Hirad, Erienne stava dall’altra parte e gli teneva un braccio intorno alla vita. Ilkar era in piedi vicino al barbaro. Di fronte a loro c’erano Will, Thraun e il Guerriero Ignoto. Fissavano tutti in basso la sagoma di Jandyr, avvolta nel sudario; l’arco dell’elfo era posato accanto al corpo, la spada sul petto.

La tristezza amplificò il silenzio in cui era sprofondato il Corvo.

Nel momento del trionfo, Jandyr aveva perso la vita; dopo tutto quello cui era sopravvissuto, era un destino crudele.

Per Ilkar era una perdita straziante. A Balaia, gli elfi non erano molti, perché di solito preferivano il caldo delle terre meridionali; pochi si recavano ormai nel continente settentrionale, tranne quelli chiamati dalla magia, e perfino il loro numero stava calando. Il dolore tuttavia era sentito a livello più personale soprattutto da Will e Thraun. Il loro vecchio amico era morto al servizio di Balaia e del Corvo. Quello che era iniziato come un semplice salvataggio era finito sui gradini della tomba dei Lord stregoni, al termine di una caccia disperata per trovare e lanciare l’unico incantesimo in grado di salvare Balaia dall’antico male. Eppure Jandyr era morto senza conoscere l’esito del Ruba Aurora. La vita sapeva essere crudele. La morte, che arrivava in un momento inopportuno, ancora di più.

Il Guerriero Ignoto pronunciò le parole di addio del Corvo:

«A nord, a est, a sud e a ovest. Anche se te ne sei andato, sarai sempre un Corvo e sempre noi ti ricorderemo. Balaia non dimenticherà mai il tuo sacrificio. Gli dei sorrideranno alla tua anima. Ogni bene a te, qualsiasi cosa ora e in futuro ti ritroverai ad affrontare ».

Will annuì. « Grazie. Apprezziamo davvero il tuo rispetto e il tuo onore. Ora io e Thraun abbiamo bisogno di stare soli con lui. »

« Certo », disse Ilkar, e si allontanò.

« Io mi fermo ancora un po’ », affermò Erienne, sganciandosi da Denser. « Dopotutto, era venuto a salvare la mia famiglia.»

S’inginocchiò accanto al cadavere, unendosi nel rimpianto al ladro e al mutaforma.

L’Ignoto, Hirad e Denser raggiunsero Ilkar. Si sedettero a ridosso della galleria della piramide, con lo squarcio sopra di loro, presenza enorme e minacciosa.

Più in là, nella piazza centrale, gli uomini di Darrick continuavano ad ammucchiare i cadaveri sulle pire. Grandi chiazze di sangue secco si estendevano sul selciato; qua e là pezzi di stoffa svolazzavano spinti dal vento caldo. Styliann e i Protettori rimasero all’interno della piramide, occupati senza dubbio a decifrare ogni runa, ogni dipinto e ogni mosaico.

Il generale Darrick si unì al Corvo, mentre l’Ignoto finiva di passare le tazze di tè che bolliva nel pentolino di Will.

« Odio quasi doverne parlare », esordì Darrick, dopo un breve silenzio. « Ma, per quanto grande sia la vittoria, noi siamo forse trecento, e tra qui e le nostre case ci saranno almeno cinquantamila occadi. »

« Buffo, vero? » replicò Ilkar. « Pensate a tutto quello che abbiamo compiuto: il risultato è che abbiamo dato a Balaia una possibilità, niente di più. Non c’è nulla di certo. »

« Altro che crogiolarsi nella gloria », osservò Hirad.

«Non sminuite quanto abbiamo fatto », ribatté Denser.

« Abbiamo eliminato la certezza del trionfo dei Lord stregoni. Ma soprattutto li abbiamo distrutti e ci siamo dati una vera speranza. Crogiolatevi in questo. »

«Ci proverò», mormorò Hirad, mentre il sorriso gli tornava sul volto.

« Ricordate, gli occadi non possiedono la magia », affermò Denser.

« E noi non possediamo un esercito », ribattè Ilkar.

«Mi chiedo se ci sia qualcosa cui tornare », intervenne l’Ignoto.

« Una comunione mentale aiuterebbe a chiarire un po’ di cose », convenne Denser.

« Grazie per il suggerimento », replicò Ilkar. « Perchè non ci dormi sopra? »

« Dicevo soltanto », ribatté il mago xeteskiano.

