Inception – la recensione


INCEPTION
di Christopher Nolan
Con Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Ellen Page
Titolo originale Inception
Azione, durata 142 min. – USA, Gran Bretagna 2010.
Warner Bros
Giudizio:

Con l’abilità di viaggiare nella mente, nei meandri labirintici del subconscio ed esplorarne gli aspetti più intimi attraverso la macchina da presa, Christopher Nolan ci pone davanti a un futuro non futuro, un tempo filmico in cui la realtà non solo è finzione, creazione della mente umana, ma può svilupparsi su più livelli, diventare una scatola cinese e insieme il cilindro di un prestigiatore.

Leonardo Di Caprio è Dom Cobb, un agente privato con una qualità speciale: entrare nei sogni altrui e rubarne i segreti più reconditi. Lo fa con l’ausilio di una squadra particolare, che comprende perfino un architetto vero e proprio, che ha il compito di costruire materialmente gli ambienti e rendere la finzione credibile al malcapitato, in modo che vi si abbandoni completamente e riveli idee, codici, piani e strategie che altrimenti terrebbe segregate.

Ma Cobb, da bravo eroe di una pellicola drammatica, ha un passato tormentato e contrastato che non gli permette di svolgere il suo lavoro al meglio, è perseguitato dalla presenza della moglie morta suicida. E dove possono avere sede questi tormenti se non nella sua mente e nel suo subconscio? Così, uno dei tanti risvolti di una trama al cardiopalma è la persecuzione di questa figura femminile (interpretata magistralmente da Marillon Cotillard) che diventa spia, tiranno e persecutrice, specchio di un senso di colpa che Cobb non riesce a lavarsi via e che interferisce nella sua vita e nel suo lavoro.

La trama è presto detta: un industriale giapponese – Saito – vuole innescare un’idea nel subconscio di un giovane affarista, erede di un colosso energetico. Vuole che Robert Fisher Jr frammenti la società ereditata, eliminando il rischio che diventi la più grande potenza al mondo e quindi sua concorrente.

Da qui si arriva alla parte più corposa del viaggio, su più livelli, nella mente del giovane, nel tentativo sempre più disperato di innescare questa idea, indagando nel suo passato, nei traumi e nell’anima del giovane. Perché come dice il protagonista stesso “non c’è niente di più contagioso, virale e pericoloso di un’idea”. E lui lo sa molto bene.

Tecnicamente il film ci riporta alle atmosfere dark del “Cavaliere Oscuro”, la fotografia cupa e pesante, fredda e contrastata, fa emergere i chiaroscuri delle personalità, mentre la camera insiste sui primi piani, sui dettagli quasi maniacali, alternando sapientemente panoramiche e carrellate ad alta spettacolarità dove la fanno da padrone gli effetti speciali, le ricostruzioni tridimensionali di questa realtà manipolata e manipolabile della mente, della fisica ribaltata dell’immaginazione.

Alla base c’è il viaggio mentale di “Memento”, “The Butterfly Effect” e la tecnica è quella di “Matrix”, mentre l’azione e le scene di inseguimento hanno tutto a che spartire con i moderni comic-movie. Ancora una volta, e con successo, i mondi immaginari appartengono all’universo sconfinato della mente umana, che può concepire un film – opera d’arte scaturita proprio dalla mente umana – che ad essa si ispira e ritorna, meta-cinema e meta-celebrale.


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