Intervista a Roberto Fontana


di Alexia Bianchini.

Parlare di Tolkien non è mai fuori luogo o tempo. Questo autore ci ha regalato un Mondo e molti di noi si sono appassionati a tutti i suoi scritti.

Roberto Fontana ha approfondito la sua passione con la ricerca e lo studio sui testi dell’autore. Oltre a dedicarsi alle traduzioni ha pubblicato una vera e propria guida per poter inoltrarsi nella Terra di mezzo.

Nota Biografica dell’autore:

Nato a Torino nel 1956, laureato in Ingegneria Nucleare, insegna Matematica e Fisica nella Scuola Media Superiore.

Appassionato lettore di fantascienza e fantasy, si è dedicato all’approfondimento di tutti gli aspetti delle opere di J.R.R. Tolkien: la geografia, i miti, gli usi ed i costumi dei popoli della Terra di Mezzo, le loro lingue ed alfabeti; l’interesse verso la calligrafia l’ha portato a cimentarsi con i sistemi di scrittura elfici, tanto che, oltre ad una costante produzione di manoscritti, tiene corsi di calligrafia in Tengwar, la scrittura degli Alti Elfi.

Autore di presentazioni multimediali, saggi e poesie sulla Terra di Mezzo, ha tradotto in italiano il “Parma Endorion” di M. Martinez ed ha trasposto in Quenya, il cosiddetto latino elfico, alcune preghiere e canti della tradizione cattolica.

Già moderatore del forum Granburrone.com, nel 2002 ha dato impulso alla costituzione dell’Associazione Culturale Granburrone, di cui attualmente è presidente. È anche consigliere e responsabile culturale della Associazione Eldalie.

Per l’editore Marietti 1820 ha partecipato alla traduzione di “La trasmissione del pensiero e la numerazione degli Elfi” di J. R. R. Tolkien, pubblicato in Italia nel 2008. Nel 2009, per i tipi di Simonelli, ha pubblicato, assieme a Mauro Ghibaudo, “Essecenta: i nomi della Terra di Mezzo”, un’analisi etimologica comparata dei nomi propri italiani ed elfici, con traduzioni e corrispondenze nei due linguaggi. Nel 2010 è stato pubblicato “Guida per viaggiatori nella Terra di Mezzo”, ed. L’età dell’Acquario, una guida turistica che potrà accompagnare ogni viaggiatore del fantastico attraverso i variopinti e mai noiosi panorami del mondo di Tolkien.

L’OPERA

Nella Guida per viaggiatori nella Terra di Mezzo si parte dalla descrizione dei luoghi di particolare interesse, ponendo speciale attenzione agli aspetti naturalistici, costruttivi, artistici, mentre le vicende ivi accadute vengono viste in un ottica più lontana, eco d’un passato che ha permeato il suolo stesso di queste contrade.

Il lettore viene condotto in un viaggio attraverso le varie regioni di Arda – il mondo di Tolkien – visitandone i punti più caratteristici, i luoghi più importanti.

Il viaggio alla scoperta della Terra di Mezzo non sarà però solo spaziale, ma anche temporale; nella sua lunga esistenza, il mondo di Tolkien ha subito, come d’altronde quello primario su cui viviamo, innumerevoli mutazioni. In particolare. L’autore di questa guida distingue tre ere principali – la quarta ha inizio col termine delle vicende narrate nel Signore degli Anelli – ed è proprio in queste tre epoche che il manuale si suddivide.

Gli itinerari turistici conducono di luogo in luogo, alla visita di foreste, villaggi ed ogni altra meta che possa avere un interesse per un viaggiatore che non tema di effettuare anche lunghi spostamenti.

Questa Guida suggerisce a ognuno la meta o il tragitto più idonei alle proprie attitudini, regalando piacevoli momenti di ristoro.

