INTERVISTA A LUCA OCCHI


di Claudio Cordella

Introduzione

Tra le stranezze della nostra bella penisola una di quelle che continua a lasciarmi perplesso è lo strano rapporto che gli italiani sembrano avere nei confronti del fantastico. Seppure questa sia stata la patria di Dante Alighieri, di Carlo Collodi (il creatore del burattino vivente Pinocchio) e di Italo Calvino (Le cosmicomiche, Ti con zero, Le città invisibili, Il visconte dimezzato, Il barone rampante) la diffidenza verso qualsivoglia slancio di fantasia permane; come se l’arte dovesse essere per forza una sorta di appendice della saggistica o degli articoli dei quotidiani, come se la realtà non potesse essere studiata in altra maniera se non attraverso la minuziosa descrizione. Negando in tal modo qualsiasi legittimità alla metafora, all’allegoria, al piacere di reinventare il reale da capo, di stravolgerlo mettendo in luce le sue bellezze e i suoi orrori, privandosi così alla fine dello stesso piacere del narrare. Eppure Umberto Eco, sin dagli anni ’80 con il suo Il nome della rosa, aveva cercato di superare le barriere esistenti tra la letteratura mainstream e quella “popolare”. Una linea di condotta che in Giappone viene seguita da decenni da scrittori del calibro di Murakami Haruki e Banana Yoshimoto, infatti nell’arcipelago nipponico certi steccati tra i generi non sussistono, oppure sono infinitamente più deboli che in Italia. Anche il disprezzo per tutto ciò che è fantastico, sin troppo frequente qui da noi, non è moneta corrente nel paese del Sol Levante. Il risultato di questa difficile situazione è che gli scrittori nostrani devono sia affrontare la concorrenza degli autori stranieri tradotti nel nostro paese, sia misurarsi con chi guarda in maniera aprioristicamente diffidente al loro lavoro. Certo le eccezioni non mancano, sia Valerio Evangelisti che Licia Troisi sono riusciti nell’impresa di farsi tradurre all’estero ma si tratta di casi isolati, pur se fanno sempre sperare bene per il futuro. Il mercato degli ebook potrebbe garantire nuovi orizzonti, basti pensare all’accoglienza più che favorevole che ha ricevuto la traduzione inglese di Cardanica di Dario Tonani; novella sci-fi di cui ha parlato in termini assai elogiativi lo statunitense Paul Di Filippo, scrittore di fantascienza e critico .

Fin qui la letteratura, per quanto riguarda il fumetto i toni non ci pare che possano esser diversi; in un mercato decisamente ristretto, in cui tra l’altro manga e comics vogliono la loro parte, gli spazi di manovra non sono tanti. Si deve però constatare come la casa editrice Bonelli, un nome storico della storia fumettistica italiana, abbia creato più di una testata a indirizzo fantastico (Martin Mystère, Dylan Dog e Nathan Never, ad esempio); a cui dobbiamo aggiungere miniserie, speciali, spin-off e graphic-novel autoconclusive. Al tempo stesso però i volumi della serie Sky Doll, scritti, disegnati e colorati da Alessandro Barbucci e Barbara Canepa, pur affrontando con coraggio numerose tematiche, come il controllo delle masse e i mezzi di comunicazione, la religione e il misticismo, l’Intelligenza Artificiale e la sessualità, sono stati pubblicati prima in Francia che in Italia. Il successo internazionale di Sky Doll, un gioiello della “letteratura disegnata” che è stato tradotto in ben 28 paesi, rimane un ottimo esempio di come il fantastico nostrano abbia delle eccellenti carte da giocare; nonostante tutte le difficoltà a cui va incontro chi voglia dedicarvisi.

Arrivando al cinema, possiamo dire che qualcosa, dopo decenni di assoluto silenzio, sta iniziando lentamente a cambiare; c’è nell’aria una voglia di far qualcosa di nuovo, di andare oltre all’asfittica location soggiorno / cucina / camera da letto dal sapore teatrale, di sperimentare qualcosa di diverso oltre al dramma intimistico-famigliare, alla tragedia amorosa e alla ripetitiva commedia scollacciata. Già in passato abbiamo avuto modo di parlare del regista ligure Angelo Licata, autore di Dark Resurrection vol. 1 e del suo prequel vol. 0, due fan-film starwasiani di grande qualità: (http://www.fantasyplanet.it/2012/02/05/dark-ressurrection/). Questi ultimi, realizzati con passione e inventiva, sono prodotti cinematografici di qualità e hanno avuto il privilegio di essere trasmessi da Rai 4. Licata, con estro e immaginazione, ha sia omaggiato che reinventato la mitologia di Star Wars (Guerre Stellari), con l’ulteriore merito di aver saputo infrangere i tabù limitanti delle produzioni nostrane. Ebbene, noi di Fantasy Planet questa volta vogliamo parlarvi di un altro coraggioso esempio di cinema fantastico made in Italy: il film indipendente I Guardiani di Atlantide, scritto e diretto da Luca Occhi. Interamente girato nel vicentino sarà presentato in prima visione l’8 marzo, la Giornata internazionale della donna, presso il cinema teatro Paradiso a Vicenza.

