“Utopia Morbida” di Fabio Lastrucci.


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Il nuovo, superbo, lavoro di Fabio Lastrucci si chiama Utopia Morbida, edito da Asterisk Edizioni per la nuova collana di fantascienza “geolocalizzata” Shift.
L’autore si affida non a caso ad una casa editrice digitale all’avanguardia, sia per i contenuti in sé che per la loro modalità di fruizione, e che ricerca proprio nell’approccio multimediale e crossmediale la sua filosofia primaria.
Perché questo bellissimo racconto di Lastrucci si muove tra passato e presente, ammiccando al maestro della distopia Huxley e al contempo affacciandosi al futuro, proponendo un punto di vista originale in uno stile brillante e dai toni tragicomici, come tipico dell’autore.
L’avventura dei personaggi, così come la lettura, si configura come un viaggio mistico che trascende la sfera del sensibile. Un esplicito riferimento alla dimensione eterea di cui tratta Huxley nei suoi saggi, e a cui si può accedere proprio tramite il dosaggio di un alcaloide psichedelico (sperimentato dallo stesso autore inglese), di cui fa uso il commando militare intento a contrastare degli idealisti ‘obiettori di veglia’.

Ma Utopia Morbida è soprattutto una riflessione sul sottile confine tra realtà e immaginazione, una rielaborazione della gerarchia tra le due dimensioni. La memoria va inevitabilmente ai singolari racconti di Richard Matheson e a quell’immaginario fantascientifico e surreale rintracciabile nella più popolare serie tv Ai confini della realtà. Un racconto così denso di rimandi che sarebbe impossibile riassumerli in questo contesto.
La dice lunga già l’epigrafe bretoniana di Littérature. Un incipit dal forte valore indiziale, che Lastrucci adotta prima dell’immersione in una storia in cui prenderà corpo uno scontro tra l’onirico e il reale.

In uno scenario quasi post-apocalittico, un sovversivo gruppo di idealisti adotta le teorie di Huxley come fondamento ideologico per evadere da una realtà ormai priva di sentimenti e raggiungere il Di là. L’intento dei Cercatori è varcare quelle ‘porte della percezione’, per arrivare ad un pensiero collettivo onnisciente, rappresentato da “La Pietra”: unica entità in grado di riplasmare il mondo.

Lastrucci spazia tra Surrealismo e fantascienza, tra Schopenhauer e Dalì, tra Inception e The Twilight Zone. Un racconto forse troppo breve affinché la ricchezza concettuale che contiene in nuce venga valorizzata. Ma forse quella di Lastrucci è proprio una scelta dettata dal richiamo ai brevi racconti di Matheson o agli episodi della serie di Rod Serling; brevi ma intensi, o intensi proprio perché brevi, capaci di racchiudere una forza esplosiva, come un nucleo in cui fermenti una potenza atomica, capace di distruggere tutto, stravolgere il mondo, la realtà ed ogni convinzione, al momento della sua deflagrazione; che inevitabilmente coincide con quello switching ending stravolgente, destabilizzante, alla Twilight Zone.
E, proprio come in quella zona crepuscolare, le due dimensioni si fondono e confondono, lasciando la Verità sospesa tra realtà e immaginazione; una persistenza del dubbio esistenziale. Ma forse la Verità sta proprio nel mezzo, in bilico su quella linea di confine, una verità che, per dirla con Serling, potrebbe trovarsi “in the Twilight Zone”.

Fabio Lastrucci è uno di quegli autori che, pur operando in un ambito underground, riesce a produrre opere dal forte spessore. Spaziando inoltre tra vari generi letterari dà comprova di un viscerale eclettismo, scaturito anche da una profonda cultura e, soprattutto, da una viva passione.
Una di quelle voci partenopee veraci e voraci, quindi, che bada prima al nutrimento e poi alla creazione, prima alla polpa e poi alla crosta. Opere che fanno riflettere mentre divertono. E quest’ultimo lavoro non fa che confermare il suo talento.
Da non perdere!

 

Recensione a cura di Andrea Schiavone

Stile e tecnica
Originalita'
Personaggi
Gestione della trama
Copertina
Voto Personale
Final Thoughts

Overall Score 4