Dal mito al fantasy… passando per le fiabe


Perché l’Iliade, l’Odissea, l’Orlando Furioso, addirittura i Grimm, sono considerati alta letteratura e il genere fantasy, tranne Tolkien, è  considerato di serie B?

Il mito, la fiaba e il genere fantastico sono tre tipi di narrazione molti vicini fra loro, eppure il fantastico moderno, pur essendo l’erede naturale dell’epica e del mito, rimane agli occhi dei lettori un genere di puro intrattenimento, più adatto ai ragazzini che agli adulti.

Da Omero a Tolkien, da Esopo a Rodari, da Luciano a Buzzati, la narrazione fantastica è rimasta un fattore comune non solo nel tempo, ma anche nello spazio, ha attraversato i secoli, anzi i millenni, accompagnando l’umanità nel suo sviluppo, nei cambiamenti, nella storia.

La fiaba popolare e la mitologia (o meglio le mitologie), a cui per esempio lo stesso Tolkien si è ispirato nel creare le sue ambientazioni, hanno un’origine comune, antica come i popoli stessi a cui appartengono: la trasmissione orale.

Riguardo la grande epica classica, ancor oggi gli studiosi dibattono sulla celeberrima “questione omerica”, per comprendere se a comporre le due opere sia stato un solo bardo o più autori. Ciò che sembra ormai consolidato è che, chiunque abbia raccolto il materiale per i poemi, si sia basato su una ben nutrita e preesistente tradizione orale.

Popoli diversi, anche fra loro estranei, possiedono miti ricchi di analogie: è frequente trovare parallelismi fra fiabe nate in culture che, apparentemente, non hanno nulla da spartire.

Esiste dunque un immaginario “base” da cui si sono sviluppate le diverse culture, i vari miti, le narrazioni epiche e popolari?

La nascita del mito coincide con quella dell’uomo, è stato il primo tentativo di spiegare e piegare i fenomeni naturali, di renderli meno ostili. Divinità legate al Sole sono presenti in innumerevoli culture, anche in mancanza di contatti fra di esse. Il Dio del Sole Inca, Inti, era considerato padre dei sovrani, esattamente come nella cultura egizia, Ra, o Samas babilonese. Tutte queste divinità erano legate al valore positivo dell’ordine e della legge. Anche la cultura celtica, con Beleno, dio del Sole e della Guerra, con Apollo greco, dio del Sole e delle arti, o con Elio romano, vediamo affiancare al sole gli aspetti positivi di ogni cultura, a seconda che incentri il proprio sviluppo intorno a politiche di guerra o di pace.

Certamente l’affinità fra molti miti diffusi in Europa e Asia sono dovute alla matrice comune del popolo nomade indoeuropeo, che dal quinto millennio a.C. ha popolato i due continenti, diffondendosi nelle principali aree geografiche e sovrapponendosi alle popolazioni preesistenti. L’influenza degli indoeuropei è stata fondamentale, in quanto essi hanno portato alla diffusione di lingue con radici comuni, quelle che hanno originato il greco e il latino e generato i moderni linguaggi, e hanno dato alla luce a quasi tutte le civiltà importanti dell’area eurasiatica.

A eccezione della Grecia, che per la sua struttura politica non permetteva la nascita di un governo unitario, in tutte le civiltà dominate da monarchie era consuetudine attribuire ai sovrani origini divine, per assicurare al governo stabilità, soprattutto in quei popoli nei quali le classi sacerdotali avevano ruoli primari. Ma per arrivare a “nobilitare” le origini dei re erano necessarie spiegazioni, seppur fantasiose, che mettessero in relazione l’umano e il divino: il mito, appunto. Era necessario creare genealogie che rendessero i sovrani superiori a tutti, agli occhi del popolo. Così come le classi sacerdotali, fin dalle prime età preistoriche, avevano mantenuto il potere grazie al loro potere di placare o rendere favorevoli gli elementi naturali, così i re e i faraoni si innalzavano a figli del divino, diventando essi stessi signori degli elementi, generando nelle masse un timore riverenziale che impedisse ai sudditi di mettere in discussione il loro operato.

Uomini, dei, semidei, storie di lotte fra forze invisibili che generano fenomeni visibili, il passaggio dalla vita alla morte: questi i soggetti presenti in ogni cultura.

Ciò che era ignoto, ciò che spaventava, diventava parte di un immaginario che, in qualche modo, lo esorcizzasse, anche soltanto dando un nome a quello che non si sapeva spiegare. Ecco creature misteriose popolare gli elementi avversi all’uomo, ecco mostri marini, sirene, ninfe e fate, satiri ed elfi attendere gli uomini nell’oscurità degli abissi o nell’ombra dei boschi, per condurli alla rovina o guidarli benigni.

Soprattutto, ecco fiorire le oscure divinità infernali, i regni misteriosi dove le anime dei defunti sono destinate a finire.

Dove i sensi non trovano spiegazioni, le trovano i miti.

La fiaba popolare ha la stessa origine: le narrazioni dei Grimm, per esempio, nascono tutte nell’area geografica della Foresta Nera, in un mondo contadino e ignorante, che teme la natura nella quale è immerso.

Spesso, nelle fiabe popolari, si intravedono figure prese in prestito dal mito. Dalla mitologia nordica molte narrazioni mutuano creature fantastiche, le inseriscono in un tessuto narrativo diverso. Così sono giunte fino a noi le buone fatine della Bella Addormentata, gli gnomi ciabattini di Andersen, i folletti delle fiabe inglesi. A seconda della zona in cui le fiabe nascono, i miti locali permeano la narrazione, per quanto spesso vengano ingentiliti o modificati dalla fantasia del narratore.

Il soggetto narrante ha, nella fiaba, un peso notevole. Lo si nota raccogliendo più versioni della stessa storia, passate attraverso narratori diversi. Prima che i Grimm raccogliessero in veste definitiva le fiabe, di ciascuna esistevano più versioni, tanto che anche nelle loro raccolte si notano racconti molto simili fra loro, probabilmente originati da uno stesso mito o evento.

Evento, perché non è raro trovare sotto alle fiabe fatti di cronaca che, in assenza di telegiornali e mezzi di comunicazione, passavano di bocca in bocca arricchendosi di particolari sempre più fantasiosi.

La presenza di animali mitologici è comune alle fiabe di ogni nazionalità, tanto che, nella teorizzazione sulla narrativa fiabesca, è presente come costante “l’oggetto magico”, che sovente coincide con una creatura dalla funzione di aiutante o di antagonista: cavalline magiche, draghi, fate buone o cattive, orchi da uccidere, serpi parlanti, uccelli incantati… gran parte dei miti sono stati mutuati nello stesso modo da fiabe e romanzi fantasy, di ogni Paese, con una iniziale predominanza dei miti nordici, che Tolkien per primo ha utilizzato, facendo scuola e dando origine al genere che, solo da pochi anni, sta cominciando a esplorare nuove frontiere. Oltre alle quali si celano nuove creature, nuove leggende, nuovi orizzonti.

Antonia Romagnoli


Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *