Multiversum Utopia di Leonardo Patrignani


Premessa

Multiversum sagaLa storia del rapporto tra un lettore e un libro è decisamente particolare. L’ho sempre sostenuto e sempre lo sosterrò. È una specie di storia d’amore e in quanto tale ha alti e bassi. A volte riesce, altre fallisce. La mia storia con Multiversum inizia casualmente e altrettanto casualmente inizia un rapporto, non dico di amicizia, ma credo di poter dire di reciproca stima con l’autore. Questo rende sempre più complicato recensire. Se sei troppo entusiastico, lo sei perché amico. E se per caso non sei entusiastico hai paura di ferire una persona che stimi.

Perché questa premessa? Facile. Io e Utopia abbiamo avuto un rapporto difficile. Ne ho apprezzate alcune parti specialmente verso la fine. Ma in vari punti ho morso il freno. Tuttavia tengo a mettere in luce una cosa, ritengo che Leonardo Patrignani sia una persona onesta e intellettualmente capace di cogliere il buono anche nelle critiche. Quindi questa recensione spero che gli dia spunti per migliorare il suo lavoro. Dal canto mio sarò immodestamente sempre pronto a dargli un giudizio spassionato e onesto come lo è il suo modo di scrivere.

La storia

Iniziamo da un posto nuovo, siamo a Sam-En. Una delle infinite realtà parallele, più precisamente la realtà parallela in cui Anna decise di clonare molti anni or sono i tre amici viaggiatori Marco, Alex e Jenny. Si perché come ricorderete alla fine del secondo libro Memoria i nostri vengono colpiti dalle forze di Gea e Anna che scappa e crede di averli perduti per sempre li ricrea in quella che pare la realtà alternativa più pacifica e adatta a non correre rischi. Ed ecco che i bambini crescono ignari della loro storia. Ignari? Non tutti, Marco poco a poco ricorda tutto, verifica, controlla, mette assieme i pezzi. Alex e Jenny cresciuti come fratello e sorella hanno pochi sprazzi in cui si guardano come un fratello e una sorella non dovrebbero mai guardarsi (a meno che non siano in un romanzo di Martin). Cerco di darvi spunti senza dire troppo. Marco cade per alcuni anni in coma e nessuno capisce cosa stia succedendo. Men che meno Alex e Jenny. In realtà il ragazzo è tornato in Memoria (io e quel posto non ci siamo mai presi, sebbene alla fine…).

Qui giochiamo ad andare avanti e indietro tra Memoria, Sam-en e Gea. Sì perché anche Gea rientra in ballo. Anzi, direi che qui si ha il centro dell’azione quando i tre amici decidono di ritornare a liberare se stessi e… mi fermo.

Cosa non mi è piaciuto

Come detto io e Memoria non ci amiamo molto, ma in generale ho trovato farraginoso il meccanismo di spostamento tra le realtà nel senso che questa sorta di coscienza multipla di cui sono dotati i viaggiatori è spiegata in maniera frammentaria e suscita non pochi dilemmi circa gli alter ego dei personaggi.

Ecco l’altro punto cruciale. Spiace rilevare una certa freddezza dei personaggi, nel senso che non mi hanno suscitato emozioni forti. Persino Ivan e sua figlia (i cattivi) non mi hanno emozionato. Ho avuto come l’impressione che tutto l’impeto emotivo fosse in qualche modo contenuto, come se non venisse dato pienamente sfogo a quello che i vari personaggi avrebbero potuto fare. Non so se questo dipenda dall’indole di chi scrive. Lo rilevo, ci sto riflettendo anche per quanto concerne il sottoscritto i cui personaggi sono spesso irruenti. Leonardo mi pare persona pacata e i suoi personaggi sembrano riflettere questo spirito tranquillo e pacifico, che in alcuni punti della storia mal s’accorda alle situazioni.

Dal punto di vista strettamente tecnico mi sono mancati i dialoghi. È un libro con molta descrizione. Qui si va nei gusti strettamente personali lo comprendo, ma avrei preferito più dialoghi, perché attraverso i dialoghi (non monologhi) uno impara a capire apprezzare e odiare se serve i protagonisti della storia.

Cosa mi è piaciuto

Ho ritrovato nella conclusione del libro la sua parte migliore. Non perché mi abbia sorpreso. Questo no. Perché invece l’ho trovato estremamente profondo e filosofico. Una riflessione sincera e stimolante sul senso della vita, che mi ha fatto riflettere su come noi concepiamo l’esistente. Di quanto sia profondo nella nostra cultura il relativismo (e non parlo di etica). M’è parso qui di rileggere alcune pagine di un bellissimo romanzo filosofico che di molti anni addietro, Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder, in esso i personaggi scoprivano la loro realtà poco a poco e capivano di non essere nemmeno reali. Ecco qui la similutidine per certi versi ci sta, nel senso che l’autore dice chiaro e tondo che il multiverso in cui si sono svolti questi eventi era assolutamente soggettivo, relativo alla persona che ha visto tutto.

La domanda che segue e cui qui non viene data una risposta è quanto sia reale la realtà.

Stile e tecnica
Originalità
Personaggi
Gestione della trama
Copertina
Voto personale
Final Thoughts

Overall Score 3.3
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