Intervista a Leonardo Patrignani


Incontriamo Leonardo Partignani, autore della saga Multiversum di cui a brevissimo uscirà il capitolo conclusivo. Agitato? Io sì è la mia prima intervista dal ’95…Leonardo-Patrignani

Ero più agitato 5 minuti fa, nel cercare di placare le ire di mia figlia di 2 anni che non ne vuole sapere di dormire.

Sposato? Sport? Che lavoro fai? E non dire scrittore che la mia era una domanda seria.

Sposato, sì. Con due figli piccoli (2 anni la femmina, quasi 1 il maschio). Sport? Vado a correre una/due volte a settimana per cercare di essere lucido sotto porta nella partita settimanale di calcio a 7 con gli amici. Niente di agonistico, insomma, ma cerco di muovermi. Di lavoro rubo agli editori per dare ai lettori (piaciuto il giro di parole degno di Sherwood?).

Interessi extra scrittura? E non dire lettura sennò ti faccio mordere dal cane di Joe Bastianich.

Ma non puoi mettermi i paletti sulle risposte! Comunque se lo slot MUSICA è disponibile, vado su quello. Dall’ascolto alla composizione, non più per lavoro come facevo un tempo (magari in futuro, chissà…), ma sempre con grande passione.

Squadra di calcio? se dici inter chiudo qui l’intervista e ti faccio intervistare da qualcun altro.

MILAN! Ma sono anche un cultore della filosofia Catalana, quindi aggiungo Barça.

Come accadde che Leonardo Patrignani iniziò a scrivere e come concili la scrittura con la famiglia?

Scrivo da quando ho una vaga idea di cosa sia una consecutio temporum (età di 6 anni!), da piccolo ho attraversato anche il periodo fumetti. Li rilegavo, mettevo il prezzo e il nome di un finto editore (che poi ero io) e li “vendevo” ai miei. A 19 anni ho finito il mio primo romanzo, Labirinto, che però è proprio il classico bootleg (per fortuna) introvabile. Sono tornato a scrivere dopo anni di musica e recitazione/doppiaggio, purtroppo non per un motivo allegro. La scomparsa di mio padre mi ha spinto a chiudermi in una sorta di bunker (la casa in cui abitavo da solo a Milano), e ho utilizzato la scrittura come terapia. Lo concilio con la famiglia grazie all’asilo nido! Scrivo prevalentemente quando i bambini non sono in casa, e se ci sono e ho scadenze importanti, mi rinchiudo nella biblioteca del paesino in cui vivo.

Facciamo una cosa tecnica, sono un dannatissimo tecnico che ci vuoi fare ce l’ho nel sangue.  Atteggiamento nei confronti del libro digitale? ebook o carta dove punteresti? Se mi parli del profumo della carta vengo a menarti…

Ah, ma allora è un vizio mettere i paletti sulle risposte! Comunque l’ebook è pratico, a mio modo di vedere comodissimo quando si legge in lingua (per la rapida ricerca della parola di cui non si conosce il significato) e impagabile quando si è in viaggio e si deve stare nei limiti imposti da Ryanair! Ma sono anche un tradizionalista, non vorrei un mondo senza libri di carta. Adoro collezionarli, e trovo che sia un’esperienza unica e non replicabile. Come dicevano i nostri padri, in medio stat virtus. Basta trovare il giusto equilibrio tra le due possibilità.

Parliamo di prezzi lo abbiamo già fatto, ma questa è un’intervista e io un serio(?) intervistatore, quindi farò finta di non sapere che la pensiamo allo stesso modo.

Ci metto poco. I romanzi nella loro versione digitale devono costare molto meno di quello che costano oggi. Gli hardcover qualche euro in meno, uno standard sui 15 euro mi parrebbe cosa buona e giusta. E sono un amante dei tascabili, che piazzerei fissi a 10 euro.

Pirateria. Qui abbiamo discusso meno. Come la vedi? Conseguenza della politica dei prezzi o puro gusto di rubare?

Possibilità. Impensabile, negli anni ’80, quando ancora esistevano i talent scout che scoprivano i Guns ’n Roses andando a sentire un concerto in un pub. Il mondo è cambiato, e questo mondo ha passato ai ragazzi il messaggio che l’arte sia gratis. Non lo condanno, perché ho perso anni a condannarlo e non ne ho ricavato niente. Oggi ho messo in discussione le mie stesse idee e credo sia meglio sfruttare a nostro vantaggio il “problema”. Certo, nel frattempo ho visto amici chiudere etichette discografiche perché da quando i dischi si scaricano, le vendite hanno subito un tracollo netto. Ma questa è un’altra storia. Comunque, mi piace la statistica, e credo che oggi più che mai debba venirci in aiuto. È solo un dramma se molti piratano un libro appena uscito? O può essere un’occasione? Ce la facciamo a vedere il lato vantaggioso della cosa, come ha fatto il collettivo Wu Ming qualche tempo fa? Proviamoci.

