Intervista a Luca Enoch


SPECIALE BONELLI

INTERVISTA A LUCA ENOCH

A cura di Alexia Bianchini

Oggi Fantasy Planet presenta un autore d’eccezione, sceneggiatore e illustrazione di storie a fumetti che hanno segnato la nostra crescita, emozionando diverse generazioni.

Luca, persona davvero disponibile, cordiale e dalla vena ironica capace di suscitare ilarità anche in due righe, ha dimostrato la sua dedizione al lavoro attraverso molteplici soggetti, lavorando non solo in campo nazionale. I suoi protagonisti spaziano dal realismo alla fantasia più insolita, catturando così un pubblico vasto. Dall’azione, al misticismo, alla fantascienza più estrema, sono sempre storie cariche di energia vitale, in grado di far riflettere ma capaci di farti viaggiare con la fantasia in altri mondi e in altre ere.

Luca Enoch, classe ’62, dopo il liceo scientifico si dedica come free lance all’attività di grafico e illustratore, sia in capo editoriale che pubblicitario.

Nel 1990 al Convegno Internazionale del Fumetto e del Fantastico di Prato, vince il primo premio con una storia intitolata Raptus.

Nel 1991 viene pubblicato sul numero 10 di Fumo di china la storia Eliah, a cui seguirà un altro episodio.

Nel 1992 arriva a L’intrepido, pubblicando prima una storia intitolata Berserk, e successivamente prende vita il famoso personaggio Sprayliz.

Per la stessa rivista crea il personaggio Underground di Piotr.

Pubblica per la rivista giovanile Action crea  Ninja Boy e la serie strip Skaters, che verrà poi riproposta dal mensile L’isola che non c’è.

Nel 1995 vince il premio come miglior autore completo e il fumetto Sprayliz vince i premi come miglior personaggio e come miglior testata, premio dato alla Star Comics che però decide di chiudere la serie. Nel 1996 viene premiato dalla rivista If, nell’ambito della manifestazione Cartoomics, come promessa del fumetto italiano.

Dopo l’esperienza con la Star Comics arriva alla Sergio Bonelli editore, dove scrive e disegna alcuni numeri di Legs Weaver.

Nel 1999 gli viene data l’opportunità dalla Bonelli di realizzare un personaggio da lui creato cinque anni prima, la famosa Gea, la rockettare al servizio degli arcangeli, una figura ricca di implicazioni mistiche ed esoteriche.

Nel 2001 esce Dragonero, un progetto scritto con Stefano Vietti e disegnato da Giuseppe Matteoni, che sarà il primo della collana annuale Romanzi a Fumetti Bonelli.

I personaggi di Enoch sono protagonisti anche di una pubblicazione a fumetti dell’Università Ca’ Foscari che tratta il tema della disabilità, su soggetto di Antonio Tripodi.

Nel 2001 esce Morgana, saga tecno fantasy pubblicata per l’editore francese Les Humanoides Associès, scritta a quattro mani con Mario Alberti.

Viene pubblicata dal 2002 al 2003 la serie Daphne & Cloe sul sito fuorispazio.net.

Nle 2007 illustra il romanzo edito da Mondadori Il drago di Ghiaccio, di George R. R. Martin.

Dal novembre del 2008 ha dato vita al personaggio di Lilith, serie semestrale molto seguita, pubblicata sempre per Sergio Bonelli Editore.

INTERVISTA
1. Quando hai capito che il disegno sarebbe stata la tua vita?

Ho una foto rivelatrice, di quando avevo poco meno di un anno, semi sdraiato sopra il Corrierino dei Piccoli aperto sul pavimento di casa, pubblicazione che all’epoca aveva il formato di un quotidiano; una tovaglia di vignette colorate su cui sbavavo affascinato. Un imprinting senza scampo!

2. Cosa conta di più secondo te nella formazione di un illustratore? Una buona scuola, l’impegno costante o il talento basta e avanza?

Direi talento e impegno costante. Più una buona dose di fortuna.
3. In che modo si sviluppa un fumetto?

Domandona… Io inizio con un soggetto di massima, a cui aggiungo via via dei dialoghi sempre più dettagliati. Prima di scrivere la sceneggiatura definitiva, però, realizzo uno storyboard dell’intera storia con un abbozzo di taglio della tavola e un accenno di dialogo per ogni vignetta. Fatto questo, passo alla sceneggiatura vera e propria, tavola per tavola; quindi, il disegno. Prima con la matita blu, che non viene rilevata dallo scanner; poi l’inchiostrazione  con china e pennino; e infine l’elaborazione al computer, per le campiture nere e i retini.
4. Come ti sei trovato nella realizzazione di Morgana, lavorando a quattro mani?

Morgana è nata da una chiacchierata di quattro ore durante il viaggio in macchina verso Lucca, con Mario Alberti, tanti ma tanti anni fa. È stata, quindi, una creatura a quattro mani sin dall’inizio. La collaborazione con Mario è stata facile ed estremamente feconda. Peccato che le traversie editoriali degli Umanoidi l’abbiano interrotta al quarto episodio.


