INTERVISTA A DILHANI HEEMBA


di Claudio Cordella

INTRODUZIONE

C’è stato un tempo in cui ero una bambina dai capelli neri sempre arruffati, le gambe magre che correvano veloci sulle strade polverose e si arrampicavano agili sulle palme ondeggianti della Città Eterna; la mia pelle, esposta spesso al sole, aveva il colore della crema caramellata. Ero una bambina ubbidiente, allegra e pensierosa, con un esagerato e spesso falloso senso di giustizia, che animava la maggior parte dei miei scontri con gli altri bambini”. Dilhani Heemba, Nuova Terra. Gli occhi dell’erede.

Forse il regno di vampiri ed elfi, che da alcuni anni a questa parte ha scalzato dal loro trono alieni e cyborg, inizia a mostrare le prime crepe. Sono sempre di più gli autori che si cimentano con tematiche apocalittiche legate alla fine del mondo; dai romanzi della canadese Margaret Eleanor AtwoodOryx And Crake (L’ultimo degli uomini) e The Year of the Flood (L’anno del Diluvio), in cui l’ingegneria genetica porta alla rovina la civiltà umana, alla trilogia The Genesis of Shannara (La genesi di Shannara) dello scrittore fantasy Terry Brooks. Anche in quest’ultimo caso è la devastazione dell’ambiente, mutato dalla scienza e inquinato dall’industria, a portare ogni cosa alla rovina. Lo scenario di Brooks è comunque di natura squisitamente fantastica: solo il ritorno della magia elfica è in grado di contrastare le forze demoniache che hanno trasformato la Terra in un autentico inferno. Assieme a esempi come questi non possiamo non notare il successo di produzioni, cinematografiche e televisive, incentrate sulla figura dello zombie. L’invasione dei morti-viventi è forse il “non plus-ultra” delle visioni apocalittiche; in essa assistiamo a un completo sovvertimento delle leggi della natura, con un nemico ributtante e implacabile, associato al terrore di un’infezione che può colpire chiunque. Basta un morso, magari da parte di una persona cara appena resuscitata, per poi diventare parte delle orde dei mostri affamati di carne umana che infestano il globo. Che cosa può esserci di più terrorizzante?

Al successo apparentemente senza tempo dei film horror appartenenti a questo filone, come quelli del regista George A. Romero, dobbiamo ora aggiungere la serie televisiva The Walking Dead di Frank Darabont, basata su un omonimo fumetto creata da Robert Kirkman. Senza dimenticare la presenza di alcuni fortunati best-sellers, come Apocalisse Z di Manel Loureiro, oltre auna guida per sopravvivere agli attacchi degli zombies: The Zombie Survival Guide (Manuale per sopravvivere agli zombie) di Max Brooks. Questo finto saggio che ha avuto addirittura un seguito in World War Z: An Oral History of the Zombie War (World War Z. La guerra mondiale degli zombi), destinato a diventare un film con il divo Brad Pitt quale protagonista.

In questo nuovo proliferare di cupissime visioni di morte, figlie più o meno dirette degli attacchi terroristiche dell’11 settembre 2001 e delle successive guerre in Medio Oriente, gli scrittori italiani non sono rimasti di certo con le mani in mano.

Si pensi solo alla produzione di autori del calibro di Alan D. Altieri e Dario Tonani, sino ad arrivare a recenti progetti antologici come 365 Racconti sulla fine del mondo e D-Doomsday. Noi di Fantasy Planet a questo proposito abbiamo voluto intervistare una nuova promessa del fantastico nostrano: Dilhani Heemba.

Il suo romanzo Nuova Terra. Gli occhi dell’erede, opera auto-prodotta dalla stessa autrice, porta i suoi lettori in un futuro devastato e in gran parte irriconoscibile; eppure non del tutto slegato alla nostra realtà e al nostro presente. Uscito nel 2012 ha già avuto un seguito: Nuova Vita. La speranza dell’erede, apparso sempre nel corso di quest’anno; componendo in tal modo un’effettiva duologia.

Effettivamente i riferimenti al Medio Oriente e all’Asia non mancano, portandoci a fare dei confronti con la più recente fantascienza di lingua anglosassone. Scrittori vincitori del prestigioso premio Hugo, come Ian McDonald e Paolo Bacigalupi, hanno scelto delle ambientazioni asiatiche per le loro opere, in particolari indiane. Una scelta che ritroviamo anche in Nuova Terra. Gli occhi dell’erede, compiuta se possibile con una maggiore profondità di intenti e di consapevolezza rispetto ai suoi due più blasonati colleghi.

Dilhani ha le sue origini nell’isola di Sri-Lanka (un tempo nota come Ceylon), una terra bellissima che è stata tormentata per anni da una feroce guerra civile, conflitto la cui eco è presente nel romanzo nella lotta tra le fazioni dei Lupi Grigi e delle Tigre Bianche (entrambi composte da umani geneticamente modificati, dotati di poteri mutaforma).

