LA VIAGGIATRICE DI O di Elena Cabiati


Intervista e recensione del libro

A cura di Fiorella Rigoni

 

BIOGRAFIA

 

Sono nata e vivo a Torino, la città magica che fa da sfondo alle storie di Gala, ma sono cresciuta a Ventimiglia, sul mare della Liguria. Sono una storica dell’arte, in particolare amo studiare il significato dei simboli nascosti nelle opere d’arte e i loro rapporti con il sapere magico ed esoterico. Ho collaborato con alcuni dei maggiori musei piemontesi e scrivo testi di storia dell’arte destinati ad adulti e ragazzi. Insegno lettere in una scuola torinese e La viaggiatrice di O è il mio primo romanzo.

 

 

SINOSSI

 

La piccola mansarda nel centro di Torino è il suo regno, il suo rifugio, il luogo dov’è più vivo il ricordo dei genitori, banditi dal mondo di O proprio a causa sua. Perché Gala è destinata a diventare una delle streghe più potenti vissute da almeno due millenni ed è al centro di una lotta segreta tra la magia bianca e la magia nera. Lei infatti è in grado di volare, viaggiare nel tempo, trasformarsi, prevedere il futuro… insomma, grazie ai suoi poteri, può affrontare qualsiasi missione le venga affidata dalla sede del Direttivo dei Viaggianti. Come tutti i “ragazzi prodigio”, tuttavia, Gala è allergica alle regole e ha sempre fatto di testa sua. Ma l’ultima volta l’ha combinata davvero grossa e, per evitare l’espulsione definitiva dall’Ordine dei Viaggianti, ora deve scegliere un tutor che la guidi e le insegni a usare correttamente la magia. Il burbero e severo Kundo diventa così il suo fido maestro e la accompagna in una nuova missione: recarsi nella Venezia del 1756 per salvare un preziosissimo manoscritto dall’incendio che distruggerà la Scuola Grande di San Rocco. Un compito piuttosto semplice, per una come Gala. Ma, ben presto, Kundo intuisce che c’è qualcosa che non va: le persone che dovrebbero essere loro alleate si rifiutano di aiutarli e la città è infestata di negromanti. Inoltre gli adepti della magia nera sembrano molto più interessati a Gala e al mistero della sua nascita che all’enigmatico libro magico…

 

RECENSIONE

 

Il libro è molto scorrevole e dinamico. La trama cattura subito il lettore e lo catapulta nel magico mondo di O dove tutto sembra essere possibile.

Le streghe e i maghi bianchi, nonché i negromanti, girano indisturbati per le vie di Torino, senza mai destare sospetti e celandosi dietro a incantesimi per non sconvolgere la vita dei normali cittadini, che comunque mai si accorgerebbero della loro presenza visto come sono presi dalla vita frenetica. Così Torino diventa la base di partenza per il lungo viaggio che dovrà intraprendere Galatea, detta Gala, l’eroina della storia.

La ragazza è una viaggiatrice, ossia una strega che viaggia nel tempo per preservare le vie della magia e far sì che non vengano perdute. Le sue missioni la portano in epoche lontane e le danno la possibilità di conoscere usi e costumi, nonché persone che mai altrimenti avrebbe potuto incontrare.

Il suo migliore amico è un fantasma irlandese che la accompagna in ogni viaggio. Il protettore fedele che il padre le ha affiancato, non potendo badare alla figlia perché inseguito dai maghi bianchi di O a causa di un potente incantesimo oscuro praticato alla nascita di Gala. Kundo, il vecchio mago che la giovane si sceglie per tutor è molto saggio, ma anche molto irascibile. Le sue conoscenze aiuteranno la piccola strega a portare a termine la sua ultima e, forse, la sua più pericolosa missione, senza la cui riuscita tutti e due sarebbero in un mare di guai.

La lettura non annoia mai. Pagina dopo pagina ti conquista portandoti alla fine in un batter d’occhio.

Il libro è molto ben scritto e molto curato, anche se in alcuni punti risulta essere un po’ troppo veloce. Ci sono alcuni passaggi che avrebbero meritato qualche spiegazione in più per essere compresi meglio.

La trama è intrigante e coinvolgente. I personaggi sono ben delineati e coerenti, sia nella loro struttura fisica che nel carattere. Convincono anche i dialoghi, mai scontati o troppo infantili.

Le ambientazioni sono molto suggestive e realistiche, ma mai invadenti e lasciano spazio alla fantasia del lettore di crearsi il suo mondo immaginario.

