“Inferno” di Dan Brown: ce n’era davvero bisogno?


18Rieccoci là. Né più né meno come ci eravamo lasciati col romanzo precedente. Questa volta, però, con un senso quasi opprimente di già visto, o forse sarebbe più corretto dire “di già letto”, che lascia l’amaro in bocca e fa venire voglia di chiedersi: ce n’era davvero bisogno? Ecco che cosa rimane dopo aver letto Inferno di Dan Brown. Lo scrittore diventato noto in tutto il mondo con il Codice da Vinci, non riesce ad affrancarsi dai cliché gettati proprio con quel libro, trascinando il lettore in una trama mai originale, che segue passi facilmente anticipabili dal lettore, priva di spunti interessanti e innovativi.

libro-inferno-Dan-Brown-ansa-672Rieccoci, per l’ennesima volta (la quarta per essere precisi) a seguire le avventure del professore di Harvard Robert Langdon, esperto di simbolismo, chiamato come al solito in causa per risolvere un mistero da cui dipendono le sorti del mondo. Al suo fianco, e ancora una volta dispiace dover sottolineare l’assenza di originalità, Sienna Brooks, che come le altre “Langdon-girl” ha non solo l’indubbio merito di unire una bellezza innegabile a un’intelligenza  fuori dal comune, ma anche quello di portare il lettore a domandarsi: ma Dan Brown sa ideare trame e personaggi diversi? Dispiace dover essere così critici, ma da un autore che avrebbe dalla sua le potenzialità (economiche ed editoriali) per poter sperimentare, per poter osare, per poter (diciamoci la verità) scrivere qualunque cosa con la certezza che sarebbe pubblicata in centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo, ci saremmo aspettati molto di più. Brown, invece, ci conduce lungo strade già percorse; ci mostra personaggi che conosciamo a memoria; ci presenta una storia che non ha mai un sussulto, che segue una linea retta, facilmente anticipabile da un lettore un po’ più smaliziato del comune. Un peccato grave per qualunque scrittore, ma a maggior ragione per chi dopo cinque romanzi di successo, si ostina a rifilare la solita solfa, facendo emergere il dubbio che a lui, ormai, si chieda solo questo, come una mucca da cui cavare soldi anziché latte e con il timore che sia il mercato a dettare le sue regole spietate anche a un autore tanto affermato.

La trama prende avvio con il consueto personaggio misterioso che giunge a prematura scomparsa. Da lì siamo trascinati a seguire il risveglio del professor Langdon in un ospedale di Firenze, dove è stato portato dopo che hanno cercato di ucciderlo, causandogli una temporanea amnesia. Il professore è costretto a scappare per l’arrivo di una killer, che opera per una misteriosa e potentissima organizzazione segreta, aiutato nella rocambolesca fuga proprio dalla bella Sienna. Da qui in poi i personaggi attraversano la città di Firenze e quella di Venezia, seguendo i vari indizi disseminati lungo la strada per giungere alla soluzione del mistero e forse salvare il futuro del mondo stesso.

dan_brown_inferno_wallpaper_2_by_hexactinozio-d624gaiMa il libro ricalca troppo la scia già tracciata dalle precedenti opere di Brown. E alla fine la delusione del lettore è cocente. L’autore ha indubbiamente una capacità di scrittura scorrevole e uno stile che “prende” nella sua essenzialità; in aggiunta Brown fa sfoggio di una conoscenza di Firenze e di Venezia che farebbe impallidire una preparatissima guida turistica, rivelando a ogni capoverso una curiosità sulle strade, sulle opere d’arte o sui quartieri. Ma la trama è lenta e tutt’altro che originale. Da qui la domanda iniziale: ce n’era davvero bisogno? Con l’assenza di qualunque assillo economico (dato il successo anche monetario che ha tratto dalle sue opere precedenti) e i più grandi editori del mondo disposti a pubblicare qualunque suo scritto, Brown non avrebbe potuto sforzarsi un po’ di più? Di sicuro gli va riconosciuto il merito di aver aperto, con il Codice da Vinci, una strada; di aver dato popolarità a un certo tipo di letteratura innovativa e “attraente”, che  non per niente è stata imitata da moltissimi autori. Ma proprio per questo non dovrebbe alzare l’asticella e battere nuove strade?

 

 

Stefano Mancini

Stile e tecnica
Originalita'
Personaggi
Gestione della trama
Copertina
Voto personale
Final Thoughts

Il giudizio finale su Inferno è che si tratta di un’ottima e originale guida turistica, se siete stufi delle solite Lonely Planet. Ma come romanzo segue troppo le orme dei suoi “predecessori”. Una colpa che, a mio avviso, non gli si può perdonare.

Overall Score 2.2