LUNAR MEMORIES


In poche parole, chi è Giuseppe Pasquali?

Ci sarebbero molti modi per rispondere a questa domanda, forse la più annosa dopo la fatidica “Cosa farai da grande?”  snocciolata da qualche parente invadente ai tempi della scuola materna.
Potrei tediarvi con lunghi sproloqui sul mio iter scolastico, sulla mia quasi laurea in filosofia che un giorno un qualche Astolfo armato di ippogrifo andrà a recuperare sulla Luna (il senno, ahimè, è andato perso invece) oppure, mossa scorretta ma d’uso comune intenerirvi con qualche racconto strappalacrime di una vita fra alti e bassi, tra officina e biblioteca, tra il grande fiume Po e gli Appennini parmensi, in quella che Guareschi chiamava “striscia di terra grassa e piatta”.
Nulla di tutto ciò, non preoccupatevi. Le storie commoventi con tanto di stacco pubblicitario in mezzo le lascio ad altri.

La mia reale biografia si può riassumere in poche parole, così importanti nella loro semplicità.
Pasquali Giuseppe è un sognatore.
Quindi di sogni si parla, di quella materia invisibile che nulla ha da spartire con la realtà di ogni giorno e, in tal caso, date di nascita, luoghi o quant’altro perdono di significato.
Tuttavia per essere un vero sognatore, per di più diurno, devo avere per forza un grande sogno, capace di resistere all’alba; esiste, eccome, e ho pure trovato un trucco per non farlo svanire.
Lo porto sempre nel cuore e non lo chiudo in un cassetto a prendere polvere.
Immaginare, creare, inventare mondi, dare spazio alla fantasia, lasciare che quello che sta al di là dello specchio diventi più importante di quello che normalmente viene riflesso.
Scrivere è sognare quindi un uomo che si ritiene un sognatore ha come solo sogno quello di diventare uno scrittore nonchè il Re dei Pirati!

Lunar Memories: sappiamo che è una serie composta da più romanzi. Vorresti raccontarci com’è nata l’idea e come è strutturato il progetto?

 Osservando il primo volume di Lunar  Memories, e questa è cosa innegabile, al lettore sembra  di avere tra le mani più un prologo che un libro vero e proprio: questo, per quanto assurdo possa sembrare, è voluto.
Quando nell’ormai lontano 2007, dopo anni trascorsi a coltivare l’immaginazione in vari aspetti (Giochi di Ruolo, fumetti, animazione etc etc) decisi di prendere in mano la penna per scrivere, comincia a stendere le idee per due progetti similari come concezione per quanto dissimili nei temi e nell’ambientazione.
Uno era il “Progetto Lunar”, l’altro (che spero un giorno di potervi proporre) era il “Progetto Rainbow”.
Le due idee avevano ben poco in comune a prima vista: il primo, che si è poi realizzata in Lunar Memories, verteva su ambientazioni gotiche sospese tra il barocco ed il futurismo, una storia di vampiri lunari molto visiva e dai forti accenti esistenzialistici.

Il Progetto Rainbow, invece, era un fantasy-western molto psichedelico, scanzonato con cow girl eccentriche protagoniste di una selvaggia avventura  di frontiera tra scacchi, magie e cospirazioni assortite. Poi, per varie ragioni, perlopiù legate alla casualità del momento, la scelta cadde su Lunar Memories, confinando, almeno per il momento “Crazy Rainbow Star!!” (questo il nome della serie in questione)  sotto una mole di appunti che attendono solo di essere ripresi in mano. 
Tuttavia, i due progetti, sin da subito avevano una cosa che li accumunava, una “prima pietra” sul quale avrei iniziato a lavorare.
La ferma intenzione di non accettare le strutture più blasonate (ed abusate) nei romanzi gotici e fantastici.
Ancor prima di decidere se vagare nel buio decadente di Lunar City o cavalcare con le Lucky Flowers verso la Grande Frontiera una idea chiara e precisa si era già formata nella mia testa.
Volevo scrivere qualcosa di diverso dal solito, non per stupire, ma per compiacere il mio gusto personale in materia di narrazione.
Scrivere una serie di romanzi.
Serie, come quelle tv, come i manga della celebre Shonen Jump o gli anime con il quale sono cresciuto (e che tutt’ora allietano molte mie serate).
Una serie “open” fatta di svariate “puntate”.
Volevo creare una mia personalissima pietra filosofale che riunisse tutte le mie passioni principali ovvero la storia, l’animazione giapponese e i videogiochi.

