Harry Potter e la Camera dei Segreti_recensione


Harry Potter e la Camera dei Segreti

a cura di Fabio Cicolani

Il secondo capitolo della saga di Harry Potter colpisce subito per la maggiore cura dei dettagli. Gli effetti speciali, in primis, sono molto più realistici, a cominciare dall’elfo Dobby, che interagisce con il protagonista e con l’ambiente circostante con estrema dinamicità. Quell’anno Dobby si contese la palma di miglior personaggio digitale niente meno che con Gollum della saga del Signore degli Anelli portata sullo schermo da Peter Jackson.

È passato un anno, i tratti infantili del giovanissimo Radcliffe cominciano a svanire tra gli spigoli latenti del volto da adolescente. Cambia la storia ma il regista è lo stesso. Chris Columbus acquista più dimestichezza col mondo dei maghi e dei modi più accattivanti di raccontarcelo (oltre che con il budget di produzione notevolmente più sostanzioso): a cominciare dalle panoramiche a volo d’uccello attorno al castello di Hogwarts. All’inizio, la più spettacolare è senza dubbio quella che parte da lontano e arriva fino alla serra di Erbologia. In questo caso lo stacco dalle riprese digitali, il modellino e lo studio con gli attori in carne ed ossa è fluido e credibile.

La fotografia e lo scintillio delle atmosfere resta immutato. Gli esterni sono sempre luminosi e gli interni conservano un fascino gotico e retrò senza scivolare nel tenebroso. Perfino l’arrivo di Ron ed Harry al castello è un notturno più blu che nero.

La sequenza del platano picchiatore è realizzata in maniera impeccabile, l’alternarsi tra animatronic, riprese reali e digitali è mozzafiato e dona alla scena un ottimo ritmo.

È tempo di nuovi ingressi nel cast: il più longevo sarà sicuramente quello di Lucius Malfoy, interpretato magistralmente da Jason Isaacs. Ma il personaggio che si trascina dietro una irresistibile dose di ironia e carisma (nel suo essere grottesco) è sicuramente Gilderoy Allock, interpretato dallo shakespeariano Kenneth Branagh. La storia si incupisce, Harry affronta un pericoloso legame che ha con il signore oscuro e comincia a dubitare di se stesso e del suo destino.

La recitazione degli attori è ancora piuttosto infantile e acerba, ma, per fortuna, non devono sorreggere il peso del film, ci pensa una storia a prova di bomba e un successo letterario ormai fuori controllo a farlo.

Chris Columbus prova a “sporcare” un po’ il suo stile, ad entrare in un ala del castello meno leziosa, ma il risultato resta sempre un film molto per bambini e poco per adulti. Caratteristica, questa, che cesserà di esistere già dal capitolo successivo.

La struttura del film risulta più complessa del romanzo, molti fatti devono necessariamente comparire e i flashback integrarsi nella storia senza apparire tali. Molto ben realizzata la scena in cui Harry entra nel diario e inizia a sospettare di Hagrid. A onor del vero, questa parentesi nel libro occupa molto più spazio, dando credibilità alla tesi lanciata dall’autrice. Nel film purtroppo si rivela quasi da subito quello che è, ovvero una falsa pista. Questo perché la recitazione del giovane Tom Riddle risulta da subito ambigua e “oscura”, non riusciamo a fidarci di lui, lo sentiamo immediatamente come un personaggio non positivo.

In conclusione, Harry Potter e la Camera dei Segreti rispetta l’andamento, direi scolastico, del sequel americano: più effetti speciali, più personaggi, più retroscena. I protagonisti e l’ambientazione sono stati introdotti dal capitolo precedente, ci si può concentrare su altro. Columbus sceglie di immergersi nella storia e meravigliare il pubblico. Il capitolo successivo segnerà invece un’inversione di rotta notevole. Ma di questo ne parleremo tra una settimana.

Vi lascio con la nota di chiusura che ricollega all’ultimo capitolo. Non si contano quante camere, pertugi, nascondigli  compaiono (e scompaiono) nel settimo volume. Iniziamo però con l’oggetto chiave del secondo libro, il diario di Tom Riddle, nonché primo Horcrux della saga, che svela al nostro inossidabile trio il meccanismo di funzionamento e distruzione degli Horcrux. Il serpentese, che Harry scopre di conoscere a sua insaputa proprio al secondo anno, compare a più riprese, tanto che perfino Ron ne impara almeno una parola. E che dire della famigerata Pozione Polisucco? Usatissima nell’ultimo episodio, dalla fuga di Harry da casa Dursley, al matrimonio di Bill Weasley, all’ingresso all’ormai corrotto Ministero della Magia, alla Gringott, a Hogsmeade. Ovunque i nostri fuggitivi avranno bisogno di “mentire le loro spoglie”.


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