Harry Potter e il calice di fuoco


Eccoci al quarto appuntamento: Recensione Harry Potter e il calice di fuoco

A cura di Fabio Cicolani

Penultimo cambio di regista per la saga del maghetto con la cicatrice. Per il primo film adattato dal primo megavolume della saga. Con Mike Newell si punta sull’ironia. Già regista di “Quattro matrimoni e un funerale”, Newell – nome nomen – porta una ventata di novità e freschezza nella serie, da maggior risalto all’aspetto ludica e giocosa, illuminando quella parte dell’adolescenza impacciata che fa sorridere i grandi.

Torna la fotografia luminosa e gli esterni ariosi, importanti e spettacolari. Inutile dire che il successo ormai scontato delle pellicole permette alla Warner di investire capitali ingentissimi nella produzione , regalandoci scene mozzafiato come la prova col drago o quella acquatica.

La trama sembra essere meno complessa – sembra, nel libro lo è molto di più – tutto ruota attorno al Torneo Tremaghi che sostituisce il quiddich. Le tre prove si susseguono nella pellicola con armonia, restituendo una struttura più ricca di tensione rispetto al libro, dove le tre prove invece risultano atolli in mezzo a un mare di macchinazioni e scoperte.

Tagliato Ludo Bagman, responsabile del Ministero per i Giochi e le attività ricreative, grande scommettitore che intrallazza con Fred e George e i goblin.

Il taglio maggiore viene fatto alle vicende di Barthy Crouch e la sua famiglia, lasciandolo un personaggio pressocchè marginale e relegando gli intrighi che lo riguardano a semplici sospetti.

I tagli sono notevoli, e, seppur il film mantenga un suo equilibrio e una sua scorrevolezza, questo capitolo risulta forse il più maneggiato della saga, reso elementare pur partendo da una base la cui complessità non ha nulla da invidiare ai capitoli precedenti e successivi.

La new entry più rilevante è sicuramente Brendan Gleeson nel ruolo (apparente) di Malocchio Moody e protagonista dell’intrigo principale. È anche l’insegnate della lezione più interessante della saga, quella sulle maledizioni senza perdono.

I ragazzi stanno maturando e così anche la loro recitazione si fa più credibile. Molte delle dinamiche sociali sono riprese nel film e dimostrano una crescita dei personaggi che li accompagnerà alla fase più cupa della saga, quella dei capitoli successivi.

Sì, perché è da questo capitolo che si potrebbe dire prende il via la fase finale della storia. Nella scena della rinascita di Voldemort si rivela tutto il misticismo e il peso di quello che fino ad ora abbiamo soltanto sospettato. Il rito è raccapricciante e si apre proprio con una morte, quella di Cedric Diggory (interpretato dal futuro Edward Cullen).

Il calice di fuoco è un artefatto magico potentissimo mentre il film che ne è stato realizzato è forse il più debole, anche se un buon anello di congiunzione per la prossima fase della saga.

Per concludere parliamo del Calice di Fuoco e I Doni della Morte: la coppa che mi viene in mente per prima è quella di Tosca Tassorosso, custodita alla Gringott, rubata da Harry, Ron ed Hermione proprio perché invece del fuoco contiene qualcosa di più incendiario: un pezzo dell’anima di Voldemort. Torna alla ribalta il numero tre: Torneo Tremaghi, tre prove, tre i Doni della Morte, tre gli Horcrux rimanenti, tre i fratelli Silente. Sarà un caso che i personaggi principali del quarto volume tornano e si rendono molto utili nell’ultimo libro? Krum svelerà a Harry l’esistenza del famoso fabbricante di bacchette Gregorovich, inseguito da Voldemort  e nominato da Olivander alla Pesa delle Bacchette proprio nel quarto libro. E che dire di Fleur Delacour, partigiana magica che vive nella sua bellissima casa sulla scogliera coperta di conchiglie, dove offre ospitalità a tutti i fuggitivi, protegge, sfama e cura anche il più infido e avido dei folletti.

Infine, nel rito per riportare in vita Voldemort si compie una magia importantissima: quella che trasforma Harry in un Horcrux di Volemort e Voldemort in un Horcrux di Harry (a sua insaputa). Proprio quell’Horcrux che lo terrà attaccato alla vita per un soffio.


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