Gargoyle Books: news in Fiera!


Più libri più liberi

XI Fiera nazionale della piccola e media editoria

Roma Eur – Palazzo dei Congressi

P.le Kennedy, 1

6-9 dicembre 2012

Gargoyle Books vi aspetta con tutte le sue novità!

Stand B12 – PIANO TERRA

ORA IN LIBRERIA…

THE GEMINI VIRUS 

WIL MARA

(Gargoyle, collana Extra, EAN 9788889541760, 14.90 euro, pp. 304 – in libreria dal 22 novembre 2012)

Uno dei più convincenti romanzi apocalittici degli ultimi tempi.

E se la fine del mondo, attesa per il prossimo 21 dicembre 2012, fosse causata da un virus letale?

“Non poteva fare a meno di pensare all’infezione come a un’entità vivente, che respirava e si muoveva avidamente da una città all’ altra […] L’infezione era una creatura e il suo progetto era quello di diffondersi in lungo e in largo con lo scopo di uccidere quante più persone possibile.” 

Negli Stati Uniti del Presidente Barack Obama, si diffonde improvvisamente un batterio letale. Quella che inizialmente sembrava essere una banale influenza si rivela invece un’infezione mortale capace di espandersi a macchia d’olio e in poche ore, con effetti devastanti: strade e parchi vuoti, scuole, case, uffici abbandonati, basi militari in quarantena, corpi lasciati a marcire e a disfarsi in ogni angolo. Questo è l’effetto del Gemini Virus; isteria di massa, atroci sofferenze, morte. Inevitabile.

Protagonisti del romanzo sono Michael Beck e Cara Porter, due epidemiologi di professione a cui è stato affidato il compito di rintracciare e debellare il virus, e i coniugi Jensen, che faranno di tutto per proteggere la propria famiglia e sfuggire al contagio mortale. Ed è proprio la scelta della doppia prospettiva a rendere il romanzo ancora più avvincente; se il lettore può immedesimarsi in Dennis Jensen, provare i suoi stessi timori e i suoi stessi dubbi, contemporaneamente non può non sentirsi coinvolto nelle conversazioni e nelle riflessioni, di carattere scientifico, tra i due virologi.

Il romanzo di Mara, insomma, è incredibilmente realistico, non solo per la precisione con cui sa trattare gli argomenti tecnici, ma anche per i suoi risvolti sociali, economici e politici. Le preoccupazioni del Presidente Obama, i sospetti che all’inizio ricadono sull’Iran guidato dal successore di Ahmadinejad, l’allarmismo diffuso dalla stampa nella popolazione e, ancora, la messa in moto della macchina della diplomazia mondiale, tutto questo riporta alla mente il clima di terrorismo e di continua e alta tensione che ha caratterizzato e caratterizza i rapporti internazionali dell’ultimo decennio.

In un periodo come quello attuale, in cui il pericolo di una psicosi collettiva (vuoi che si tratti del morbo della mucca pazza, di un disastro naturale, di un attentato terroristico o di una strage efferata) è sempre in agguato, Wil Mara ambienta un romanzo emozionante e inquietante, così tragicamente verosimile da essere apprezzato anche dal pubblico scientifico, biologi in primis.

Wil Mara (1966) è uno scrittore americano. Ha pubblicato più di 80 libri di vario genere e negli ultimi anni si è specializzato in disaster fiction, ottenendo un enorme successo di pubblico e di critica con il romanzo Wave (2005), che gli è valso il celebre New Jersey Notable Book Award. Attualmente sta lavorando ad altri due libri sul tema delle calamità naturali e a una nuova serie di thriller suspense. The Gemini Virus è stato da poco pubblicato negli USA ed è il primo titolo di questo autore tradotto in italiano per i tipi di Gargoyle.

http://www.wilmara.com

Di The Gemini Virus hanno detto:

Una sottotrama che coinvolge il terrorismo aumenta ulteriormente la suspense, ma il virus stesso e la fatale possibilità della sua comparsa nel mondo reale è più che sufficiente per spingere il lettore a divorare le pagine.

Publishers Weekly

The Gemini Virus è un vivace, esilarante thriller su un virus letale. […] La trama incalza a ritmo velocissimo, dal primo colpo di tosse al primo starnuto, parallelamente al diffondersi frenetico del virus Gemini.”

