Il Maestro Hayao Miyazaki


IL MAESTRO

A cura di Alexia Bianchini

Hayao Miyazaki è nato a Tokyo il 5 gennaio del 1941. E’ un produttore giapponese di anime di fama internazionale, autore di fumetti, animatore, sceneggiatore e regista.

Ha ricevuto l’Oscar per il film La città incantata nel 2003 e il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2005. Fondatore dello Studio Ghibli insieme al suo collega e mentore Isao Takahata.

Suo figlio Gorō Miyazaki ha seguito le orme del padre, cimentandosi nel suo primo lavoro in I racconti di Terramare, tratto da Il Ciclo di Earthsea della scrittrice americana Ursula Le Guin, presentato fuori concorso nel 2006 alla 63ª edizione del Festival di Venezia. Il film è uscito nelle sale italiane nell’aprile del 2007.

L’elenco delle opere a cui questo maestro ha dato vita è immenso e appartiene a noi, amanti del genere, a livello intrinseco, essendo cresciuti con i suoi personaggi, le sue storie splendide e ricche di fantasia. Fa quasi impressione leggere quanti e quali mondi ha creato per gli appassionati di anime manga, cercando di mantenere fede al suo stile, alla sua filosofia, appassionando milioni di amanti del genere. La sua passione per gli aerei nasce proprio grazie al lavoro del padre, che possedeva una fabbrica per i componenti degli stessi.

Vorrei qui proporvi una carrellata dei suoi lavori più conosciuti, inserendo, per alcune sue opere, una breve trama ed una mia opinione personale. Miyazaki ha dato molto a chi ama i cartoni animati, ma non tutti sanno che non è semplicemente il creatore dell’imprevedibile Conan, il ragazzo del futuro o del stupefacente Il castello errante di Howl, ed è per questo che ho voluto scrivere questo articolo dedicato a lui, il grande maestro.

Dopo la laurea in scienze politiche e economia, a ventidue anni inizia la sua carriera nello studio di animazione Toei Douga, e dieci anni dopo comincia a dirigere le prime serie di cartoni animati.

Nel 1968 viene presentato Il segreto della spada del sole, un fantasy di ambientazione nordica ispirata alla tradizione folcloristica degli Ainu.

Nel 1969 esce Il gatto con gli stivali, liberamente tratto dalla versione di Charles Perrault dell’omonima fiaba popolare europea, in cui Miyazaki lavora come animatore. Lo spirito è volutamente più umoristico e divertente e il volto del gatto diverrà famoso perché usato come logo dalla stessa Toei animation (Toei Douga).

A partire dal 1971 con lo studio A production, realizza i primi episodi della serie Lupin III.

Nel 1972 realizza il mediometraggio Panda! Go, Panda! composto da due puntate, dove compare una buffa bambina con le treccine, facilmente ripresa degli schizzi preparatori del mai compiuto Nagagutsushita no Pippi, lavoro mai venuto alla luce perché che non ebbe mai il consenso di Astrid Lindgren (autrice di Pippi Calzelunghe).

Nel 1973, Miyazaki e Takahata iniziano la collaborazione con la Zuiyo Pictures, poi con la Nippon Animation, dedicandosi ad alcune serie animate di World Masterpiece Theater, tratta da libri per bambini famosi in tutto il mondo.

Nel 1974, ritroviamo la sua mano in Heidi, dall’autrice svizzera Johanna Spyri.

Nel 1975 lavora a Marco, tratto da Dagli Appennini alle Ande, una delle storie narrate nel libro Cuore di Edmondo de Amicis.

Nel 1977 Hayao Miyazaki è animatore chiave di Rascal, il mio amico orsetto, lavoro basato sul romanzo autobiografico Un anno felice di Sterling North.