Certo, ci voleva una bella pentola nonché un pinzimonio adatto.Come capita spesso, l’ho cercato fino allo sfinimento, quel pinzimonio, sugli scaffali della vita di tutti i giorni senza però trovarlo. La legge di Murphy, in queste cose non sbaglia.
Nel momento stesso in cui ho smesso di cercarlo, accantonando l’idea di scrivere “un romanzo”, l’idea si è materializzata da sola, il classico fulmine a ciel sereno.

E luce fù, nonostante fosse quella al neon della Metropoli tra le Stelle, inondata dalla pioggia perenne.“Lunar memories” è quindi, prima di tutto una serie. Se state immaginando la fatidica scritta “continua” (o all’ideogramma giapponese che tanto ci faceva sospirare nelle nostre serie animate giapponesi da bambini) in LM c’è.
E non è fittizia.
La serie si dipanerà in una prima sequenza che vedrà il suo inizio in “Lunar Memories: the Stardust Rebellion”, ciclo che tratterà della Rivoluzione che sta per compiersi sul satellite e che ci mostrerà, per assurdo, il climax della narrazione.
Si, per molti versi LM comincia dalla fine e dintorni… e non fate quelle facce. Se siete confusi ho raggiunto il mio scopo.
Questa serie durerà 6 volumi che vado qui ad elencarvi, ovviamente con la coscienza della loro provvisorietà vista la natura seriale del progetto:

1)    Lunar Memories: The Stardust Rebellion
2)     Lunar Memories: Demons Love the Dark
3)     Lunar Memories: Crossing the Rubicon
4)     Lunar Memories: The Wrath
5)     Lunar Memories: Saturday Night Holocaust
6)   Lunar Memories: Turn Back the Pendolum
Come potete vedere ci sarà molto tempo da passare assieme a Dutch, Chester e a tutta “l’allegra” combriccola del Libero Sindacato.

Perché un progetto di così ampio respiro?

Domanda difficile a cui risponderò in maniera ancora più difficile. Allacciatevi le cinture.
L’idea di base nella strutturazione del progetto era (ed è) estremamente semplice: un rifiuto categorico alle strutture abusate fino alla nausea nella scrittura creativa: di trilogie, di neofiti, maghetti, adepti, eroine sfigate che alla mattina si alzano e dopo essersi pettinate scoprono che sono l’unica speranza del mondo, di draghi, draghetti, dragoni, lance con o senza eroi, di elfi diafani, di vampiri da lungomare di Riccione, di cattivi più perfidi della dichiarazione dei redditi e di tutto ciò che, nonostante l’usura, gli scaffali delle librerie ci propinano fino alla morte. Questo non perchè io sia un genio rivoluzionario ma, dopo anni di infinite letture e saghe, cominciava ad andarmi stretto, nei libri, il fatto che pur lasciando la saga aperta, il volume finiva, facendo mettere il cuore in pace ai lettori.
Lasciate che mi spieghi meglio.(notare bene che la mia non è una critica verso le opere della Rowlings che ho letto e che apprezzo, bensì contro un sistema narrativo abusato fino alla nausea)  Prendiamo il nostro amato Harry Potter, ad esempio: nonostante in ogni libro gli capiti di tutto di più, noi sappiamo benissimo che entro l’ultima pagina del volume le cose andranno per il meglio, finirà un altro anno di scuola e tanti saluti al secchio e a Hogwarts.

