Stephen King – La metà oscura


LA METÀ OSCURA
Stephen King
Sperling & Kupfer, 2008, collana: Narrativa
Pag: 743 Prezzo: 19,90 €
Giudizio:

Trama.

Thad Beaumont è un famoso scrittore che vive a Ludlow, una piccola cittadina del Maine, poco distante da Castle Rock. Per una dozzina d’anni, Thad ha scritto quattro romanzi famosi con uno pseudonimo chiamato George Stark, vero e proprio alter ego, il cui personaggio più famoso è un violentissimo killer di nome Alexis Machine. Quando viene pubblicato lo scoop che George Stark in realtà non è altri che Thad Beaumont, lui e la moglie Elizabeth decidono di liberarsi dell’ingombrante alter ego, simulando un funerale al cimitero, con relativo servizio giornalistico. L’epitaffio sulla lapide dice la sostanza dell’alter ego di cui si sono disfatti: “un tipo poco raccomandabile”.

Tuttavia, George Stark ritorna in vita e dissemina morte, uccidendo in maniera orribile chiunque abbia agito in maniera diretta o indiretta a favore della sua morte. In contemporanea, Thad vive una serie di eventi “medianici” che lo pongono in stretto legame con il suo alter ego ritornato. Lo sceriffo di Castle Rock, Alan Pangborn, tallona Thad, giungendo a porgli scomode domande alle quali l’altro, ovviamente, non può o non vuole rispondere. Thad, infatti, è il primo a rendersi conto che lui stesso potrebbe essere “complice” delle azioni malvagie di Stark. Condividono un legame mentale, i due, a quanto pare legato al gemello mai nato di Thad, che – quando ancora erano allo stadio fetale – lui aveva assorbito, finendo per essergli asportato dal cervello all’età di dodici anni.

Pangborn giunge a scoprire di questo passato clinico di Beaumont, e poco alla volta deve accettare l’impossibile. Il suo alter ego sembra la materializzazione del gemello assorbito, ed è tornato per pretendere la sua parte di gloria.

Scritto dopo aver cessato d’utilizzare lo pseudonimo Richard Bachman, usato da Stephen King per scrivere alcuni romanzi giovanili, La metà oscura gioca sul disvelamento dell’anonimato e sul rapporto tra il concetto di autore come creatore e le sue stesse creature.

In questo caso la creatura di Beaumont è Richard Stark, personaggio-autore di alcuni suoi romanzi, ammantatosi di un lato sanguinario e violento che fanno la fortuna di Thad. Il successo di questo pseudonimo è tale, da risultare fin troppo ingombrante e inquietante, per lui e per la moglie. Si tratta di un investigatore dai modi cruenti, che rappresenta la personificazione della segreta vita interiore di uno scrittore, il quale si trova nella possibilità di produrre opere cogliendo a piene mani dall’abisso che caratterizza l’uomo. Nietzsche descriveva l’essere umano come una “corda sospesa sopra l’abisso”. Nel romanzo, che si lega all’outing che King fece, annunciando al mondo che Richard Bachman era lui, questo abisso si personalizza e i mostri escono fuori dalla tana. Inoltre, l’abisso rivela d’essere un doppio se stesso, prima assorbito in maniera imperfetta e poi eliminato in maniera “violenta”, tramite un’operazione. Ma quando l’uomo comincia a guardare l’abisso, l’abisso guarda l’uomo, e Richard Stark non si lascia eliminare.

Richard Stark è la ri-creazione del gemello dello scrittore, assorbito quando era nell’utero materno. L’assorbimento, descritto come un’assimilazione di genere quasi cannibalesco dal dottore che curò il dodicenne scrittore al cervello (liberandolo dal gemello omozigota che lì aveva ripreso a crescere, come parte dei suoi stessi pensieri), non è stato totale e quella parte che si è mantenuta, è poi tornata a svilupparsi poco alla volta. Alan Pangborn, lo sceriffo di Castle Rock che si mette sulle tracce dei violenti omicidi di Stark, sospetta che la ricrescita sia iniziata quando lo scrittore si mise a scrivere, mettendo così a frutto la sua parte mentale.

Il dato fondamentale di questo romanzo è che Richard Stark non vuole morire. Poco alla volta Thad Beaumont si persuade che i romanzi che portano il suo nome furono realmente scritti da quella personalità violenta e assassina, e adesso il suo autore è disposto a tutto pur di vedersi riconosciuto un merito da parte di colui che l’ha ospitato e che l’ha anche messo a tacere. La parte cattiva minaccia la parte buona dello scrittore, per giungere dove vuole giungere: mantenersi in vita, non morire definitivamente (sebbene lo Stark risorto sia già fisicamente in decomposizione).

Elemento costante e misterioso delle “trance” di Thad Beaumont sono i passeri e il loro cinguettio, oltre alla frase “Sono tornati a volare”, che accompagnano omicidi e scritture in trance. Fin da piccolo, sebbene ignaro, lo scrittore era in contatto con i passeri, gli “psicopompi dei morti viventi”, come vengono definiti nel romanzo, traghettatori di anime. Già quando il giovane scrittore venne operato, migliaia di passeri si schiantarono contro l’ospedale in cui avvenne l’operazione. Ora che Stark è tornato, decine di migliaia di passeri tornano, sebbene non si capisca fino alla fine se siano al servizio dello scrittore o se, piuttosto, sia lo scrittore a essere al servizio dei passeri. In ogni caso, Stark non riesce a comprendere la questione, e non gli è possibile vedere tutto ciò che c’è nella mente dello scrittore e l’intuizione che i passeri possano giocare un ruolo fondamentale nelle vicende future dei due scrittori. Lo stesso Thad decide di giocare d’astuzia e di non rivelare a Stark l’intera faccenda.

È proprio la funzione di psicopompi dei passeri che permette di mettere nella giusta luce chi sia Richard Stark. Pura materializzazione della mente? Il gemello tornato in vita e pienamente sviluppatosi? Un doppelgänger? Forse tutte queste cose. Certo è che la frase riportata a pagina 424 dell’edizione indicata in alto, legata al momento in cui Thad Beaumont si dirige verso la propria abitazione dove Stark ha preso in ostaggio moglie e figli, e gli tocca attraversare il terreno totalmente ricoperto da passeri, ovvero “sono nella terra dei morti viventi e che Dio mi assista”, la dice lunga su cosa sia Richard Stark. In realtà è il fantasma del gemello assorbito. Lo stesso Thad l’ha evocato, e più volte nel romanzo dice: “io sono l’evocatore” perché se n’è reso definitivamente conto. È tanto vero questo aspetto, che lo scrittore si sente perfino affascinato da Richard Stark. Lo vede come un mostro, ma in qualche modo lo riconosce come la propria parte mostruosa, sentendosi ammaliato dalle stesse tenebre della sua anima.

La metà oscura è un romanzo da prendere sul serio nelle sue implicazioni simboliche, soprattutto perché concretizza l’aspetto forse più tenebroso del lavoro di ogni scrittore, quello che esige veridicità e sincerità, quello che spinse Stephen King a dire che “chi scrive un romanzo con lo scopo di pubblicarlo deve dimenticarsi di fare buona impressione in società”.

FABRIZIO VALENZA


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