Nel 1978 esce Conan, il ragazzo del futuro, una serie animata di 26 episodi, molto amata in Italia, arrivata da noi nei primi anni ottanta, tratta dal romanzo di fantascienza per ragazzi The incredible tide di Alexander Key, in cui Miyazaki è regista, character designer insieme a Yasuo Ōtsuka, come pure curatore delle scenografie e degli storyboard. E’ decisamente un piccolo gioiello, sia per quanto riguarda l’ambientazione post atomica ricreata con estrema franchezza, sia per le tematiche sociali scaturite da essa. La storia narra di Conan, un ragazzo nato dopo la guerra atomica, dotato di una forza e di una agilità superiore al resto dell’umanità, capace di fare lunghe immersioni che favoriscono le sue doti nella pesca. La bomba atomica ha causato lo spostamento dell’asse di rotazione, che di conseguenza ha dato origine a sconvolgimenti catastrofici inabissando gran parte dei continenti, lasciando pochissimi dispersi, costretti a ricominciare da zero, ritrovandosi a fondare villaggi agricoli. Conan vive con il nonno su un’isola sperduta, dove giunge Lana, una ragazza in fuga che gli racconta la terribile realtà che si svolge ad Indastria, l’unica città-stato ancora basata sulla tecnologia, una realtà dispotica dove le persone sono suddivise in caste e il popolo viene sfruttato dai potenti. Il dittatore Lepka è deciso a tutto pur di conquistare l’isola di Hyarbor dove Lana vive. Ecco che il giovane Conan si ritrova così catapultato in una nuova realtà, quando Lana viene rapita dalla sua isola, e si vedrà costretto a partire per ritrovarla. Splendidi sono gli ampi spazi naturali e architettonici dove il ragazzo del futuro corre a perdifiato con la sua classica postura, dando allo spettatore quella sensazione di libertà spirituale, legata alla forza della natura.

Nel 1979 riscopriamo la mano del Maestro in Anna dai capelli rossi, della scrittrice canadese Lucy Maud Montgomery, ma è soprattutto l’anno in cui dirige, affiancato da Ōtsuka e Takahata, il suo primo lungometraggio: Lupin III – Il castello di Cagliostro.

Nel 1980 dirige ancora due episodi della seconda serie TV di Lupin III.

Nel 1982 viene co-finanziata dalla Rai la serie di Il fiuto di Sherlock Holmes, un adattamento antropomorfo dei racconti e romanzi di Arthur Conan Doyle, dove ritroviamo un Sherlock Holmes in fattezze canine (un segugio per la precisione).

Se questo meraviglioso elenco di cartoni animati, a cui abbiamo lasciato un pezzo di cuore, vi sembra sufficiente per poter dare a Miyazaki il giusto titolo di Maestro, si rimane meravigliati dalla sua evoluzione dopo la sua opera manga Nausicaä della Valle del Vento disegnata esclusivamente da Miyazaki, pubblicata dalla rivista Animage, che convince il Maestro a sceneggiare e dirigere un film tratto dall’omonimo fumetto che esce nelle sale nel 1984, prodotto da Takahata per lo studio Topcraft. E’ un capolavoro di denuncia ambientale arricchito da uno scenario immaginario fuori dal comune che ci riporta però alla triste realtà dell’inquinamento che affligge la terra. Con queste parole veniamo introdotti dall’autore nel mondo di Nausicaä: « Una potentissima civiltà industriale, sorta ad est del continente eurasiatico, nel giro di qualche secolo si diffuse in tutto il mondo, privando la Terra delle sue ricchezze, inquinando l’aria e plasmando a suo piacimento le varie forme di vita. Questa civiltà, mille anni dopo la propria nascita, raggiunse il suo apice, a cui seguì un declino improvviso. Nella guerra, nota come I sette giorni di fuoco, le città furono incendiate da nuvole di vapore velenoso. La tecnologia complessa e raffinata del passato era ormai completamente perduta. La quasi totalità della superficie terrestre era divenuta sterile e improduttiva. La civiltà industriale non risorse mai più, e gli uomini si adattarono a vivere lunghi anni di crepuscolo. »