Preso il treno se ne parla l’anno prossimo.
Okay, magari nel volume gli hanno steccato il padre-adottivo-che-si credeva-cattivo-in realtà- è-tutta-una-congiura-di-quel pelato-di-Voldemort, si è innamorato, ha scoperto che il suo insegnate sembra Renato Zero, etc etc ma, quello che per me ha  veramente stancato di questo modo di raccontare le storie, è che all’ultima pagina l’occhialone ci saluta e noi, per quante ombre sono in agguato su di lui, dormiamo sonni tranquilli.
Si, noi lettori chiudiamo il libro e sospiriamo sereni.
Perché? Perchè il cattivo di turno ha buscato, perchè i super-amici con super-poteri hanno trionfato, perché ci si salva sempre e comunque per il rotto della cuffia e via discorrendo.
O forse perché siamo abituati così; ci basti notare come il cinema, negli ultimi anni, stia cercando di invertire (anche troppo bruscamente) la tendenza a far finire bene i film.
Sarà la necessità dello spettatore di provare quella catarsi necessaria a godere appieno di una storia, oppure una svogliatezza diffusa in un pubblico che vuole prodotti multimediali (libro-cinema-videogioco) che abbraccino sempre una più vasta utenza, limitando i contenuti in favore dello user friendly.

Giunto qui, prima di procedere, espongo un mio parere personale in merito, che, ne sono certo, farà arrabbiare molti e, a dirla tutta, un po’ ci spero: se c’è qualcosa che la letteratura fantastica sembra aver dimenticato (aiutata anche da un pubblico recalcitrante) è la valenza intellettuale di questa.
Fantasy, fantascienza e letteratura fantastica in generis non sono tendoni da circo colorati dove saltimbanchi fanno divertire piccini e adulti che ritornano piccoli davanti ad un drago o dei robot che si trasformano tra mille esplosioni in 3D.
Tolkien, Asimov, Lovecraft, Howard, Huxley, Lewis, Bradbury, Gibson, Sterling e via discorrendo troverebbero semplicemente rivoltante tale eutanasia inflitta alla narrativa fantastica che, vorrei ricordare, non deve essere relegata a mera lettura di intrattenimento.

I mondi, le idee, i contesti sociali, specchio dell’imperfezione umana che gli autori sopracitati hanno saputo trasmettere così chiaramente non meritano un tale trattamento.
Ora, dopo la paternale, cari lettori, vi starete chiedendo cosa c’entra questo sfogo con i romanzi del Progetto Lunar.
Rispondo immediatamente, riallacciandomi a quanto dicevo in merito all’abuso delle strutture dei romanzi fantastici che affollano il panorama (e, ahimè, i cestoni del supermarket).
Lunar Memories, prima di tutto, è il mio personalissimo “no” alle fabbriche dell’immaginazione, luoghi dove si costruiscono a tavolino prodotti da vendere al pubblico, usando come attrezzi di lavoro metri e valori di giudizio che non sempre vanno d’accordo con la buona letteratura ma, soprattutto, con l’intelligenza di chi legge.