Ilkar gli diede un colpetto sulla spalla. « Siamo un po’ lontani da Understone, no? »

«È stata Selyn. »

A quella voce, i membri del Corvo trasalirono e si voltarono.

Styliann, il Lord della Montagna, uscì dall’ombra della galleria nella piramide. Aveva un’aria pallida e stanca; i capelli erano flosci sulle spalle, perso ormai da tempo il nastro che gli teneva legata la coda. « Posso? » Indicò il pentolino.

L’Ignoto alzò le spalle e annuì.

Styliann si versò un mestolo di tè e si sedette col Corvo.

« Stavo pensando… »

« I vostri talenti sono davvero sconfinati », borbottò Denser.

Gli occhi di Styliann lampeggiarono. « I catalizzatori del Ruba Aurora possono anche essere distrutti, Denser, ma sono sempre il tuo mago superiore; farai bene a ricordartene. Selyn era esperta di comunioni mentali. Poco prima di entrare in città , ha segnalato che ingenti forze dell’Ovest stavano lasciando Parve in direzione di Understone. Non l’avranno ancora raggiunta, perciò dobbiamo affrontarle prima di arrivare al passo. »

La sua mascella s’indurì, come se le parole che stava per pronunciare non volessero farsi udire. « Per il momento, dovremo lavorare insieme. »

L’atmosfera si raggelò.

Fu l’Ignoto a parlare. « Il vostro ultimo intervento, seppur gradito, può a stento essere definito uno sforzo per aiutarci. In precedenza avete cercato di ucciderci tutti. Adesso volete che lavoriamo insieme. » Il guerriero guardò preoccupato all’interno della piramide.

« Siamo arrivati qui senza il vostro aiuto. Torneremo indietro senza di esso », dichiarò Hirad.

Styliann li studiò con calma e con un vago sorriso sulle labbra.

« Siete bravi, ve lo concedo. Ma ignorate la gravità della situazione. Senza aiuto, il Corvo non raggiungerà mai le terre orientali. Ricordatevi, il passo Understone è stato aperto per voi, ma adesso è quasi sicuramente chiuso. Io possiedo il potere e i contatti per effettuare una comunione mentale e organizzare il vostro passaggio. Voi no, e Darrick in ultima analisi rende conto a me e alle quattro Città College. »

« Sembra che non abbiate affatto bisogno di noi », commentò Hirad.

Styliann sorrise. « Può sempre essere utile ricorrere al Corvo. »

L’Ignoto annuì. « Avete un piano, immagino. »

«Un itinerario. Lascerò la tattica al generale. » Styliann guardò verso Darrick, che era rimasto silenzioso durante l’intero scambio di battute e aveva mutato solo leggermente espressione quand’era stata ricordata la sua posizione nella catena di comando.

« Forse farete meglio a illustrarci il vostro itinerario, mio signore », affermò il generale.

A Hirad pulsava forte la testa. Aveva bisogno di bere: alcol preferibilmente, per scacciare per un po’ il dolore. Balzò in piedi e si avvicinò al fuoco.

« Tutto bene, Hirad? » domandò Ilkar.

«Non proprio. La testa mi sta uccidendo. » Una sensazione di freddo gli corse giù per la schiena, come neve caduta da un ramo, e svanì con la stessa rapidità con cui era comparsa.

Ci fu un cambiamento nell’aria, un movimento che non aveva nulla a che fare col vento che soffiava caldo intorno a loro.

Hirad alzò gli occhi al cielo, azzurro chiaro tranne per l’enorme squarcio in costante mutamento. Mentre osservava, la superficie bruna maculata s’increspò, ribollì, si gonfiò … e una frazione di secondo dopo si ruppe. Un frastuono come per un’esplosione scosse la relativa quiete del pomeriggio.

Trionfante, apocalittico, terribile.

Hirad cominciò a urlare, si voltò e corse alla cieca in direzione della lontana foresta orientale. Tutte le paure che aveva covato dall’incontro con Sha-Kaan si materializzarono in un istante.

Così presto dopo la vittoria si trovavano davanti alla sconfitta definitiva e alla distruzione totale. Nei cieli di Balaia c’era un drago.

© James Barclay 2000
All rights reserved
Originally published by The Orion Publishing Group Ltd,
Orion House, 5 Upper St. Martin’s Lane, London

© 2011 Casa Editrice Nord s.u.r.l.
Gruppo editoriale Mauri Spagnol


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