Grazie al successo di questo film, nel 1985 il regista Miyazaki fonda lo Studio Ghibli (nome ispirato dell’aereo italiano della Seconda guerra mondiale, tratto a sua volta da Ghibli, vento caldo del Sahara) che resterà fedele alle tecniche di disegno classiche, rinunciando alla grafica computerizzata. Finalmente Miyazaki e Takahata hanno così la possibilità di esprimere la loro creatività, dando libero sfogo anche alla loro visione scintoista del mondo, dove tutte le cose, animate e non, hanno uno spirito, avendo sempre molto riguardo nel mettere in evidenza le tematiche ecologiste e ambientali.

Nel 1986 esce il lungometraggio Laputa – Castello nel cielo che racconta l’avventura di due ragazzi sulle tracce di una misteriosa isola fluttuante nel cielo, un idea nata dalla città di Laputa descritta da Jonathan Swift ne I viaggi di Gulliver.

Nel 1988 Miyazaki presenta Il mio vicino Totoro, una favola moderna premiata come miglior film dell’anno in Giappone. La vicenda narra di due bambine che incontrano un essere magico chiamato Totoro (spirito della foresta), ma la cosa particolare è che probabilmente, la vicenda familiare che colpisce le protagoniste è riferita all’esperienza personale del Maestro, che nel 1947, vide sua madre colpita da una tubercolosi spinale che la costrinse in ospedale per lunghi nove anni.

Affascinante è il gatto pullman, meraviglioso anche per i suoi interni morbidi morbidi, e il piccolo spiritello bianco dalle fattezze conigliesche, che ricorda l’incontro di Alice (del paese delle meraviglie) con il bianconiglio.

Dal 1989 con Kiki consegne a domicilio iniziano i successi al botteghino in Giappone, con relativo ingrandimento dello studio.

Nel 1992 Miyazaki porta a termine Porco Rosso, uscito da noi solo nel 2010. Narra le mirabolanti avventure di un pilota di caccia, leggenda dell’aviazione italiana all’inizio degli anni Venti, con il volto di un maiale.

Nel 1997 esce Principessa Mononoke che colleziona numerosi premi e guadagna incassi da record in Giappone. Un film imperniato sull’importanza dell’ambiente, collocato nel periodo Muromachi, che racconta dello scontro tra i guardiani sovrannaturali che proteggono la foresta e gli umani, che stravolgono l’equilibrio ambientale della stessa per sfruttarne le risorse.

La parola “Mononoke” è un soprannome, e può essere tradotto in “spirito vendicativo”, dando al titolo del film il concetto di “Principessa degli spiriti vendicativi”. Il Mito giapponese si anima per denunciare quali danni l’uomo produce allo stesso ambiente in cui vive.

Le tinte sono spesso forti, quasi macabre, a voler sottolineare quanto sia infausto il dolore che l’uomo induce alla natura, che messa alle strette, reagisce con ferocia.

In Italia esce nel maggio del 2000. Una versione sottotitolata con un nuovo adattamento a cura di Gualtiero Cannarsi con il titolo La principessa spettro rende maggiore fedeltà l’originale.

Nel 2001 esce La città incantata ispirato al romanzo Il meraviglioso paese oltre la nebbia della scrittrice Kashiwaba Sachiko, che non solo in patria ottiene il successo meritato, venendo altresì pluripremiato in tutto il mondo. In Italia arriva nell’aprile del 2003. E’ tecnicamente molto curato dal punto di vista scenografico, nei dialoghi e nelle espressività dei personaggi. E’ una favola delicata e armoniosa che narra del coraggio, dell’amicizia e dell’altruismo che caratterizzano la giovane protagonista. L’immaginazione dello spettatore occidentale è ulteriormente stimolata da scenografie orientali magnifiche, così come ai riferimenti mitologici della cultura giapponese, quali spiriti dei e streghe, così lontani dai nostri stereotipi, capaci di esaltare l’emotività dello spettatore. Le figure che più mi hanno affascinato sono indubbiamente i piccoli spiritelli dello sporco che Chihiro incontra nelle caldaie, lo spirito del fiume inquinato che si ritrova a lavare e lo spirito dell’ingordigia che le si affianca e che lei, nella sua umiltà, lo aiuta a guarire da se stesso.