The Mystery Gazette

Wil Mara riesce a sviluppare la trama di The Gemini Virus prendendo le distanze da quei generi in cui a prima vista il romanzo potrebbe essere collocato, creandone lui stesso uno a se stante. […] The Gemini Virus ha tutto quello che si può desiderare per una disaster story; vi terrà col fiato sospeso, sospirerete, piangerete e desidererete avere vicino un antisettico, per ogni evenienza.

LitStack 

 

THE HEROES 

JOE ABERCROMBIE

(Gargoyle Extra, EAN 9788889541784, 17.90 euro, pp. 720 – in libreria dal 25 ottobre 2012)

 

Dallautore di The First Law, la più raffinata trilogia epic-fantasy degli ultimi tempi, con oltre di 300.000 copie vendute e che Gargoyle comincerà a pubblicare nella primavera del 2013,  arriva per la prima volta in Italia, dopo essere stato a lungo atteso dai lettori

Candidato al David Gemmell Legend Award come miglior libro, ha ottenuto il terzo posto nellambitissima classifica annuale del Sunday Times Bestseller List

24 paesi fra cui Usa, Spagna, Francia e Germania ne hanno già acquistato i diritti

Raccontano che Dow il Nero abbia ucciso più uomini che l’inverno, e si sia fatto strada per conquistare il trono del Nord su un cumulo di teschi. Raccontano che il Re dell’Alleanza non se ne sia rimasto a guardare sorridendo mentre l’altro avanzava con furia crescente. Gli ordini sono stati dati e gli eserciti dei due opposti schieramenti sono alle prese con le terre fangose del Nord. È verso una collina dimenticata da tutti, conosciuta come Gli Eroi, che stanno convergendo migliaia di soldati. Con loro hanno un sacco di metallo affilato…

Tre sanguinosi giorni di battaglia decideranno il destino del Nord. Intrighi, debolezze, ostilità e meschine gelosie piagheranno gli eserciti nemici – da una parte l’irreggimentata Alleanza, e dall’altra gli astuti guerrieri del Nord – sfiancandoli ogni giorno di più, ed è improbabile che, alla fine, saranno i cuori più nobili e le armi più potenti a prevalere.

In The Heroes la brutale e realistica cronistoria di un’imponente battaglia lunga tre giorni incontra l’epic-fantasy. A fronteggiarsi due armate, una molteplicità di personaggi, ognuno con il proprio punto di vista, e persino due donne, Portento e Finree. I loro animi pusillanimi sono agitati da bieche ambizioni e vizi, le loro menti tessono astuti piani, ma a guidarli e a decidere del loro destino è un’unica, ferrea e ineluttabile logica: quella della guerra. Nessun’altra morale è loro consentita. Al combattere non ci si può sottrarre perché “combattere è vivere”; questa è la loro missione e forse, nella fede con cui la assolvono, risiede l’unico eroismo permesso. Che la guerra non abbia nulla di glorioso lo sanno bene i guerrieri di Abercrombie, e lo sanno al punto di apparire cinici, eppure al contempo, profondamente umani nella loro debolezza e imperfezione. “La cosa giusta non è mai quella più sicura da fare”, riflette a un certo punto un personaggio, e un altro commenta: “Quasi ti chiedi perché uno sceglie di fare quello che facciamo […] forse siamo troppo codardi per fare qualunque altra cosa”.

Con umorismo tagliente e una scrittura dal ritmo incalzante, quasi cinematografica per la velocità con cui sa tratteggiare, cambiare e spostare immagini, volti e scenari, Abercrombie descrive uno scontro campale che, seppur inventato, restituisce in pieno il senso della guerra. E proprio quest’ultima diventa la metafora per raccontare il mondo, per riflettere su sentimenti e concetti universali quali l’onore, la fedeltà, la gloria e l’umanità. È per questo che dello sporco mestiere delle armi – ma si potrebbe dire dello sporco mestiere del vivere – l’autore non tralascia né disdegna nulla; catapultando il lettore nella vita quotidiana dei combattenti, gli mostra la noia e l’angosciante monotonia dei tempi morti negli accampamenti, il terrore sul fronte, la caotica casualità della battaglia, la desolazione, facendogli persino sentire il fetore delle ferite.

Quello di Joe Abrecrombie non è il classico romanzo fantasy, fatto di incantesimi e strane creature, ma un’opera insolita e potente. Per lo studio in dettaglio di armi e armature, spostamenti di truppe e battaglioni, la si potrebbe considerare quasi un esempio di letteratura bellica medievale. Leggendo The Heroes, insomma, ci si sente molto più vicini alle atmosfere del Martin di Le cronache del ghiaccio e del fuoco (da cui sono stati tratti il videogioco di ruolo “Game of Thrones” e la famosa serie tv “Il trono di spade”), che ai mondi fantastici di Tolkien. Ed è nel solco del nuovo realismo epic-fantasy, riportato al successo proprio da Martin, che Abercrombie si inserisce in modo brillante e autorevole.