 Intervista

Chi è Luca Occhi? Parlaci un po’ di te. Ad esempio, com’è nata la tua passione per il cinema? C’è un regista da cui ritieni di essere stato influenzato?

Chi è Luca Occhi? Luca Occhi è un ragazzo di provincia, con tanti sogni nel cassetto, e come molti altri, ha passato l’infanzia fra un’avventura di Indiana Jones e un salto nell’iperspazio… Da lì, nasce la mia passione. Tutti noi da piccoli, e alcuni anche da grandi, ci siamo spacciati per registi di fantastiche avventure con i nostri giocattoli, e un bel giorno, proprio vedendo la nuova trilogia di Guerre Stellari al cinema, mi posi la fatale domanda: “Perché non posso mostrare alle altre persone quello che la mia immaginazione crea come ha fatto George Lucas?”. Andai con mio padre (anche lui appassionato di foto e video) nel vicino negozio di elettronica, e comprai a rate la mia prima telecamera per poter mettere su nastro le mie storie! Certo era una telecamera estremamente semplice, come si dice in gergo: “consumer”, ma era l’ideale per cominciare a coltivare i frutti della settima arte! Da lì in poi, ho scritto, diretto e recitato in alcuni fan film, per poi rendermi conto di essere un pessimo attore… Ho investito dei soldi in attrezzatura di maggior rilievo, ho studiato nel settore e ormai, sono circa 10 anni che faccio video produzioni!

Quali consigli daresti a un giovane che sogna di poter lavorare un giorno nel mondo del cinema?

Che i geni esistono, ma che probabilmente tu non sei fra quelli. Il lavoro del cinema è duro, non basta avere un cellulare che fa video per definirsi registi. Bisogna fare gavetta, e questo ad alcuni non va giù. Vedo ragazzi di 15 anni arrabbiarsi con il mondo perché vorrebbero essere chiamati da grandi produzioni hollywoodiane al primo colpo, scrittori di sceneggiature che scrivono la loro prima sceneggiatura e si arrendono al primo rifiuto o alla prima presa in giro. Niente di più sbagliato. Nella montagna del cinema, non esiste la funivia, è tutta una scalata. Lunga.

Secondo te, quali sono le condizioni di salute della settima arte made in Italy?

Io non posso definirmi un critico, non di più di quanto lo possa essere il lettore di questa rivista o la signora che prende il tram sotto casa. Il cinema, come tutte le arti, dipende da troppi fattori personali. Se, però, proprio dovessi valutare le condizioni di salute con un mio modesto parere, temo che dovrei dire che si sia al “coma profondo”. Il tema centrale del cinema italiano si basa troppo spesso su disgrazie, sciagure o fiction. I produttori tendono a considerare gli italiani un popolo relativamente distratto. Niente di più sbagliato. Mi ricordo ancora quando studiavo all’accademia del cinema di Bologna, il nostro professore ci raccontò che le sceneggiature che contenevano Flashback, venivano scartate a priori. “Troppo difficili per i nostri spettatori!” eppure gli stessi spettatori guardano serie TV con una quantità di Flashback impressionante, vedi Lost e lo capiscono. E così ci ritroviamo con storie di famiglie disagiate, imprenditori che fanno le corna alla moglie o viceversa, tutte storie di vita reale… Ma il cinema può dare molto di più.

Che cos’è la Eyes Productions e com’è nata?

Come dicevo poco fa, cominciai a fare piccoli cortometraggi, per lo più fan film, che cercavano in qualche modo di imitare i grandi film hollywoodiani. Con scarsi risultati oserei dire! Però affinavo le mie tecniche di ripresa, ogni volta cercavo di mettermi alla prova per vedere cosa si poteva fare. Con il passaparola ho cominciato a fare anche video musicali, riprese di eventi live, concerti… Ogni volta conoscevo gente nuova, appassionati come me. Attori, tecnici, scrittori, musicisti: piano piano attorno a me si è creato un vero e proprio team di appassionati e professionisti, capaci di creare cose fantastiche! La Eyes Productions è un team di persone, selezionate per la loro determinazione, non per la loro semplice bravura. Siamo riusciti a portare avanti progetti che tutti davano per irrealizzabili, proprio come il film I Guardiani di Atlantide.