Storia ben fatta, anche se in alcuni punti non del tutto originale, in effetti già la Rowling con Harry Potter aveva inserito il mondo magico in una grande città come Londra, nascondendolo con incantesimi e quant’altro servisse al loro scopo. Ma questa è l’unica analogia che ho riscontrato con la saga di Potter, il resto si discosta nettamente dal mondo dell’autrice inglese.

Per una volta il fantasy non va a braccetto con le storie d’amore strappalacrime e le scene erotiche a cui tanto siamo abituati. Ottima cosa, anche se sospetto fortemente che la storia d’amore sia solo rimandata al prossimo capitolo. Staremo a vedere come l’autrice la farà evolvere.

Di certo un libro adatto ad un pubblico molto vasto, dall’adolescente al nonno appassionato, che vi farà passare qualche ora di relax immersi nella fantasia.

 

 

INTERVISTA

 

Ciao Elena, ho appena terminato il tuo libro. Un fantasy tutto italiano ambientato a Torino, città in cui sei nata e anche la città magica per eccellenza in Italia. Ho fatto anche la recensione e adesso mi accingo a proporti qualche domandina.

 

–  Iniziamo dalla protagonista Galatea, detta Gala, una strega molto potente e a volte molto avventata. Da dove hai tratto l’ispirazione per il suo personaggio?

 

Credo di essermi ispirata a tutti i personaggi che hanno lasciato traccia nella mia immaginazione infantile: le eroine dei cartoni animati come Bia e Creamy, ma anche quelle dei libri per ragazzi come Pippi Calzelunghe e Jo di Piccole donne… e poi ci sono tutti i personaggi inventati mentre giocavo a vivere qualche magica avventura con gli amici del tempo.

 

–  Kundo, altro personaggio di spicco nel libro. Un mago un po’ atipico, insofferente all’insegnamento, tanto quanto Gala è allergica alle regole. A mio avviso uno dei più belli del libro (dopo Gala). Com’è nato questo personaggio? 

 

Kundo è il maestro per antonomasia, quello che si fa desiderare, perché la conoscenza deve essere cercata e deve costare almeno un po’ di fatica, altrimenti non l’apprezziamo quanto dovrebbe e non esercita su di noi il giusto fascino che fa continuare la ricerca. Ciò che viene rivelato in modo esplicito non suscita mai interesse: un bravo maestro deve saper “velare” il sapere, per dare all’allievo il gusto di “svelarlo”.

 

–  Tornando a Gala, quanto di te hai messo nella tua eroina?

 

Gala è la ragazzina che sognavo di essere, con qualche elemento decisamente autobiografico che ancora sussiste: la pigrizia, l’amore per le lunghe dormite, il disordine imperante… e l’essere piuttosto buffa di natura.

 

–  Nel tuo fantasy non c’è la classica storia d’amore, anche se penso (o forse spero) che ci sarà nel seguito visto che di sicuro le avventure di Gala non finiranno qui, come mai?

 

La Viaggiatrice di O non è un romanzo d’amore, desideravo che fosse improntato sulla fantasia, la magia e l’avventura. Poi è comparso Aron, inizialmente inaspettato e indesiderato sia da Gala che da me. Penso che ci volesse qualcuno che sapesse tenerle testa. Ora vedremo come evolverà il loro rapporto. Penso che si piacciano, ma sono due ragazzini, e piuttosto problematici, per di più Gala è la causa della morte del padre di Aron… non sarà facile.

 

–  Storie di maghi e streghe, di magia e poteri, storie di viaggi e esplorazioni. Epoche antiche e quadri famosi, i viaggi di Gala ripercorrono le tappe della nostra storia, nel bene e nel male, riportando alla luce cose che si studiano a scuola, o che si inseguono per il gusto della scoperta delle nostre radici. Quanto del tuo lavoro hai messo nel creare il mondo di O e i personaggi che lo popolano?

 

All’inizio pensavo di scrivere una serie di libri di didattica artistica, con una giovane maga che viaggiasse alla scoperta delle opere d’arte e in questo modo insegnasse la loro storia ai lettori. Poi l’immaginazione mi ha preso la mano, e alle mie conoscenze di storica dell’arte è subentrato il mio amore per la narrazione. I personaggi si sono moltiplicati, le vicende si sono intricate e i misteri infittiti… e sono diventata curiosa anch’io di vedere dove Gala mi avrebbe portata.

