Eternauta


a cura di Stefano Sacchini

 

Per chi non conoscesse la trama…

Tutto inizia una notte stellata del 1959, quando nello studio di uno sceneggiatore di fumetti a Buenos Aires, si materializza un misterioso personaggio. Allo stupito fumettista, l’ospite inatteso rivela di essere un “eternauta”, al secolo Juan Salvo, anche lui cittadino della capitale argentina. “Navigatore del tempo e viaggiatore dell’eternità”, il pellegrino dei secoli inizia a raccontare la propria incredibile storia.

In una sera invernale (si scoprirà poi del 1963), Juan Salvo sta a casa, chiusa ermeticamente per tenere fuori il freddo, giocando a carte con i tre amici Favalli, Lucas e Polski, mentre la moglie Elena e la figlioletta Martita sono nei propri letti. Una serata come le altre finché l’attenzione del gruppetto non viene attratta dal silenzio, improvviso e inquietante, che è calato per strada. È l’inizio dell’incubo.

Una strana nevicata fosforescente sta coprendo ogni cosa e, come si accorgono subito con orrore Juan e gli amici, chiunque venga anche solo sfiorato da un fiocco muore all’istante.

L’anziano Polsky è il primo a cedere alla tensione: nel vano tentativo di raggiungere la propria famiglia, esce all’aperto e, dopo pochi passi, spira a causa dalla nevicata, davanti agli occhi degli amici.

Grazie all’intraprendenza di Favalli, il gruppo reagisce fabbricando in casa delle tute ermetiche munite di filtro. Le quali funzionano alla perfezione, come si accorge con sollievo Juan Salvo al primo collaudo. Juan, Favalli e Lucas non perdono tempo e iniziano a uscire per rifornirsi di medicine e cibo. Nel corso dei loro viaggi non solo salvano un dodicenne di nome Pablo, rimasto chiuso nella cantina di una ferramenta, ma si accorgono anche della minaccia costituita da altri superstiti, senza scrupoli e disposti a tutto pur di sopravvivere. Proprio per mano di un sopravvissuto, deciso a impossessarsi della tuta protettiva, Lucas troverà la morte. Ma gli orrori, quelli veri, devono ancora arrivare; non è un caso se l’Eternauta è considerato uno degli esempi migliori del genere post-apocalittico.

La seconda notte, sotto la micidiale nevicata che non accenna a smettere, il cielo comincia a essere solcato da sfere di fuoco. Troppo lenti per essere meteoriti, come l’intelligente Favalli subito nota, i bolidi luminosi atterrano in direzione nel centro cittadino. Nel turbine di accadimenti che seguono, Juan e Favalli vengono arruolati nell’esercito, o meglio in quel che rimane, mentre Elena e Martita rimangono asserragliate nella loro casetta alla periferia di Buenos Aires.

Si entra ora nella parte epica del racconto. Sul loro cammino i soldati, per la maggior parte civili scampati alla nevicata cui è stato messo in mano un fucile e fatta indossare una tuta, vengono assaliti dall’esercito invasore. Un eterogeneo insieme composto dagli insettoidi cascarudos (traducibile come “bacarozzi”), dagli umanoidi Mano (chiamati così a causa delle mani a quattordici dita) e dai giganteschi Gurbo, veri e propri mastodonti corazzati capaci di abbattere palazzi a suon di spallate. A questi si aggiungono poi gli uomini-robot, prigionieri telecomandati, al pari di cascarudos e gurbo, mediante un meccanismo impiantato. Tutti, senza eccezioni, rispondono agli ordini di Loro (Ellos) che rimarranno occultati per tutta la storia.

Uno degli apici narrativi si raggiunge quando i miliziani, asserragliati nello stadio cittadino del River Plate, resistono strenuamente a un attacco portato da terra e da cielo.

I colpi di scena, fra contrattacchi, imboscate, falliti attacchi nucleari e fughe dalla città, si susseguono fitti e senza interruzioni finché tutti gli amici e i conoscenti di Juan finiscono per essere uccisi o “robotizzati”. Fra questi anche Favalli che si sacrifica per permettere a Juan e famiglia di mettersi temporaneamente in salvo. Alla ricerca di una via d’uscita, Juan penetra in un’astronave aliena ma inavvertitamente mente in funzione la “macchina del tempo” in dotazione al veicolo. Separato, forse per sempre, dai propri cari, Juan inizia a girovagare per il continuum spazio-temporale…

L’Eternauta uscì a puntate sul settimanale Hora Cero Semanal dal 4 settembre del 1957 al 9 settembre del 1959. Fu subito un tale successo in patria che la casa editrice Ramírez ristampò l’opera in tre volumi tra il 1961 e il 1962. Negli anni successivi la popolarità dell’Eternauta avrebbe contagiato anche altri paesi, in primis l’Italia. Uno dei motivi di tale successo, che non diminuisce con il trascorrere dei decenni, è che questo fumetto si legge come un romanzo. E infatti del romanzo ha il respiro, l’intreccio narrativo e la complessità psicologica dei personaggi. Altro elemento non trascurabile è l’accuratezza con cui viene descritto il paesaggio allucinato della Buenos Aires occupata dagli alieni.