Torniamo quindi al concetto di “finale” di un volume facente parte di una saga.
Con LM ho deciso di creare qualcosa che bypassi quella strana “chiusura” che, inevitabilmente, spezzetta le saghe ma non genera realmente quella sensazione di “precarietà” che rende veramente imprevedibile una storia.
Per farlo ho mutuato la struttura di uno dei mezzi narrativi da me preferiti: il manga e, di conseguenza l’anime.
E qui, iniziano alcuni aspetti del progetto che possono risultare spiazzanti per il lettore non preparato a qualcosa di imprevisto: abituarsi a trovare la scritta “continua” nell’ultima pagina del volume (con una reale sospensione della narrazione, anche in momenti concitati), destreggiarsi tra molti personaggi e molte storyline che si intrecciano nello Spazio e nel Tempo andando , lentamente a formare un unico mosaico.
Una trama stratificata, a scatole cinesi, dove il lettore non viene imboccato con infinita pazienza ma viene spinto ad immergersi nella trama per non perdersi i molti collegamenti.
Lunar Memories non fornisce stampelle a chi, prima di dormire, invece di contare le pecore, vuole contare i caratteri di un testo, infischiandosene del contenuto.
Tuttavia quello che vorrei dalla mia narrazione è rendere a chi legge l’idea che non ci sono certezze: tutto corre e tutto può accadere e, alla fine di ogni volume ci devono essere risposte ma anche nuove domande, una storia che viene a galla lentamente, senza improvvise accelerazioni o pause per far prendere fiato a chi legge.
Queste domande, tuttavia, non devono restare sullo sfondo ma interagire con la trama nell’ immediato, così da creare suspense, da chiedersi chi-ha-fatto-cosa-perchè, da andare a spulciare nei capitoli precedenti gli indizi che sto seminando per creare un ambientazione ampia, senza contare che ho iniziato a narrare la storia da una fase avanzata.
Non ci sono apprendisti/neofiti o inizi: tutto sembra correre verso un inesorabile crepuscolo dove personaggi trasfigurati sembrano confondersi.
Saranno i ricordi di ogni personaggio (da qua il Memories del titolo) a dirci come si è arrivati a questo.
Per questo ci sono una miriade di personaggi e di location, salti temporali ed amenità varie: questo perchè tutto sembra essere arrivato ad una sorta di fine dal quale il lettore, per assurdo inizia a penetrare in questa specie di mondo impazzito.
Non c’è fretta di narrare, né una tempistica fissa che vuole per ogni colpo alla botte un colpo al cerchio.
Bianco e nero sono per i miopi; certo esistono e quella che va in scena a Lunar City è l’ennesimo inning tra bene e male ma frammentato nelle infinite scale di grigio che caratterizzano l’essere umano.
L’Uomo non è mai buono né cattivo; è solo umano, fragile ed imperfetto.
Non ci sono eroi né malvagi, non nel senso stereotipato del termine.
Come il lettore potrà vedere nei prossimi volumi,dopo un improvvisa impennata che abbraccerà anche tematiche vicine al fantasy,  lentamente le cose si stabilizzeranno fino a giungere a qualcosa di inaspettato: la storia di un singolo personaggio sul quale ruotano tutte le altre.
Sicuramente il progetto è molto, troppo ambizioso ma, voglio sperimentare qualcosa di difficile e nuovo.
E non voglio essere prigioniero dell’ultima pagina di un volume.

Nel testo sono molte le citazioni storiche e anche culturali, penso ad esempio ai titoli dei capitoli che spesso riprendono titoli o frasi di canzoni. Quali sono le fonti cui ti sei ispirato?

 In Natura nulla si crea…
…ma tutto si trasforma.
Chiunque scriva non può negare gli influssi che la propria narrazione subisce da ciò che si ama, si guarda e si legge.
Io, in questo frangente, sento la necessità di essere onesto:
adoro gli anime e i manga perchè, per quanto spesso possano essere scontati, sanno sempre stupire e creare attesa nel lettore attraverso la loro speciale narrazione a “scatola cinese”.
Prendiamo ad esempio ONE PIECE di Eichiiro Oda: il manga più venduto del Giappone è un capolavoro perchè, oltre a personaggi stupendi nella loro umanità/semplicità, riesce a fondere un estro vagamente psichedelico con i normali sentimenti che vivono le persone ogni giorno nella quotidianità, immergendo il tutto in un mondo di cui sappiamo tutto e niente, dove ogni nemico/luogo diventa fonte di idee e speculazioni sulla trama.
Certo, come mi hanno fatto notare alcuni amici “Lunar Memories non è né un manga nè un serial”.
Verissimo, rispondo io.
Per cercare di appianare questo problema ho appunto cercato di “serializzare” Lunar Memories. Non è facile, usare tempi e modalità di sceneggiatura adatte per un fumetto ad una serie di romanzi, ma, proprio ora che sto preparando il terzo volume (in bottega i lavori procedono bene), posso dire che, nonostante le tante difficoltà, è una cosa fattibile.
Altro aspetto che rende molto particolare  LM è il modo descrittivo, lento e ricercato, spesso portato al limite del verboso e del rindondante.
Anche qui, oltre ad una mia propensione naturale, la scelta è voluta.
Prendiamo ad esempio il modo di trattare i dialoghi dei personaggi:  Dutch, Chester e Co.(un po’ come me quando mi alzo dalla parte sbagliata), non sono dei chiacchieroni, anzi, parlano poco, lasciando che i loro sguardi e movenze parlino per loro.
Quindi, se non si può evincere l’ambientazione dai dialoghi, le descrizioni paesaggistiche e le molte digressioni si appesantiscono inevitabilmente.
Come se non bastasse detesto la scrittura “asciutta” e “nervosa”; amo invece riempire di particolari ogni ambiente, cercare con ogni mezzo di coinvolgere emotivamente il lettore e di trasportarlo in luoghi che riesco a vedere con estrema nitidezza nell’occhio della mia mente e che cerco di restituire con la medesima precisione a chi legge.
Mi piace parlare di silenzi, di occhi che si rimirano nei loro  colori, del tempo atmosferico come metafora di quello che  sta succedendo nella storia; se posso paragonare la mia  visione del taglio delle scene ad un regista direi al visionario  Mamoru Oshii (Ghost in the Shell, Patlabor The Movie 1 e 2, Lamù Beautiful Dreamer etc), al Takeshi Kitano e ai suoi yakuza movie (in primis il bellissimo “Brother”) e alla fantascienza malinconica di Leiji Matsumoto, papà di Capitan Harlock e del Galaxy Express 999.
Altri  fattori che rendono il Progetto Lunar particolare e votato all’originalità sono il contesto storico,  la sonorità delle ambientazioni e il tentativo di  diversificazione degli stili di scrittura.
Chi mi conosce sa che, dopo l’immaginazione e la creatività in ogni suo aspetto, la mia grande passione è la Storia, in particolare quella dell’800-900, con particolare attenzione agli Anni Ruggenti e alla Guerra Civile americana.
Questo, inevitabilmente, si riflette per certi versi, anche in LM.
Quasi tutti i personaggi hanno un contesto storico che li ha plasmati in modi e attitudini (vedi Chester che è un nobile della prima rivoluzione inglese, oppure Elena, un ebrea collaborazionista nella Francia occupata del 1940), senza contare che molte parti avanzate della saga si svolgeranno nel passato in specifici eventi storici ,Grande guerra, Guerra Civile Spagnola, Italia del 1944 etc, USA Anni 50 etc etc).
Assistiamo quindi a mode, stili e riferimenti di epoche vicine e lontane che si affacciano sulla Luna del futuro creando un ambientazione surreale, sospesa tra passato e presente.
Chi legge LM noterà immediatamente che  quasi tutti i capitoli hanno una sorta di accompagnamento musicale per supportare l’ambientazione; jazz, pianoforte, poesie,  epica, ma anche descrizioni minuziose di rumori specifici che creano atmosfera (pioggia, gocce d’acqua etc).
So che può sembrare banale, ma quando scrivo, contestualizzo una specifica immagine mentale ad un contesto sonoro.
Per prodotti come il cinema è una cosa normalissima, in un romanzo la cosa si fa un tantino dura da rendere al lettore.
La difficoltà, tuttavia è ripagata, dalla possibilità di dare mediante le sonorità, un tocco di surreale e di vivido a scene che necessitano di phatos.
Un altro esperimento contenuto in LM riguarda, per quanto possibile per i miei mezzi linguistici, una sorta di diversificazione degli stili di scrittura.
Come già detto ad ogni capitolo corrisponde un personaggio, ad ogni personaggio  ambientazioni molto differenti, spesso antipodali tra loro: per narrare una sequenza dedicata ad un personaggio “bella epoque” cerco di usare termini garbati, descrizioni morbide e romantiche; se devo narrare le avventure di un hacker nella rete informatica mutuerò dal cyberpunk la terminologia cara ai capolavori di Gibson e Sterling oppure, trattando del personaggio principale dai tratti molto alla “Marlowe” di Chandleriana memoria, cercherò termini e modi di esprimersi vicini all’immaginario legato ai gangster degli anni 30/40 americani.
Ultimo aspetto da tenere in considerazione è rispondere alla fatidica domanda: “Che tipo di romanzo è LM?”
La difficoltà di rinchiudere LM in una specifica categoria si evince anche dalla mia incapacità di definire il genere per la saga: Horror? Noir? Gothic? Sci-fi? Adventure? Rosa? Cyberpunk?
Eppure di questa cosa non posso che rallegrarmi.
La risposta migliore all’annosa domanda è: forse tutti o forse nessuno.
Per quanto assurdo possa sembrare le svariate tipologie di situazioni, spesso al limite del bizzarro, passano per moltissimi generi, dallo steampunk alla favola in stile dickensiano senza però mai rinunciare ad una sorta di messaggio che fa da sfondo alla narrazione.
Lunar Memories, e questa è una cosa a cui tengo particolarmente è, prima di tutto, una storia dove tramite i personaggi, interrogo me stesso e i lettori sui principi dell’esistenza, partendo da qualcosa che, spesso condizionano inevitabilmente la nostra vita: i ricordi.

