Via con gli Spiriti – Il Castello Errante di Howl


Via con gli Spiriti

Il Castello Errante di Howl

Scilla Bonfiglioli

 

 

 

“Lascia perdere, nonnetta! Da qui in avanti girano solo stregoni!”

Il Castello Errante di Howl

 

 

 

 

Non restate indietro.

Sembra che su queste montagne abiti un mago, un certo Howl, a cui piace divorare il cuore delle ragazze.

Vedete la città, laggiù, nella valle[1]? Solo l’altro giorno Howl ha mangiato il cuore a tre di loro. Fate attenzione. Girano un sacco di stregoni perché c’è la guerra, di questi tempi e in queste terre: i maghi sono molto richiesti per aiutare gli eserciti sul campo.

Il nostro Howl lo cercano e lo richiamano dal palazzo del re usando ben tre nomi diversi dietro i quali lui si nasconde. Finché ci riuscirà, potrà vivere libero.

Vedete oltre la collina? Sotto le prime nuvole, c’è qualcosa che si muove veloce.

Ecco, è già sparito.

Quello era il Castello errante di Howl.

 

“La casa era fatta di ossa, di teschi e di occhi, ed era sorretta da zampe di gallina che raspavano tutt’attorno. Le maniglie delle porte e delle finestre erano fatte con dita di mani e piedi umani, e il chiavistello era un grugno di denti appuntiti.[2]

È la descrizione del castello della Baba Yaga in una favola russa. Vi ricordate? Avevo cominciato a raccontarvela durante la nostra ultima tappa nella città termale degli spiriti.

Il Castello di Howl gli somiglia molto: è un ammasso di robe vecchie e lastre di metallo recuperate chissà dove e non è fatto con dita di mani e piedi umane, ma il significato è lo stesso: è costituito da frammenti di vite passate, ormai, non tutti in buono stato. Il Castello di Howl è un fardello di anni trascorsi, vissuti rimossi, traumi mai elaborati.

Ha davvero un grugno di denti appuntiti che rendono difficile il contatto con chiunque abiti all’interno. Le zampe di gallina non permettono mai all’abitazione di restare ferma in un posto, di essere raggiungibile.

Chi vive nel Castello errante è qualcuno che rifugge il contatto e resta tra il mondo dei vivi e quello dei morti, con il potere di camminare in bilico tra di essi.

La Baba Yaga è una strega potente che ha vissuto tanto e conosce molto.

Howl è un giovane mago che è rimasto ferito dal passato e teme il futuro.

 

Sophie è una ragazza insignificante. Non è brutta, ma non è nemmeno bella. Non è appariscente né indipendente come sua sorella minore Lettie.

È scialba, timida e cammina fin troppo dritta e con le spalle chiuse. Sebbene sia molto giovane si sente vecchia e senza troppe alternative in quella che si prospetta come una vita piatta.

Il suo incontro con Howl la solleva da terra.

Letteralmente, dal momento che il mago la solleva in volo per sfuggire con lei ai tirapiedi della Strega delle Lande, che lo stanno inseguendo.

La Strega delle Lande, che vuole Howl per sé, si ingelosisce di Sophie e la maledice con una metamorfosi.

Non è la prima volta che ne incontriamo una vero? C’è stato Marco in Porco Rosso e i genitori di Chihiro ne La Citta Incantata, tutti e tre mutati in maiali. Come loro, anche Sophie viene mutata all’esterno in quello che riflette interiormente.

La ragazza che si sente vecchia, così diventa un’anziana e curva signora.

 

Sophie non può più restare nella sua piccola cittadina tranquilla.

La condizione che le impone la Strega delle Lande con il suo i incantesimo è di lasciare il nido e cercare fuori dai confini sicuri che conosce.

Attenta, le dicono mentre marcia oltre le ultime abitazioni, da qui in avanti girano solo stregoni.

E infatti s’imbatte proprio nel Castello di Howl.

Seguiamola all’interno: per farlo ci basta seguire Rapa, lo spaventapasseri che Sophie ha liberato da un cespuglio durante il viaggio. Lui le è così grato che le indica il modo per salire sulla dimora errante.

Saltiamo adesso insieme a lei e nascondiamoci vicino al camino, presto.

Sophie entra così nel Castello senza paura proprio grazie al suo nuovo aspetto che, a suo parere, la mette al riparo dalle attenzioni del mago.

Non sa ancora che lo stregone sta cercando proprio lei.

Seduta a scaldarsi davanti al camino fa la conoscenza del demone del fuoco Calcifer, ovvero una stella cadente che Howl ha legato a sé con un incantesimo.

Howl ha stretto un patto con il demone, grazie alla cui magia il Castello resta compatto e viaggia veloce. In cambio il demone si nutre del cuore del mago.

