L’ESTATE DELLA PAURA – Dan Simmons


L’ESTATE DELLA PAURA

di Dan Simmons

a cura di Stefano Sacchini

“La Old Central School si ergeva ancora imponente, racchiudendo saldamente all’interno i propri silenzi e i propri segreti… Se pure scorreva, il tempo lo faceva con maggiore lentezza dentro la Old Central, dove i passi echeggiavano lungo i corridoi e su per il pozzo delle scale con suoni che parevano soffocati e fuori sincrono rispetto a qualsiasi movimento visibile nell’ombra.”

Dalla quarta di copertina:

“Elm Haven, Illinois, 1960. Cinque ragazzi di dodici anni stanno cementando un’amicizia che durerà tutta la vita e assaporando i primi, timidi approcci d’amore. Ma tra i giochi nei campi di grano e le spensierate corse in bicicletta, qualcosa è in agguato. Una mostruosa entità senza tempo sta mietendo vittime. Toccherà proprio a Mike, Duane, Dale, Harlen e Kevin indagare sulla natura di quell’incubo tremendo e affrontare il mostro, prima di finire anche loro preda della sua rapace avidità.”

Il romanzo di formazione riveste un ruolo importante nella letteratura nordamericana, almeno dai tempi di Jack London. Tantissimi gli autori che si sono cimentati con questo genere: da J.D. Salinger  (“Il giovane Holden”) a Joe R. Lansdale (“In fondo alla palude”), passando per Harper Lee (“Il buio oltre la siepe”), giusto per citare alcuni fra i nomi più conosciuti. Nel campo dell’horror vengono in mente “It” (It, 1986) di Stephen King e questo L’ESTATE DELLA PAURA (Summer of Night, 1991) di Dan Simmons, ora ripubblicato in edizione paperback dalla Gargoyle.

Molte le somiglianze tra questi due romanzi, e non poteva essere altrimenti. King e Simmons sono quasi coetanei e nella stesura delle rispettive opere hanno attinto a piene mani ai ricordi della propria infanzia, alle atmosfere dei luoghi dove sono cresciuti, e soprattutto al medesimo bagaglio iconografico e mitologico. Quindi non è un caso, né tantomeno un atto d’imitazione cosciente da parte di Simmons, se in entrambi i romanzi abbiamo un gruppo di dodicenni coraggiosi che, nell’America rurale degli anni a cavallo fra ’50 e ’60, affronta un mostro tanto antico quanto assetato di sangue. Sangue soprattutto infantile. Gli adulti sono sì presenti ma, in quasi tutte le situazioni, solo come parte dello scenario e ininfluenti, nel migliore dei casi, o posseduti dal Male, nel peggiore.

In Simmons, casomai, sono percepibili ancora più che in King le influenze “lovecraftiane”, come si evince dalle descrizioni dell’edificio della Old Central School e del paladino del Male che vi dimora.

Ovviamente ci sono anche differenze. Innanzitutto, Simmons sviluppa la propria storia lungo un unico binario temporale, l’estate del 1960. Inoltre, i ragazzini protagonisti de L’ESTATE DELLA PAURA sono nei loro comportamenti più credibili agli occhi del lettore, più “dodicenni” e meno stereotipati rispetto ai personaggi, pure indimenticabili, presenti in “It”.

Comunque, a prescindere dall’inevitabile confronto con il capolavoro di King, L’ESTATE DELLA PAURA è un’opera di pregevole fattura nella quale Simmons, scrittore capace di cimentarsi con altrettanta maestria con fantascienza e noir, crea un’atmosfera di suspance che mantiene il lettore in tensione sino alla fine, in una condizione dove ogni pagina può riservare colpi di scena e grondare horror allo stato puro.

Per concludere, due parole sull’edizione, impreziosita dall’interessante postfazione dello scrittore e saggista Riccardo D’Anna: la Gargoyle ha fatto un ottimo lavoro, grazie soprattutto a una traduzione eccellente.

Dan SIMMONS, L’estate della paura (Summer of Night, 1991), trad. di Annamaria Guarnieri, Gargoyle, collana Gargoyle Pocket, 632 pp., 2012, horror.


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