Ambientazione: Lunar City, una città sulla Luna, un’utopia decadente. Ci racconteresti qualcosa di più di questa città onirica?

Lunar City, la Metropoli tra le Stelle, è un sogno in rovina. Per iniziare a penetrare il buio squallido e decadente delle architetture art-decò della città lunare dobbiamo partire da questo presupposto.
L’uomo, immemore del fallimento della biblica Babele, ha osato nuovamente aspirare all’utopia, generando un altro sogno distopico degenerato in un incubo: Lunar City.
Può esistere una città giusta, senza ricchi né poveri, un luogo dove l’artista può inseguire i propri ideali di bellezza, dove ogni uomo è protagonista, dove persino la Storia viene usata per mitizzare il cammino umano?
Spiegare la Metropoli tra le Stelle in poche righe non è facile: la malattia che la attraversa è sottile e brutale come solo l’Uomo può essere.
Per quanto vanitoso possa essere da parte mia l’unica maniera per percorrere l’utopia della città lunare è quella di attraversare le pagine dei volumi, consci che un sogno degenerato è peggiore di qualsiasi incubo.

I personaggi che popolano Lunar Memories sono molti. Anzi, direi che i personaggi stessi sono la storia, sono il cuore stesso della vicenda, più ancora dei fatti narrati. Quali sono i più importanti? Vorresti presentarli ai nostri lettori?

LM ha molti, tanti, troppi personaggi. Eppure, ognuno di loro ha una sua storia da raccontare, un importante tassello da aggiungere al mosaico che sto lentamente andando a comporre. Non importa che siano vampiri centenari o semplici umani. Ognuno di loro arranca nell’esistenza alla ricerca di risposte alle domande che la vita pone senza sosta.

