M. P. Black (Paola De Pizzol) – La rosa e il pugnale


Intervista a M. P. Black (Paola De Pizzol)

a cura di Evelyn Storm

 

 

M. P. Black (Paola De Pizzol) – La rosa e il pugnale

 

Li ho visti fin da piccola. La prima volta avevo sei anni. Mi trovavo in camera, a giocare con la mia Barbie preferita sopra il piccolo tappeto rosso e peloso che mi era stato regalato dalla nonna. Un refolo d’aria fredda si era intrufolato tra le ciocche diritte dei miei capelli castani. Ero rabbrividita e ricordo di essermi guardata attorno più volte, con i grandi occhi azzurri ben spalancati. Fu un’esperienza traumatica. Loro si muovevano nella camera come ombre lunghe e scure, che scivolavano dalle pareti per poi appallottolarsi e prendere forme quasi umane…

Quella che avete davanti, con “La rosa e il pugnale”, è una M. P. Black tutta nuova, cresciuta tanto, tanto, tantissimo! Sia come scrittura, che come impostazione della storia, che come caratterizzazione dei personaggi. Davvero, l’evoluzione della Black è uno spettacolo, perché non solo ci da modo di leggere un libro estremamente piacevole, ma anche perché ci mostra quanto questa donna ami quello che fa. Una lettura consigliata a chi ama mischiare gli spiriti col romance, il paranormale con l’ironia, la storia con la fantasia. (Andrea Storti).

Oggi su Fantasy Planet intervistiamo M. P. Black, ovvero Paola De Pizzol, autrice del libro “La rosa e il pugnale”, edito da Edizioni Domino.

Note biografiche

M. P. Black, al secolo Paola De Pizzol, mamma di due splendidi bambini, ha iniziato a scrivere fin da piccola brevi racconti fantasy, coltivando negli anni il sogno di diventare scrittrice. Sognatrice ed estroversa, lavora come impiegata comunale e vive nelle dolci colline venete. Adora la sua famiglia, che rappresenta per lei un solido punto di riferimento. Con la casa editrice “0111 Edizioni” di Milano ha pubblicato la trilogia fantasy di Lisa Verdi, composta dai volumi “Lisa Verdi e il ciondolo elfico” (2007), “Lisa Verdi e l’antico codice” (2008), “Lisa Verdi e il Sole di Aresil” (2009). “Lisa Verdi e il ciondolo elfico” è stato nominato, nel 2007, libro dell’anno dall’Associazione Servizi Culturali di Milano. A giugno 2011, con la casa editrice Domino di Piacenza, ha pubblicato l’urban fantasy “I Guardiani delle Anime – la Maledizione della Regina”.  Ha partecipato a una raccolta di fiabe con “La Principessa Capricciosa”, inclusa nell’antologia “Il magico mondo delle fiabole”, autori vari, edita da Aletti editore (dicembre 2011). Il racconto di Natale “Snowman”, invece, è stato pubblicato nel blog di Malizia Wonderland nel dicembre 2011. Con “La Corte Shorts” è uscito nel marzo 2012 il racconto horror “Lo spettro della Candela.”