Lo stile del disegnatore Francisco Solano López, al tempo stesso essenziale e sanguigno, capace di dare corposità alle figure umane e aliene, si coniuga alla perfezione con la sceneggiatura e i dialoghi usciti dalla penna di Héctor Gérman Oesterheld. Le paure e le ansie di Juan Salvo, i cui pensieri sono sempre rivolti alla salvezza della propria famiglia, la determinazione di Favalli, agguerrito professore di fisica che non vuole arrendersi agli alieni neanche nelle situazioni più disperate, la sfrontatezza del dodicenne Pablo oppure il coraggio del giovane operaio Franco: i lettori, sfogliando le tavole dell’Eternauta, vivono istante per istante le emozioni e le sensazioni provate dai protagonisti. I quali sono ben lontani dalla tradizionale figura dell’eroe, per non dire del “supereroe”, come siamo abituati a vedere altrove. Gli uomini, e le donne, dell’Eternauta sono persone comuni che si ritrovano a vivere una esperienza fuori dal normale e che, nonostante l’incubo che affrontano, non soccombono alla pazzia ma imboccano l’unico sentiero percorribile. Quello della lotta, nel nome dei propri cari, della propria città violentata e, più o meno consapevolmente, dell’umanità intera. Il parallelo che viene in mente non è tanto quello con altri classici della fantascienza (uno fra tutti “La guerra dei mondi” al quale gli autori sono probabilmente debitori) quanto la lotta partigiana in Europa.

Sarà utile ricordare che negli anni in cui l’opera fu ideata, la dittatura militare erano ancora lontana. L’Argentina inoltre non aveva conosciuto le devastazioni del conflitto mondiale. Si spiega così la luce indubbiamente positiva sotto la quale sono visti i militari nell’Eternauta: il maggiore che guida i soldati, dalle divise di indubbia ispirazione tedesca, è risoluto nel marciare contro la testa di ponte aliena per ricacciare gli invasori e per raccogliere il maggior numero di informazioni possibili.

Ciò non vuol dire che l’avventura dell’Eternauta non sia carica di quel sense of wonder degno della miglior fantascienza. Tutto il repertorio classico fa bella mostra di sé: creature aliene, dischi volanti, campi di forza, cannoni che sparano distruttivi fasci di luce, gas che provocano pazzia omicida, esseri umani trasformati in docili zombie, macchine del tempo.

La recente edizione italiana, pubblicata dalla 001 Edizioni, ha il pregio di presentare l’opera in una versione “ripulita” nella quale sono riemersi dettagli, scritte e sfondi che si erano persi a causa dei rimaneggiamenti dell’opera negli anni ’60. Lodevole anche la nuova traduzione, più vicina al testo originale: i nomi degli alieni e degli stessi protagonisti, fantasiosamente mutati col tempo, sono tornati all’origine. Altro pregio sono infine gli ottimi articoli introduttivi sull’opera e sulla vita degli autori a cura di Goffredo Fofi, Fernando Ariel Garcia, Gino Frezza, Matteo Stefanelli, Sergio Brancato, Alessandro Di Nocera e Antonio Scuzzarella. Per concludere, voglio citare un estratto di canto alieno, così come lo si incontra nel corso della storia, che testimonia come gli invasori non siano fredde macchine da guerra ma creature molto simili a noi, coinvolte in eventi incontrollabili: Mimnio… Athesa… Eioioio… Mimnio… Athesa… Eioioio… Sul significato, rimando alla lettura dell’Eternauta.

 

 

Héctor Gérman Oesterheld (1919-1978): scrittore di libri per l’infanzia e sceneggiatore di fumetti argentino, noto in Italia anche per Il sergente Kirk. Nel 1957 partecipa alla fondazione di una casa editrice specializzata in fumetti, la Editorial Frontera, fra le cui pubblicazioni c’è Hora Cero Semanal. Proprio su questa rivista viene pubblicato a puntate L’Eternauta. A causa delle sue idee politiche (si parla anche di una sua adesione al gruppo guerrigliero marxista dei Montoneros) Oesterheld finisce vittima della dittatura militare il 21 aprile 1977: prelevato dalla polizia, muore assassinato nel 1978, forse nella città di Mercedes. Il suo nome insieme a quello delle quattro figlie rientra nell’elenco dei desaparecidos.

 

Francisco Solano López (1928-2011): disegnatore di fumetti argentino. Dopo il successo dell’Eternauta, del quale realizza anche un seguito sempre in coppia con Oesterheld, è costretto a fuggire in Spagna per evitare la sorte dell’amico e collega. Rientrato in patria dopo alcuni anni, continua la saga dell’Eternauta. Nell’ottobre del 2008 dal proprio paese viene riconosciuto “Personalità importante della cultura”. Nel 2010, per il bicentenario della rivoluzione che avrebbe portato all’indipendenza argentina nel 1816, Solano realizza i suoi ultimi lavori. Si spenge nell’agosto del 2011 nella sua città natale di Buenos Aires.


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