 

–  Tu sei una storica dell’arte ma insegni lettere, ami studiare il significato dei simboli nascosti nelle opere d’arte e i loro rapporti con il sapere magico ed esoterico. Da dove nasce questa tua passione?

 

Nei ringraziamenti dell’ultima pagina ho ringraziato mio padre per avermi fatto amare la magia, e invece di esserne contento lui si è arrabbiato con me perché dice che l’ho fatto passare per mago! In realtà la magia per me non è altro che desiderio di conoscenza. Casa mia quand’ero piccola era piena di libri di filosofia, psicologia, mitologia, storia delle religioni e sì, anche di esoterismo e alchimia. Mia madre me li nascondeva, perché temeva mi turbassero, ma, come ho detto prima, il sapere nascosto diventa più attraente e così io scovavo tutti i nascondigli… c’erano disegnati simboli antichi e c’erano scritte un sacco di cose che non capivo, ma ormai il seme della passione era attecchito. Poi quando ho studiato storia dell’arte ho ritrovato quegli stessi simboli nelle cattedrali medievali, nelle opere di Dürer, di Parmigianino, di Michelangelo, e non capivo perché la maggior parte degli studiosi si limitasse a studiare la bellezza delle opere senza scavare nel loro significato profondo, ora so che probabilmente è colpa dei Negromanti…

 

 –  Io, come tanti altri di sicuro, sono molto curiosa. Il tuo libro è scritto molto bene, la tua scrittura è fluida, intrigante e avvincente. Quanto tempo ci hai impiegato per scriverlo? E per trovare l’editore?

 

Cenerentola. Ecco la storia della mia pubblicazione. Ho partecipato a un’iniziativa del gruppo editoriale Gems, il Torneo letterario IoScrittore. Circa 1500 aspiranti scrittori che si sfidano all’ultimo colpo di penna su internet, leggendosi e valutandosi a vicenda. Di questi i primi trenta vengono pubblicati in ebook e qualcuno viene scelto da una casa editrice del gruppo per essere pubblicato su carta. Il giorno della nomina dei trenta vincitori io ero presente e quando hanno fatto il mio nome mi sono alzata; nel pubblico si è fatto avanti l’editor della Nord, aspettava me, non aveva in mano una scarpetta di cristallo, ma per me è stato come se lo fosse… Da lì è cominciata la seconda parte del lavoro, la prima versione del romanzo l’avevo scritta, riletta, riscritta, riletta e via di questo passo, per circa un anno. La seconda versione di Gala, quella definitiva, è venuta dopo i consigli ricevuti dalla casa editrice, è stata ampliata, approfondita, forse un po’ incupita ed è diventata decisamente più matura. In tutto direi che ci sono voluti altri tre o quattro mesi e altre due o tre riletture. Mai abbastanza, perché ancora ora trovo errori, frasi che sarebbero dovute esser scritte meglio, scene che potevano essere approfondite… ma credo sia così per tutti coloro che scrivono, per questo sui contratti c’è una data di consegna, altrimenti il lavoro non finirebbe mai.

 

–  Attualmente il mercato italiano è saturo di libri autoprodotti o pubblicati da editori a pagamento, tu che ne pensi dell’attuale situazione dell’editoria italiana?

 

Io sono tendenzialmente per la libertà di ognuno di provare le strade che vuole. Solo che bisogna essere consapevoli che un editore a pagamento, nella stragrande maggioranza dei casi, è una strada senza altri sbocchi. Può essere un modo per togliersi la soddisfazione di vedere stampato il proprio testo, e per regalarlo agli amici, ma difficilmente troverà diffusione e mercato. In fondo è difficile anche per chi pubblica per le grandi case editrici. Però mi sembra che ci sia fermento nella narrativa fantastica italiana, questo mi rende felice e spero di poter far parte di questa ondata che sta crescendo, anche se dobbiamo ancora migliorare e maturare esperienza per raggiungere il livello professionale e qualitativo della narrativa fantasy anglosassone.

 

–  Ultima domanda, quali sono i tuoi progetti per il futuro?

 

Per ora spero di poter concludere al meglio la storia di Gala e dei suoi viaggi (anche se ho da poco avuto una bimba che sta cercando di impedirmelo…), poi ho in mente altre storie, mi piacerebbe riuscire a scrivere un romanzo dove fantasia e realtà siano talmente intrecciate da essere indistinguibili una dall’altra, mi piacerebbe riuscire a descrivere la magia nascosta nel reale, ma è un progetto ambizioso per il quale mi sto ancora allenando!

 

 


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