Cronologia dei Vampiri


(1819-1991)

La prospettiva sembra buona: dopo i vampiri sdolcinati e brillanti di Twilight, e quelli avariati di Sookie Stackhouse, pare essere in arrivo una nuova epoca di succhiasangue di originario splendore. Bastano a farmelo pensare le parole di Alan Altieri al Modena Fantasy 2010, in cui anticipò alla nutrita platea il suo desiderio di mettersi all’opera sui successori del Conte, ma di quelli veri, cattivi.

Rispetto alle credenze popolari sui vampiri (le cui radici affondano nell’immaginario del mondo greco-romano), le sembianze di questo tipico personaggio del gotico moderno sono mutate, attraversando alcune fasi. Mia intenzione è, in questo articolo, ripercorrere il sentiero tracciato dai principali romanzi e racconti a tema “vampiro” dal 1819 a oggi (prosa, non poesia), cioè da quando un certo Polidori scrisse una storia, tratteggiando il protagonista attraverso l’amore-odio per il suo amico Lord Byron. Mi permetto di scrivere per esteso la trama del racconto, in modo da mostrare come gli elementi di base siano esattamente gli stessi che continuano a ricorrere nella letteratura vampiresca in voga anche oggi.

Il Vampiro, Polidori, inizio 1819.

Il vampiro viene descritto come un essere che si muove nel mondo nobile e ricco dell’alta borghesia, influenzando lo sviluppo dei vizi di chi gli sta attorno. In questo caso il vampiro è Lord Ruthven, che incrocia la strada del ragazzo Aubrey, col quale fa un viaggio per l’Europa. Avvisato dai famigliari con una lettera dall’Inghilterra, Aubrey viene messo sul chi va là nei riguardi del Lord che accompagna. Giunti a Roma, dopo aver indagato sul suo conto, lo coglie sul fatto mentre si organizza per svilire l’ennesima ragazza di buona famiglia. Una volta giunti ad Atene, poi, gli raccontano la storia del vampiro vivente, e dalle descrizioni che gli vengono fatte, pare trattarsi proprio di Lord Ruthven. In un primo momento Aubrey è restio a credervi. Parte perfino per un’escursione verso la Tessaglia, classica zona che, gli dicono, è infestata da vampiri che si intrattengono in orgiastiche notti. Lui parte lo stesso. Scoppia una tempesta e trova riparo in una casupola nella quale entra a forza. Lì un vampiro sta succhiando il sangue di una fanciulla. La troverà morta, mentre il vampiro riesce a fuggire. Ma è egli stesso a cadere ammalato.

Lord Ruthven lo raggiunge e lo cura per la guarigione. Aubrey, ricredutosi sul suo conto, si rimette a viaggiare per la Grecia con lui. Vagano tra le rovine, ma poi si imbattono nei briganti, che colpiscono a morte Lord Ruthven. Il Lord gli spiega che solo lui può aiutarlo: non deve rivelare per un anno nulla di lui e della sua morte. La mattina dopo il cadavere non c’è più, nemmeno sulla cima del monte sul quale gli uomini l’avevano portato per un accordo segreto, che prevedeva che dovesse venir esposto alla luce della prima luna.

È andando via dalla Grecia che scopre come l’assassino della ragazza sia stato proprio Lord Ruthven. Passando per Roma scopre che la ragazza che aveva tentato di mettere in salvo è scomparsa, dopo essere caduta in disgrazia. Tornato in patria, accompagna la sorella a un ricevimento festoso alla Corte Reale, a Londra, e lì viene intercettato proprio da Lord Ruthven, che gli rammenta l’impegno preso con giuramento un anno prima. Poi inizia a mostrarsi interessato alla sorella di lui. Aubrey esce di senno a causa della situazione e dell’incapacità di credere che ciò che gli avevano detto fosse vero, e gli vengono affiancati dei dottori. Guarisce, e l’ultimo giorno del giuramento scopre che sua sorella si sposerà. Lui se ne mostra felice e affettuoso, finché non scopre che il futuro marito sarà proprio Ruthven. Sembra sul punto di uscire nuovamente di senno, ma Ruthven si installa in casa, e cerca di ammaliare la sorella. Aubrey si ribella e, nell’impeto del rimprovero, gli si rompe un vaso sanguigno, per cui ne muore in breve.

Celebrate le nozze, Ruthven lascia Londra, e può finalmente soddisfare la sua sete con la sorella.

Altri riferimenti sull’evoluzione della figura del vampiro nell’800.