Dalla Prefazione di Luisa Vassallo:

La sensazione che si ha quando Roberto Fontana parla della sua “Guida per viaggiatori nella Terra di Mezzo” è che lui queste terre le conosca bene, le abbia fisicamente attraversate, abbia raccolto i suoi frutti, abbia visto albe e tramonti dipingere i profili delle montagne, abbia respirato gli aromi delle resine, ammirato fiori di insospettabile bellezza e inseguito con lo sguardo il guizzo selvatico di giovani lepri tra gli arbusti.

INTERVISTA ALL’AUTORE

1. Chi è Roberto Fontana?

Nasce a Torino nel 1956, ed è laureato in Ingegneria nucleare (c’è chi dice che per vedere gli elfi ci vuole qualcuno in grado di vedere anche gli atomi …). Attualmente insegna Matematica e Fisica nel liceo classico e scientifico. Da sempre accanito lettore di fantascienza (più di 2000 libri nella sua biblioteca), dopo aver letto il Signore degli anelli diventa anche appassionato di fantasy. Inizia studiare il mondo di Tolkien, i popoli, la cultura e la lingua; scrive poesie sulla Terra di Mezzo, traduzioni in elfico, manoscritti in Tengwar, partecipa a conferenze per promuovere e diffondere, soprattutto nelle scuole, l’opera di Tolkien. È stato presidente dell’associazione culturale Granburrone e attualmente responsabile culturale dell’associazione Eldalie.

2. Quali sono le tue aspettative come scrittore?

Guida per viaggiatori nella Terra di Mezzo è stato scritto con la grande gioia di poter veramente fare una viaggio in questo mondo, e di fornire ai viaggiatori una utile guida turistica… è stato veramente un enorme divertimento!

3. Come definiresti il tuo romanzo?

Il mio non è un “romanzo”.  Anzi, sono veramente in difficoltà con tutti coloro che mi chiedono che tipo di libro ho scritto. Se rispondo che è una guida turistica, mi chiedono se scrivo per qualche collana di libri turistici; se invece dico che una storia fantasy, tutti pensano ad uno romanzo o una storia con eroi e battaglie. In realtà il mio è un libro abbastanza “sui generis”, una contraddizione in termini: una guida turistica di un mondo che non esiste, ma assolutamente inserita nella subcreazione di Tolkien. Forse sarà stata proprio questa caratteristica a colpire l’editore che mi ha pubblicato il libro, e forse anche la ragione per cui le persone lo hanno comprato (quest’ultimo veramente un fatto inspiegabile per me!).

4. Quali sono gli aspetti più salienti del tuo libro?

È un viaggio spazio-temporale in Arda, il mondo di Tolkien. Temporale, perché si possono compiere visite nelle diverse ere che si sono succedute in questo universo (il libro parte con la descrizione dell’atto creativo da parte di Dio e dei suoi Angeli), spaziale perché ovviamente si viaggia lungo le strade e i sentieri di quel mondo. Vengono descritte le più belle città o luoghi naturali di Arda (con le varie stelline ad indicare il grado di interesse), e poi si propongono percorsi turistici per visitare tutti i siti più interessanti; viaggi a cavallo, a piedi e per mare. Per ogni percorso si indica la lunghezza, il tempo necessario (alcuni durano diversi secoli…), il periodo migliore per intraprenderlo o visitare i vari luoghi (cioè in quale secolo del passato o del futuro…), i pericoli, i luoghi di ristoro e di riposo lungo la strada. E poi, caratteristica fondamentale del libro, per ogni regione, città o isola che si può ammirare, viene riassunta la storia locale, i fatti più salienti, i monumenti più interessanti, le opere d’arte e i tesori. Insomma, un vero e proprio vademecum.

5. La tua idea di mettersi uno zaino in spalla e fare un viaggio nella terra di mezzo mi ha colpito molto. So che il libro è anche arricchito da cartine. Davvero conosci ogni anfratto di quelle terre?

