Intervista ad Anna Giraldo


di Mauro Fantini.

E’ avvenuta sabato 9 aprile la presentazione ufficiale del romanzo d’esordio di Anna Giraldo, scrittrice mantovana. Davanti ad un foltissimo pubblico (oltre 70 persone) si è svolta alla Feltrinelli di Mantova la presentazione di 436, urban fantasy edito da Casini. In qualità di giornalista di Fantasy Planet ho fatto da relatore all’evento e così ho avuto modo di poter intervistare l’autrice.

Anna ci ha parlato di 436, di come è nato, di come si è sviluppato e del suo approccio con la casa editrice Casini. Ma veniamo al romanzo.

La trama.

436 parla di una ragazza, Redlie, che vive con la madre. In realtà lei la chiama Alessandra e non mamma, proprio per rimarcare che la madre è tutto fuorché un bravo genitore. Il padre se nè andato da tempo. Un giorno, nella vita della diciassettenne irrompe la zia mai conosciuta, sorella di suo padre. Dice di chiamarsi Daisy e le propone di andare a vivere con lei a Londra. Redlie accetta e così inizia per la protagonista un’avventura tra il reale e il fantastico. Conoscerà personaggi bizzarri, ma soprattutto conoscerà l’amore.

Uno di questi personaggi bizzarri è un giaguaro. Prima lo vedrà solo nei suoi sogni e poi anche nella realtà. La stessa Anna ci racconta che lei adora i felini e che quindi un animale di questo tipo non poteva mancare nella sua opera.

La presentazione ci ha permesso di addentrarci nel romanzo con fasi di lettura che ci hanno raccontato un po’ della storia e ci hanno incuriosito sulla protagonista e sulle sue vicende.

Finita la presentazione ho avuto modo di fare ad Anna alcune domande per poterla far conoscere al pubblico di Fantasy Planet.

L’intervista. Riporto in seguito le domande che le ho posto e le sue risposte.

1. Come hai iniziato a scrivere? Chi ti leggeva all’inizio?

Ho iniziato a scrivere nel 2008, per passare il tempo. Ero in un periodo di apatia verso la lettura, non trovavo nulla che mi interessasse veramente. Così ho cominciato a scrivere 436, il mio primo romanzo, come diversivo alla TV. E’ cresciuto di pagina in pagina senza che me ne rendessi veramente conto, fino a quando ho capito che sarei stata in grado di portarlo a termine. E’ stata una grande emozione vederlo finito, anche se, allora non lo sapevo, c’era ancora molto da fare perché diventasse un romanzo pubblicabile a tutti gli effetti.

Ho iniziato 436 in maggio. Una sera d’estate, sulle poltroncine all’aperto del Mucho Mas (locale di un paese limitrofo al mio), ho raccontato a Barbara, la mia migliore amica, ciò che stavo facendo. Ancora non l’avevo detto a nessuno. Lei ha dimostrato subito un grande entusiasmo e mi ha fatto promettere che, non appena il romanzo fosse stato pronto, glielo avrei fatto leggere. E così è stato… Barbara per l’esattezza l’ha letto (e corretto) 3 volte: la prima versione, l’ultima, quella inviata agli editori, e quella editata andata in stampa pochi giorni fa. In seguito ci sono state molte altre lettrici, prima le mie cugine, le mie amiche e mia madre, poi anche persone meno vicine a me, che dopo averlo letto, sono diventate mie amiche a loro volta.

2. Qual è il tuo genere preferito? Alcuni link dove possiamo vedere o leggere qualcosa di una tua opera recente?

Mi piace la letteratura fantastica, ma non ho un genere preferito. Mi ritengo una lettrice strana, la mia caratteristica prevalente è di “attaccarmi” a un autore che mi piace e leggere tutto ciò che ha scritto, di seguito e alla velocità della luce.

Dal punto di vista della scrittura, mi piace il fantastico e amo “mescolare”. In 436 c’è l’urban fantasy, forse prevalente, ma c’è anche una buona dose di mistero, c’è il romance, ci sono ambientazioni macabre e rievocazioni storiche.