Inoltre ricordiamo qui come il celebre scrittore Sir Arthur C. Clarke (1918 – 2007) abbia scelto proprio Sri-Lanka, vivendoci sino al giorno della sua morte, come sua patria d’adozione. Un luogo di indubbio fascino dunque, capace di stimolare in vari modi l’immaginazione; non a caso Clarke ambientò il suo romanzo The Fountains of Paradise (Le fontane del Paradiso) nell’immaginaria isola di Tapobrane, sorta di proiezione fantastica della reale Sri-Lanka.

Dopo questa premessa, ora andiamo a conoscere meglio questa originale scrittrice.

INTERVISTA

Chi è Dilhani Heemba? Parlaci un po’ di te.

Domanda che di solito mi fa venire crisi esistenziali… Servirebbero mille libri per descrivermi, ma per essere sintetici, sono una ragazza che ama fare tantissime cose, tra le quali leggere e scrivere. Sono nata nello Sri Lanka, ma vivo a Roma da quando avevo due anni.

Raccontaci della genesi di Nuova Terra. Gli occhi dell’erede.

Quando e come hai deciso di scrivere questo romanzo?

Ha deciso lui di essere scritto e mi ha mandato più di un segnale, visto che non ho compreso quello che mi ha inviato per sogno, ha pensato bene di darmi un altro input quando sono tornata per la prima volta nella mia terra natia, terra di bellezze e sorrisi ma anche di guerre e contraddizioni; poiché ero ancora restia, ha pensato bene e di propinarmi documentari sull’apocalisse del 2012! Quando, di grazia, ho compreso, mi sono messa a scrivere, dapprima qualche riga buttata qui e là, poi un plot sensato e poi… scrittura a raffica!

Ci sono degli autori particolari, nella letteratura, nel cinema o nel fumetto, che hanno esercitato la loro influenza su di te?

Quando leggi tanto e osservi la vita, un po’ tutto influenza cosa e come scrivi. Quello che spero è che mi abbiano influenzata autori come la Carey, i libri/film d’avventura -da Salgari a Rollins da L’ultimo dei Mohicani a cartoon come Il mistero della pietra azzurra– la poesia e i vari manuali di scrittura…

A quale genere diresti che appartiene Nuova Terra. Gli occhi dell’erede?

Quando scrivevo alle case editrici per presentarlo, dicevo che si tratta di una storia d’amore e guerra in una cornice fantastica, però rientra anche nel post-apocalittico e nel romanzo di formazione; qualcuno lo ha definito un’epopea dalle mille sfaccettature.

Parlaci un po’ dei protagonisti del tuo lavoro. Quale è il personaggio che preferisci e quello che invece odi di più?

Sono personaggi che ho costruito sperando che fossero soprattutto reali (forse perché è il primo difetto che noto nei libri che leggo), da quello che scrivono della mia saga, credo di esserci riuscita. Sono eroi imperfetti, perché con i loro difetti, cercano di cresce e andare avanti. I due protagonisti sono Shayl’n Til e Dahaljer: all’apparenza, lei è la classica orfana ribelle che scopre qualcosa di importante di sé e lui il classico figaccione forzuto, per scoprire che non sono solo questo, va letto, niente di più o di meno.

In un modo o nell’altro li ho amati (e li amo ancora) tutti, anche quelli che potrei odiare.

Sei sempre riuscita a far fare alle creature della tua immaginazione quello che avevi stabilito per loro oppure c’è stato qualche “ribelle” che sembrava fare di testa sua?

In questo libro, a parte un personaggio che più che fare di testa sua ha rivelato lati di sé che non avevo premeditato, no, nessuno. Ma in altri scritti sì, e si trattava anche dei protagonisti!
Perché hai scelto la strada dell’auto-pubblicazione? È una soluzione che consiglieresti anche ad altri esordienti?

L’auto-pubblicazione non è una soluzione, è un piccolo, misero, dispersivo mezzo per farsi iniziare a leggere e conoscere.

Ho ricevuto pareri molto positivi da case editrici, agenzie e scrittori, visto che nulla, però, portava a una vera pubblicazione, ho scelto questa strada, ma, come ho detto, non è una soluzione.

Che cosa ne pensi del mercato degli ebook? Si tratta realmente di una nuova opportunità per gli scrittori oppure no?

Non so cosa dire sugli ebook! Penso che sia un altro modo di leggere (di spendere meno e avere più spazio), ma poiché non riesco proprio a leggere se non in cartaceo, forse non faccio testo, almeno da lettrice. Da scrittrice, penso che sia un bel mondo per diffondersi in rete, tenendo presente che gli italiani che leggono sono pochi, quelli che leggono ebook sono ancora meno e quelli che sono sul web sono pochissimi! Detto ciò, come per la musica, trasformare il tutto in tecnologia, significa alzare il rischio di essere piratati, il che è un peccato.

