ANDROMEDA, UNA SPACE OPERA MADE IN ITALY


ANDROMEDA, UNA SPACE OPERA MADE IN ITALY

di Claudio Cordella

 

“Il vascello emerse dalla marea di gas e detriti che componeva lo strato esterno del pianeta, offrendo la prua alle formazioni in lotta, luccicando per effetto del vapore atmosferico che cristallizzava al contatto con il freddo spazio profondo”. DIEGO BORTOLOZZO, Andromeda novel, in Andromeda, di DIEGO BORTOLOZZO e SIMONE MESSERI, Sogno Edizioni, 2011, p. 25.

La space-opera vive ancora. Nonostante l’attuale massiccia presenza di storie a base di elfi e vampiri, a loro volta insediati nelle classifiche dei personaggi più amati da sirene e angeli, il desiderio del pubblico italiano di solcare lo spazio infinito a base di immense astronavi non è mai venuto meno. Si pensi solo alla storica collana Urania, che ha portato nel nostro paese le interminabili saghe stellari dello scrittore inglese Peter F. Hamilton, oppure a Fanucci che ha riportato nelle librerie nostrane il Ciclo di Hyperion di Dan Simmons, in origine proposto da Mondadori ma non più ristampato da anni. Questa fame di epicità stellare, che si nutre di spazi cosmici e di battaglie combattute a colpi di laser, già in passato aveva contagiato il fumetto made in Italy. Negli anni ’90, per un totale di tredici numeri della serie regolare, nelle edicole italiane fecero la loro comparsa gli albi di Hammer. Tre ergastolani, una giovane hacker incastrata dal suo socio e amante, un pilota ladro di astronavi e un pirata spaziale, si ritrovano a dover fuggire dalla legge; naturalmente finendo invischiati di volta in volta in avventure in bilico tra il noir e la space-opera. A far sfondo alle loro vicende troviamo un Sistema Solare colonizzato dall’umanità in cui agiscono poteri criminali, multinazionali, fanatici religiosi e forze politiche intenzionate a scatenare un conflitto su scala interplanetaria. Personalmente ho sempre pensato che Hammer, con i suoi personaggi così border line, fosse non solo innovativo per il fumetto fantascientifico italiano ma anche profetico, anticipando di alcuni anni le atmosfere dell’anime giapponese Cowboy Bebop. Anzi tutt’oggi, andando con la memoria a quelle tavole in cui venivano citati sia i kolossal cinematografici statunitensi tanto quanto le produzioni animate del Sol Levante, non riesco a non pensare a come Hammer in Giappone sarebbe sicuramente diventato un OAV di culto o una serie televisiva di successo. Chiusa l’esperienza di questa bella e sfortunata testata, con relativa migrazione dei vari talenti che contribuirono alla sua nascita, molti dei quali lavorarono in seguito fumetto della Bonelli Nathan Never, bisogna dire che il panorama nostrano è stato assai avaro di nuove proposte. Si pensi solo all’assurdo di opere sci-fi come Sinkha, creata da Marco Patrito, oppure Sky Doll, di Alessandro Barbucci e Barbara Canepa, uscite entrambe prima in Francia per poi approdare solo più tardi, in seguito al loro grande successo, in Italia così come in altri paesi. Il rivolgersi a un editore estero, per poter veder pubblicati i propri lavori, è secondo me un sintomo sia della crisi, o della mera miopia, dell’editoria nostrana, tanto quanto della zuppa che sta bollendo in pentola. Insomma, i talenti italici pronti a rischiare, andando contro le mode del momento per portare avanti i loro sogni c’è ne sono di sicuro. Il problema è rappresentato dalla pubblicazione, un autentico Calvario, un gioco al massacro al quale ben pochi sopravvivono. Qualcuno però, nonostante tutto, riesce ugualmente a esprimersi creativamente in maniera originale. Diego Bortolozzo e Simone Messeri, i padri della graphic-novel Andromeda, sono senz’altro da annoverare tra costoro. Il primo, classe 1970, nato nella provincia di Venezia ma da alcuni anni residente nel milanese a Sesto San Giovanni, dove oggi vive con la moglie Paola e la figlia Alice, è un cultore della storia militare e della fantascienza. Diplomato e con breve esperienza nell’esercito, è stato richiamato in servizio per tre missioni, di cui una in teatro operativo all’estero. La sua attività di scrittore ha inizio nel 2008 con alcuni racconti, quando al contempo mette mano al primo capitolo della trilogia stellare Cronaca Galattica.  Messeri, fiorentino, laureato con una tesi in Architettura spaziale, sposato e padre di due figli, è sempre stato appassionato sia di scrittura che di disegno, con l’hobby non solo di scrivere novelle di fantascienza ma anche di progettare astronavi. Amante della Concept art, la realizzazione di macchinari e scenari futuristici per produzioni di fantascienza o per la costruzione di prototipi, considera come suoi maestri spirituali artisti come Andrew Probert, che ha lavorato al franchising Star Trek, a Ritorno al futuro e alla prima serie TV di Battlestar Galactica, John Eaves e Scott Robertson. Eaves come Probert ha offerto anch’egli il suo apporto creativo all’universo “trekkiano”, mentre Robertson lo ritroviamo tra gli artisti che hanno plasmato il mondo di Minority Report di Steven Spielberg. Tra i romanzieri preferiti di Messeri non ci sono solo autori classici della fantascienza statunitense, come Isaac Asimov e Philip K. Dick, ma anche italiani che si sono dedicati alla sci-fi come Francesco Verso e Dario Tonani. I concept e le cianografie delle navette spaziali realizzate da Messeri sono state raccolte all’interno del volume Spaceships. The Flying and others, mentre il suo Progetto Flying, legato al romanzo The Flying. La leggenda dell’arcanave stellare, è stato presentato nel 2006 al Lucca Comics e in seguito al Galaxy Days del 2010. Questo dinamico duo, nato da una collaborazione ormai pluriennale, ha già dato alle stampe per Sogni Edizioni il volume Alice nella pancia delle meraviglie, realizzato in occasione della nascita della figlia di Diego. La graphic-novel Andromeda invece trae spunto da un omonimo racconto di Bortolozzo, qui pubblicato unitariamente al fumetto. Le splendide tavole a china di quest’opera di “letteratura disegnata”, dinamiche e dotate di un fascino vintage, sono opera del talentuoso Messeri; così come della relativa sceneggiatura. D’altra parte qui abbiamo a che fare con una space-opera che non dispiacerebbe a Leiji Matsumoto, il creatore del pirata dello spazio Harlock, non mancandovi né i conflitti stellari, né le astronavi invincibili e misteriose, il tutto raccontato con un ritmo narrativo al cardiopalma. Il design dei veloci caccia che sfrecciano in alcune tavole di questo fumetto mi ricordano le navette che appaiono in uno storico telefilm anni ’70, Buck Rogers (Buck Rogers in the 25th Century), il che mi porta a pensare a un ben studiato omaggio a una certa fantascienza avventurosa d’annata. Allo stesso modo la veloce prosa di Bortolozzo, priva di fronzoli e di inutili lentezze, ma al tempo stesso assai accurata nella descrizione delle vicende fanta-belliche presenti nella sua novella, mi portano a pensare a Robert A. Heinlein e al suo romanzo Starship troopers (Fanteria dello spazio), oppure a The Forever War (Guerra eterna) di Joe Haldeman. In buona sostanza qui abbiamo a che fare con un progetto interessante, noi speriamo non si fermi qui e che possa portarci ancora una volta a seguire le rotte galattiche battute dall’Andromeda.

 

 

 

 

 


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