GODZILLA: DIVERTIRSI, EMOZIONARSI, RIFLETTERE


Godzilla di Gareth Edwards (USA, 2014)

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La prima domanda che verrebbe da porsi è: perché ancora un film su Godzilla?

Le versioni cinematografiche sulla figura di questo lucertolone sono infatti molteplici; dal capostipite Godzilla giapponese di Ishirō Honda, i sequel e remake che si sono susseguite sono stai per lo meno una trentina. 

Ma nel caso di questo reboot di Gareth Edwards, la riproposizione del tema non giunge nient’affatto gratuita e inconsistente. Esso assume, come già l’originale, una valenza densamente simbolico. Un intento questo che, sia chiaro, non dissuade dalla pura spettacolarizzazione, che in una versione 3D viene ulteriormente accentuata. Uno dei motivi per cui il film ebbe così tanta presa sul pubblico giapponese va rintracciato nel valore metaforico a cui assurgeva il mostro. Nel 1954, anno di uscita del film, il Giappone si stava riprendendo dalla catastrofe di Hiroshima, che ne avrebbe cambiato per sempre la visione dell’esistenza. La caducità della vita e la costante ed invisibile minaccia alla serenità furono i nuovi assioma esistenziali, entrati a forza nella loro cultura. In quest’ottica quindi l’incombente e incomprensibile invasione del mostro si configura come una traslazione della minaccia atomica. E se le trasposizioni che ne seguirono protesero più ad una banalizzazione, sulla scia del successo del primo film, privandone del tutto del senso intrinseco, l’opera di Edwards tenta di recuperare quelle peculiarità simboliche originarie.

Ma, seppur ricongiungendosi a queste qualità, il mostro subisce una sostanziale riqualificazione, rappresentato questa volta come una figura positiva. Una forza necessaria, anche se terrificante, per ristabilire l’equilibrio. Più volte definito come un Dio (come secondo la mitologia giapponese) per la sua millenaria primitività. Un affioramento dagli abissi marini che rimanda a quelle forze ancestrali del Cthulhu lovecraftiano.

Il vero mostro, il vero nemico, assume in questa rivisitazione altra forma: Il Muto, una creatura gigante e ripugnante dalle sembianze mutanti, un ibrido tra uno scarafaggio, una locusta e un elefante: il vero e proprio parto di una degenerazione. Non a caso questa creatura si nutre di radioattività, risvegliata dal suo letargo per l’abuso di energia radioattiva dell’uomo. Il Muto quindi non è una creatura che si manifesta inspiegabilmente, ma il frutto dell’arroganza dell’uomo che considera la natura sotto il suo controllo e non viceversa.

L’avvento di Godzilla, per fronteggiare e annientare questa minaccia, assume quindi proprio un valore messianico. Un Dio vero e proprio ma anche incarnazione delle potenze naturali, che riemerge dall’oblio per riportare l’equilibrio e ricordare all’uomo che è invece la natura ad avere il controllo su di lui. L’immolazione di Godzilla si carica quindi di una simbologia sacra, mentre, proprio come Cristo, viene martoriato e non riconosciuto dall’essere umano.

Una nuova veste, questa del film di Edwards, che sottende chiaramente una critica all’abuso dell’energia nucleare. Non mancano infatti impliciti rimandi alle recenti catastrofi, dallo tsunami al terremoto che causò il disastro alla centrale nucleare di Fukushima. Sconvolgimenti naturali le cui cause, sembra ricordarci il film, sono forse imputabili all’uomo stesso.

Un film da vedere, per divertirsi, emozionarsi e soprattutto riflettere.

 

Andrea Schiavone

SCENEGGIATURA E DIALOGHI
EFFETTI SPECIALI
AZIONE
REGIA
PERSONAGGI
VOTO PERSONALE
Final Thoughts

Overall Score 4.3