Self publishing, un fuoco di paglia, l’ultima spiaggia per gli sfigati? tu come la vedi?

Un’altra possibilità dei tempi moderni. Importante. Utile, ma c’è un MA. Come tutte le cose, bisogna saperla usare. Bisogna sapersi proporre, saper essere buoni imprenditori di se stessi. Non basta sapere che se ho sul computer un programma di musica posso incidere un disco in casa e metterlo su iTunes spacciandomi per un professionista (scusatemi, è più forte di me il parallelo con l’altra metà del mio cuore artistico). Ci sono innumerevoli “regole non scritte” in questo come in altri settori, e nell’editoria potrei citarti decine di autori self che le infrangono quotidianamente una dopo l’altra. Per loro non vedo un buon futuro. Ma ce ne sono tanti altri che lavorano bene, e qui vale il detto you know who you are. E’ una questione di percorso. E di rispetto della professione.

Alcuni sostengono che gli scrittori dovrebbero scrivere e basta, altri come gli autopubblicati che dovrebbero occuparsi di marketing, tu che ne dici?

Dico che, come nella chiusura della risposta precedente, è una questione di percorso. Io non ho le competenze di un direttore marketing, non ho fatto gli step che ha fatto lui per arrivare dov’è ora. L’autopubblicato può imparare alcune strategie, questo è sicuro (ed è anche stimolante), ma in generale dovrebbe puntare, un giorno, a “passare l’esame” di una casa editrice, per entrare finalmente nel mondo del professionismo dove, per fortuna, di marketing si occupa chi ha studiato per farlo.

Lettura in Italia tasto dolente…

Cultura in Italia tasto dolente, direi. Basta guardarsi attorno.

Lettura nelle scuole… tasto doloroso o forse no?

Dipende dagli insegnanti. Ne ho conosciuti tanti, durante i vari tour di Multiversum, che sanno valorizzare la lettura e far appassionare i loro studenti. Amo questo tipo di maestri di vita, perché sono fondamentali per la crescita di un ragazzo. Poi mi sono anche imbattuto in insegnanti che pensano che la fantascienza parli solo di astronavi che si sparano nello spazio, e lì purtroppo c’è poco da fare.

Ok, fine dell’intermezzo serio, adesso parliamo di te scrittore… come gestisci eventuali critiche ai tuoi lavori? Rosichi o usi i consigli?

Se la “recensione” è seria e costruttiva, prendo e porto a casa. Ci lavoro su, mi metto in discussione. Sono piuttosto sportivo. Me la prendo quando una persona legge male il romanzo, non capisce dei passaggi e li critica sfottendo (una pratica comune sul web, ormai). Ma per “me la prendo” intendo che ho una reazione nervosa che dura mezzo minuto e poi svanisce, seguita da un’operazione di auto-cancellazione della memoria che un’area specifica del mio cervello pratica in modo da eliminare tutto ciò che non ha alcun valore per la mia crescita.

Che ne pensi dei blog stroncatori, li trovi utili o sono uno sfogo per troll frustrati?

Dipende sempre che tipo di lettura hanno fatto, quanto sia stata attenta. A volte ho avuto l’impressione che certi blog non vedano l’ora che non gli piaccia un romanzo per poterlo distruggere e avere così un po’ di visibilità in più. Per fortuna ho una visione più romantica della lettura, e spero sempre di trovare un bel romanzo da consigliare, non uno brutto da cassare in pubblica piazza. Peraltro, con i “paradigmi” utilizzati da molti di questi blogger come base della loro critica, potresti devastare praticamente qualsiasi opera di fantasia dal Signore degli Anelli a Harry Potter.

Scrittore preferito e scrittrice preferita, serie tv un film che ti ha lasciato letteralmente a bocca aperta per la sua bellezza.

Stephen King e J.K Rowling. Tra le serie tv eleggo “24”, mentre per i film potrei stare qui fino a domani ma visto che ne vuoi solo uno dirò A beautiful mind, perché in realtà il mio film preferito di sempre è I am Sam, con Sean Penn, ma non mi ha lasciato a bocca aperta, mi ha devastato dentro. Ogni volta che lo riguardo piango dal minuto 4 alla fine.

Parliamo dei tuoi libri? 

Non ho studiato.

Come nasce Multiversum ha un fattore scatenante? Io uno ce l’ho avuto e tu?

Qui ti ho fregato rispondendoti prima e parlandoti della mia perdita.

Multiversum - Utopia

La splendida copertina di Utopia realizzata da Roberto Oleotto.