Quello che segue è un breve estratto del roster dei personaggi presenti nei romanzi ( che ci tengo a sottolineare, sono molti di più di quelli elencati sotto):
Jerry Joseph “Dutch” Schultz: misterioso killer americano, schivo e violento, sembra nascondere dentro di se un terribile segreto . Parla spesso con un fantasma dalle sembianze del giocatore di baseball Babe Ruth.
Sir Chester Williams: nobile, anarchico, alchimista e massone, proveniente dall’Inghilterra del 1600 ha trascorso la propria immortalità da un campo di battaglia all’altro , tra rivoluzioni fallite, sogni infranti, sangue e morte.
Disilluso e sanguinario con le sue azioni sembra rasentare la follia…
Violet “Nadir” Shawn : ragazza-genio di Harlem è uno dei pochi immortali capaci di solcare il mare informatico della Cybernet.
Bella e letale, nasconde la sua bontà dietro un nervosismo perenne.
Kurt “Kez” Dickinson: uno dei pochi umani ammessi nel Sindacato; è uno skinhead nazista che per vivere fa il tassista nella Downtown e, occasionalmente, l’autista di Chester.Acido e ironico, non teme nulla.
Elena Restee: ebrea francese, artista afflitta dalla Sindrome di Sthendal, ha perso parte della memoria e il suo passato è legato inesorabilmente a quello di Dutch.
Luci e ombre sembrano mischiarsi nella sua anima travagliata.
Mark Rathauser: ragazzone norvegese dal cervello di un bambino è spesso coppia fissa con Nadir.
Tabagista instancabile possiede una forza sovrumana e la convinzione di poter comunicare con gli animali.
Maestro Genzo Iwao: Primo Ministro della principale organizzazione criminale di Lunar City, lo yakuza  è incaricato di compiere una missione fondamentale per la riuscita della Rivoluzione.
Il suo onore è la sua vita.
Maxx: Medico-aviatore australiano, feroce sostenitore del Giuramento di Ippocrate, è alla ricerca sulla Luna delle prove di un genocidio compiuto dal Governo Lunare e dalle multinazionali.
Derrek “Artiglio d’Orso”: Nativo americano della tribù Cheyenne, appassionato di meccanica e whisky: crede fermamente negli spiriti e nelle leggende indiane.
Questa è solo una parte dei personaggi (stravaganti) che si possono incontrare nelle pagine di LM

Qualche anticipazione sul secondo e capitolo della serie?Il secondo volume, in uscita nel 2011, il cui titolo sarà “Demons Love the Dark”, riserverà non poche sorpresa a chi ha letto il primo volume della serie.
Già, cari lunari. Si comincia a fare sul serio; difatti, oltre al proseguimento delle varie storyline, si aprirà uno squarcio fondamentale che rivelerà ai lettori la vera trama di fondo che sorregge l’intera storia. Giusto per stuzzicare la vostra curiosità inserisco la sinossi…

Nel caos del Pavone Ingioiellato, Dutch e Schiller, tra rivelazioni e oscurità, combattono all’ultimo sangue.
La Lega del Diavolo si prepara a contrastare i piani della Black Gericht, la Corte Nera proveniente dal Mondo Grigio.
Ertzebeth, sulle tracce del Serpente Incantatore, dovrà risolvere il mistero dell’Arcadia che si cela nel Giardino Pensile Sette.
Nadir,  intrappolata nella Terra di Nessuno, è costretta ad uno scontro feroce e psichedelico a ritmo di hip-hop, tra fiori, samurai e virus informatici.
Jerry dovrà sopportare il dolore di un ultimo lungo addio, alle prese con i fantasmi del proprio passato…
Anno 2137, Regno Internazionale della Luna. La “Stardust Rebellion” continua… e presto sarà guerra totale.

Per approfondire la conoscenza di Lunar Memories e continuare a seguirti dove ti possiamo trovare in rete?

Nonostante il mio essere retrò in tutto e per tutto ho deciso di “informatizzarmi” creando un blog dedicato a Lunar Memories (e anche agli altri progetti in lavorazione)

http://lunarworld.splinder.com/

 Un saluto dalla Metropoli tra le Stelle

Francesca Angelinelli


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