Quanto ai miei link:

Il primo capitolo di 436 – http://www.issuu.com/casinieditore/docs/436

Il racconto “La porta di Daisy” (inserito nell’ebook gratuito La porta – pag. 61) – http://www.scrittorisommersi.com/L_Arca_2010_La_porta.pdf

Il racconto “Il cerchio” (nella rivista Altrisogni n. 2 che si scarica al costo di 2,88 euro) – http://www.dbooks.it/libreria/scheda/81/9/fantasy-e-fantascienza/altrisogni-02.html

3. Com’è il tuo processo creativo? Che cosa succede prima di sederti a scrivere?

Scrivo di notte, prevalentemente a letto. Mi capita di addormentarmi con le dita sulla tastiera e risvegliarmi con pagine e pagine di “aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa…”. Bevo un sacco di the verde e tisane mentre scrivo. A causa del mio lavoro viaggio molto in auto e se sono in fase “creativa” utilizzo questo tempo per pensare alle mie storie e ai miei personaggi, quindi quando varco la soglia di casa, al ritorno, ceno alla velocità della luce e poi sparisco per mettere nero su bianco ciò che ho escogitato durante il viaggio.

4. Che tipo di lettura ti attiva la voglia di scrivere?

Borges. Borges mi dà una carica impressionante.

Ma mi viene voglia di scrivere anche ogni volta che torno dal cinema, a dire il vero persino quando sono seduta in sala e sto aspettando l’inizio della proiezione.

Poi c’è la musica. Io non sono un’intenditrice, anzi, sono proprio ignorante in fatto di musica. Ma certe canzoni, che riascolto in auto anche tre o quattro volte di seguito, mi danno il ritmo della storia che sto scrivendo.

Quando ho scritto 436 avevo i Red Hot Chili Peppers a tutto volume, sempre. Un po’ perché facevo nottata sul computer e la mattina era durissima svegliarsi, ma soprattutto perché era quel ritmo che io stavo seguendo. Suck my kiss, Blood sugar sex magik, My lovely man sono per quel che mi riguarda la colonna sonora di 436.

5. A tuo parere, quali sono gli ingredienti basilari di una storia?

Quando leggo voglio essere trascinata dentro il romanzo dallo scrittore, provare emozioni, vivere con i personaggi. Mi piacciono i libri che devi leggere d’un fiato perché non riesci a staccarti e devi assolutamente sapere cosa ne sarà di questo o quel personaggio. Mi piacciono i libri che mi fanno ridere oppure piangere. Una lettura deve arricchirmi in qualche modo, ma preferisco che mi intrighi più che mi istruisca, soprattutto se tenta di farlo in modo troppo esplicito.

6. In che panni ti senti meglio: prima persona o terza?

Quando mi cimento in un romanzo scrivo in prima persona al presente. La storia è qui e ora e io devo essere dentro il protagonista, devo vedere con i suoi occhi, sentire con le sue emozioni.

In terza persona scrivo poco, veramente adesso che ci penso forse non ho mai scritto. Invece, in alcuni racconti, mi capita di scrivere in seconda persona – si può dire così? – insomma parlare ai miei personaggi, come ne “La porta di Daisy” per esempio.

7. Che scrittori famosi ammiri di più?

Borges, Marquez, Kundera è il mio terzetto preferito.

Poi ci sono David Almond, J.K. Rowling, Alan Bennet. Sto scoprendo J. Stroud e Silvana De Mari, oltre ad alcuni esordienti italiani che scrivono cose molto interessanti.

8. Cosa rende un personaggio credibile? Come crei i tuoi?

Un personaggio deve essere un “figlio di carta e d’inchiostro” per il suo scrittore, se non lo è, il lettore lo sente.

Non ho una regola precisa per creare i miei personaggi. Ognuno di loro nasce e cresce nei miei pensieri attingendo a stimoli differenti che vengono dalla realtà, ma anche dal mondo del cinema e della letteratura.

9. Sei altrettanto brava raccontando storie oralmente?

Non credo. Penso di essere migliore quando scrivo. Invece mi piace molto leggere ad alta voce. Lo faccio come hobby, assieme a un gruppo di amiche di un paese qui vicino.

10. Nel più profondo delle tue motivazioni, per chi scrivi?

Non so per chi scrivo. So perché scrivo. Scrivo perché ho qualcosa da dire, perché ho storie da raccontare. Si tratta di storie per me stessa e anche per gli altri. Poco fa ho detto che ho cominciato a scrivere nel 2008: non è del tutto vero. Però nel 2008 è cambiato qualcosa, ho iniziato a pensare che ciò che scrivevo e prima nascondevo gelosamente, potesse interessare a qualcun altro.

