Nausicaä della Valle del Vento


Via con gli Spiriti

Nausicaä della Valle del Vento

Scilla Bonfiglioli

 

 

 

“Nausicaä discende dal cielo e indossa un abito azzurro.

E là dove appoggia i piedi il cielo diventa d’oro!

Nausicaä della Valle del Vento

 

 

 

 

Secondo la mitologia greca, tutti i venti vivevano in Tracia oppure, seguendo una tradizione più tarda, nelle Isole Eolie, le quali prendono il nome proprio dal dio Eolo. Insieme alla moglie e ai suoi figli, sei maschi e sei femmine, abitava in una dimora scavata nella roccia, sul mare.

Nelle leggende shintoiste il dio del vento Susanoo è un guerriero arrogante e bellicoso che ama creare scompiglio tanto quanto imbracciare le armi in difesa dell’umanità.

Nei miti d’occidente come in quelli d’oriente, i venti sono considerati forze immense, siano esse ostili o benevole.

Quindi tenetevi ben saldi fin dal decollo, perché ce ne sarà bisogno.

Credo che non rimarrete delusi da questa prima tappa: è proprio sui venti che viaggeremo, scegliendo le correnti d’aria più adatte per il nostro volo.

Se ci siete tutti, guardate pure giù.

Stiamo sorvolando la Valle del Vento.

 

La civiltà umana è regredita ad usi medievali e l’antica tecnologia pre-apocalittica sopravvive come vestigia di un mondo scomparso.

La Valle del Vento è un piccolo regno. La sua gente ha imparato a convivere con i ritmi del vento, che sempre frusta la Valle, e a rispettare con timore l’ambiente in cui l’essere umano è diventato un anello piuttosto basso della catena alimentare.

Ci sono altre città, altre comunità oltre alla Valle, ma sono tutte così: minuscole e precarie in un ambiente desertico.

Intorno prospera la Giungla Tossica: flora e fauna ipertrofiche che si sviluppano su tutto il territorio rendendo l’aria irrespirabile se non attraverso maschere filtranti.

L’archetipo della natura selvaggia rappresenta tutto ciò che è fuori dal controllo dell’uomo e si mostra come un ambiente ostile e intricato.

Certo non è un caso che con “legge della giungla” si indichi il principio per cui il più forte ottiene vittoria sul più debole e con qualsiasi mezzo a disposizione.

Se il deserto è inospitale per la poca vita, la giungla lo è per la vita eccessiva.

E come il deserto, è un luogo iniziatico.

Nella giungla, come nella foresta, è facile perdersi. È facile venire a contatto con creature pericolose, spesso sconosciute, sulle quali non si ha controllo.

Nell’intrico di alberi che non lasciano filtrare luce, non esiste una strada da seguire. Il percorso è necessario crearselo da soli.

La foresta che stiamo sorvolando, che si chiude attorno alla Valle del Vento, è addirittura tossica: gli esseri umani non possono respirarne le spore e questo la rende ancora più spaventosa. La rende mortale.

Senza contare che vi abitano insetti dalle proporzioni titaniche, veri e propri mostri per gli abitanti della Valle. Tra di essi i più temuti sono di certo i Mostro-tarli (Ohmu), creature dotate di un resistentissimo carapace e di grande forza distruttiva, se costretti a rispondere alla violenza.

Tra tutti è sempre e solo la principessa Nausicaä che si inoltra nella foresta e che da essa fa ritorno.

In ogni storia, in ogni fiaba, in ogni leggenda così come nei sogni, non c’è foresta che non porti con sé magia, sia essa benevola o malevola.

Per antonomasia è il luogo oscuro in cui ci si inoltra, è l’ignoto.

Se si entra nella giungla o nella foresta, di sicuro capiterà qualcosa e di certo cambierà profondamente l’essere umano che compie l’impresa.

Lo trasformerà in un eroe. O in un uomo morto.

Nella giungla non è possibile restare tali a se stessi, è un passaggio magico: pensiamo alla “selva oscura, in cui ogni retta via era smarrita” di Dante.

Fin dall’antichità la foresta, l’intrico di alberi è considerato un santuario, un luogo sacro in cui il potere dominante è quello della natura ed è essa a stabilire leggi dure e ineluttabili, che non hanno rispetto delle fragilità umane.

Le radici degli alberi che affondano nella terra e i rami che si protendono verso il cielo simboleggiano da sempre nella mente umana la tensione tra i due poli che tendono la natura dell’uomo: lo spirito e la materia.

 

Scopriamo in seguito che non è la foresta ad essere tossica, non sono gli animali ad essere feroci. Se cresciute con acqua non inquinata, le piante sono innocue.

