Stephen King – Desperation


DESPERATION
Stephen King
Sperling & Kupfer, 1997
Pag: 608 Prezzo: euro 12
Giudizio:
4 stelle

Trama.

Desperation racconta di ciò che accade ad alcune persone che percorrono l’Autostrada n. 50 del Nevada.

Collie Entragian, agente di polizia di Desperation, sperduto paese minerario del Nevada, con dei pretesti ferma alcune persone in transito sulla deserta strada statale.

La famiglia Carver, a bordo di un camper, viene fermata con una banda chiodata posata sulla strada. Peter e Mary Jackson, diretti a New York, vengono fermati per un controllo e portati via. Johnny Marinville, l’autore in cerca di ispirazione, viene anche lui fermato, picchiato e trascinato in prigione.

I prigionieri si accorgono presto di alcune stranezze: oltre al suo bizzarro modo di fare e al suo sinistro intercalare, il poliziotto sembra poter comunicare con la fauna locale ed il suo corpo è in rapido disfacimento. In realtà Entragian è posseduto da una divinità malefica, che si fa chiamare Tak, che una volta uscito dal muro nascosto nella miniera China Pit, oltre la quale si può entrare nel suo mondo, ha bisogno di cambiare corpo molto spesso per poter sopravvivere.

Grazie all’aiuto di David Carver, un bambino particolare che comunica con Dio, i prigionieri riescono ad evadere e si accorgono che Entragian ha ucciso tutti gli abitanti di Desperation, nonchè tutti i dipendenti della locale miniera. Decisi a fuggire prima che sia troppo tardi, però, i malcapitati capiscono tramite David Carver che volontà di Dio è che essi si battano contro Tak, in una battaglia che sarà fatale per molti.

Il romanzo nasce da alcune situazioni reali. Durante alcuni viaggi che King fece attraverso il Nevada, passò per una cittadina che gli parve del tutto abbandonata e immaginò che gli abitanti fossero tutti morti, uccisi da uno sceriffo impazzito. In un secondo viaggio venne a incrociare una miniera, riguardo alla quale fu informato circa un sinistro aneddoto: molti cinesi vi lavoravano, la miniera crollò e i cinesi furono abbandonati a loro stessi. Come King dice spesso, la storia nacque dall’incrocio di due linee di narrazione.

Molti sono i collegamenti con la serie della Torre Nera, dalla quale sembra sprigionarsi questa storia di orrore quotidiano, come la si potrebbe chiamare. Si tratta certamente di una tragedia che capita con una gravità eccezionale sulle teste di poveri malcapitati, ma è proprio la situazione straordinaria piombata su gente ordinaria che ne rivela le loro qualità, a partire dal potere divino insito in David Carver, un bambino in grado di parlare con Dio e capace di fare miracoli alla stregua di Gesù Cristo.

I principali collegamenti con la Torre Nera riguardano la divinità maligna Tak, che è una delle creature dello spazio tra gli universi (per la precisione, un vampiro psichico), le frasi che egli dice (can de lach, mi him en tow), pronunciate dalle Piccole Sorelle di Eluria, il termine can-toi, utilizzato per descrivere i piccoli uomini in abiti gialli (gli stessi di Cuori in Atlantide).

L’atmosfera ardente del deserto riesce a convogliare tutta la narrazione in un arco di orrore crescente, nel quale la fanno da padrone i rapporti tra le persone. Come al solito per il Re, la situazione tragica è occasione eccezionale per mettere in luce le profondità dell’animo umano, o i suoi abissi. Il bambino si rivela anche qui chiave di svolta per la soluzione della situazione tragica, ed esattamente come ne I Vendicatori – libro gemello di questo – è grazie al suo sacrificio, parziale o definitivo, che è possibile contrastare la malvagità. E’ solo la purezza del cuore di un bimbo a poter trovare le risorse di fede necessarie a isolare il male, elemento già visto in molti altri romanzi. Basti ricordare IT, nel quale la questione risolutoria per eliminare il mostro consiste nel far ricorso alla passione e alla fiducia di quando i protagonisti erano bambini. Si può trovare un’altra dimostrazione di questa tesi nel romanzo Le notti di Salem, laddove il sacerdote Callahan fallisce nel suo contrastare il vampiro proprio a causa della debolezza della sua fede. Non è forse il Vangelo a dire che se non si ritornerà come bambini, non si potrà entrare nel Regno di Dio? Le forze divine che giungono dal Regno di Dio non possono, di conseguenza, operare in chi non si fida come un bambino (volendo fare un collegamento esterno a King, lo si può trovare in un’opera che lui cita in continuazione, Il Signore degli Anelli, nella quale è la fede e la semplicità degli hobbit – quasi dei bambini – a poter far molto contro Sauron; perfino nella colonna sonora della trilogia cinematografica, Howard Shore ha sottolineato l’intervento divino veicolato dagli hobbit con una linea melodica cantata da una voce bianca!).

E’ curioso notare come ci siano anche collegamenti ad altre opere di Stephen King, quali Rose Madder, Tommyknockers e Misery, rendendo Desperation parte di un unico universo (chiaramente il nostro) nel quale il sovrannaturale irrompe con prepotenza e di fronte al quale gli esseri umani si trovano a dover fare i conti con la propria esistenza, prima ancora di dover mettere a repentaglio la propria vita ingaggiando la battaglia. Un’altra caratteristica dei romanzi di King, infatti, è che il male agisce sempre sugli aspetti più deboli dei protagonisti, inducendoli a confrontarsi con i propri limiti. I romanzi del Re del Brivido sono sempre delle finestre aperte sull’animo umano e in questo caso sembra quasi che il muro in fondo alla miniera China Pit, sotto la terra, sia il simbolo del fondo del nostro cuore, il punto dal quale la cattiveria di ordine soprannaturale può entrare, irrompendo nel nostro mondo quotidiano.

FABRIZIO VALENZA


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