Che cosa significa lavorare per una produzione indipendente nel nostro paese?

Significa spaccarsi le ossa. Tutti i giorni, tutte le volte che bisognava fare qualcosa, sorgeva un problema imprevisto. Anche nelle grandi produzioni è così, sia chiaro, ma le piccole produzioni, ancora di più quelle indipendenti, devono scavalcare le montagne solo per avere udienza…

Quali sono stati i problemi più difficili che avete dovuto affrontare durante la realizzazione del film?

I tempi tecnici delle riprese. Siamo stati fortunati che in provincia di Vicenza avevano sentito parlare di noi, quindi per usare le location adatte non abbiamo avuto particolari problemi. Ma purtroppo quando usi come location una villa palladiana aperta al pubblico… I tempi sono corti, estremamente corti. Avevo previsto quattro giornate di ripresa all’interno della villa, ce ne hanno date due, quindi abbiamo dovuto condensare molto la produzione, evitare ogni spreco di tempo, dividerci in due squadre per riuscire a fare tutto ed… evitare i turisti! Ebbene sì, noi eravamo lì sul set, non solo nella villa, ma anche in Piazza dei Signori, la piazza principale di Vicenza, e i turisti passavano davanti alla macchina da presa, fregandosene, quando sarebbe bastato aspettare al massimo un minuto per finire il dialogo o aggirare la troupe…

Complessivamente quant’è durato il periodo di lavorazione?

Quasi 2 anni, dalla prima stesura della sceneggiatura al prodotto finito. Non ci sono stati pochi problemi, abbiamo perso dei mesi per il completo ridoppiaggio del film: l’audio in presa diretta era buono, ma non mi soddisfaceva.

Attori, musicisti e tecnici erano tutti dei volontari. Che cosa ha voluto dire per te e per tutti quanti loro poter lavorare a questo progetto?

Tutti quanti eravamo uniti da un’unica passione: il cinema. Il cinema che ci fa sognare, il cinema che ci fa volare con la fantasia. Ognuno di loro era entusiasta di poter lavorare ad un film, lo hanno fatto tutti senza chiedere un soldo, anzi, alcuni di loro hanno dovuto affrontare delle spese, che spero, possano essere rimborsate se il film dovesse avere il successo sperato.

I guardiani di Atlantide: raccontaci della genesi di questo film e del tipo di storia che vuole raccontare al pubblico.

La sua genesi risale a molti anni fa. Un fan film che feci quando ero ancora un ragazzino, con gli amici. Narrava la storia del famoso ladro gentiluomo Lupin III, nato dalla penna del mangaka Monkey Punch, che doveva rubare queste pietre leggendarie, appartenute al popolo di Atlantide… Il progetto rimase incompiuto, ma nella mia testa la storia mutò, fondendosi con tutto quel filone d’avventura anni ‘80, estremamente semplice forse, ma estremamente entusiasmante! Chi di voi non ha mai fatto il tifo per l’archeologo Indiana Jones? Chi di voi, non ha mai voluto saperne di più su antichi misteri irrisolti, superstizioni o maledizioni? La televisione ci bombarda con informazioni su manufatti perduti da secoli cercando di basarsi su fatti buttati a casaccio. Se proprio dobbiamo inventarci una storia impossibile sul mito di Atlantide, perché non farci un film?

Hai qualche aneddoto in particolare, bello o brutto che sia, relativo a questa pellicola che vorresti raccontarci?

Non so se si può considerare un aneddoto… Abbiamo fatto delle riprese nella sala manoscritti della Biblioteca CivicaBertoliana. Circondati da questi tomi vecchissimi e libri che solo a guardarli potevano sgretolarsi! Il nostro attore protagonista, doveva farsi passare dei libri belli grossi dall’altra protagonista e portarli sul tavolo. Nonostante la massima cautela, dopo un po’ di ciak, i muscoli evidentemente hanno cominciato a cedere e… Un libro parecchio antico si è quasi schiantato sul pavimento! Un urlo “No!!” si è alzato da dietro la macchina da presa da parte del custode, ma fortunatamente l’attore ha chiuso a pinza due dita ed è riuscito con uno sforzo notevole, non solo a tenere il libro in mano, ma a creare una scenetta comica imprevista! Meno male che gli attori non si sono messi a ridere! Abbiamo ovviamente tenuto quella scena improvvisata nella versione finale del film!

