Stephen King: benvenuti a Joyland!


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I lettori seriali hanno un difetto: ogni volta che mettono piede in una libreria non riescono a sottrarsi al disturbo compulsivo che li porta ad acquistare libri. Ci si sente come quei volontari del WWF: i romanzi appaiono come cuccioli abbandonati sugli scaffali e non si può resistere dalla tentazione di portarsene almeno uno a casa. Meglio il compensato Ikea della propria stanza che la polvere di un negozio. Io appartengo a questa categoria, con un’aggravante: la febbre dello shopping libresco mi porta qualche volta a comprare romanzi che abbandonerò a pagina ottanta. Lo scorso Agosto è stato per me un mese bastardo: due letture messe da parte e una delusione che mi perforava lo stomaco come un pugno d’acciaio. Ero alla ricerca di una storia che mi travolgesse, costringendomi ad annegare in un oceano di emozioni. Sarà che Zafon non si sbriga a scrivere il seguito de “Il Prigioniero del Cielo”, ma avevo bisogno di quel tipo di romanzo che ti fa sentire come un orfano quando sei arrivato all’ultima pagina.

Agosto, un mese bastardo appunto, ma anche il mese in cui, per mia fortuna, ho ritrovato Stephen King e il suo Joyland.

Estate 1973, Heaven’s Bay, Carolina del Nord. Devin Jones, squattrinato studente universitario, decide durante le vacanze di accettare un lavoro in un luna park. Appena arrivato nel parco divertimenti, popolato da strani personaggi, Dev scopre che il luogo nasconde un macabro segreto: nella Casa degli Orrori si aggira infatti il fantasma di una donna uccisa quattro anni prima in modo decisamente macabro. Per guadagnarsi il magro stipendio, il ragazzo non dovrà soltanto intrattenere i bambini con il suo costume da mascotte, ma anche combattere il male che minaccia Heaven’s Bay. E difendere la ragazza della quale nel frattempo si è innamorato.

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Quello di Joyland è un King rilassato. Niente mostri a turbare i nostri sogni o spargimenti gratuiti di sangue, ma solo poesia velata da una coltre di mistero. La cornice è perfetta: la provincia nostalgica dell’America degli anni settanta, i romanzi di Tolkien sul comodino della stanza da letto di quell’affittacamere che affaccia sul mare, la musica dei “The Doors” e dei “Pink Floyd” ad accompagnare i sogni di Devin Jones. Un mondo in cui la paura si mescola alla purezza di sentimenti quali l’altruismo, la bontà d’animo o l’onestà. Una lettura d’evasione. Mi è bastato scorrere le prime pagine per farmi rapire dalle vicende di Dev, o per innamorarmi del piccolo Mike (il bambino costretto su una sedia a rotelle che saluta Devin ogni mattina insieme alla madre Anne Ross dalla casa sul mare). Sono rimasto per due giorni incollato alle pagine di questo che è uno di quei romanzi che vorresti non finisse mai. Un libro che diverte e fa riflettere sulla condizione dell’uomo, su ciò che siamo.

Stephen King è un maestro, un Re.

Buona lettura.

Stile e Tecnica
Originalita'
Personaggi
Gestione della Trama
Copertina
Voto Personale
Final Thoughts

Overall Score 4.8