E’ stato molto difficile farmi leggere, la prima volta. In ciò che scrivo c’è parte di me, indipendentemente da quanta realtà e quanta fantasia vi siano presenti. Varcare quella soglia ha significato per me scoprire il fianco, rendermi più vulnerabile, ma quando di ritorno invece mi sono accorta che la stima e l’affetto delle persone aumentavano proprio grazie a ciò che di mio leggevano, mi sono data della stupida per non averlo fatto prima.

11. Si può scrivere come terapia personale? I conflitti interni sono una forza creativa?

Scrivere è un’esigenza per quel che mi riguarda. Non mi sentirei bene se non lo facessi.

In ciò che si scrive si riversano senza dubbio i proprio conflitti interiori, le proprie paure e le proprie passioni, senza di essi non ci sarebbero parole, a mio avviso. A volte, rileggendo ciò che ho scritto, mi rendo conto di aver portato a livello cosciente qualcosa di me che, in altri modi forse non sarebbe mai emerso.

Non ho idea se questo sia terapeutico e meno, so che non sono a posto con me stessa quando non scrivo o quando mi permetto di scrivere con superficialità.

12. Ti serve il feed-back dei lettori?

Sono terrorizzata dall’idea che qualcuno, dopo aver letto i miei scritti, pensi di aver perso tempo. Mi fa sentire in colpa. Eppure ho bisogno di avere il parere dei miei lettori, è fondamentale, soprattutto se le critiche sono costruttive.

13. Ti presenti a concorsi? Hai ricevuto premi?

In questo periodo sono ferma, ma nel 2010 mi sono data da fare con i racconti, presentandoli a molti concorsi.

Questi i risultati:

“Zoélie” è stato incluso nell’antologia Bassa Marea vol. II (Historica edizioni – febbraio 2010).

“Il cerchio” si è classificato tra i primi 10 finalisti al concorso nazionale Fantastique 2010 indetto dal Fantasy Horror Award di Orvieto ed è stato pubblicato sul secondo numero della rivista digitale “Altrisogni”, mentre in cartaceo comparirà nel primo libro del Fantasy Horror Award in uscita a breve.

“La porta di Daisy” è tra i primi 10 al concorso “L’Arca” su www.scrittorisommersi.com ed è edito sul sito stesso in un ebook.

“Mr. J. Walker Jr.” è terzo nella prima edizione del concorso “Una penna per Poe” in pubblicazione in un ebook gratuito sui siti www.latelanera.com e www.edgarallanpoe.it

“Dea gattara” ha ottenuto il quinto posto al concorso nazionale “Le quattro porte” di Pieve di Cento e il quarto posto al concorso per la seconda antologia di Braviautori, edita a dicembre 2010.

“Il turista anomalo” è terzo nel concorso “Crea una leggenda mantovana 2010” indetto dal Comune di Roverbella (MN).

“Il guardiano” è secondo nel concorso “Le fotofiabe” 2010.

14. Mostri i tuoi bozzetti a qualcuno di fiducia per avere la sua opinione?

Sì, ho le mie lettrici di fiducia. Di solito faccio una media dei pareri di tre o quattro persone prima di decidermi a presentare un racconto a un concorso. Per quanto riguarda i romanzi, rompo le scatole a molte più persone.

15. Credi di aver già trovato la “tua voce” o è qualcosa che cercherai eternamente?

Credo di aver trovato la mia voce e che allo stesso tempo la cercherò eternamente. Si cresce, ci si evolve e si cambia il proprio modo di esprimersi. Rimane che in tre anni, quindi molto poco in realtà, alcune caratteristiche del mio modo di scrivere si sono fissate. Per esempio il mio io narrante “naturale” è femminile, in prima persona e al presente, però è anche vero che a volte mi piace fare la voce “grossa” del misterioso James, uno dei personaggi di 436, che per una specie di alchimia, nei racconti in cui è protagonista si esprime sempre in prima persona e molto spesso al passato.

16. Ti imponi una disciplina per organizzare orari, mete, ecc? Quale?

Non potrei mai! Non sopporto la routine nemmeno sul lavoro. Nello scrivere preferisco non avere costrizioni di orari o di mete da raggiungere. Del resto non faccio alcuna fatica a rimanere ore e ore davanti al pc, perché amo ciò che faccio.

Scrivere, però, è anche disciplina. E’ necessario documentarsi, organizzare l’intreccio, tratteggiare i personaggi, revisionare i testi. Queste sono cose che non si improvvisano benché alcune di esse, come correggere i propri scritti, siano meno piacevoli dello scrivere stesso.

17. Di cosa ti circondi nel tuo studio di lavoro per favorire la tua concentrazione?

Beh, come dicevo, scrivo prevalentemente a letto, circondata da fogli scarabocchiati, quaderni, pennarelli e gatti ronfanti.

18. Scrivi allo schermo, stampi con frequenza, correggi nel foglio….? Com’è il tuo processo?

Scrivo a computer, poi quando sono così stanca che mi lacrimano gli occhi, spengo il pc e continuo su carta. Rileggo a video e anche su carta perché trovo errori differenti nei due modi. Spesso, quando rileggo su carta, aggiungo interi paragrafi al testo. Invece a video mi capita di fare i tagli.

Rileggo anche ad alta voce, penso che sia importantissimo per sentire il ritmo dei propri scritti.

19. Che pagine on-line frequenti per condividere esperienze o informazioni?

Ho la mia pagina di Facebook. Non frequento molto i forum e i blog. Sono iscritta al forum Writer’s Dream e ho la mia pagina di Anobii, ma non sono molto assidua in nessuno dei due.

Mi piacerebbe avere un sito mio, un giorno. Non gestirei un blog, sarebbe troppo impegnativo e non riuscirei a tenerlo aggiornato a dovere.

20. Com’è stata la tua esperienza con case editrici?

Ho avuto un classico percorso da esordiente. Se un esordiente va su Google e digita “pubblicare un libro”, immediatamente incappa nella pagina di qualche editore a pagamento. Invia il suo manoscritto e dopo due, tre settimane al massimo riceve una bella e costosissima proposta di pubblicazione.

A me è successo. Ho avuto la grande fortuna però di conoscere una persona del settore, che non smetterò mai di ringraziare, la quale mi ha minacciato di picchiarmi se avessi accettato.

Ho fatto molti invii e devo dire che, pur comprendendo le motivazioni delle case editrici, l’amarezza più grande è rimanere in attesa per mesi, senza sapere nemmeno se il manoscritto sia arrivato o meno a destinazione e se sia nell’intenzione della casa editrice rispondere anche in caso di esito negativo.

Ho iniziato le mie ricerche a novembre e la proposta di Casini Editore è arrivata a maggio. So di essere stata molto fortunata perché ci sono scrittori che attendono anni prima di trovare una casa editrice.

21. A che progetto stai lavorando ora?

Dopo aver scritto due romanzi e molti racconti, sono in un periodo un po’ particolare. Ho portato a termine uno scritto a metà tra il romanzo e il racconto, ma non sono ancora completamente soddisfatta e sto cercando di revisionarlo. In parallelo ho iniziato una storia che ha come protagonista una ragazza che fa surf.

E’ la prima volta che mando avanti due cose assieme e devo ammettere che è un po’ al di sopra delle mie possibilità. Del resto il 23 marzo è uscito anche 436, cosa che mi ha messa letteralmente ko. E’ una grande indescrivibile emozione avere il proprio libro tra le mani, mi sto dando un po’ di tempo per tranquillizzarmi. Intanto sto curando un’antologia digitale di autori mantovani, giusto per non perdere il vizio!

22. Cosa mi consigli di fare con tutti quei testi che continuo a scrivere da anni e che però non ho mai mostrato a nessuno?

Non ho una risposta. Una persona deve essere pronta a farsi leggere. Come dicevo poca fa, non è facile.

Se è giunto il momento, un po’ di sana autocritica, ma non troppa, fa sempre bene, soprattutto prima di affacciarsi al mondo dei concorsi letterari e dell’editoria. Per ciò che mi riguarda ho fatto leggere (e correggere) 436 ai miei amici e parenti. Successivamente l’ho proposto a una persona che si occupa di libri in maniera professionale e che mi ha fatto la gentilezza di prendere in esame il mio manoscritto e darmi qualche consiglio per migliorarlo. Solo dopo molte revisioni ho cominciato a cercare una casa editrice.


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