Prometheus


Prometheus

Un film di Ridley Scott

Con Noomi Rapace, Michael Fassbender, Guy Pearce, Idris Elba, Logan Marshall-Green

Titolo originale: Prometheus

Fantascienza, durata 124 minuti

USA, Gran Bretagna 2012

20th Century Fox

Recensione a cura di Monique Scisci

Prometeo o Prometheus, è nella mitologia greca il Titano amico dell’uomo, così come titaniche promettevano di essere le dimensioni della pellicola che inaugura il ritorno alla fantascienza del regista di Alien e Balde Runner.

Ridley Scott, ci presenta un progetto ambizioso e promettente, almeno questo è quanto si evince dai numerosi trailer che hanno promosso il Kolossal Prometheus nei mesi precedenti. Ingegnose operazione di marketing che hanno attirato fan di tutto il mondo stuzzicando la curiosità con frasi tipo: ‘Quanto andresti lontano per avere risposte … Fino a che punto arriveresti?’.

Diverse voci sulla natura del film riferivano di un prequel di Alien, invece il lungometraggio è del tutto autonomo, anche se vi sono rimandi identificativi, in realtà, si propone come prequel di un’ulteriore pellicola successiva, completamente distaccata dalla serie considerata il capolavoro del regista.

La sceneggiatura è stata scritta da Damon Lindelof, uno degli autori principali di Lost, e riesce a mantenere un certo grado di suspance almeno fino alla prima metà del film, ma proprio come nella fortunata serie televisiva, costruisce un’attesa infinita carica di aspettative che non sostiene fino in fondo.

Il film parte con un’incalzante inquadratura aerea che riprende vedute spettacolari, degna di nota la fotografia del polacco Dariuz Wolski. Vigorose cascate, montagne e lunghe prospettive trasportano lo spettatore in uno scenario fantastico e ben definito fino a raggiungere la figura di un umanoide. L’alieno però muore a ridosso di una cascata, in seguito all’ingestione di una sostanza che ne disintegra le membra, sciogliendone nell’acqua il DNA. Sarà proprio questo a dare origine alla nostra specie? Si tratta del filamento che ha fecondato il nostro pianeta? Questo uno dei numerosi interrogativi che emergono nella pellicola.

Siamo del 2089, l’archeologa Elisabeth Shaw (interpretata dall’attrice svedese Noomi Rapace, della saga di ‘Uomini che odiano le donne’) e il suo compagno, Charlie Halloway (Logan MarshallGreen) fanno una scoperta eccezionale, rinvenendo  in una caverna sull’isola di Sky in Scozia, immagini rupestri che segnalano una mappa stellare, lasciata come invito dai precursori dell’umanità, battezzati dai due Dottori, ‘ Ingegneri’. La scoperta, riporta in auge l’antica domanda ‘Chi siamo e da dove veniamo?’.

Grazie al ritrovamento dei due archeologi, un miliardario in fin di vita decide di finanziare una spedizione spaziale della durata di due anni, in cui l’equipaggio viaggia in stato di ibernazione in apposite capsule criogeniche. L’androide David (strabiliante interpretazione di Michael Fassenbender) si occupa del tragitto che li condurrà sul pianeta LV_223 nel 2093. Lo scopo è trovare questi misteriosi ‘Ingegneri’, quindi le radici della specie umana. L’equipaggio è fornito di figure dalle personalità più disparate che entrano spesso in conflitto fra loro, creando situazioni ad alto rischio. A supervisionare la spedizione Meredith Wikers (interpretata da Charlize Theron). Il Prometheus atterra nei pressi di una grande struttura che la squadra decide di esplorare per scoprire chi o cosa li ha portati fin lì.

Detto questo, il finale lascia intendere una seconda pellicola, che si spera chiarisca i molti dubbi e le incoerenze che propone la trama. Il problema di fondo sono i buchi che l’aspetto filosofico pone in essere. In un certo senso è come se il regista non abbia voluto osare, dare una personale interpretazione all’origine Darwinana. Ridley Scott, è stato imparziale, mentre, ci si aspettava un’esegesi futuristica e accattivante dato il tema centrale. La neutralità, produce danni collaterali a effetto domino che si ripercuotono sull’interpretazione stessa degli attori.

La tematica poteva essere sviluppata creando logicità, da un regista del calibro di Scott, per coronare il suo ritorno ci si aspettava un salto evolutivo, mentre i risultati sono incerti.

Non dispiace la colonna sonora, anche se non ha nulla a che vedere con il silenzi carichi di suspance a cui ci aveva abituati Alien, qui il tema è presente e accompagna i personaggi. Gli effetti speciali sono di grande impatto visivo e riescono a farcire le scene d’azione, rimescolando gli ingredienti di Alien.

Tanta spettacolarità però non riesce a compensare le lacune narrative che questo lungometraggio presenta, che travolgono l’impalcatura stessa dei personaggi che si muovono privi di sostanza, i dialoghi sono approssimativi e non creano volume. La pellicola è lastricata di difetti concettuali.

Di sicuro, Prometheus, non è da considerarsi il capolavoro di Ridley Scott, ma vale comunque la pena vederlo perché sorprendente. Esplora il desiderio di conoscenza che l’essere umano si porta dietro dalla ‘notte dei tempi’, e almeno dal punto di vista delle immagini, soddisfa l’aspetto visivo.


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