Secondo te internet, grazie a blog e social network, oltre che con siti che permettono di vendere le proprie opere online, ha mutato il tradizionale rapporto tra scrittore ed editore? E tra l’autore e il suo pubblico di lettori?

Non avendo un editore, non lo so.

Ok, sì, è più facile bypassarlo, se io non avessi avuto internet e ancor di più Facebook, non avrei avuto la possibilità di vendere più di 150 copie a perfetti sconosciuti. Però rimango dell’idea che un editore serio, capace e ben distribuito, sia tutt’altra cosa. Poi credo che la rete abbia aiutato a capire il marcio dell’editoria a pagamento, almeno per chi ha avuto orecchie per intendere…

Quanto al rapporto autore-lettori, sì, penso che lì dove un autore abbia voglia di mettersi in gioco, ci siano nuove possibilità per lui e per i suoi fan. Personalmente lo trovo anche molto divertente e costruttivo.

Quale pensi che sia la situazione della letteratura fantastica in Italia?

Credo che, all’interno della letteratura in generale, negli ultimi anni vada meglio, ma è la letteratura in generale che non va un granché.

Se il tuo romanzo dovesse diventare un film da quale regista vorresti che fosse diretto? E a quali attori affideresti i ruoli-chiave?

Sugli attori c’è un bel cercare tra i miei lettori del gruppo di Facebook: dei tanti personaggi, per ora, ne abbiamo trovati solo due, quindi direi che siamo ancora in alto mare! Il regista è dura, forse uno Spielberg o Michael Bay, ma dovrei pensarci su.

Se invece Nuova Terra. Gli occhi dell’erede fosse trasformato in un anime giapponese, a quale studio di animazione affideresti la tua opera?

Più che a uno studio, lo lascerei in mano a Hayao Miyazaki (del quale adoro lungometraggi come Nausicaä della Valle del Vento, Principessa Mononoke, Laputa e la serie Conan, il ragazzo del futuro), poi, essendo fan di Nadia e Neon Genesis Evangelion, potrebbe optare lui per Studio Gainax.

Quali progetti hai per il futuro?

Trovare il portale per le vite parallele e avere così almeno due o tre vite per fare tutto quello che vorrei!

SINOSSI NUOVA TERRA. GLI OCCHI DELL’EREDE

La Terra come la conosciamo è cambiata, è cambiato il suo aspetto e la sua popolazione: a Nuova Eyropa, oltre alla Razza Umana, vivono la Razza dei Lupi Grigi e la Razza delle Tigri Bianche, uomini in grado di trasformarsi nei rispettivi animali e in conflitto tra loro da più di cento anni.

Shayl’n Til Lech, cresciuta come Umana in un orfanotrofio, impara a conoscere la povertà, a combattere con i pugnali e a odiare e temere i Lupi, le Tigri e la loro guerra. Gli occhi di Shayl’n hanno una strana colorazione, che lei crederà sia solo un brutto scherzo del destino, fino a quando non verrà rapita da un gruppo di Tigri Bianche. Con loro dovrà affrontare la sua natura di Mezzosangue, la trasformazione imminente, la sua eredità nascosta per anni, il potere del suo sangue e della sua mente, la disperazione della morte, le ragioni della guerra e le mille sfaccettature dell’amore. Attraverso territori ammantati di neve, deserti sabbiosi, città vecchie e nuove, dovrà lottare per se stessa e per le persone che ama con ogni mezzo: pugnali, pistole, artigli, seduzione e sentimenti

 

SINOSSI NUOVA VITA. LA SPERANZA DELL’EREDE

Shayl’n Til Lech, principessa dei Lupi Grigi e sovrana delle Tigri Bianche, vive a Santa Idnak, dove cerca di ricostruire la pace di due popoli e di dedicarsi alla sua famiglia. Non è facile, però, riappacificare il cuore quando il padre del bambino che ha messo al mondo le manca più dell’aria.
Nonostante l’attenzione che non smette di avere verso una Nuova Terra in ripresa ma sempre sull’orlo di conflitti di interesse, la sua è una lotta quotidiana contro i fantasmi del passato, una lenta rinascita che subisce un brusco arresto quando riappare il tapi di Ahilan Dahaljer Aadre.
Shayl’n non perde tempo: si mette sulle tracce, scarsissime, che suo marito avrebbe lasciato e che portano in terra africana, terra di contrabbandieri e antiche tribù, terra immensa e desolata, popolata di creature inimmaginabili. La scelta è dura: da una parte ha dei doveri, un figlio piccolo, Nilmini, Madre Brìgit e gli amici; e un uomo che potrebbe amarla con sincerità. Dall’altra, oltre i picchi montuosi, nessuna certezza, solo un incubo ghiacciato. Ma Dahaljer una volta le aveva detto: “Tu andresti tra i mostri solo per salvare qualcuno” e ora Shay s’incammina per lui, per scendere verso un terribile inferno, dal quale risalire sarà ancora più difficile.


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