Joe Abercrombie nasce a Lancaster nel 1974. È il 2002 quando, allora studente di Psicologia all’Università di Manchester, pensa di scrivere una trilogia fantasy e inizia la stesura del primo episodio. Trasferitosi a Londra, lavora come montatore freelance e produttore di format televisivi di vario tipo e termina di scrivere quello che diventerà The Blade Itself. Dopo aver incassato lo scetticismo di alcuni degli agenti letterari più influenti del Regno Unito, Gollancz (storica etichetta britannica famosa per essere, tra gli altri, l’editore di George Orwell) ne acquista i diritti, vincolando Abercrombie a pubblicare l’intera serie per un giro d’affari a 7 zeri. A The Blade Itself (2007) seguono They Are Hanged e Last Argument of Kings (2008). La trilogia The First Law si rivela un enorme successo tra i lettori anglosassoni. The Blade Itself, in particolare, è un vero e proprio boomerang editoriale: Abercrombie viene riconosciuto come miglior nuovo scrittore fantasy ed è finalista al prestigioso John Campbell Award, moltissimi Paesi inoltre acquistano i diritti del volume. È di questi giorni l’uscita del suo nuovissimo romanzo Red Country in Inghilterra, che uscirà il prossimo mese negli Stati Uniti.

Sempre Gollancz pubblica i romanzi – singoli e ambientati nello stesso mondo di The First Law – Best Served Cold (2009) e The Heroes (2011). Contemporaneamente alla pubblicazione italiana di The Heroes, esce in Inghilterra Red Country – ambientato nello stesso mondo fantastico dei suoi precedenti romanzi –, l’ultimo romanzo di Abercrombie, la cui pubblicazione negli Stati Uniti è prevista per metà novembre 2012.

Per maggiori informazioni: http://www.joeabercrombie.com/

Di The Heroes hanno detto:

Sono partito dalla prospettiva che, in realtà, sono pochi coloro che si sentono eroi tutti i giorni e in ogni situazione, ma che chiunque, approssimativamente, è capace di azioni ritenute valorose, o giuste, o nobili, o di sacrificio nelle dovute circostanze.

Joe Abercrombie

Joe Abercrombie è probabilmente la stella più brillante della nuova generazione di scrittori fantasy inglesi. […] Non ha mai sottovalutato le atrocità che le persone possono infliggere l’uno all’altro, né le indelebili, e spesso inaspettate, conseguenze. Scrive romanzi brillanti, ben ritmati, che non perdono mai la presa. Le scene di azione sembrano cinematografiche nel senso migliore del termine. I multisfaccettati personaggi fanno il resto.

The Times

Sanguinario e cruento, ma mai gratuito, intriso di un umorismo tagliente. Stile brillante e di riflessioni pungenti sulla debolezza dell’umanità. Splendido. Deliziosamente tortuoso e diabolico.

The Guardian

 

Immaginate Il Signore degli anelli diretto da Kurosawa.

Wall Street Journal

 

George R. R. Martin ha detto di Joe Abercrombie:

[…] un Dumas che dialoga con Michael John Moorcock. […] Battaglie formidabili e viscerali, azione brutale, ritmo impetuoso, Abercrombie accumula tradimenti e ribaltamenti prospettici, e la narrazione si dipana in maniera vertiginosa, spingendo il lettore a chiedersi come andrà a finire.

L’INVERNO DELLA PAURA
DAN SIMMONS

(GARGOYLE, collana POCKET, EAN 9788889541722, euro 9.90, pp. 361, traduzione Annarita Guarnieri, titolo originale: A Winter Haunting – DALL’8 NOVEMBRE 2012 in libreria)

Fino a quando il passato può condizionare la nostra vita?

Quanto è labile il confine tra dolore e follia?

 

Quarantuno anni dopo che ero morto, nel corso di un inverno molto rigido, il mio amico Dale tornò alla fattoria dove ero stato assassinato […] Non sono uno spettro, e non so niente dell’aldilà. Quando ero vivo, non credevo nei fantasmi, nel Paradiso, in Dio o nel fatto che lo spirito possa sopravvivere alla morte per andare incontro alla resurrezione o alla reincarnazione e continuo tuttora a non crederci. Se dovessi descrivere il mio stato d’animo esistenziale attuale, direi che sono una ciste di memoria.