Perché tra tutti i generi possibili hai scelto proprio il fantastico?

Perché è un genere che in Italia, stranamente, non attira. La domanda da farsi è: “È il fantastico che non attira agli italiani o gli italiani non sono attirati da esso perché non esiste nel nostro paese?” Quando escono film stranieri di genere fantastico, il botteghino regista record di incassi. Eppure le case di produzione italiane sono ancora molto dubbiose su promuovere questo filone narrativo… Che sia l’ora di una inversione di rotta? Nel dubbio, io comincio a mettere le mani avanti!

Da dove nasce l’idea di mescolare assieme il mito di Atlantide e la figura di un artista rinascimentale del calibro di Andrea Palladio (1508 – 1580)?

Anni fa ebbi modo di leggere un articolo, molto vago, su un possibile collegamento fra la città di Atlantide e la città di Vicenza. Raccontava di alcune similitudini fra la descrizione di Platone fatta all’architettura della città e l’architettura palladiana. Certo, era un articolo volutamente assurdo, ma la mia immaginazione prese la palla al balzo e da lì, mi immaginai tutta una possibile storia di come la civiltà atlantidea potesse essersi fusa con quella romana, e quindi, con il passare dei secoli, con quella italiana rinascimentale, periodo nel quale, Andrea Palladio riportò l’architettura classica greco-romana in auge.

I guardiani di Atlantide è ambientato a Vicenza: perché? Significa che si può ambientare un film con elementi fantasy e di mistero in una città italiana?

Non c’è limite alla fantasia dei cineasti americani ed internazionali, perché dovremmo essere da meno? Qualche riga più sopra parlavo di Indiana Jones. Non è proprio lui che ne L’ultima crociata si reca a Venezia seguendo le orme del Sacro Graal? Non sono ambientati in parte in Italia i romanzi di Dan Brown con i segreti del famoso Codice Da Vinci? Siamo un paese di santi, reliquie, palazzi e… misteri!

Dove, come e quando si potrà vedereI guardiani di Atlantide?

I Guardiani di Atlantide uscirà prima a Vicenza, nel cinema Primavera, l’8 Marzo 2013. Successivamente sarà possibile scaricarlo dal sito, ordinarne una copia per 5 euro oppure lo troverete in stand ad alcune delle fiere del settore. Prevediamo di proiettarlo in numerosi festival nazionali.

Hai già in mente qualche altro progetto a cui vorresti dedicarti in futuro?

Se li scrivessi tutti, non basterebbe l’intera rivista! Scherzi a parte, il progetto a cui vorrei dedicarmi maggiormente è un film in costume, ma lì è necessario un budget non indifferente.

Luca Occhi

Comunicato stampa

Il giorno 8 Marzo 2013 al cinema teatro Primavera (via Ozanam 11), a Vicenza, alle ore 21.00, si terrà la presentazione e prima visione del film indipendente I Guardiani di Atlantide. Il film, scritto e diretto da Luca Occhi e prodotto dalla Eyes Productions, è stato patrocinato dal Comune di Vicenza e girato, grazie al supporto e aiuto di Vicenza film Commision, in tutta la provincia berica. Senza alcun ritorno economico, si sono impegnati in questo progetto decine di volontari fra attori, tecnici, musicisti, che hanno contribuito a creare un film d’avventura dove la protagonista è la città di Vicenza. Il film, narra di un mistero attorno alle leggendarie pietre di Atlantide, l’antica civiltà perduta. Sembra che l’ultimo possessore di queste antiche pietre fosse l’architetto Andrea Palladioche, morto in circostanze misteriose nel 1580, portò il mistero con sé nella tomba. Oggi, due ragazzi, separati da anni, si ritrovano alla lettura delle ultime volontà di un amico comune, che dice di essere uno dei Guardiani di Atlantide…

Fra ville e palazzi palladiani, cosa scopriranno i due eroi per caso? Alcune delle locations usate per la storia del film sono: la Basilica Palladiana, Piazza dei Signori, Piazzetta Palladio, Corso Palladio in Vicenza, le cave di marmo di Nanto, Villa Cordellina Lombardi, Piazzale di Monte Berico, e altri ancora.

Per ulteriori informazioni:

Luca Occhi – 3387788104 – info@eyesproductions.it

Il trailer ufficiale del film: http://www.youtube.com/watch?v=a6ppNgY3owI

 


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