5. Quanto tempo hai dedicato al progetto di Gea e com’è nata questa tua creatura?

Gea, come Lilith, è nata  in poco tempo. Vietti ed io lavoravamo già in Bonelli, io per Legs Weaver, lui per Nathan Never, e stavamo progettando una serie mensile fantasy da proporre all’editore (si trattava già di “Dragonero”). Arrivò invece la proposta di Bonelli per una serie semestrale interamente autogestita e, rimesso il fantasy nel cassetto,  in poco tempo creai il personaggio di Gea, una giovane  e sprovveduta cacciatrice di demoni, che mi navigava in testa da tempo ma che non avevo mai avuto l’occasione di definire per bene.


6. Quali differenze vi sono con Lilith?

La differenza che più salta all’occhio è l’assenza, in Lilith,  di comprimari fissi mentre Gea era circondata da uno stuolo di amici e nemici che le facevano compagnia. Lilith invece è una solitaria, che abbandona amici e amori a ogni salto temporale. Il tono della storia è infatti più cupo e manca quasi del tutto l’umorismo che pervadeva le tavole di Gea.
7. Cosa comporta rivestire anche il ruolo di sceneggiatore?

La cosa principale è che puoi essere molto indulgente con te stesso, scrivi le storie che ti piacerebbe disegnare e le ambienti in posti che sei stimolato a riprodurre su carta. Se non ti piace disegnare i cavalli  o le macchine moderne, non sei obbligato a metterli nella storia. Una vera pacchia!
8. Ci sono artisti e autori a cui ti sei ispirato?

Ci sono stati autori che mi hanno marchiato a fuoco e dalla cui influenza non  mi sono ancora liberato, come Magnus e Pazienza. Altri mi hanno suggerito soluzioni grafiche nuove e stimolanti, come Otomo con il suo “Akira” e altri, prima di tutti loro, che mi hanno fatto amare il genere fantastico, come l’Alex Raymond di Flash Gordon e “Il garage ermetico” di Moebius.
9. Quale lavoro è stato più soddisfacente dal punto di vista di un riscontro dal pubblico?

Credo il primo personaggio , Sprayliz, la grafittara ribelle impenitente dei primi anni all’Intrepido; un successo di pubblico, pur di nicchia, che io, agli esordi come professionista, certo non mi aspettavo.

10. C’è un progetto che non sei riuscito a realizzare, lasciandoti così l’amaro in bocca?

Due su tutti: la seconda parte del giallo storico “Rangaku”, disegnato da Maurizio Di Vincenzo, di cui gli Umanoidi pubblicarono in Francia il primo tomo, senza mai darci la possibilità di concludere la storia. Era una storia ambientata nel Giappone del 1600, sui cui mi ero documentato un sacco e di cui ero davvero soddisfatto. Averla lasciata a metà mi fa ancora un gran dispiacere. Sempre con gli Umanoidi stavo realizzando una storia steampunk con un disegnatore di Bologna, Matteo Lolli, che non ha mai visto la luce, pur avendo realizzato quasi tutto il primo albo. C’è infine anche “Hit Moll”, una storia scritta per i Romanzi a fumetti di Bonelli e disegnata da Andrea Accardi, che l’editore ha rinunciato a pubblicare. Per fortuna ora verrà stampata alle Edizioni BD.
11. Nei tuoi lavori ci sono figure femminili molto forti e dinamiche. Qual è stata la più difficile da gestire?

Sono tutte proiezioni delle mie fantasie sull’universo femminile, personalità borderline, in formazione  e quindi incomplete, che mi affascinano molto. Forse la più difficile da gestire è quella su cui sto lavorando adesso, la crono-killer Lilith, per la sua personalità tormentata e la grande insicurezza interiore messa in ombra dalla sua invulnerabilità esteriore.
12. Come ti sei trovato ad illustrare Il drago di Ghiaccio di George R. R. Martin?

Una proposta della editor della Mondadori con cui avevo collaborato per altri libri per ragazzi. Lei non lo conosceva nemmeno come autore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, che io avevo appena finito di divorare. George l’ho poi contattato e ci siamo scambiati copie autografate del libro.
13. La tua passione per il Fantastico emerge dai tuoi lavori. Qual è il genere che prediligi?

Amo il fantastico in ogni sua forma, sia in quella più pura, come il fantasy o la fantascienza stellare, sia quando emerge dagli angoli bui di generi narrativi più “normali”. Gea era un fantasy urbano, dove il fantastico covava nelle pieghe nascoste della società moderna. In Lilith, il fantastico fa invece da supporto a una rigorosa ricostruzione storica.
14. Puoi rivelarci i tuoi progetti futuri?

Credo che tra Lilith e Dragonero non mi rimarrà spazio per altro, almeno nel futuro prossimo. Ho in realizzazione un graphic novel per la Rizzoli-Lizard, disegnata da Claudio Stassi, “La banda Stern”, su uno dei gruppi terroristici sionisti nella Palestina sotto mandato britannico, prima della nascita dello Stato di Israele.

Ringrazio Luca per essere stato così gentile da rispondere subito al mio interessamento. Restiamo in attesa di vedere le sue opere future, consci della sua capacità di coinvolgere i suoi fan.


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