Harry Potter e il Principe Mezzosangue


A cura di Fabio Cicolani

Arrivati all’ultimo appuntamento prima dell’uscita della seconda parte nelle sale del settimo film, ci troviamo a parlare di un capitolo ambiguo, un très d’union tra il quinto e il settimo volume adattato per lo schermo sempre da Steve Kloves per la sceneggiatura e diretto da David Yates. Un capitolo importante per la saga perché apre il sipario su un finale roboante, ricco di colpi di scena e retroscena sorprendenti.

Per questo ho sempre considerato il sesto film come il preludio al settimo. L’uccisione di Silente è il giro di boa della costruzione di un personaggio, Piton, ambiguo sin dalla prima comparsa e del quale solo alla fine si saprà tutta la verità. E gli Horcrux? Finalmente sappiamo della loro esistenza, del loro meccanismo e J.K.Rowling ci lascia in sospeso sull’ultimo ritrovamento, lasciando al settimo libro l’onere di trovarli praticamente tutti.

Dal punto di vista filmico i ragazzi sono cresciuti, così come anche lo staff tecnico. Con lo stesso regista ancora al timone la produzione si rivela una macchina ben oliata, un sistema rodato in cui il reparto scenografie e quello degli effetti speciali non hanno alcun problema di comunicazione.

Il linguaggio della macchina da presa è sempre rispettoso, direi quasi anonimo, le scene ci vengono mostrate nel loro susseguirsi senza mai essere invadente. Sembra quasi che dopo approcci così diversi la Warner abbia trovato la mano giusta per trasportare sul grande schermo le avventure del maghetto con la cicatrice.

Notevoli sono i tagli fatti al libro, la maggior parte dei viaggi nella memoria di Silente nel passato di Tom Riddle non ci sono. La comparsa dell’anello della madre di Voldemort (appartenuto al nonno), l’apprendistato del signore oscuro da Magie Sinister e infine la visita in tarda gioventù di Tom Riddle a Silente per chiedere la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure.

A dire il vero, questi snellimenti si sentono eccome, tutto il libro si regge sull’assoluto che Silente non vuole Harry pronto a combattere, non gli insegna magie superiori per affrontare Voldemort (sarebbe poco realistico) ma gli insegna a conoscere il suo avversario, i suoi punti deboli. Un background fondamentale per la ricerca degli Horcrux.

Visivamente, vediamo per la prima volta l’incursione dei Mangiamorte nel mondo babbano, il crollo del ponte nel libro era solo raccontato tramite la Gazzetta del Profeta, mentre Yates trova che sia la scena di apertura perfetta per il suo film. Scelta non contestabile se non fosse che a venire sacrificata è stato invece l’incontro con il Primo Ministro babbano e quello della Magia.

Anche la scena finale è stata notevolmente sfoltita, tutto il combattimento contro i Mangiamorte da parte dei nostri eroi è scomparso. Forse proprio per questo il sesto film rappresenta un preludio del settimo: si vogliono rimandare le scene d’azione più spettacolari al capitolo successivo.

Ottima prova di Jim Broadbent nei panni di Horace Lumacorno, un professore megalomane e codardo, ma che, parole sue, cerca sempre di stare dalla parte della luce.

Piton ha finalmente la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure ma le sue lezioni non ci vengono mai mostrate. Peccato.

Tra meno di 144 ore finalmente potremo vedere come andrà finire. Vedere sì, perché sapere, beh quello lo sappiamo tutti, no?

Finiamo con gli appunti che collegano il settimo libro al precedente. Purtroppo i mezzosangue non se la vedono bene nel settimo libro, meno che meno la nostra preferita, Hermione, costretta perfino a farsi credere morta dai suoi genitori. Temeraria. Ormai tutti sappiamo chi è il vero Principe Mezzosangue: l’odiato Piton. Oserei dire il personaggio migliore della saga. Pensiamo di averlo inquadrato dal primo momento. Bollato come cattivo, poi buono, poi cattivo e poi ancora buono e infine il cattivo omicida per eccellenza. Beh… dovremo aspettare proprio gli ultimi capitoli della saga per capire che è lui, e soltanto lui il vero eroe di tutta la storia, l’operoso padrino di Harry seppur nell’ombra dei suoi capelli scuri e unti, leggeri come il fruscio del mantello nero e delle piccole ma efficaci azioni che hanno salvato Harry a sua insaputa. Per cosa vive, combatte, protegge e infine muore un eroe? Per un grande amore. Il fatto che sia non corrisposto e fonte di responsabilità, patti giurati e sofferenze fanno del nostro Principe un eroe tragico alla vecchia maniera. Il suo amore infantile per Lily cresce e si evolve, rimane latente ma è motore di quasi tutta la saga. L’amore di Lily e per Lily, l’amore di una madre, quello di J. K. Rowling per il suo figlio prediletto Harry Potter.


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