Posso almeno dire, senza falsa modestia, di conoscerne più del lettore medio. Ciò non toglie che la fantasia di Tolkien si rivela così prolifica, anzi sfrenata, che dire di conoscere TUTTI gli anfratti di quelle terre è umanamente impossibile: forse ci riuscirebbe solo un elfo… Diciamo che, oltre che sulla mia memoria, ho fatto affidamento sulle opere dello stesso Tolkien, che ho letto tutte in lingua originale, prendendo i vari spunti per le descrizioni e le storie. E poi ci ho aggiunto qualcosa di mio…

6. Come nasce la tua passione per J. J. R. Tolkien e cosa ti colpisce di più del mondo a cui questo grande scrittore ha saputo dar vita con tanta dedizione? Cosa pensi della sua mitizzazione che colpisce ogni età e perdura nel tempo?

Molti mi chiedono come può un adulto appassionarsi a storie che parlano di Orchi e di Elfi e che non parlano della “realtà”. A parte che nessun romanzo, se non pochissimi, parla veramente della “realtà”, ma solo di storie che possono essere verosimili od almeno plausibili, non è vero che il mondo di Tolkien non sia “reale”, anzi lo è molto più di tanti altri racconti. Innanzitutto Tolkien non scrive solo storie fantasy, ma anche sul fantasy, cioè è un teorizzatore del genere fiabesco. Nel suo testo “Sulle fiabe”, Tolkien esprime la sua poetica, cioè la tecnica e lo spirito con cui è possibile, anzi doveroso, scrive una bella fiaba, ed anche le motivazioni per compiere quest’opera. Ma abbandonando il campo puramente teorico, come ci si può spiegare l’enorme successo delle opere di Tolkien (non dimentichiamoci che il Signore degli Anelli è stato e rimane tuttora il secondo libro più letto al mondo, dopo la Bibbia)? Rispondo che, nei sui libri, Tolkien parla di cose reali, anzi le più reali ed importanti per ogni essere umano, anche se i protagonisti possono essere hobbit, demoni o angeli. Parla dell’amore per il proprio paese, popolo, per la donna o uomo a cui si è donato il cuore; parla dell’importanza, anzi dell’essenzialità dell’amicizia; parla dell’assoluta ininfluenza dell’aspetto esteriore di una persona, ché la Compagnia dell’anello è composta di molteplici razze diverse fra loro. Parla dell’eterna lotta fra il Bene e il Male, ma della responsabilità di ognuno di noi di fare tutto ciò che è nelle sue capacità per far pendere la bilancia dalla parte del giusto, anche a costo della propria vita; parla dell’importanza del sacrificio e della rinuncia (il più grande tesoro del mondo deve essere distrutto, non trovato!), dell’umiltà e della pietà, dell’impegno e dei rischi della superbia. Ci sorprende con argomenti di assoluta attualità, quando descrive donne che si sentono stringere dai muri della propria casa come da una gabbia, oppure quando parla dell’amore per una natura che la frenesia tecnologica dell’uomo rischia di distruggere. E ci dice che alla fine, se avremo saputo essere coerenti con noi stessi e con la nostra coscienza, la ricompensa non potrà mancare, se non in questo mondo, in quello incognito che ci attende. Ebbene, questi vi sembrano forse concetti “fantastici” oppure sentimenti profondamente radicati nell’animo di ogni donna o uomo?