È proprio la principessa Nausicaä a fare questa scoperta, recandosi nella Giungla Tossica anno dopo anno per cercare le erbe che possano curare la malattia del re Mito, suo padre.

Quella di Nausicaä non è la figura di un eroe che si trasforma attraverso la foresta: questo ruolo è riservato agli abitanti della Valle e a tutti gli altri esseri umani che assistono all’avverarsi della profezia salvifica espressa dalla Gran Dama, la consigliera di re Mito.

Nausicaä rimane sempre la stessa: un’audace donna d’azione che entra ed esce dalla foresta, che è capace di scendere a patti pacifici con le mostruose creature che la abitano.

Il suo ruolo è quello di essere il tramite tra l’uomo e la natura selvaggia.

A tutti gli effetti è una guida sciamanica che porterà alla trasformazione del genere umano.

Il viaggio sciamanico avviene in uno stato di trance, di sogno che porta il viaggiatore nel mondo degli spiriti, dove sarà in grado di muoversi e di utilizzare il potere degli spiriti stessi per intervenire nel mondo materiale.

La cultura sciamanica si riferisce per lo più alle credenze popolari e alle tradizioni magiche di popolazioni non alfabetizzate che tramandano la propria storia e le proprie conoscenze attraverso la narrazione orale. La definizione è molto flessibile e di certo si adatta alla Valle del Vento.

Lo sciamano affronta un viaggio ultraterreno nel mondo degli spiriti – anime dei morti e spiriti della natura – e lì trova soluzione ai propri problemi.

L’iniziazione dello sciamano consiste in una vera e propria chiamata ad opera del mondo animico alla quale non ci si può sottrarre, poiché gli spiriti perseguitano l’essere umano scelto fino a quando non accetta il proprio ruolo. Oppure fino alla follia. O alla morte.

Lo sciamano si trova così a diventare un ponte tra il modo degli spiriti che viene raggiunto mediante la trance o comunque un’alterazione della coscienza.

È possibile che durante il viaggio sciamanico avvengano metamorfosi. Lo sciamano prende la forma di uno dei suoi animali guida, che sono fonte di potere, con i quali ha comunione e affinità.

Di certo Nausicaä trova questa corrispondenza nel Mostro-tarlo, animale che l’accompagna nella sua battaglia sulla terra quanto nel mondo onirico.

Prima di tornare nel mondo materiale con la soluzione che è andato a cercare, lo sciamano deve probabilmente combattere contro uno spirito o un altro viaggiatore per conseguire la conoscenza necessaria, la lungimiranza e l’elevazione spirituale.

Ovvero quello che succede a Nausicaä che deve ottenere questo potere spirituale per guidare il suo popolo.

 

Se la Valle del Vento è un regno di pace, presto verrà sconvolta da una guerra imminente.

Se viriamo più in là, oltre la Giungla Tossica, sorvoleremo Tolmekia.

È una comunità più grande e più potente rispetto alla Valle del Vento, potete constatarlo voi stessi. Giriamoci attorno.

La regina di Tolmekia è decisa a ripristinare l’antico potere che la specie umana aveva sul mondo prima dei “Sette Giorni di Fuoco”.

Con questo nome è conosciuta la battaglia apocalittica che ha precipitato gli esseri umani nel sangue e nella rovina e alla quale è seguita l’era della Giungla Tossica.

Da Tolmekia giungono nella Valle del Vento navi volanti e un esercito armati di una tecnologia perduta. Durante l’attacco muore il re Mito, padre di Nausicaä e i pacifici abitanti della Valle vengono fatti prigionieri.

L’intento di Tolmekia, in guerra contro l’impero di Dorok che le contende la supremazia, è quello di risvegliare uno dei Grandi Soldati Invincibili e assicurarsi così la vittoria, anche a danno del piccolo regno della Valle del Vento che si trova coinvolto suo malgrado.

I Grandi Soldati Invincibili erano automi potentissimi, veri e propri golem assemblati come arma ultima dell’uomo in lotta contro l’uomo.

Dotati di arsenali atomici, decretarorono la fine del mondo dei “Sette Giorni di Fuoco”. Da quel momento scomparvero: distrutti, inghiottiti dalla terra o dalla Giungla Tossica, nessuno li vide più.

A parte uno, che Tolmekia riesce a riesumare.

Al contrario di Nausicaä e della sua gente, la regina di Tolmekia è convinta che nelle sue mani il Soldato Invincibile libererà la terra dalla natura velenosa quanto dai mostri che la abitano e non esita a soggiogare i popoli sotto la propria bandiera.

La situazione, naturalmente, le sfugge di mano.

I mostri artificiali, come quello che si accinge ad usare, hanno alle spalle una lunga tradizione mitica. E in nessuna di queste leggende l’uomo che ha osato costruirli ne è mai uscito vincitore.