Evocare un demone e farsi servire da esso è una parte della magia cerimoniale molto praticata sin dall’antichità. Fare un discorso approfondito dell’argomento sarebbe troppo lungo e impiegherebbe troppo tempo del nostro viaggio, rimarremmo indietro rispetto ad Howl e a Sophie.

Ma in breve possiamo dire che la magia cerimoniale nasce dalle antiche pratiche ebraiche. Il primo a imprigionare i demoni fu, secondo la leggenda, il re Salomone che ci riuscì raccogliendo i sigilli per legarli e le formule necessarie in un volume conosciuto come Clavis Salomonis.

Questo testo attribuito al leggendario sovrano rimase nella storia come uno dei manuali d’evocazione più famoso. In realtà si tratta probabilmente di un testo medievale se non addirittura rinascimentale che si fa risalire a tempi più antichi e che si ispira ai testi cabalistici ebraici o a quelli alchemici arabi.

Evocare i demoni per asservirli ai desideri umani è sempre stato uno dei più grandi desideri e, insieme, dei più spaventosi incubi per il mago mortale.
Secondo la traduzione queste creature vengono evocate soprattutto per denaro, amore o per infliggere morte in cambio di un pagamento di sangue che veniva pattuito con l’evocatore. Nel folklore si fa riferimento a sacrifici animali, quando non umani. Il prezzo più alto era tuttavia costituito dall’anima stessa del mago.

Uno dei miti più famosi sull’argomento rimane quello di Faust Bojan[3].

Il racconto popolare tedesco, che è stato poi ispirazione per innumerevoli opere d’arte, s’incentra sulla vicenda di uno studioso (uno scienziato oppure un chierico) che nella sua continua ricerca del sapere invoca il diavolo Mefistofele che si offre di servirlo per ventiquattro anni e, in cambio della sua anima, garantirà a Faust la conoscenza assoluta.

Il patto col demone Calcifer non è troppo dissimile: in cambio della magia che consente al Castello di muoversi e al mago di rimanere libero e di non assoggettarsi alle guerre politiche degli uomini, Howl ha dovuto dare il proprio cuore.

Calcifer implora Sophie di cercare un modo di rompere l’incantesimo: attraverso il patto, Howl e Calcifer sono vincolati e l’uno è prigioniero dell’altro.

 

Il giovane mago accetta la presenza di Sophie nella propria casa, senza apparentemente riconoscere nell’anziana donna la ragazza con cui ha volato sui tetti della città.

La vecchia Sophie si occupa delle pulizie del vecchio castello e si guadagna la simpatia di Calcifer, del piccolo apprendista Marcold e dello stesso mago che invece conosce bene il destino della sua ospite e di tanto in tanto si ferma a guardarla dormire nella notte, quando lei riacquista le sue vere sembianze.

Ma anche Howl è solito mutare la propria forma: con l’aspetto di un enorme rapace sorvola nottetempo i territori in cui infuria la guerra, pianificando la propria per il giorno successivo oppure conduce le proprie battaglie in forma animale contro oscuri nemici che vorrebbero privarlo del suo potere. Ancora una volta ci imbattiamo nelle caratteristiche del viaggio sciamanico, di cui abbiamo già parlato durante il nostro viaggio.

 

Queste metamorfosi controllate, tuttavia, stancano Howl.
Calcifer stesso gli fa notare che se si trasformerà troppe volte non potrà più tornare alla sua forma originaria e perderà la sua umanità.

Il giovane mago sembra prostrato anche a causa dello stesso vincolo che lo lega al demone e che lo consuma lentamente dall’interno, enfatizzando il lato oscuro della sua magia.

È la potente maga Suliman a dire queste cose a Sophie, quando quest’ultima si reca al palazzo del re per comunicare al sovrano e alla negromante di corte che Howl non combatterà al loro fianco una guerra che non gli appartiene.

Insieme a Sophie viene convocata anche la Strega delle Lande. Con l’inganno, la Strega viene privata dei suoi poteri dalla maga Suliman, perché il regno non può permettere che esistano stregoni e maghi che non siano assogettati alla causa del re.

Se Howl non vorrà piegarsi, subirà lo stesso destino toccato alla Strega delle Lande.

Sophie difende l’uomo di cui si scopre innamorata e quando il mago irrompe al palazzo reale per salvarla, anche la Strega delle Lande, ormai decrepita e indifesa, si aggrega al gruppo dei fuggiaschi.

 

Durante le pulizie forsennate con cui cerca di rimettere in ordine il Castello, Sophie scombina gli incantesimi di Howl nel bagno. Al momento di lavarsi i capelli il giovane mago non può più farli apparire biondi e luminosi, immagine con cui ama presentarsi, ed è costretto a tenerli neri, del suo colore naturale.