7. Cosa vuol dire insegnare elfico e quali sono le difficoltà maggiori con cui ti sei scontrato?

Per essere precisi io non insegno “elfico”, ma calligrafia elfica, cioè i caratteri che lo stesso Tolkien ha chiamato Tengwar. Ma, come puoi ben capire, sapere scrivere in cirillico non serve a nulla se non sai anche comprendere il russo. Di fatti io mi appassiono anche a tradurre o a comporre in Quenya, la lingua per eccellenza degli Elfi, e poi a scrivere il testo in caratteri Tengwar: per esempio, ho tradotto il canto natalizio Tu scendi dalle stelle in Quenya, adattandolo le parole elfiche alla musica tradizional; il mio primo libro, insieme a Mauro Ghibaudo è stata proprio la traduzione di tutti i nomi italiani in Quenya e viceversa, non dimenticando la loro traslitterazione in Tengwar, e forse è proprio per questo che durante le varie manifestazioni tolkieniane ho la fila di persone davanti al mio banchetto per farsi scrivere il proprio nome in elfico con pennini calligrafici. Per quello che riguarda l’insegnamento, non mi reputo così esperto da saper insegnare una lingua; visto che però la calligrafia è una disciplina in cui mi sono trovato molto a mio agio, mi sento in grado di poter insegnare agli altri a scrivere in questo stile, che può essere molto artistico e espressivo. Difficoltà … non saprei, a parte quella ovvia di dover spiegare ogni volta cosa vuol dire scrivere in elfico. La tipica la richiesta che mi viene fatta è “per favore, mi puoi tradurre il mio nome in Tengwar?”; vagli a far capire che tradurre è una cosa, traslitterare un’altra.

8. Cosa ci puoi raccontare in merito al tuo lavoro di traduzione sul saggio di Tolkien relativo alla lettura del pensiero elfico?

La traduzione di La trasmissione del pensiero e la numerazione degli Elfi è stato un lavoro di equipe, commissionato dalla casa editrice Marietti 1820. Si tratta di una raccolta di testi di Tolkien, ancora inediti in Italia, e in America apparsi unicamente sulla rivista linguistica tolkieniana Vinyar Tengwar. Potrei dire che sono stato incluso nella rosa dei traduttori non tanto per la mia conoscenza dell’inglese (che a quanto pare è stata però reputata almeno sufficiente), quanto per la mia dimestichezza con l’elfico. La parte di mia competenza riguardava infatti la numerazione degli elfi e le varie denominazioni delle parti delle mani e dei piedi, comprese le dita, e delle azioni che con essi si possono compiere. In questa trattazione, peraltro godibilissima perché, alla maniera abituale di Tolkien, durante i suoi saggi linguistici egli introduce stralci di storie completamente nuove e sempre gustose, c’era una parte prettamente filologica, che dall’Eldarin Comune, la lingua primitiva degli Elfi, analizzava la derivazione e la storia dei termini usati in Quenya e in Sindarin, le due lingue attualmente (si fa per dire) più parlate dagli Elfi. E per rendere questo in italiano, più che un traduttore di inglese, era necessario uno sfegatato conoscitore di Tolkien. Lasciando per un attimo da parte il mio contributo, posso affermare che anche tutta la parte restante del libro è molto interessante, soprattutto per un appassionato di Tolkien: viene infatti descritta e spiegata la “condivisione del pensiero”, quella forma cioè di comunicazione fra menti usata dai Valar e dagli Elfi, a volte impropriamente chiamata “telepatia”. E poiché questa è anche la forma che Dio usa per comunicare con le nostre coscienze, ma anche Melkor (cioè il demonio) per tentarci, va da sé che Tolkien non ci ha lesinato qualche bella storia sulle tentazioni subite dagli Uomini e la loro cadute, e poi sul pentimento di una parte di loro. Una vera chicca.

9. Per te la scrittura è passione o lavoro?

Come penso di aver già fatto intendere, la scrittura resta per me, almeno per il momento, una passione, anzi un divertimento. Se ho scritto la mia Guida, o il mio libro sui nomi elfici (Essecenta, i nomi della Terra di Mezzo), è per condividere con gli altri la conoscenza dello strabiliante e mai monotono mondo fantastico di Tolkien. E nulla mi può arrecare maggiore gioia di sapere che altri hanno acquistato i miei libri per avanzare nella scoperta degli infiniti panorami, delle lingue, dei costumi e dei miti di questa sub creazione.

