Recensione del film ‘The Host’ tratto dal romanzo di Stephanie Meyer


A cura di Monique Scisci.

Regista: Andrew Niccol

Genere: Fantascienza

Soggetto: Stephanie Meyer

Interpreti: Saoirse Ronan, Diane Kruger, Max Irons, Jake Abel, William Hurt, Frances Fisher, Boyd Holdbrook, Scott Lawrence, Chandler Canterbury, Readen Greer..

La protagonista Melanie/Wanda.

La protagonista Melanie/Wanda.

Un film scritto e diretto da Andrew Niccol, sceneggiatore, regista e produttore neozelandese, di cui ricordiamo il famoso Gattaca del 1997, bellissima opera di fantascienza che narra di un mondo governato dall’ingegneria genetica, e il più recente In Time del 2011, che affronta il capitalismo di un mondo il cui tempo che resta da vivere si trasforma in denaro.

The Host, basato sull’omonimo romanzo di Stephanie Mayer, autrice della saga di Twilight, racconta la storia di Melanie, che rimasta orfana, è costretta a nascondersi da una razza aliena che ha invaso la terra, insieme al fratellino e al fidanzato Jared.

Melanie si muove all’interno di un futuro distopico, in cui la terra è stata colonizzata da coloro che si direbbero in grado di riportare il mondo al suo antico splendore, a discapito della sopravvivenza umana, la cui memoria viene cancellata per sempre e i corpi servono come involucri atti a ospitare l’essenza aliena. I pochi uomini rimasti, vivono come dei fuggiaschi ai margini della terra per non soccombere.

Questi invasori che usano definirsi ‘anime’, vogliono creare un pianeta perfetto, sicuro e in pace, anteponendo la propria volontà al libero arbitrio. Un ritorno forzato alle origini.

Una notte Melanie viene rapita, e all’interno del suo corpo viene impiantata una nuova essenza, il cui nome è Wanda; che ha il compito di dominarla per strapparle informazioni sugli eversivi. Di norma, una volta che ‘l’anima’ entra in contatto con l’ospite, cioè il corpo umano, è talmente potente da subordinarlo alla sua volontà, ma con Melanie le cose vanno in modo diverso e presto Wanda dovrà accettare la coesistenza. Melanie e Wanda condivideranno, infatti, pensieri e emozioni che le uniranno in modo tale da sciogliere l’aridità dell’aliena che, contro ogni previsione, deciderà di aiutare l’umana a ricongiungersi con il suo popolo per ritrovare Jared.

Le premesse sono ottime, e la trasposizione filmica del primo lavoro della scrittrice dopo la fortunata saga, è abbastanza ben fatta. Il tema affrontato dalla Meyer è più maturo rispetto alle vicende adolescenziali di Bella e Edward. La possibilità di un’invasione aliena è un tema che ricorre sempre più spesso, ma in questo caso ci si chiede se davvero sia giusto che l’umanità persista nonostante il continuo sfruttamento delle risorse terrestri.

Ci viene presentata una razza che agisce in nome della salvezza del pianeta, e questo sembra essere quasi un monito. Pone in essere interrogativi esistenziali di non poca importanza.

La dualità insita nel corpo di Melanie intriga ed è ben caratterizzata. Spesso mi sono chiesta quanto terribile deve essere vivere senza avere il controllo della propria vita, lottare per la sopravvivenza, cercare di imporsi attraverso la razionalità e i sentimenti, gridare aiuto senza che nessuna possa sentirci.

La lotta intestina che avviene nel corpo di Melanie per tutta la durata del film, è affascinante, nonostante, i dialoghi mentali talvolta risultino superficiali e non in grado di tradurre il dramma vissuto da entrambe. La performance dell’attrice Saoirse Ronan nel ruolo di Melanie/Wanda, che avevo conosciuto grazie al bellissimo film Amabili Resti del 2010 tratto dal romanzo di Alice Sebold, è davvero degna di nota.

Avrei preferito però che il tema dell’invasione aliena e le varie cause etico/morali, fossero più approfondite, mentre ho avuto la sensazione che fosse l’intricata storia d’amore tra Malenie, Jared, Wanda e Ian a interessare il regista. Manca, infatti, una rilettura personale del testo che rende il film piatto e la narrazione sembra essere statica, surclassata da un buonismo talvolta snervante.

Tuttavia, nonostante le lacune di cui sopra e alcune incongruenze, la visione di questa pellicola è godibile e il mio giudizio al riguardo è positivo. La scenografia è suggestiva e le musiche del brasiliano Antonio Pinto concorrono a donare drammaticità al testo, accompagnando i momenti più salienti.

Locandina italiana del film The Host.


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