In Germania, dopo l’immediata traduzione del racconto di Polidori a Lipsia nel 1819, gli imitatori furono numerosi e si limitarono a ripercorrere la strada tracciata dal suo primo famoso autore. Nel 1820, apparve in Francia il racconto Lord Ruthven ou les Vampires, di Cyprien Bérard, seguito l’anno successivo da Charles Nodier, che pubblicò Smarra ou les démons de la nuit (1821), in buona sostanza una parafrasi di Polidori.

Il racconto di Polidori divenne punto di partenza anche per molti altri racconti del medesimo genere. Il famoso E. T. A. Hoffmann fu uno dei primi tedeschi a lasciarsi ispirare da Polidori, con il suo Vampirismus, del 1821, attraverso il quale ricondusse il vampiro alle sue origini, introducendo (o si dovrebbe dire, reintroducendo) la figura della donna vampiro.

Varney il vampiro (1847) è il famoso romanzo gotico scritto da James Malcolm Rymer, e divenuto punto di riferimento per l’horror nell’età vittoriana, con le sue atmosfere caratterizzate da una vivida suspence. Il romanzo apparve in una serie di pamphlet chiamati penny dreadful per via del loro costo esiguo e del macabro contenuto (per l’appunto, dreadful) che li caratterizzava, tra il 1845 e il 1847. In seguito l’intera storia fu raccolta e ripubblicata in un unico tomo nel 1847.

Mentre nella prima parte del secolo l’amante fatale e crudele è di regola un uomo, ora è la donna che con il suo fascino lega a sé gli uomini fino a condurli alla morte. Donne che ritornano alla vita come la Clarimonde di Théophile Gautier ne La morte amoureuse, del 1836. Nel 1872 fa il suo ingresso nella letteratura vampiresca la figura della vampira lesbica, con Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu. Degno predecessore del capolavoro di Bram Stoker, in Carmilla veniamo a sapere dal barone Vonderburg, un esperto di vampiri precursore di Van Helsing, che i vampiri originari iniziarono quando giovani persone morivano in situazioni drammatiche, attaccandosi al mondo terreno, esattamente come accadde a Carmilla, nient’altro che la contessa Mircalla, morta duecento anni prima.

Un mistero della campagna romana, Anne Crawfort, 1887.

Il vampiro più antico spunta fuori dalla penna di Anne Crawford, che in A Mystery of the Campagna descrive una donna dell’epoca romana, ritornata per sedurre definitivamente e condurre alla morte il giovane Marcello. Irrompe nell’epoca contemporanea, riappropriandosi di un ruolo, anche se negativo e imposto da una cultura maschilista e misogina, che le era stato tolto dalla letteratura precedente. La forma narrativa, va sottolineato, è molto simile a quella del diario di cui si servirà Bram Stoker per la sua opera, e risente dell’atteggiamento tipico di tutti gli scrittori-viaggiatori stranieri di passaggio in Italia, ricordando i celebri «quadretti di genere» a loro tanto cari. È evidente infatti il ricorso a topoi e stereotipi nel dar vita ai personaggi del racconto.

Dracula, Bram Stoker, 1897.

Su Dracula, il capolavoro di Bram Stoker, oltre che capolavoro della letteratura vampiresca in generale, ci sarebbe da scrivere molto. Per ovvi motivi devo ridurre il mio approccio a pochi cenni, nel tentativo di sottolineare le caratteristiche che più lo rendono unico da un lato, e punto di riferimento dall’altro.
Uno dei primi aspetti che colpiscono del romanzo è che il vampiro è veramente poco presente in esso. Quasi tutto ciò che si sa di Dracula, lo si viene a sapere attraverso i personaggi che gli ruotano attorno. Interessantissimo, per esempio, il modo in cui Reinfield e Lucy divengano, negli esperimenti e negli studi di Van Helsing e di Seward, lo specchio di ciò che significa il vampirismo per l’uomo, una sorta di “finestra metafisica” sul confine tra l’umano e l’inumano. Reinfield rappresenta il caso dell’uomo che si vuole appropriare della vita attraverso un rapporto aberrante con essa: alleva gli insetti, li mangia, li dà da mangiare e segue egli stesso una scala di sviluppo mentale evolutivo-predatoria, arrivando infine al sangue, mentre Lucy rappresenta l’essere umano che viene privato progressivamente della vita, oltrepassando infine la soglia che la separa dalla non-vita (o, se vogliamo, dalla non-morte).
Altra preponderante caratteristica è la fantasia stilistica messa in campo da Bram Stoker. Le caratteristiche stilistiche e narrative del romanzo fanno impallidire i precedenti racconti di vampiri e tutti i romanzi gotici venuti prima, grazie al sapiente alternarsi di diari e lettere, per passare al racconto diretto, con la grande capacità dell’autore di modulare il tema della paura e del vampirismo a partire dalle reazioni suscitate in coloro che circolano attorno al Conte Dracula, ultimo personaggio, come si diceva, a entrare in scena.

