“Fuori E’ Buio” di Eleonora Della Gatta


10325155_811391708917436_6190773738583300615_n

Trama:

Tredici racconti che si snodano nel mondo del fantastico, tra horror e fantascienza con tocchi di urban fantasy. Incontreremo alieni che conducono il telegiornale, un uomo afflitto da un mal di testa molto particolare, un artista americano che dipinge con i gessetti colorati opere d’arte dagli strani poteri. C’è un veterinario che custodisce un segreto terribile che lo porterà sulla soglia della follia, un bambino curioso che ficca il naso dove non dovrebbe, una divinità indù che sta preparando la distruzione di tutta l’umanità e non solo, una donna con il pollice verde il cui amore per le piante si spinge oltre ogni limite, un automobilista sfortunato che incappa negli abitanti di un piccolo paesino del sud che lo coinvolgeranno in una particolare processione. Questo e molto altro nei tredici racconti della raccolta FUORI È BUIO.

 

Recensione:

Marco e Wanda

«Vieni vieni a vedere, cosa sta per accadere», cominciò la vecchia. «Sensi acuti da destare…» Con un lungo pugnale estrasse gli occhi del monello fuori dalle orbite, poi si dedicò alle orecchie e alla lingua. «Ossa forti per ballare», continuò poi, infierendo con ferocia sul corpo del ragazzino. La voce lamentosa di Wanda echeggiò nella casa: «La vecchietta vuol giocare.»

Al Telegiornale

Era cominciato circa sei mesi prima, senza preavviso. L’invasione era avvenuta e la maggior parte della popolazione mondiale non si era accorta di nulla. Quelli che avevo visto erano ostili alieni della stella Gemini 135 Alfa, appartenente a una galassia non ricordo a quanti miliardi di anni luce dalla nostra. Non c’erano stati sbarchi clamorosi con navicelle ovoidali, niente raggi laser, niente Visitor o Alien. Semplicemente gli Alfageminiani, forti della loro netta superiorità tecnologica e fisica, ci avevano invaso facendo fuori tutti coloro che avevano cercato di opporsi alla loro sovranità.

La Secàra

La ragazzina con le trecce castane andò decisa verso di lui. «Tu sei il nostro dono per lei, non l’hai capito?» La confusione aumentava. «Dono? Lei chi?» «La Secàra, il mostro velenoso. Una volta al mese vuole un sacrificio umano, si deve nutrire. Altrimenti ci ucciderà tutti.» La bambina gli rivolse un’espressione realmente addolorata. «Mi dispiace, signore. Questa volta tocca a te. Tocca sempre a un forestiero.»

Shiva

Il pianeta Terra era sempre stato per me un grande acquario pieno di pesci pagliaccio, squali e meduse. Un variegato branco di personaggi, poche persone. Ma i luoghi e i paesaggi che si potevano ammirare erano da togliere il fiato. In nessun altro dei pianeti creati e distrutti, in nessun’altra dimensione, ero mai stato in grado di ammirare tanta bellezza. Un vero peccato dover uccidere in un contesto tanto suggestivo. Non lo facevo certo per divertimento né per una forma malsana di sadismo ma per mestiere. Far morire le persone mi era indispensabile per ristabilire l’equilibrio universale che continuamente veniva sfaldato per colpa di stupidi e ignoranti mortali. Brahma crea, Vishnu preserva e io distruggo. Questione di equilibrio, per l’appunto.

Giardinaggio

Ancora si ricordava il giorno in cui lo avevano preso in un bizzarro vivaio in aperta campagna. Era un alberello esile, alto poco meno di un metro. Se ne stava in un vaso rotto, abbandonato in mezzo a scatoloni vuoti e spazzatura. Il negoziante lo voleva buttare, ma suo padre, scorgendolo in mezzo al ciarpame, aveva chiesto di poterlo acquistare. Il proprietario aveva detto: «Lo prenda pure se vuole, è gratis, sarà peggio per lei.» [..] Il sangue umano era tutta un’altra cosa. L’ulivo era rinato, il tronco aveva aumentato il diametro quasi del doppio, i rami erano più massicci e le foglie erano tanto turgide e verdi da sembrare finte.

Anima nera

Vedere la morte fa paura. Fa paura perché ti mette nella condizione di capire quanto la vita sia fragile e attaccata al precario filo del destino. Io, al contrario, la bramo. La venero. Ho bisogno di vederla, mi è indispensabile. Così comincio a girare e a cercarla, spasmodicamente. Incidenti stradali, vittime di sparatorie, suicidi. La inseguo, è quasi una frenesia. E se non riesco a trovarla, me la procuro. Da solo. Tutto ha avuto inizio per caso, una mera fatalità, ma è proprio così che sembra essere regolata la vita di tutti noi. Un incessante concatenarsi di eventi più o meno propizi che portano tutti, inesorabilmente, verso lo stesso finale. La morte.

