Stephen King – La lunga marcia


LA LUNGA MARCIA
Stephen King
Sperling & Kupfer, 1998
Pag: 279 Prezzo: euro 8,50
Giudizio:

Trama.

Il sedicenne Garraty si iscrive alla Lunga Marcia, una gara impossibile ai limiti della crudeltà, istituita da un fantomatico generale in un paese – pare – governato da una dittatura. Dai confini con il Canada fino a Boston, 100 volontari corrono a piedi senza mai fermarsi, senza mai scendere sotto la velocità di sette chilometri orari e con tre ammonizioni disponibili per pause non maggiori di 30 secondi. La punizione è un’esclusione definitiva: dalla vita! Infatti chi viene punito è direttamente eliminato dalla faccia della terra, ucciso.

Coperto dallo pseudonimo Richard Bachman, Stephen King ha pubblicato questo strano romanzo nel 1970. Mette in scena una sfida mortale, quasi senza senso, in un’America che ha gran poco di democratico.

Il romanzo presenta un’America cinica ai limiti della cattiveria, in cui la Lunga Marcia è attesa come un evento clou dell’anno mediatico, polo attrattore di curiosità e fanatismi quotidiani. Tutto ciò che fanno e che producono i corridori nella loro marcia estenuante (escrementi compresi!) diventa ambito trofeo. Il feticismo e la privazione di valori di un paese in assoluta povertà morale emerge con vigore da questo ritratto spietato.

In effetti, al di là della costruzione fantastica che King ingegna per mettere in scena questo dramma, quel che spicca dalle righe del romanzo è il realismo di una condizione americana eccessiva. Non si pensi che Stephen King parli di qualcosa di totalmente inventato o estraneo alla realtà: leggendo queste pagine (che si divorano tutto d’un fiato in poco tempo) mi sono venute in mente altre rappresentazioni al limite, prima fra tutte quella di Sugarland Express di Steven Spielberg: proprio degli stessi anni del nostro romanzo, anche il regista ha messo in scena quello che doveva essere un vizio americano in crescita, ovvero il voyeurismo, malattia importata anche da noi e che già minaccia la nostra società italiana.

I valori emergono nel corso della gara, nella competizione tra i partecipanti: odio, concorrenza, pazzia non possono soffocare l’amore che emerge a un certo punto nella narrazione, e che diventa dono gratuito di uno dei partecipanti a favore del protagonista, rosa che sboccia in un deserto di cinismo. Secondo me questo particolare, sebbene possa apparire debole nel devastante ritratto, è la chiave di lettura del romanzo. Senza svelare il finale, si scopre proprio alla fine dove sta la vera realtà, il vero calore umano.


Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *