Frozen – il regno del ghiaccio – la recensione


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La fedeltà premia sempre. La Walt Disney ci ha abituati sin da bambini a un certo tipo di reinvenzione della fiaba classica. Ci siamo cresciuti un po’ tutti, nel bene e nel male, con le versioni edulcorate che il signor Disney rifilava ai bambini troppo suscettibili. Frozen – Il regno del ghiaccio, non fa eccezione. Liberamente tratto da una delle fiabe meno conosciute di Andersen “La Regina delle Nevi” e anche la più lunga da lui scritta, riporta in auge i classici Disney da sempre premiati con il successo al botteghino e un posto d’onore nei cuori di grandi e piccini. La storia è presto detta: Elsa, figlia maggiore dei sovrani di Arendelle, nasce con il potere del ghiaccio ed è molto legata alla sorella Anna, una dolcissima bambina senza magia. Crescendo, però, il potere diventa incontrollabile e un malaugurato incidente costringe i sovrani a separare le due sorelle. Quando i sovrani sventurati moriranno in viaggio, Elsa sarà costretta a uscire dalla sua prigionia volontaria e ad assumere la reggenza di Arendelle. Ma il controllo dei suoi poteri è sempre labile e la perdita delle staffe, nei confronti della vispa e maldestra Anna, la costringe a rivelare la pericolosità di quella magia. Elsa fugge, lasciandosi alle spalle un inverno perenne. Sarà Anna, con l’aiuto del selvatico amante delle renne Kristoff, a partire all’avventura per riportare l’amata sorella indietro e anche l’estate ad Arendelle. Ad accompagnarli, manco a dirlo, una magica spalla comica, il pupazzo di neve Olaf, doppiato in italiano da Enrico Brignano. frozen2Ai buoni sentimenti, siamo abituati, alle principesse sventurate tutte occhi-dolci e sorrisini, anche. Negli ultimi anni siamo stati anche piacevolmente abituati a un’evoluzione della tecnica digitale sorprendente, che ha dato vita alla lunga e portentosa chioma di Rapunzel e stavolta genera il ghiaccio, la neve e il gelo più realistici che si siano mai visti su uno schermo. Oltre duemila varianti di fiocchi di neve sono stati creati dai simulatori e degli animatori affinché non apparisse mai un fiocco uguale all’altro. La minuziosità con la quale l’animazione e la realizzazione tecnica è condotta dimostra l’eccellenza alla quale è giunta la squadra dei Disney Studios anche senza l’aiuto di quei geniacci della Pixar. Un cartone coi fiocchi, per usare un gioco di parole, dove la fa da padrone la musica. Mai nessun classico Disney era stato così spiccatamente musical, con una score originale accattivante e orgogliosamente pop, cucita perfettamente sulla storia e in previsione (ormai certa) di un musical che arriverà a Broadway nei prossimi anni. Ma anche senza uno show teatrale, la colonna sonora è esplosa nelle chart mondiali e nel cuore degli spettatori. Ha sbalzato dalla testa della classifica Billboard americana nientemeno che l’inossidabile Beyoncè, un risultato che non si vedeva dai tempi de “Il Re Leone”, e all’epoca la score era firmata nientemeno che da Sir Elthon John. Il film, dati alla mano, ha incassato 640 milioni di dollari solo nelle prime sei settimane di programmazione, solo “Titanic” e “Avatar” avevano fatto meglio. Due Nomination agli Oscar 2014 per la pellicola, miglior film di animazione e migliore canzone originale “Let it go”, cantata in originale dalla stella di Broadway Idina Menzel (e nella versione singolo radiofonico da Violetta per l’Italia e i paesi latinoamericani e Demi Lovato per l’America) mentre in Italia l’ugola d’oro è Serena Autieri. Un’operazione studiata e riuscita, questo Frozen, quindi, premiata dal botteghino e dalla critica, per un classico che difficilmente dimenticheremo con tutte le cosette a posto: storia ricca di buoni sentimenti, comicità, perizia tecnica ineccepibile, musica orecchiabile, marketing a tappeto. Insomma, anche in casa Disney, squadra che vince non si cambia.

sceneggiatura e dialoghi
effetti speciali
colonna sonora
regia
personaggi
voto personale
Final Thoughts

Overall Score 4.2
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