Io sono leggenda, Richard Matheson, 1954.

Con questo romanzo del pluripremiato Matheson, ha luogo la prima demitizzazione del vampiro. Conferendo una veste fantascientifica alla narrazione, nella quale ritorna il connubio tipicamente gotico tra mostruosità e scienza, si scopre come il vampirismo sia una malattia che sta trasformando radicalmente il genere umano in una possibile evoluzione. L’aspetto tuttavia più importante rimane delineato nelle pagine dedicate al tentativo di capire in che modo gli apparati mistici (croce, paletto, ecc.) possano contrastare la minaccia. La risposta è solo una: le classiche armi di lotta contro il vampiro vengono liberate della loro portata sacrale, riconducendole a spiegazioni psicologico-scientifiche, che fanno leva sul trascorso pre-trasformazione dei vampiri stessi.

Le notti di Salem, Stephen King, 1975.

Debitore del romanzo di Matheson per quanto riguarda la modalità di diffusione del vampirismo tra le vittime, Le notti di Salem mette in campo un vampiro ridotto alle sue considerazioni puramente fenomenologiche. Il vampiro, qui, creato dal capostipite Barlow (che si è insediato nella casa abbandonata dei Marsten) è un puro male idiota. Viene messa in luce la caratteristica soprattutto sociologica del vampirismo, molto più che in “Io sono leggenda”, sviluppando, da questo punto di vista, la tematica sociale che nel romanzo di Matheson rimaneva sullo sfondo. Se lì al centro del racconto era la solitudine vissuta dal protagonista, nel romanzo di King il centro è focalizzato sull’insipienza di un’intera collettività e nella sua incapacità di fronteggiare adeguatamente il male che si diffonde, sia con le buone che con le cattive. Anche la figura del religioso ne esce malmessa, non perché i suoi apparati sacrali non funzionino (sebbene vengano parzialmente desacralizzati), ma perché è la sua fede (che darebbe potenza ai suoi mezzi) a vacillare.

Intervista col vampiro (e saga relativa), Anne Rice, 1976.

In Intervista col vampiro, vengono esplorate le valenze romantiche e “teologiche” del vampiro. Rifacendosi alle caratteristiche classiche del vampiro e riproponendo la figura già introdotta da Polidori e poi da Stoker, i vampiri di Anne Rice permettono di sondare la tematica religiosa e umana con una profondità infrequente. Entra in scena la crisi atea nei confronti di un Dio che non viene più percepito e le contraddizioni tipiche del vampiro che vuole stare nel mondo dei vivi, pur essendo morto, emergono con grande virulenza. I vampiri sono morti, sembra dire Anne Rice, ma tentano spesso di credersi vivi. Da qui la grande ricchezza di tematiche presentate ai lettori e analizzate in ogni loro conseguenza .

Il diario del vampiro, Lisa Jane Smith, 1991.

Oltre ad anticipare topoi e tematiche poi sviluppate dalla Meyer, la saga di L. J. Smith rivela uno stile decisamente sciatto e una semplicità grammaticale, che lo rende adatto a bambini di età non superiore ai 12 anni, non fosse per le tematiche decisamente più adulte. I quali, tuttavia, a leggerla sprecherebbero il loro tempo. Ritengo che l’importanza della serie (che è stata ridiffusa, conoscendo un nuovo successo, dopo il diffondersi di “Twilight”) sia dovuta soprattutto alla diffusione di un nuovo modo di guardare ai vampiri.
Un fenomeno sempre più in espansione e molto popolare, infatti, comprende una fusione del classico romanzo paranormale con storie d’amore romantico. Si tratta di titoli come Black Dagger Brotherhood di J. R. Ward, The Vampire Huntress Legend di Leslie Esdaile Banks, la serie di genere erotico Anita Blake: Vampire Hunter di Laurell K. Hamilton e la serie The Hollows di Kim Harrison, ma ne parleremo in futuro. Al momento è più che sufficiente indicare che, assieme al ciclo di Sookie Stackhouse (Charleine Harris) e alla serie di Twilight (Stephenie Meyer), tutte queste serie rappresentano i vampiri da una prospettiva completamente nuova e talora diversa dalle leggende originarie. Così diversa da trasformarli spesso in qualcosa di differente rispetto al modello originario.

FABRIZIO VALENZA


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