10. Cosa pensi dell’editoria italiana?

Devo ammettere la mia scarsa conoscenza del mondo dell’editoria. O meglio, ne ho un’idea molto parziale, in quanto mi sono accostato a questo settore da un punto di vista privilegiato, come responsabile di associazioni culturali con cui i vari editori spesso collaborano. E così, quando ho sparso la voce che avevo un libro da pubblicare, non ho molto faticato a trovare un editore che me lo pubblicasse: li conoscevo già.

11. Quanto spazio viene dedicato al fantasy in Italia?

Secondo me il fantasy in Italia è molto sottovalutato. Il genere fantastico è ancora considerato indirizzato al mondo dell’infanzia, o tutt’al più, grazie a certe copertine ammiccanti, all’immaginario adolescenziale. Spesso mi è capitato di essere contattato da enti che, avendo saputo che mi occupo di elfi, orchi e hobbit, mi propongono di intervenire in festicciole per bambini assieme a Babbo Natale e ai suoi elfi… dimostrando così al tempo stesso di non conoscere Tolkien e di essere rimasti fermi al mondo infantile delle fiabe.

L’anno scorso si è purtroppo molto sentita la mancanza della tradizionale manifestazione della Società Tolkieniana Italiana, Hobbiton. Per l’anno in corso posso preannunciarvi una interessante sorpresa da parte della mia associazione Eldalie. Tenete le orecchie dritte (e a punta, mi raccomando), per poter partecipare ad una manifestazione dove potrete vedere Elfi e Orchi, Nani e Hobbit, ma anche partecipare a serie e interessanti conferenze culturali.

Bisogna infatti dire che negli ultimi anni, grazie ai film di Peter Jackson e alla saga della Rowlings, il genere fantasy letterario ha beneficiato di questa riscoperta del genere, portato molti lettori a interessarsi di opere fantastiche, e molti nuovi autori, anche italiani, a cimentarsi nella scrittura di libri fantasy. Speriamo che il fenomeno non sia temporaneo ma anzi abbia sempre maggiore successo.

12. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Dal punto di vista culturale, ho un sogno che da molto tempo attende di essere realizzato: la traduzione, grazie ad un lavoro di gruppo fra tutti gli appassionati interessati, di due fondamentali poemi di Tolkien: la storia di Lúthien e Beren, e quella di Túrin Turambar. Parlando invece della mia produzione editoriale, ho appena finito di scrivere un testo incentrato sulla religiosità di Tolkien, ma anche in questo caso ho preferito tenermi lontano da speculazioni teoriche, e sono invece partito analizzando le traduzioni che il professore ci ha lasciato delle due più importanti preghiere cristiane: il Padre nostro e l’Ave Maria (è notevole che il testo Quenya di queste preghiere sia stato riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa Cattolica). Ma non mi sono limitato a svolgere un’azione di divulgazione delle opere tolkieniane: forse un po’ presuntuosamente, ma sempre nell’ottica di grande rispetto e di ammirazione per la molteplice creatività di J.R.R. Tolkien, il discepolo ha provato a proseguire sulla strada indicata dal maestro, cosicché ho provveduto a tradurre altre preghiere (Le Litanie di Loreto, peraltro già iniziate da Tolkien stesso, il Salve Regina, l’Atto di dolore e Anima Christi). Completano il quadro due canti popolari della tradizione cristiana, due carole natalizie molto diffuse e conosciute, Tu scendi dalle stelle e Adeste Fideles. In questi ultimi due casi, la particolarità che può accrescere l’interesse del lettore è che entrambe le versioni Quenya delle carole sono cantabili sulle loro melodie tradizionali, così da costituire un vero e proprio esempio di canti elfici per la nascita di Nostro Signore. Il libro è attualmente all’esame di vari editori e non dispero in una sua prossima uscita.

Per finire, sono anche coinvolto in un progetto per la pubblicazione di un fumetto di genere fantasy, ambientato nella Terra di Mezzo.

Ringrazio l’autore per la sua gentilezza e massima disponibilità, è stato davvero un piacere entrare nel mondo di Tolkien attraverso la sua opera.


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