Sinossi

Amélie Morel è una brillante studentessa di architettura e vive a Parigi. Con un gruppo di compagni, e sotto la guida dell’affascinante professor Claude Rolland, partirà per Carcassonne, patria dei Catari, con lo scopo di effettuare uno studio sulla cittadella restaurata. Amèlie è entusiasta, ma ancora non sa che al suo gruppo se ne unirà un altro, proveniente dall’Università di Grenoble, e che uno degli studenti selezionati altri non è che Louis, il suo ex ragazzo. Fortunatamente, Amélie farà subito la conoscenza del bello e misterioso Jean, che rapirà il suo cuore. A Carcassonne, però, ritorneranno a galla gli incubi del suo passato e lei si vedrà costretta ad accettare il suo destino: quello cioè di comunicare con gli spettri per aiutarli a raggiungere la Luce.  Nel vetusto albergo in cui alloggia, Amèlie verrà tormentata dal fantasma di un uomo che non le dà tregua, ma molti altri spettri inizieranno ad apparirle, con il loro aspetto orribile e le continue invocazioni di aiuto. Amèlie, disperata, cercherà conforto tra le rassicuranti braccia di Jean, ma dovrà vedersela anche con Louis, sempre più geloso del loro rapporto, e finirà coinvolta in un complicato triangolo amoroso. Con l’aiuto della sua carissima amica Fleur, tenterà di capire come aiutare lo spettro che la tormenta, e anche di trovare un significato alla presenza, nell’albergo, di innumerevoli quadri raffiguranti una rosa trafitta da un pugnale. Giorno dopo giorno verrà a galla una verità sconvolgente, legata anche ai Catari e al loro leggendario tesoro, e che condurrà Amélie al confine tra la vita e la morte.

Intervista all’autrice M. P. Black, Paola De Pizzol.

 

Parlaci un po’ di te.

 

Innanzitutto ciao a tutti e grazie per avermi invitata qui. La mia passione per la scrittura è nata fin da quando frequentavo le scuole elementari. Già allora scrivevo piccoli racconti, che poi sono diventati romanzi brevi alle scuole medie e superiori. Con l’ingresso nel mondo del lavoro ho interrotto il periodo dedicato alla scrittura, che è esploso nuovamente, con forza, nel 2007, quando, in seguito a un sogno, ho elaborato la trama della trilogia di Lisa Verdi, pubblicata dalla 0111 edizioni di Milano. Oltre alla scrittura, amo leggere (leggo un po’ di tutto, non solo fantasy, anche se lo prediligo), guardare un bel film al cinema, e stare in compagnia della mia famiglia e dei miei gatti. Lavoro part-time presso i Servizi Sociali di un Comune limitrofo e scrivo generalmente la sera, quando posso avere un po’ di tranquillità e del tempo tutto per me.

 

Spiegaci come hai scelto il tuo nome d’arte.

 

È nato per gioco. Non volevo presentarmi come Paola De Pizzol, perché lo ritenevo troppo lungo e noioso come nome, così mi sono inventata lo pseudonimo di M.P. Black, che starebbe per Maria Paola (io sarei Paola Maria, ho solo invertito i due nomi), mentre Black è il cognome di Sirius Black, il personaggio che preferisco della saga di Harry Potter.

 

Sei stata definita “La Signora degli Elfi”. Perché?

 

Il primo libro che ho pubblicato era “Lisa Verdi e il ciondolo elfico” (0111 edizioni), che apriva la trilogia della Signora degli Elfi. La trilogia ha riscosso un buon successo, soprattutto in internet, e da qui è nata l’abitudine, da parte dei miei lettori, di definirmi così.

 

Cosa rappresenta per te il mondo fantasy?

 

È un mondo di assoluta magia, di intrattenimento, di passione, di emozioni, un mondo nel quale riesco a evadere, a sognare, a “fuggire” per qualche tempo dalle fatiche della vita di tutti i giorni. Un mondo del quale non potrei mai a fare a meno e che auspico possa essere conosciuto da più lettori, perché può regalare davvero tante, grandiose emozioni.

 

Cosa puoi dirci di interessante sul tuo libro “La rosa e il pugnale”?

 

È un libro al quale tengo particolarmente. Mi è stato affidato dalla casa editrice come progetto editoriale e io ci ho creduto fin da subito. Nel giro di pochi giorni avevo elaborato tutta la trama e scriverlo mi ha regalato delle emozioni intensissime. Innanzitutto, il libro è scritto in prima persona, dalla parte di Amélie, la protagonista, ed è stata una bella sfida, dato che scrivere in prima persona non è assolutamente semplice. Il romanzo, a mio parere, è un miscuglio di romance, thriller, mistero e horror. Ci sono i fantasmi, ma uno spazio, molto importante, è dedicato ai leggendari Catari e alla loro triste storia. Questa “setta eretica”, così fu definita ingiustamente dalla Chiesa, venne travolta da una violenza inaudita, tanto che ogni membro (uomo, donna o bambino), fu massacrato dai Crociati su ordine del Papa. La storia di Amélie si intreccia ai fantasmi e ai Catari, in un cocktail di mistero che, credo, potrebbe piacere a un pubblico molto ampio.