Lo scrittore Dale Stewart torna dopo più di quarant’anni nella natia Elm Haven, cittadina rurale dell’Illinois. L’uomo, oppresso da recenti vicissitudini che lo hanno spinto a tentare il suicidio, ha deciso di trasferirsi a vivere per un periodo nella fatiscente fattoria dei McBride, dove l’amico fraterno Duane, morto in circostanze inquietanti a soli undici anni, viveva col padre. È  come se Dale volesse trarre da quella dimora familiare la linfa necessaria per riprendere la stesura di un romanzo che racconta della memorabile estate del 1960. L’uomo è convinto che concentrarsi sul passato gli permetterà di non soccombere alla devastazione del presente, non immaginando quanto tale aspettativa risulterà errata. Verrà infatti catapultato in un vortice di circostanze sconvolgenti, fra mastodontici cani feroci, minacciosi skinhead, messaggi criptici sul computer…

omputer…

Un’antica entità maligna è tornata a manifestarsi in tutto il suo orrore.

Scritto dieci anni dopo L’estate della paura (1991), rivisitazione del bildungsroman in chiave horror che celebrava l’intraprendenza salvifica dell’infanzia davanti al manifestarsi di un oscuro abominio, L’inverno della paura è un rebus ad alta tensione intellettuale sul male, ma se ne L’estate della paura il male risiedeva all’esterno dei personaggi, qui il male si annida al loro interno, amplificato dai fantasmi che ognuno si porta dentro.

«Cosa vuoi dire? […] Cosa significa che sono tormentato da fantasmi interiori?» 

Adesso era abbastanza buio da impedirgli di vedere la scrollata di spalle di lei, ma avvertì quel movimento sotto il palmo della mano.

«Infestato da fantasmi […] Toccato da qualcosa di oscuro, qualcosa che credo provenga dalla tua infanzia e non appartenga del tutto a questo mondo».

Molteplici le chiavi interpretative che possono attribuirsi al romanzo: riflessione sul ruolo dello scrittore e della scrittura ed esempio superbo di come la letteratura dalle origini ai giorni nostri seguiti a rivelarsi un inesauribile serbatoio di ispirazione (è in tale direzione che va la trama di citazioni di raro mordente che avvolge il romanzo, dove la muta di Cani Neri di reminiscenza beofulwiana gioca un ruolo davvero impressionante); entertainment colto dove la trattazione di rilevanti temi sociali (i perduranti effetti della segregazione razziale perpetrata dagli Stati Uniti ai danni dei nativi, nello specifico degli indiani americani blackfeet) fa il paio con un’acuta, a tratti esilarante, critica all’autoreferenzialità del mondo accademico; horror on the road che celebra gli spazi incontaminati e selvatici dello Stato del Montana e quelli  più cupi e innevati dell’Illinois; omaggio alla potenza anarchica dell’amicizia, che va al di là del tempo e dello spazio (a dispetto della morte avvenuta decenni prima, il protagonista, Dale Stewart, continua a subire la fascinazione intellettuale dell’amico Duane McBride, quest’ultimo, dal canto suo  pur nell’assenza  continua a vegliare su Dale, alla stregua di un’acuta, solerte e pura coscienza, che non si lascia inibire dalla realtà lugubre e ostile).

Molto più che un horror, L’inverno della paura  è un romanzo sulla follia, sul disfacimento dovuto alla disperazione, ma anche sull’opportunità di rinascita che ciascuno di noi può dare a se stesso.

Nato a Peoria (Illinois) nel 1948, Dan Simmons pubblica il suo primo romanzo, dopo diciotto anni d’insegnamento (Il canto di Kali, World Fantasy Award, 1986). Inizia, così, una lunga e prolifica carriera di scrittore bestseller, pluritradotto e pluripremiato (due World Fantasy Award, diversi British Fantasy e Sci-Fi Award, quattro Bram Stoker Award, e il prestigioso National Phi Beta Kappa Award, per la sua duplice attività di scrittore e giornalista).

Autore di difficile collocazione all’interno delle etichette letterarie, Simmons si cimenta con esiti sorprendenti nei generi più diversi, dall’horror de L’estate della pauraL’inverno della paura e Danza macabra, tutti pubblicati da Gargoyle, alla Sci-Fi de I Canti di Hyperione del ciclo mitologico di  Ilium, dal giallo-mystery di Drood (omaggio all’ultimo incompiuto di Dickens) fino al hardboiled-thriller dellaTrilogia di Joe Kurtz.

http://www.dansimmons.com/

Hanno detto:

Simmons orchestra i conturbanti eventi che popolano il romanzo con scattante arguzia.