Sembra cosa di poco conto, ma il cambio di colore dei capelli è cosa assai importante simbolicamente (e gli autori di manga e anime giapponesi ne sono più che consapevoli dal momento che la loro cultura tiene questi cambiamenti in grande considerazione): significa che è avvenuto qualcosa non solo a livello fisico, ma anche nell’intimo della persona. In Howl si sta muovendo qualcosa: perde artificio in favore di una maggiore naturalezza.

 

Ancora come il re biblico Salomone, che possedeva un anello in grado di placare i demoni, anche Howl possiede un anello magico che lo lega a Calcifer.

Quando si separa da Sophie per depistare gli inseguitori della maga Sulivan e facilitarle la fuga, lascia a Sophie il proprio gioiello che le permette di ritrovare il Castello nelle lande e di rifugiarvisi.

Quando il mago fa ritorno, tuttavia, le cose si aggravano. Il giovane è riuscito a far perdere momentaneamente le proprie tracce agli inseguitori, ma è stanco. La sua forma umana è quasi perduta in favore di quella del rapace in cui è solito mutare se stesso.

Con l’infuriare della guerra su tutto il territorio, Howl si accinge a compiere uno sforzo che potrebbe essergli fatale: se fino a quel momento ha rifiutato la guerra e ha fuggito da vigliacco i propri nemici per rimanere libero, adesso si rende conto di dover combattere.

Se Howl ha mangiato il cuore di Sophie, che se ne è perdutamente innamorata, anche Sophie ha divorato quello di Howl: il mago decide così di sacrificare se stesso per proteggere l’amata e il proprio Castello.

Per l’ultima volta si muta in rapace, allora, e affronta sul campo i propri avversari.

 

Sapendolo in pericolo, probabilmente in punto di morte, Sophie decide di agire: è così impegnata che non si accorge che la propria maledizione si sta pian piano rompendo e lei sta di nuovo acquisendo le sembianze di una giovane donna. Con l’aiuto di Calcifer sposta il Castello per andare in aiuto di Howl, nonostante questo annulli gli incantesimi di protezione del mago.
Il Castello si disgrega strada facendo e per resistere Calcifer chiede a Sophie un sacrificio per alimentare la propria magia.

Calcifer si nutre già del cuore di Howl e quello è stato un sacrificio immenso. Adesso chiede qualcosa a Sophie: le domanda gli occhi.

Simbolicamente essi rappresentano la lungimiranza, l’accortezza, la capacità di vedere oltre le apparenze e di scoprire quello che è occulto. In stregoneria sono quindi l’organo che permette di effettuare l’incantesimo stesso che, altrimenti, non sarebbe nemmeno percepito.

Per dare un’idea dell’importanza simbolica dell’occhio possiamo ricordare che gli astri sono considerati metaforicamente gli occhi del cielo e che in molte rappresentazioni Dio stesso è rappresentato da un occhio spalancato sul creato.

Attraverso  gli occhi passano inoltre gli stati d’animo e il mondo interiore delle persone, nonché le intenzioni: si dice che attraverso di essi si possa vedere l’anima; rubare gli occhi è come rubare l’anima stessa. Attraverso gli occhi si compiono incantesimi d’amore – la fugacità di uno sguardo spesso incatena i cuori – o di morte: la credenza popolare del malocchio sostiene che esso venga trasmesso attraverso, appunto, un’occhiata malevola.

Il sacrificio che Calcifer chiede a Sophie è grande.

La ragazza invece sacrifica la propria lunga treccia: dona al demone i propri capelli.

Non è un sacrificio da poco, poiché anche i capelli hanno un valore simbolico molto particolare.

Anch’essi sono considerati sede dell’anima, in particolare della forza vitale.

I capelli, tradizionalmente, sono il punto in cui si concentrano le caratteristiche individuali di una persona, la concentrazione delle sue virtù e alla persona, come le unghie e la pelle, sono collegati per via simpatica.

