Sirene: un mistero bello e profondo come il mare.


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Il nome “Sirena” deriva dal tardo latino sirena, a sua volta derivato dal greco Σειρήν seirēn. Esse sono figure mitologiche fra le più note e diffuse nelle credenze popolari, nella letteratura e nell’arte della Grecia antica e, per riflesso, in quelle di Roma.
La loro storia ci viene narrata anche da Ovidio nelle sue “Metamorfosi” e ripresa da Lattanzio Placido, successivamente.
Erano figlie della musa Melpomene e del fiume Acheloo e quando Proserpina fu rapita da Plutone, si misero alla sua ricerca ma non riuscirono a trovarla; allora invocarono gli dei affinché venissero trasformate in uccelli per poter continuare la loro ricerca anche sul mare.
Apollonio Rodio nelle “Argonautiche” narra che Orfeo, dalla nave degli Argonauti, cantò con più dolcezza delle Sirene, e che queste si precipitarono in mare e trasformarono in rocce: perché la loro legge era di morire, se qualcuno non avesse subito il loro fascino.
sirene_mareNel corso dei secoli il mito delle Sirene ha subito diverse trasformazioni: per Platone, ad esempio, sono figlie di Phorkys e Keto, divinità marine, fratello e sorella incestuosi, da cui nacquero numerosi mostri celebri della mitologia greca come Scillia, Echidna e le Graie. Secondo lui quello emesso dalle otto Sirene non sarebbe propriamente un canto, bensì un’unica nota volta a creare addirittura l’armonia delle sfere celesti. E non è un caso che esse “consuonino” in sintonia con le Parche, le quali conoscono passato, presente e futuro; proprio questa “consonanza” potrebbe aver fatto sì che tale attributo di conoscenza sia passato poi anche alle Sirene.

 

Un terzo aspetto fondamentale è la correlazione con la morte: sia attraverso i riferimenti al ratto di Proserpina negli inferi, sia attraverso lo stesso comportamento mortifero delle Sirene che, se non riescono ad uccidere, si uccidono esse stesse. Questa correlazione con la morte si evidenzia soprattutto nella loro forma più antica di uccelli dal viso umano, pervenuta certamente attraverso l’Egitto, dalle raffigurazioni del Ba, l’anima uccello del defunto.princess02
Le stesse Sirene greche sono rappresentate molte volte sui sarcofaghi, con in braccio una figura umana minuscola che è l’anima del defunto.
Quel che è certo è che, nel corso del tempo, le Sirene cambiano forma: da esseri per metà uccelli e per metà donne ma con piedi di gallina della tradizione greca, lungo i secoli progressivamente si trasformano diventando donne giovani e belle con la coda di pesce. Accanto alla trasformazione fisica anche il loro fascino muta: nella concezione moderna, infatti, della Sirena emerge pure la componente sessuale, del tutto assente nell’antichità, e comincia a perdersi l’aspetto più profondo. Quest’ultimo passaggio è forse più evidente negli scrittori cristiani dei primi secoli: Clemente Alessandrino è il primo a fare delle Sirene il simbolo delle lusinghe del mondo e della voluttà carnale; e questa nuova visione ben si accorda con i pericoli legati all’eresia gnostica e al crollo del mondo occidentale.
Anche Sant’Ambrogio supporta questo pensiero sostenendo la figura di Ulisse come emblema del vero cristiano che sa resistere alle tentazioni del mondo rimanendo attaccato al legno della croce di Cristo (l’albero della nave alla quale Ulisse si fa legare).sirenetta

Da un contesto storico passiamo a uno più fantastico!

Un’opera altrettanto famosa è la fiaba di Hans Christian Andersen.
“In mezzo al mare l’acqua è azzurra come i petali dei più bei fiordalisi e trasparente come il cristallo più puro; ma è molto profonda, così profonda che un’anfora non potrebbe raggiungere il fondo; bisognerebbe mettere molti campanili, uno sull’altro, per arrivare dal fondo fino alla superficie. Laggiù abitano le genti del mare. Non si deve credere che ci sia solo sabbia bianca, no! Crescono alberi stranissimi, e piante con gli steli e i petali così sottili che si muovono al minimo movimento dell’acqua, come fossero esseri viventi. Tutti i pesci, grandi e piccoli, nuotano tra i rami, proprio come fanno gli uccelli nell’aria. Nel punto più profondo si trova il castello del re del mare.”

 

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Una giovanissima donna per metà umana e per metà pesce è al centro della storia, rimaneggiata poi svariate volte e diventata un film d’animazione nel 1989 grazie alla Walt Disney; inoltre, a Copenaghen, dove lo scrittore si era trasferito giovanissimo, è stata fatta una statua della sirenetta.
Nonostante nella letteratura fantasy dell’ultimo periodo le sirene non abbiano avuto un grande successo, sono figure mitologiche molto amate tra i grandi e i più piccoli.

Un mistero bello, affascinante e profondo quanto il mare in cui è racchiuso.

 

 

 

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Un dolce canto cominciaro a sciorre:
“O molto illustre Ulisse, o degli Achei
Somma gloria immortal, su via, qua vieni,
Ferma la nave; e il nostro canto ascolta.
Nessun passò di qua su negro legno,
Che non udisse pria questa che noi
Dalle labbra mandiam, voce soave;
Voce, che innonda di diletto il core,
E di molto saver la mente abbella.
Ché non pur ciò, che sopportaro a Troia
Per celeste voler Teucri ed Argivi,
Noi conosciam, ma non avvien su tutta
La delle vite serbatrice terra
Nulla, che ignoto o scuro a noi rimanga”.
(Odissea, canto XII – Omero)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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