Publisher Weekly

Come Stephen King, Simmons è un maestro del gotico moderno.

Capital

L’inverno della paura ha un ritmo noir che incatena dalla prima all’ultima pagina fino a esplodere in un tempo nietzscheano in cui tutto ritorna: vivi e morti, passato e presente, il fantasma e il desiderio della letteratura.

Pulp Libri

Un progetto ambizioso, quello di Simmons, che esula largamente dalla letteratura di genere e testimonia, casomai ce ne fosse bisogno, quanto superato sia il pregiudiziosull’horror inteso come semplice fucina di paure a buon mercato.

Angelica Tintori, “L’inverno del nostro (s)contento”, nota finale a L’inverno della paura

LA SPLENDIDA ANTOLOGIA NATALIZIA DI APOCRIFI SHERLOCKIANI

UN NATALE IN HOLMES

ANNE PERRY, LOREN D.ESTLEMAN E ALTRI 

(Gargoyle Pocket, EAN 9788889541951, euro 9.90, pp. 321, traduzione Bernardo Cicchetti, titolo originale: Holmes for Holidays – DALL’8 NOVEMBRE 2012 in libreria)

 

DA OLTRE UN SECOLO, LE INDAGINI DI SHERLOCK HOLMES INCANTANO MILIONI DI LETTORI APPASSIONATI, PER QUESTO CONTINUANO INCESSANTI

Il mancato omicidio di un anziano e facoltoso Colonnello per mezzo di un’enorme e pesantissima campana le cui corde si sono improvvisamente allentate, il furto di uno splendido smeraldo accuratamente riposto nella credenza del salotto di un’accogliente magione, la fastidiosa apparizione di tre spettri ai danni di un ambizioso banchiere, l’indagine attorno all’assassinio di un vecchio Conte italiano, questi e altri ancora i casi che Sherlock Holmes è chiamato a risolvere, assieme al fido Watson, nei giorni di Natale.

Holmes mi chiese il  significato dell’ultimo scambio di battute. Ero stupefatto. “Sicuramente conoscete Il Canto di Natale di Charles Dickens! Tutti gli scolari inglesi vengono costretti a leggere la storia ogni Dicembre”. “Ero uno scolaro anomalo, e non ho la più pallida idea di quello a cui vi riferite”. In breve, nella carrozza sulla via di ritorno a Baker Street, riassunsi la più inglese delle storie di Natale e la sua indimenticabile galleria di personaggi: Ebenezer Scrooge, l’avaro banchiere che odiava le feste; Bob Cratchit, il suo impiegato infinitamente paziente; l’adorabile figlio minore storpio di Cratchit, Tiny Tim; e i tre spettri che fecero visita a Scrooge e lo spinsero a convertirsi all’amore e al perdono. Holmes ascoltò con vivo interesse. […] “Se voi e io stanotte non staremo attenti, Watson, il vostro Signor Dickens potrebbe anche essere involontario complice di un omicidio”.

(Dal racconto “L’avventura dei tre spettri” di Loren D. Estleman).

Vera delizia per tutti gli amanti della riscrittura di qualità, l’antologia Un Natale in Holmes raccoglie quattordici short stories scritte dai più conosciuti autori del genere, da Anne Perry a Loren D. Estleman, da Jon L. Breen a Carole Nelson Douglas, da J. N. Williamson a Reginald Hill.

Le vicende narrate nella raccolta avvincono il lettore per le trame ben architettate, gli ambienti deliziosamente retrò e per la forza dei personaggi, mentre l’atmosfera natalizia aleggia stuzzicante ma mai invadente.

Hanno detto:

Un’ottima antologia di autori di rango!

Library Journal

Trame intriganti ed eccezionali imitazioni della voce narrativa di Watson rendono Un Natale in Holmes una straordinaria antologia di nuove avventure sherlockiane.

Boston Herald

Un volume irrinunciabile, vera strenna natalizia per tutti gli amanti degli apocrifi di qualità […].

Vi troverete alle prese con suggestioni dickensiane, disvelamenti inattesi, inaspettate frequentazioni di sedute spiritiche, ma su tutto, come sempre, regnerà la capacità abduttivo/deduttiva del nostro eroe.

The Strand Magazine


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