La parola golem deriva con molta probabilità dal termine ebraico galem: materia grezza, embrione. La troviamo nella Bibbia: “I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo, e nel tuo libro erano già scritti tutti i giorni che erano stati fissati per me, anche se nessuno di essi esisteva ancora.”[1]

Si riferisce, questo passo, al corpo di Adamo, il primo uomo creato da Dio secondo la tradizione ebraica e cristiana, prima che in esso venisse infusa l’anima.

Un corpo meccanico, privo di vita, quindi. Non è casuale che in ebraico moderno la parola golem indichi il robot.

Il golem della leggenda ebraica è un robot primitivo a tutti gli effetti. Si tratta di un gigante di argilla che, sotto l’effetto di potenti arti magiche, si trasforma in un servitore forte e ubbidiente.

Per quanto fosse potente, però, non era in grado di pensare, godere della libertà dell’intelletto né di quella del cuore. Nessuna magia dell’uomo sarebbe stata in grado di dargli un’anima.

La modalità di attivazione era costituita da una particolare sequenza di lettere ebraiche, ognuna con la propria valenza numerica e, di conseguenza, magica.

Secondo la Cabala (una volgarizzazione della complessa mistica ebraica) la creazione del mondo è avvenuta attraverso un processo di emanazione del verbo divino: ogni elemento del creato è costituito dalla composizione o scomposizione dei numeri abbinati alle lettere dell’alfabeto ebraico. In particolare quelle che costituiscono il nome di Dio.

Dio ha creato tutte le cose per mezzo delle trentadue ‘meravigliose vie della sophia’. Queste vie sono costituite dai dieci numeri originari qui chiamati sefirot, che sono le potenze fondamentali dell’ordine della creazione, e dalle ventidue lettere, cioè dalle consonanti, che sono gli elementi di base di tutto il creato”[2]

Le sefirot (סְפִירוֹת) sono dieci principi basilari individuabili nella vita quotidiana di ogni essere umano capaci di unificarne la natura caotica e di darle un senso compiuto.

Il rituale magico per l’animazione di un golem e i riferimenti alle sefirot e alle lettere da utilizzare, si dice, sono custoditi nello Sépher Yetziràh, letteralmente Libro della Formazione. Si tratta di uno tra i più importanti testi di esoterismo ebraico, secondo solo al Talmud nella cultura ebraica, uno dei testi più preziosi e ricchi di mistero, fatto risalire addirittura alla mano del patriarca Abramo.

La leggenda più famosa del folklore europeo basata su questa figura è di certo quella del rabbino Jehuda Low di Praga, mito settecentesco basato su di una più antica saga polacca.

Il rabbino creò un golem dopo l’altro e fece di essi dei guardiani che presidiassero in difesa alcune comunità ebraiche dell’Europa centrale. Per farsi servire li animò tracciando sulle loro fronti la parola verità, in ebraico emef (אמת). Ma essi diventarono via via più grandi, tanto da essere nocivi laddove avrebbero dovuto portare aiuto.

Il rabbino allora pensò di liberarsi delle proprie creature, cancellando la prima lettera della formula e trasformando la parola tracciata in mef (מת), morte. Uno dei golem sfuggì però al suo controllo, devastando la città.

Terminato il loro compito, si dice che queste creature riposino tutt’ora nella sinagoga Staronova, nel cuore del quartiere ebraico di Praga.

Questa leggenda fu d’ispirazione per il romanzo Il Golem[3] dello scrittore esoterista Gustav Meyrink e dei film omonimi (Il Golem[4] e Il Golem – come venne al mondo [5]) del regista Paul Wegener.

Il golem più conosciuto, tuttavia, lo troviamo rivisitato e rielaborato nel celeberrimo Frankenstein [6]di Mary Shelley.

 

Con la distruzione dell’ultimo Soldato Invincibile, non ci resta che proseguire nel nostro viaggio.

Lasciamo Nausicaä alla sua vittoria, avrà il suo da fare per ricostruire il proprio regno e ridare vita alla Valle del Vento.

In quanto a noi dovremo abbandonare le basse nuvole della Valle per spingerci più in alto.

Sotto con i motori: ci aspetta Laputa – Il Castello nel Cielo.


[1] Antico Testamento, Salmo 139,16

[2] Gershom Scholem, Il Nome di Dio e le teoria cabbalistica del linguaggio, Adelphi, Milano, 1998, trad. di Adriano Fabris, p. 30

[3] Titolo originale: Der Golem. 1915.

[4] Titolo originale: Der Golem. 1915.

[5] Titolo originale: Der Golem, wie er in die Welt kam. 1920.

[6] Prima edizione del1818, seconda del 1831.


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