Dignità su tutto: i capelli sono la prima cosa di cui vengono privati i prigionieri. È come infliggere una vera e propria mutilazione. Anche originalità e particolarità, dal momento che da sempre, per taglio e colore, vengono utilizzati per definire lo status sociale o particolari caratteristiche della personalità. Rappresentano un’energia forte, in grado di rinnovarsi in continuazione, la ripresa dopo l’errore o il blocco.
Vengono associati all’erba, che è la capigliatura della terra.
Simboleggiano la nobiltà, la bellezza, la giovinezza e la sessualità e per le donne sono sempre visti legati alla zona del pube e del suo significato simbolico.
La potenza virile per l’uomo e la fertilità per la donna sono simbolicamente indicati con lunghi e fluenti chiome, così come l’appartenenza a ranghi sociali elevati o alla divinità nei miti e nelle fiabe.
In molte culture le ragazze tenevano i capelli sciolti e lunghi sulle spalle, come simbolo di libertà, e questi venivano poi tagliati con il matrimonio rappresentando il vincolo; altrove i capelli lunghi erano considerati per le donne come un velo naturale, che le proteggeva quasi fosse un manto sacro. Alcune religioni li considerano santi e da portare sciolti durante le cerimonie, altri li vogliono legati e coperti: in entrambi i casi, sempre per la loro valenza erotica, sessuale e sensuale, vitale e incontrollabile, da essere quasi feroce.
La leggenda dei capelli di Sansone, per esempio, nella mitologia ebraica, dalla cui lunghezza dipendono la sua forza e il suo potere personale o quella del capello d’oro del re greco Niso, che regge le sorti del suo regno.
O ancora le lunghissime chiome di Salomè, profumate e seducenti, e la magia che contengono.
Sono tutti esempi emblematici.

Tagliandosi i capelli Sophie rinuncia a una parte di sé molto importante, ma opera il cambiamento, cambia status sociale e personalità.

Attraverso quel cambiamento drastico, trova se stessa.

Vediamo come.

 

Grazie al sacrificio di Sophie, Calcifer è in grado di far muovere il castello in rovina fino alla città dove infuria la battaglia e dove Howl sta morendo.

La ragazza lo trova grazie all’anello magico, che anche a distanza sente la vita e la presenza del mago. Per riportarlo alla coscienza adesso tocca a lei fare un viaggio sciamanico dentro lo spirito e la mente di Howl, attraverso i ricordi del giovane.

Sophie fa quindi irruzione nei ricordi d’infanzia di Howl e ci rendiamo conto così che fin da bambino il mago aspetta la ragazza che in un futuro lo avrebbe salvato dalla morte e da se stesso.

 

Sophie è abbastanza sicura di sè per sapere che cosa fare: con un atto di coraggio si rende conto di dover restituire il cuore ad Howl, che ne è privo da tanto tempo.

Il gesto potrebbe portare alla morte del giovane come a quella di Calcifer, che vive del cuore del mago, oppure potrebbe salvarli entrambi.

Sophie ha spezzato la sua maledizione, ormai, ma anche se è ringiovanita i suoi capelli sono rimasti quelli candidi della vecchiaia: è abbastanza saggia per fare la scelta giusta.

Resituisce il cuore ad Howl e il patto col demone del fuoco viene spezzato.

Howl sopravvive e si risveglia; Calcifer è libero, ma sceglie da creatura indipendente di rimanere con i due innamorati, con Marcold e con l’anziana Strega delle Lande che infine si è unita alla nuova, strana famiglia; perfino lo spaventapasseri Rapa riacquista le sue vere sembianze di principe (un’altra metamorfosi, la sua, che gli fece prendere le sembianze di una “testa di rapa”: cosa abbia fatto per meritare la metamorfosi, non ci è dato saperlo).

 

Adesso il Castello errante può essere ricostruito e può partire per nuove avventure[4].

A noi tocca invece rimanere a terra, in una cittadina in riva al mare che sarà l’ultima tappa di questo nostro viaggio.

Siete pronti?

 

 

 

 

 


[1] L’ambientazione che riecheggia la Vienna imperiale dell’800 e le automobili e le macchine da guerra volanti, tutte mosse dalla forza del vapore, caratterizzano il film come opera appartenente al filone steampunk. Il film è ambientato in una nazione fantastica che ricorda l’Alsazia degli anni precedenti alla prima guerra mondiale. Molti edifici delle città dove si svolgono gli avvenimenti sono identici a quelli della città alsaziana di Colmar, che Miyazaki ha riconosciuto come fonte di ispirazione per l’ambientazione del film.

[2] Vassilissa la Bella o Vassilissa la Saggia, fiaba popolare russa.

[3] Un anonimo autore tedesco scrisse il volume in prosa Historia von D. Iohan Fausten nel 1587, che venne tradotto da P. F. Gentleman nel 1592 come La storia della vita dannata e della meritata morte del Dottor Iohn Faustus.

Quest’opera fu la base dapprima dell’opera teatrale di Christopher Marlowe La tragica storia del Dottor Faustus (pubblicata attorno al 1600) e a sua volta ispirò poi il Faust di Goethe, considerata la più importante tra le opere ispirate al racconto.

 

[4] Il film di Miyazaki è liberamente ispirato al romanzo omonimo della scrittrice inglese Diana Wynne Jones, autrice di oltre trenta romanzi per ragazzi tra i quali è possibile trovare Castello in Aria (Castle in the air), il seguito de Il Castello Errante di Howl.


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