La Maschera di Carnevale

Marcella non era una sarta, ma una malvagia, crudele e spregevole Fata Nera. Le maschere confezionate ogni anno a Carnevale erano abiti stregati grazie ai quali l’orrendo mostro malediva i corpi e le anime degli ignari bambini che li indossavano. Questa maledizione faceva sì che chiunque infilasse il vestito divenisse suo prigioniero in eterno. La notte stessa del Giovedì Grasso il malcapitato riceveva la visita del suo Changeling, un ragazzino identico in tutto e per tutto all’originale ma al cui interno, in realtà, vi era l’anima di un maligno troll.

Il veterinario

La verità, inconfessabile e inizialmente incredibile ai suoi stessi occhi testimoni del fatto, era che la maggior parte degli animali era composta da sporchi, viscidi, malvagi, subdoli alieni. No, il dottor Francesco non era un pazzo, seppure lui stesso per qualche istante lo avesse messo tra le ipotesi plausibili. Lui era un testimone, lui aveva visto tutto. Da quel giorno la sua vita non era stata più la stessa.

Respiri di pietra

Il numero otto ricorre poi in vari elementi della costruzione, sia internamente sia esternamente. E nel simbolismo numerico l’otto rappresenta la morte, il mistero, l’imponderabile. Quando tale numero è presente e ciclico la magia e l’occulto imperano. Castel del Monte costituisce una presenza inquietante che domina il territorio di gran parte dell’Alta Murgia. [..]
«Per chi viola il mondo di coloro che furono crudeli presagi si paleseranno alle loro carni. Nel pozzo dell’oblio affoga la stoltezza umana, digiuna di raziocinio e conoscenza. L’espiazione delle errate azioni la tua piccola anima dovrà patire.»

Una buona lettura

Il libro aveva preso davvero molta polvere. Buttato dietro la scrivania, era stato maltrattato e a malapena sfogliato. Qualche pagina si era staccata dal dorso, il retro della copertina era stato scarabocchiato. Marco sei un figo, diceva la scritta fatta con il pennarello rosa. Se solo la ragazza si fosse degnata di leggerlo, avrebbe senz’altro saputo che nel quarto canto de La Gerusalemme Liberata si teneva il concilio infernale di Plutone. Satana, per intenderci, esortava i suoi demoni a trovare un modo per ostacolare l’impresa dei Crociati capitanati dal pio Buglione. Satana in persona si palesava nel quarto canto del capolavoro del Tasso. E fu Satana in persona che si fece strada tra le pagine rovinate del libro che la ragazza avrebbe dovuto restituire più di tre settimane prima.

I riflessi dell’anima

«Tutte le volte che si effettua una scelta ci si trova di fronte a due o più possibilità, giusto? Però la decisione può essere una sola. Le opzioni scartate non cessano di esistere, ma prendono vita e creano altrettante realtà parallele. Hai capito qualcosa di quello che ho detto?» «Sebbene sia una cosa folle, credo di aver compreso. Ma tu in tutto questo cosa c’entri?» «C’entro esattamente quanto te, perché io e te siamo la stessa persona. Io faccio parte di una realtà che con una scelta hai scartato o a cui hai rinunciato. Di solito non esiste connessione tra le varie realtà, a parte i déjà vu, però in alcuni rarissimi casi avviene un contatto.»

L’impermeabile blu

Per la prima volta vide da vicino quell’essere. Gli stava sorridendo e Matteo si accorse che non aveva denti, nemmeno uno. Già, pensò avvolto dal terrore, non l’ho mai immaginato mentre rideva. L’uomo si levò gli occhiali da sole, orbite vuote fissarono il ragazzino inorridito. «Non lo trovi estremamente divertente?» gli domandò una voce cavernosa che sapeva di ragnatele. Adesso mi sveglio e mi accorgo che è tutto un sogno. Quando riaprì gli occhi, il mostro era ancora lì. «Sono proprio quello che pensi, caro Matteo», disse l’incubo. «Tu hai un gran potere, il potere della fantasia unito a quello della rabbia.»

Is cogas

«Mangiano la tua anima e poi la sputano per entrare nel tuo corpo ormai vuoto, così fanno le streghe di Villacidro», mi raccontava nonna Mena. Le streghe di Villacidro, is cogas, quelle sopravvissute a San Sisinnio, non muoiono mai. Rubano i corpi dalle vittime prescelte, quelli ritenuti più forti. Ti succhiano l’anima e la cacciano in un posto lontano. Un eterno purgatorio.

_________________________________________________________________________________________________

L’autrice crea in ogni storia qualcosa di diverso e particolare. I racconti sono a sé stanti ma intrecciati da una spirale di terrore e attrazione che coinvolge il lettore fino all’inesorabile fine.

Lo stile di Eleonora Della Gatta è ancora un po’ acerbo, ma ci sono delle solide basi per poter migliorare.

Un altro ottimo lavoro pubblicato dalla Dunwich Edizioni: una raccolta di racconti che merita sicuramente una lettura!

 

Stile e tecnica
Originalita'
Personaggi
Gestione della trama
Copertina
Voto Personale
Final Thoughts

Overall Score 4.5