Come mai una cover diversa? Scelta, caso, caos, incroci multiversali?

Fortuna. L’art director Mondadori cercava un’immagine che rappresentasse i miei mondi e si è imbattuto su “Point of view”, un lavoro di Roberto Oleotto che è stato subito acquisito perché – tolte un paio di astronavi – sembrava fatto apposta. Concepito precisamente per questa saga.

Tu ci sei nella saga? O sei tutti e nessuno?

Sono sopra il titolo, in copertina. Scherzo, sono dietro agli occhi di Marco, in sala comandi.

Nei tuoi libri ci sono personaggi di autori che ami cui ti sei ispirato?

No, ma il Veggente Malese l’ho sempre immaginato con la faccia e il look di Steven Tyler, che però è un essere vivente, e cantante anche.

Cosa dobbiamo attenderci in utopia?

Vi perderete in un labirinto di paradossi. Per fortuna, prima di farlo, vi divertirete con un sacco di azione, anche se il romanzo apparentemente inizia in una faccia “tranquilla” del dado… un rifugio sicuro. Cos’hai capito da questa risposta? Niente. Era il mio preciso intento.

Abbandonerai questa ambientazione? o ci saranno altri capitoli?

La Multiversum Saga si chiude qui. Anche se per me la parola “fine” non esiste. Non esiste se applicata alla vita, figuriamoci a una saga. Peraltro ho già qualcosa di gustoso in mente per far proseguire il cammino nel Multiverso ai miei lettori e soprattutto agli aspiranti autori…

Nuovi progetti?

Per l’anno prossimo sì, sto lavorando su un nuovo romanzo. Ne parlerò molto presto, non posso ancora svelare molto, ma ti posso dire che la documentazione per scrivere questo libro mi ha portato via dei mesi. E che sarà uno stand-alone, non una serie.

Cosa ti affascina del fantastico?

La possibilità che offre di far capire a tutti noi che la realtà che tocchiamo con mano di continuo è nient’altro che un’illusione.

Facciamo gli intellettuali… nei tuoi libri ce la metti la realtà? Un tempo la SF era una sorta di coscienza critica della vita vedi 1984 o le opere di Huxley. Ritieni che questa sia la missione oggi del genere fantastico?

La mia unica missione è quella di intrattenere il pubblico, come un nonno che inizia a raccontare una storia di fronte ai nipotini seduti a gambe incrociate in salotto. Ma quando racconti una storia, racconti il reale, racconti la vita di ciascuno di noi. E dunque i valori, e dunque l’amore, l’amicizia. Racconti sempre il reale. La faccia fantastica del reale.

La politica ti influenza nella scrittura?

Senza dubbio, specialmente quando mi inoltro in territori distopici/ucronici come accade in questa saga nella realtà di Gea.

Secondo te la fantascienza è morta o s’è trasformata? Un tempo i grandi della SF erano quasi degli scienziati vedi asimov e soci… oggi non è più possibile un simile approccio o devi essere miliardario come Schatzing?

Questione spinosa. Un certo tipo di fantascienza – quella da te citata – effettivamente fatica a imporsi, oggi. Molti editori la considerano invendibile. Ma io ritengo che sia possibile riproporre alcuni temi cari alla science fiction inseriti in un contesto narrativo nuovo, dove avvenga la commistione con altri generi. Una fantascienza moderna. Che sappia di avventura, che contenga del romance, dell’azione. Forse una fantascienza più commerciale, ma certamente non meno godibile. Del resto oggi sarebbe davvero molto arduo far approvare a una redazione l’investimento su un romanzo come Solaris, che resta però un capolavoro.Se uno però se lo può permettere, ben venga una fantascienza hard, tecnica e apparentemente invendibile. Io me la leggo. E conosco qualche altro centinaio di persone che farebbe lo stesso.

Fantasy, weird, urban, dark, high fantasy, SF, Science fantasy.. potremmo continuare dodici ore a elencare sottogeneri. Hanno un senso per te? O magari…

… o magari distinguiamo tra un buon libro e un cattivo libro. Le etichette servono, inutile negarlo, ma non dobbiamo diventarne schiavi. Anche perché spesso ci conficcano nel cervello dei pregiudizi inutili. Leggiamo, cerchiamo, siamo curiosi, magari testiamo anche romanzi appartenenti a generi che non abbiamo mai esplorato. Qualcosa di buono lo troveremo sempre.

Organizziamo la partita degli scrittori per davvero? O dici che se ti rompo Mondadori mi manda in galera?

Se mi rompi e mi costringi a letto forse scrivo anche di più, non credo che per Mondadori sia un problema. Il problema è che poi mi vendico! Comunque, sì, certo, perché no. Organizziamo. Ma scommetto dieci dollari che tutto questo non interessa ai tuoi lettori!