 

Perché hai scelto proprio Parigi e poi Carcassonne?

 

Ho deciso di iniziare la storia a Parigi innanzitutto perché è una città che adoro, forse quella che preferisco a livello europeo. Poi perché mi serviva un’università importante, di architettura, dalla quale far partire il romanzo. La storia poi si sposta a Carcassonne perché questa cittadina della bella Linguadoca fu la patria dei Catari. La cittadina è divisa in una parte moderna e in una parte antica, restaurata alla fine dell’ottocento dall’architetto Viollet Le Duc. Amélie e gli altri protagonisti si recheranno a Carcassonne per studiare il restauro conservativo ed elaborarne una ricerca, e poi… poi dovete leggere il libro, naturalmente!

 

Tre aggettivi per definire la tua protagonista Amélie.

 

Sensibile, indecisa, ma anche molto coraggiosa.

 

Dobbiamo aspettarci un seguito alla storia?

 

Forse. Il libro è autoconclusivo, ma lascia lo spazio per un eventuale seguito. Attenderò come risponderà il pubblico e poi deciderò il da farsi.

 

Come hai fatto a pubblicare?

 

Nel 2008 dovevo trovare “casa” al mio primo libro “Lisa Verdi e il ciondolo elfico”. Sono stata fortunata. Navigando in internet, mi sono imbattuta nella 0111 edizioni di Milano, una casa editrice piccola, ma coraggiosa e piena di iniziative per aiutare e promuovere gli autori esordienti. Ho inviato loro il manoscritto e tutto è cominciato. Lavorare con la 0111 è stato emozionante e questa casa editrice ha gettato le basi per quello che è successo dopo. L’anno scorso ho inviato il manoscritto “I Guardiani delle anime”, alla casa editrice Domino di Piacenza, ben consapevole del fatto che questa casa editrice è comunque molto selettiva e “severa”. E, pochi mesi dopo, è arrivato il responso positivo, seguito dai miei salti di gioia. Poi è nata una collaborazione con la casa editrice Casini (ora Art of life), con la quale a dicembre uscirà il mio racconto “Darkness, e con la casa editrice “La Corte” di Torino, che nel sito “La Corte Shorts” ha pubblicato il mio racconto horror “Lo Spettro della Candela”. Inoltre con la casa editrice “Aletti” è uscita la mia fiaba “La principessa capricciosa.”  Ma tanti altri progetti bollono in pentola, vedrete.

 

Quale consiglio daresti ad uno scrittore emergente che volesse seguire i tuoi passi?

 

Di provare, di pazientare, di non affidarsi alle case editrici a pagamento, ma di attendere con fiducia e, soprattutto, di non demoralizzarsi. La strada da seguire è sempre molto lunga e difficilmente un autore riesce ad arrivare “al primo colpo” a una casa editrice grande (in Italia è pressoché impossibile). Ma anche pubblicare con una casa editrice medio-piccola regala tante, infinite soddisfazioni, è comunque importare affidarsi a un editore che non prometta mari e monti e che poi non realizza nulla per l’autore. Consiglio di cercare in internet e, comunque, di non aver fretta di pubblicare. Prima di affidare un proprio manoscritto, bisogna leggerlo e rileggerlo e farsi un esame di coscienza, pensando, soprattutto, che nessuno di noi è un “grande” e che bisogna partire con grande umiltà. Grazie per la vostra attenzione!


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