Nel 2004 Miyazaki presenta Il castello errante di Howl alla 61ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, tratto da un romanzo di Diana Wynne Jones. Anche in questo lavoro la protagonista è una ragazza, e l’ambientazione è quella di un mondo in cui è presente la magia. Ci si ritrova così in una realtà che ricorda, nei vestiti e nell’architettura, l’Europa degli inizi del Novecento, dove automobili e macchine da guerra volanti sono mosse dalla forza del vapore, identificando così questa sua opera nel filone steampunk. Come nelle altre sue opere adoro personalmente vedere come vengono caratterizzate le figure degli anziani, personaggi che risaltano sia per le loro molte rughe che per la loro saggezza. In questo caso specifico, è interessante vedere come Sophie, la protagonista, una semplice ragazza di città, viene trasformata in una vecchietta da un maleficio e non muta solo il suo aspetto, rallentandola nei movimenti, ma anche la sua prospettiva. Molto caratteristico e amato dai piccini è la figura di Calcifer, il demone del fuoco domestico.

Nello stesso anno realizza un lungo film documentario dedicato al suo senpai Yasuo Ōtsuka.

Nel 2005 è premiato alla 62ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia con il Leone d’Oro alla carriera.

Dal 2008, esce Ponyo sulla scogliera presentato in anteprima alla 65ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. E’ tratto dal racconto Iya Iya En della scrittrice giapponese Rieko Nakagawa, illustrato da Yuriko Yamawaki. In quest’opera rivedo un po’ il sentore di meraviglia del mondo fanciullesco, che spesso Miyazaki ci permette, a noi adulti, di riportare a galla. Vi sono alcuni riferimenti a Wagner, dalle musiche ai nomi, è principalmente un film per bambini, in grado di stupire ed emozionare noi adulti. La storia, che narra di una pesciolina che vuole diventare bambina, introduce la tematica dell’inquinamento ambientale degli oceani, facendo risaltare il valore dell’equilibrio marino. Infatti, nella sua fuga e nella sua trasformazione, scatena uno tsunami che si abbatte proprio dove abita il suo amico del cuore Sōsuke. Meravigliose e inquietanti sono le immagini di questo mare in tempesta, mosso da onde immense su cui però Ponyo trotta sgambettante, proprio nello stile in cui corrono quasi tutti i suoi personaggi di Miyazaki che sembrano quasi non toccare terra.

Per quel che concerne le splendide colonne sonore delle sue opere, il maestro ha sancito da anni un sodalizio con il compositore Joe Hisaishi.

Per concludere, non posso che dire grazie a quest’uomo che ha dedicato la sua vita a progetti che hanno esaltato la fantasia in ogni sfaccettatura. Non si è risparmiato in nulla durante il suo cammino, passando dalla fantascienza, al fantasy, alla mitologia. Sempre fedele alla sua filosofia, ha dato sempre spazio al mondo femminile, ai giovani, senza dare vita a eroi troppo lontani da noi mortali, ma quasi palpabili, capaci di trascinarci nelle loro spettacolari dimostrazioni di forza o magia. I suoi cartoni non sono semplici opere da guardare e gustare, ma sono educativi, contengono messaggi importanti, legati al sociale: come l’uguaglianza, la fraternità, l’amicizia, la famiglia, il rispetto per l’ambiente e per l’umanità. Per me, mamma a tempo pieno, è sempre un piacere immenso far conoscere Miyazaki ai miei tre figli e vedere in loro sguardi di meraviglia e stupore.

Un sentito Grazie al maestro.

ALEXIA BIANCHINI


Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *